"Ye olde cheshire chese", che significa Al Buon Vecchio Formaggio, è una storica (e vera!) locanda londinese, un luogo accogliente da cui sono passati scrittori e letterati famosi, ma anche avventurieri con ben altre storie da raccontare: i gatti. Come Skilley, randagio di strada dal cuore tenero, che non mangia topi ma va matto per il formaggio. Deciso a trascorrere l'inverno al calduccio, Skilley si intrufola nel celebre pub, dove stringe il più improbabile dei patti: proteggere i topi che ci vivono in cambio di una fornitura quotidiana del suo cibo preferito. Un segreto così è meglio che non si sappia in giro. Ma in soffitta si nasconde un ospite che mezza Londra, compresa la regina, cerca, e tra i clienti fissi della locanda c'è un certo Charles Dickens, scrittore in profonda crisi d'ispirazione... Età di lettura: da 9 anni.
Nel 2004 Luigi Meneghello, dopo il lungo "dispatrio" inglese, torna a vivere in Italia, a Thiene. È qui che "al più appartato, al meno televisivo, forse al più sofisticato, sicuramente al meno italiano dei nostri scrittori" viene proposto un appuntamento mensile sul supplemento culturale del "Sole-24 Ore". Raccolti sotto il titolo di "Nuove Carte", per tre anni usciranno ventotto articoli che provano il riuscito connubio tra letteratura e giornalismo. Attingendo dai "fogli e foglietti" accumulati sul tavolo nel seminterrato della sua casa, Meneghello trascrive e risistema riflessioni destinate a comporre il suo zibaldone, iniziato con i tre volumi delle Carte pubblicati a partire dal 1999. Queste "Nuove Carte" sono l'esito del rimpatrio in Italia dell'autore e ne esprimono il tentativo di riconciliare il mondo locale, vicentino, con quello vissuto per molti anni in Inghilterra. Il lavoro intellettuale è "un onesto lavoro a cui ci si addestra" ha detto una volta Meneghello: queste pagine, ideale conclusione del suo lungo "apprendistato" di scrittore, sono la felice occasione di ritrovare, a cinque anni dalla sua scomparsa, la voce e lo sguardo di uno dei grandi interpreti del nostro tempo. Prefazione di Riccardo Chiaberge.
Nel 1417, in un'epoca in cui per impadronirsi di un testo antico si poteva rubare o uccidere, l'umanista Poggio Bracciolini scoprì in un monastero tedesco l'unica copia sopravvissuta del poema filosofico di Lucrezio, "De rerum natura". Oggi "Il manoscritto" racconta l'impatto delle idee di Lucrezio - intorno agli atomi, agli dèi e alla loro assenza, alla felicità umana - su artisti e pensatori come Botticelli e Giordano Bruno, Montaigne e Shakespeare, Freud e Einstein. Con il passo e la felicità del narratore Greenblatt dimostra in queste pagine che i grandi libri cambiano la storia del mondo.
In una scuola superiore come tutte le altre, il professor Perboni, lo stesso irriverente, caustico, esilarante protagonista del bestseller "Perle ai porci", si trova ad affrontare un nuovo anno scolastico che non è affatto come tutti gli altri. Certo, gli studenti sono sempre bovinamente supini, i colleghi pettegoli e svogliati, i genitori tanto mediocri quanto molesti. A questo si aggiunge però che, scoperti per puro caso i suoi contatti con una casa editrice milanese per la quale traduce, colleghi e allievi - persino Baroncini, l'unico fra questi ultimi che lui apprezzi - gli affibbiano imbarazzanti manoscritti, convinti che basti una sua raccomandazione per vederli finalmente pubblicati e coronare così il loro sogno di aspiranti scrittori. Sul fronte privato, le cose gli vanno anche peggio: nulla può più arginare la sua crisi matrimoniale e la moglie Sandra si trasferisce in Australia, portando via con sé la piccola Elisabetta, l'unica persona al mondo che Perboni ami davvero. In questo contesto deprimente, né la relazione extraconiugale con un'avvenente nuova collega, né le oscure minacce di uno strano uomo dei "Servizi" riescono a scalfire l'imperturbabilità di Perboni. Ma è la morte di Baroncini in circostanze misteriose a sconvolgerlo e a fargli capire di essere rimasto impigliato in un gioco pericoloso...
"Viene il tempo in cui l'età e la malattia mi danno un chiaro segnale che è il momento di ritirarsi maggiormente dalle cose terrene e prepararsi al prossimo avvento del Regno." Con queste parole il cardinale Carlo Maria Martini prende congedo dalle pagine del "Corriere della Sera" e dai suoi lettori, che in questi ultimi tre anni lo hanno seguito con affetto e ammirazione. Il cardinale, come Cristo, rifugge il pulpito e si cala in mezzo alla folla. La ascolta, ne interpreta le paure e le angosce. Non solo spettatore, dunque, ma anche coraggioso esegeta della quotidianità. E anche quando le domande si fanno scomode e dirette non manca di reagire con garbo, forte del sostegno delle Sacre Scritture. Perché il dolore fisico? Perché la morte di un bambino senza peccati? Come sopravvivere alla tragedia della malattia? Come reagire all'apparente disinteresse del mondo religioso per la crisi economica attuale? In queste pagine si trovano alcune tra le risposte più toccanti e commoventi che il cardinale ha restituito a coloro che lo hanno interrogato. Pareri, opinioni, consigli, spesso anche soluzioni ai quesiti più delicati che soffocano l'animo umano, impedendogli di raggiungere la piena consapevolezza di Dio. Riflessioni che hanno contribuito ad aprire uno spazio di intesa, un percorso comune in cui la Fede abbraccia - e pure sostiene - la realtà del quotidiano. Con umiltà fraterna il pastore tende la mano a coloro che si affidano alla sua voce. Prefazione di Ferruccio de Bortoli.
"Quando noi diciamo che l'anima è spirito, non diciamo altro se non che ella non è materia, e pronunziamo in sostanza una negazione, non un'affermazione" scriveva Giacomo Leopardi nel 1824. Ma oggi, a distanza di quasi due secoli, ha ancora senso parlare di anima? Spirito vitale, immortale, capace di provare emozioni e di garantire autonomia e libertà di scelta, fin dall'antichità l'anima ha subito varie trasformazioni semantiche e di contenuto. Finendo per coincidere con la mente e la coscienza, due dei nomi attribuiti a quella "natura superiore" che si ritiene operare nelle nostre decisioni. Attraverso un'indagine dei meccanismi della mente, che parte da Aristotele e Agostino, passa attraverso la filosofia cartesiana e la psicoanalisi freudiana e giunge ai preziosi contributi forniti dal neurocognitivismo, Edoardo Boncinelli pone nuovi interrogativi sull'anima e sul libero arbitrio e risponde ad alcune questioni fondamentali. In che modo conosciamo il mondo? Cosa lega la percezione all'idea di anima? Possiamo quindi definirci liberi? Il risultato è una sorta di autobiografia intellettuale, un viaggio affascinante tra i mille volti dell'anima, in cui l'autore riprende tutti i suoi possibili significati districandosi tra quel principio immateriale, che la tradizione considera come fondamento della vita organica, e le capacità percettive dell'essere umano, che interpreta il mondo attraverso i sensi.
Nel nuovo millennio, la religione è ancora in grado di comprendere e spiegare la "natura" dell'uomo? Come può, essa, scendere a patti con le forze e i prodotti culturali della nostra epoca, senza indebolire o sconfessare i presupposti della propria dottrina? Emanuele Severino mette in discussione le posizioni della Chiesa sui più cogenti temi d'attualità - l'economia, le leggi dello Stato, la fecondazione assistita, la libertà d'insegnamento - e le passa al vaglio di una critica lucida e serrata. Venuto al mondo, fino a dove può spingersi l'uomo? Quali sono realmente i suoi limiti? Gli imperativi della coscienza religiosa corrispondono davvero alle condizioni "naturali" della vita? Un esame che suscita numerosi interrogativi riguardo alla visione cristiana dei problemi su cui si giocherà il futuro della nostra civiltà.
I mostri compaiono tutte le notti nella camera della piccola Maria e fanno tanta paura. Come scacciarli? Maria ruba la luna e la appende sopra il suo letto. Ma la sparizione della luna non rallegra nessuno in città. I gatti smettono di dare la caccia ai topi e i topi la fanno da padroni. Sarà il re dei gatti a trovare la soluzione per fare tutti contenti. Età di lettura: da 3 anni.
Come si "legge" una fotografia? Gabriele Basilico prova in questo libro a dare una risposta attraverso una panoramica dei suoi lavori. Un racconto costruito come un film, fotogrammi su cui vengono messi in evidenza tracciati, annotazioni, affinità visive.
Luglio 1802. Sulle rive paludose del Tamigi sorge l'Hispaniola, la locanda di Jim Hawkins e suo figlio. Il giovane Jim passa le sue giornate vagando per l'estuario, obbedendo agli ordini del padre e ascoltandolo parlare di avventure in alto mare, maledizioni, omicidi, rapine, vendetta, e di un uomo con una gamba di legno. Una notte una fanciulla misteriosa di nome Natty arriva in barca portando a Jim una richiesta da parte di Long John Silver, suo padre. Vecchio e debole, ma ancora dotato di un irresistibile potere, il pirata vuole che Jim e Natty tornino all'isola del tesoro in cerca dell'argento nascosto dal capitano Flint. Silver ha armato una barca e messo insieme un equipaggio. È tutto pronto: manca solo la mappa dell'isola. Per ottenerla è indispensabile la complicità di Jim, che, attratto dal richiamo dell'ignoto e dal fascino di Natty, tradisce il padre e parte di nascosto dopo avergli sottratto il prezioso documento. Jim e Natty ripercorrono così le tracce della grande avventura dei genitori, e la loro strana amicizia cresce di giorno in giorno sulle onde dell'oceano. Ma il fascino del viaggio cede il passo al terrore quando, approdati all'isola, scoprono che non è disabitata come credevano. Nobili marinai, pirati assassini, storie d'amore, eroismo e ineffabile crudeltà: "Ritorno all'isola del tesoro" è un'avventura appassionante, seguito del capolavoro di Robert Louis Stevenson.