
Sono tutte qui le donne raccontate da Dacia Maraini, in questo piccolo libro importante. Sono qui a mostrarci qualcosa di intimo, qualcosa di necessario e doloroso. Le donne di Dacia sono forti, hanno lottato, a volte hanno perso ma non si sono mai arrese. Le protagoniste de "L'amore rubato" combattono una battaglia antica e sempre attuale, contro gli uomini amati che sempre più spesso si dimostrano incapaci di ricambiarle, di confrontarsi con il rifiuto, il desiderio. Davanti a queste donne, mariti, amanti, compagni si rivelano ragazzini che stentano a crescere e confondono la passione con il possesso e, per questo, l'amore lo rubano: alle bambine che non sanno, alle donne che si donano troppo. Come Marina, che si ostina a cadere dalle scale, come Ale, che sceglie con sofferta determinazione di non far nascere il frutto di una violenza o ancora come Angela, che si addossa, aderendo alle parole della Chiesa, le colpe che una antica misoginia attribuisce alla prima disobbedienza femminile. In tutte queste storie affilate e perfette, dure e capaci di emozionare e indignare, Dacia Maraini racconta di un mondo diviso fra coloro che vedono nell'altro una persona da rispettare e coloro che, con antica testardaggine, considerano l'altro un oggetto da possedere e schiavizzare.
"Mi dissocio formalmente dall'organizzazione Cosa Nostra." Dopo aver pronunciato queste parole, la vita di Gaspare Mutolo non fu più la stessa. Era il 26 giugno del 1992 e l'Italia era nel pieno di una delle stagioni più buie della storia repubblicana, un biennio di sangue segnato dagli attentati a Falcone e Borsellino e dalle bombe a Roma, Milano e Firenze. La mafia, messa alle corde dal maxiprocesso, sferrava il suo attacco allo Stato. Mutolo è cresciuto all'ombra della cupola. Ragazzetto della Kalsa, quartiere popolare nel cuore di Palermo, ha cominciato come ladro di automobili, rubando pezzi di ricambio per un'officina che era punto di ritrovo di tanti uomini d'onore. Il giovane Gaspare subisce il fascino di questi signori dai modi eleganti, cerca la loro approvazione, porta loro informazioni, sigarette e caffè. Entra ufficialmente in Cosa Nostra nel 1973, dopo una lunga gavetta da affiliato. Ruba, si dà al narcotraffico, uccide. "Ammazzare gente del mio ambiente non mi è mai pesato più di tanto," racconta Mutolo "eravamo soldati, conoscevamo le regole." Rispettando questa inquietante "etica" mafiosa, diventa marito e padre: sua moglie e i suoi figli sanno quel che c'è da sapere, ma non fanno troppe domande. In queste pagine, Anna Vinci ci offre un ritratto intimo del mondo criminale di Mutolo lasciandoci pericolosamente avvicinare alla banalità di un ambiente in cui la violenza non è mai un imprevisto, ma il prezzo da pagare per un affare andato storto.
La speranza riveste un ruolo fondamentale nella vita di ciascuno di noi, rendendo possibile ciò che spesso ci appare impossibile: ecco il semplice ma profondo messaggio che Lorna Byrne vuole trasmetterci con questo libro. Lorna vede gli angeli così come noi vediamo le persone, comunica con loro ogni giorno sin da quando era bambina, e con "La speranza degli angeli" ci racconta di come li veda accorrere in aiuto di chiunque si senta stanco, in balia degli eventi, depresso, non amato, inadeguato come genitore, afflitto da gravi problemi economici o semplicemente oberato di impegni. Impariamo così a conoscere l'Angelo della Forza che si manifesta al nostro fianco per infonderci energia fisica o morale; a percepire i cosiddetti "Angeli maestri", creature chiamate ad aiutarci nella corso della nostra formazione umana che ci guidano nel compiere le scelte migliori durante il nostro cammino; e a comprendere il talento pacificatore dell'Arcangelo Michele che, grazie alle sue qualità di mediatore, ci supporta nel delicato e difficile mestiere di genitore. Ma "La speranza degli angeli" è anche e soprattutto una guida alla spiritualità: Lorna infatti ci spiega come possiamo invocare l'aiuto degli angeli per migliorare la qualità della nostra vita e condivide con noi le sue preghiere che ci permetteranno di ritrovare la serenità.
9 luglio 2012. Andrew Stilman, celebre giornalista del New York Times, da poco sposato, si alza di buon'ora, infila le scarpe da jogging e inizia la sua routine quotidiana con l'abituale corsa lungo l'Hudson River. Ma da quel momento la sua giornata smette di essere una giornata normale: Andrew viene aggredito e abbandonato a terra in una pozza di sangue. Quando riprende conoscenza, si convince di essere scampato miracolosamente alla morte. Ma qualcosa non torna: perché il calendario è fermo sulla data del 9 maggio, prima del suo matrimonio e dell'aggressione che lo ha costretto in un letto di ospedale. Da quel momento Andrew ha sessanta giorni per scoprire e fermare il suo assassino. Sessanta giorni per cambiare il corso del destino e riscrivere il futuro.
Aspettare un bambino: un desiderio, una gioia, un'ossessione. Dipende dal punto di vista. Per Jess, brillante professionista con marito dinamico e bella casa a Dublino, l'idea sta diventando un tormento: le sue amiche parlano solo di neonati, ciucci e passeggini, e le loro vite piene di allegria e disordine esercitano su di lei un fascino irresistibile. Tanto da spingerla a mentire. Nina invece ha scoperto che a mentire è stato il suo fidanzato, già provvisto di moglie e figli: lasciarlo e fare il test di gravidanza è stato tutt'uno. Infine c'è Ruth, diva del piccolo schermo che si scopre incinta dopo una notte di follie in compagnia di un fascinoso collega attore. Le strade delle tre donne s'incrociano a Lakeview, pacifica cittadina immersa nella natura: il luogo ideale per crescere dei figli, forse, un giorno, ma anche per scambiarsi confidenze, condividere aspirazioni e paure, scoprirsi amiche e solidali. E trovare dentro di sé le risorse per fare la cosa giusta. Intanto, dal passato riaffiora un segreto che ancora una volta riguarda un bambino: chi era il neonato deposto dentro uno scatolone davanti alla porta della caffetteria di Ella una mattina di tanti anni prima? E chi l'aveva abbandonato?
Monza, estate 1988, una casa prende fuoco: è l'avvertimento della 'ndrangheta a un teste perché non riveli nulla al magistrato che già allora indagava sulle infiltrazioni mafiose al Nord. Milano, tribunale: il sostituto procuratore ascolta il dramma di una ragazza tenuta per anni in schiavitù, sfruttata e prostituita. E poi San Marino: un luogo caratteristico e ameno per tanti, ma non per i Pm di Forlì che indagano sull'evasione fiscale e per questo ricevono silenziose pressioni e velate minacce. La vita quotidiana dei magistrati è fatta di tante storie come queste. La scelta di battersi in nome della legge comporta rischi, paure e rinunce, quasi sempre sconosciuti all'opinione pubblica. In questo libro, Lionello Mancini dà voce a cinque toghe e alle loro storie di caparbietà, lotta, fatica e ideali forti, offrendoci allo stesso tempo un quadro esaustivo del mondo giudiziario italiano, utile a comprendere cosa significhi oggi, in questo Paese, lottare ogni giorno per un po' di Giustizia. Prefazione di Giuseppe Pignatone
Chi è, oggi, il vero barbaro? È colui che insidia e minaccia la nostra civiltà? È l'altro da noi, è il diverso, è lo straniero? O l'autentica barbarie si annida, oggi più che mai, in questo nostro Occidente che reca anche nel nome l'annuncio del tramonto? Per i Greci, barbaros è in origine "colui le cui parole somigliano a un balbettio": è colui la cui lingua non si comprende. Servono secoli di propaganda perché il barbaro divenga, nell'immaginario collettivo, l'opposto del presunto uomo civile, il nemico contro cui condurre presunte "guerre di civiltà". O, peggio, "di pace". Più che mai attuali, dunque, le parole di un antico "barbaro" oppositore dell'imperialismo romano, di cui serba memoria Tacito: "il massacro e la rapina li chiamano 'impero', e dove fanno il deserto, la chiamano 'pace'". Più che mai attuali le accuse che i barbari Troiani, per voce di Euripide, rivolgono contro i Greci: "siete voi i veri barbari". Forse noi, non "barbari" ma malati di civiltà, siamo tornati nostro malgrado all'etimo del termine "barbarie": siamo barbari perché la nostra lingua non si comprende più; perché le nostre parole non rivelano ma nascondono la realtà. Testi di Massimo Cacciari, Franco Cardini, Adriana Cavarero, Sergio Givone, Valerio Magrelli, Stefano Rodotà.
Secondo Edward Luttwak, studioso di storia militare, consulente strategico del governo americano e commentatore politico, ogni guerra è un'esperienza unica e irripetibile; eppure, nel corso degli anni e dei secoli, emergono similitudini, modelli comuni, linee di tendenza. Per questo lo studio di eventi passati come le vicende dell'impero romano o la seconda guerra mondiale possono offrire nozioni cruciali per capire il nostro mondo e per prendere le decisioni giuste nei conflitti che dobbiamo affrontare. E la storia insegna che spesso la strategia migliore è quella che a prima vista sembra la meno diretta, la più paradossale, la più contradditoria.
Agosto 2004. Archy si prende cura di un neonato non suo per allenarsi ad accudire il primo figlio in arrivo. L'amico e socio Nat rimugina sui presagi di sventura che aleggiano attorno al loro negozio di dischi, il Brokeland Records, tempio dei vinili usati tra Berkeley e Oakland. Le loro mogli Gwen e Aviva, ostetriche a cui si deve l'ingresso nel mondo di un migliaio di concittadini, raggiungono una paziente per un parto difficile in una casa di legno affacciata sul canyon. Julie, figlio quindicenne di Nat e Aviva, si innamora di Titus, venuto dal Texas e dal passato di Archy. Attorno a loro, una ragazza etiope con occhi da cerbiatta e dita che odorano di spezie, un impresario di pompe funebri abituato a immaginare una lapide appropriata per ogni persona che incontra, un campione di kung fu che negli anni Settanta era stato una gloria del cinema nero, un anziano musicista con un pappagallo intelligente e sboccato appollaiato sulla spalla e perfino, in un carneo, il futuro senatore e presidente Obama. Mentre l'ex campione di football Gibson Goode, quinto uomo di colore più ricco d'America, percorre sul suo dirigibile nero e rosso i cieli della California settentrionale, pronto a sbarcare in Telegraph Avenue, a pochi isolati dal Brokeland, con uno dei suoi giganteschi megastore...
Lincoln Rhyme torna in scena, sulla scena del crimine, naturalmente: che questa volta si trova alle Bahamas ed è la stanza d'albergo in cui un cecchino ha ucciso Robert Moreno, cittadino americano, noto attivista a favore dei diritti dei popoli del Sud America. L'omicidio è stato commissionato dal governo degli Stati Uniti per sventare i piani terroristici dell'uomo, ma i primi accertamenti rivelano che Moreno stava preparando una manifestazione pacifica e non un attentato. Per Nance Laurel, rigida viceprocuratore distrettuale animata da una totale, quasi fanatica dedizione al suo mestiere, l'organizzazione che ha eliminato Moreno e altri due innocenti deve essere inchiodata alle sue responsabilità. Rhyme e la sua partner Amelia Sachs indagano seguendo la scienza e l'intuito, com'è loro abitudine. Ma ai Caraibi le tracce lasciate dal cecchino svaniscono appena prima che Rhyme le riesca ad analizzare, e la polizia locale non sembra ansiosa di collaborare. Rimasta a New York, Amelia Sachs segue una pista parallela ripercorrendo gli ultimi giorni di Moreno da vivo: e le sue intuizioni si rivelano così esatte da farle correre pericoli sempre più alti. Nelle pieghe del caso si annida anche un killer con la passione per l'alta cucina, che sa usare da virtuoso i suoi sofisticati coltelli; e intanto nella Stanza della Morte vengono prese decisioni che ancora una volta rischiano di confondere colpevoli e innocenti.