Il titolo del libro si lascia ispirare dal verso contenuto in una celebre lirica ("Anch'io sono una formica") del romagnolo A. V. Reali, padre cappuccino e artista a tutto tondo, nonché apprezzato biblista. "LA CREPA DELL'ESSERE", che in queste pagine vuol essere "tentata", coincide paradigmaticamente con l'apertura sul fianco del Crocifisso, culmine della rivelazione cristologica come verità di Dio, secondo il racconto del Quarto Vangelo (cfr. Gv 19,34). L'interrogazione del testo biblico, avvalendosi della preziosa convergenza fra questioni teologiche e prospettive filosofiche, permette di focalizzare con efficacia i due fuochi irriducibili della serie di analisi proposte nel libro, sotto il segno delle metafore soglia e dis-chiusura. A partire da questo riscontro inedito, sono compulsate in modo particolare le riflessioni di Giorgio Agamben e Jean-Luc Nancy, due tra i più rappresentativi pensatori del contemporaneo. Dalle loro speculazioni soglia e dis-chiusura ricavano tratti di inconfondibile originalità, mentre emerge l'intreccio danzante di una reciproca co-appartenenza: mai l'una senza l'altra, tanto fuori dal racconto quanto all'interno dell'intrigo evangelico. Attorno ad esse ruota l'insieme delle considerazioni qui suggerite ed intimamente connesse con snodi teologici attualmente assai rilevanti, tra i quali sono quantomeno da menzionare il carattere messianico dell'ospitalità; il realismo della immaginazione e la sua mediazione indispensabile nel costituirsi del riconoscimento teologale... Grazie all'ausilio fornito dagli approcci biblico e filosofico il libro si propone finalmente di istruire una prospettiva teologico-ermeneutica sul fenomeno del cristianesimo in quanto tale. Potrà in questo modo contribuire ad aprire uno spazio teologico per la progettazione dell'evento cristiano, sotto il segno dell'oscillazione figurale tra soglia e dis-chiusura, nell'oggi della post-modernità.
Cos'è l'esperienza? Cosa vuol dire "fare esperienza". Cosa vuol dire "fare esperienza religiosa"? E cosa vuol dire soprattutto per la Bibbia ebraica "fare esperienza di Dio"? E per il Nuovo Testamento "fare esperienza del Dio di Gesù" condannato a morte sulla croce ma dai suoi discepoli proclamato Vincitore della morte, Messia, Risorto e il Vivente per sempre? A queste domande - non facili ma affascinanti - risponde Carmine Di Sante, teologo, saggista e direttore di questa piccola collana. Fare esperienza del Dio di Gesù vuol dire essere incontrati da un Tu - il Tu divino - che opera una trasfigurazione radicale nella propria vita e nella storia. Riscoprendo il perché si è nel mondo e il che cosa si è chiamati a fare nel mondo.
«Vescovo divisivo». Con questa sbrigativa battuta, molti tra il clero e nel laicato evitarono di confrontarsi con la coerenza evangelica della lettera pastorale Camminare insieme. Nulla di strano: la stessa ostilità con cui viene letto il messaggio e lo stile di vita di papa Francesco, cinquant'anni dopo. Testimonianza di due credenti che indicano un chiaro orizzonte alla loro Chiesa.
Se ogni identità è data e realizzata dalla qualità e dalla quantità di relazioni diventa evidente che i fattori della comunicazione, veicolati dai nuovi media e dalle relazioni che questi intessono, rappresentano un elemento fondante e determinante per la costruzione identitaria personale e sociale. Il volume intende analizzare, in una prima parte, le caratteristiche di queste tecnologie e le loro applicazioni nella quotidianità. Di fronte all'homo digitalis, assistiamo ad una trasformazione non solo tecnologica, ma anche culturale, psicologica e perfino filosofica. Cresce il rischio di subordinare la nostra identità al consenso "social": esistiamo solo nella misura in cui mostriamo la nostra privacy sulle piattaforme di condivisione. Esistiamo se condividiamo? Sì, ma è vera condivisione? Il volume, poi, propone una parte finale dove indagare la produzione e le conservazioni di immagini e ricordi in un mondo digitale, tanto più sapendo che a governare e gestire la nostra vita e quella della società ci sono gli algoritmi, padroni incontrastati della nostra privacy, capaci anche di anticipare i nostri desideri, perché ci conoscono più e meglio di quanto noi pensiamo e immaginiamo. Una volta indagato, con competenza e senza sconti, la costruzione identitaria ai tempi dei social media, l'autore è convinto che occorra ribadire con forza l'hic et nunc, il qui e ora, l'unicità della nostra identità primaria, contro ogni facile individualismo o nazionalismo, etnicismo, o una qualsiasi altra comoda etichetta identitaria, ma anche contro la sempre più forte tentazione di esistere grazie alla certificazione di un consenso misurato su like e follower.
"MARTA e MARIA" due sorelle, due compagne di viaggio per ogni persona che voglia vivere una vita piena in Cristo e di Cristo. Perché Marta e Maria insieme? Perché contemplazione e lavoro, perché preghiera e azione insieme? Non voglio darti una risposta bensì invitarti a riflettere. Sarà l'esperienza di Francesco e Chiara ad indicarti, giorno dopo giorno, il senso del tuo pregare, del tuo lavorare, del tuo studiare e, mi auguro delle scelte che il Signore, nel silenzio ti suggerirà di compiere. Non aspettarti niente, non cercare niente, liberati dalla mentalità utilitaristica ed efficientistica del mondo, accetta di "perdere tempo", di sciupare alcuni minuti ogni giorno col Signore. Le risposte che cerchi verranno dopo e saranno un dono dello Spirito dell'Amore che soffia dove e come vuole. Cerca di metterti nell'obbedienza allo Spirito che ti parla nell'intimo del cuore e non arrenderti se ti accorgi che la tua preghiera e il tuo lavoro non sono vissuti come li vivevano Francesco e Chiara. Questi brevi pagine vogliono essere uno stimolo, un aiuto.
Cristina Campo (Vittoria Guerrini, Bologna 1923- Roma 1977) è una delle voci più intense e raffinate della letteratura del Novecento. Poetessa, saggista, traduttrice di Simone Weil, Dickinson, Eliot, John Donne, W.C. Williams, Hoffmannsthal e di altri poeti metafisici e mistici, ha vivificato la cultura praticando «una professione di incredulità nell'onnipotenza del visibile» e orientandosi verso un'insonne ricerca della trascendenza e dell'eternità. I saggi che qui si pubblicano offrono una nuova lettura dell'opera campiana secondo un approccio multidisciplinare e interdisciplinare perché è questo il segreto della sua bellezza: non si può leggere con i soli strumenti della critica letteraria, ma occorre oltrepassare i confini del letterario e dell'estetico per comprendere la sua visione come un «tappeto di meravigliosa complicazione» in cui la trama e l'ordito sono gli atlanti di significato della poesia, la spiritualità cristiana, la Bibbia, la liturgia, l'arte pittorica e musicale.
L'esilio è l'evento fondamentale che ha segnato la biografia della filosofa spagnola Maria Zambrano. Nella stretta connessione tra pensare e vivere, esso diviene anche il concetto fondamentale della sua riflessione filosofica, la traccia su cui prende forma un pensiero delirante, capace di svegliarsi e di incontrare la vita con tutto ciò che non entra nella coscienza desta. Pensare l'esilio pone in stato di crisi la razionalità dialettica occidentale: il "carcere del concetto" lascia il posto al linguaggio della nascita. Si apre alla generatività che "concepisce" e mette al mondo il mondo, accogliendo tutto ciò che nasce semplicemente perchè è nato.
Età di lettura: da 6 anni.
Il titolo del libro si ispira ad uno dei dialoghi contenuto nell'opera di V. Solov'ëv, Breve racconto dell'Anticristo. «Che cosa avete di più caro nel Cristianesimo?» è la domanda che viene rivolta ad uno sparuto gruppo di credenti. E la loro risposta, immediata e certa è: «Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso»! I nove saggi qui raccolti vorrebbero condurre a questa medesima certezza attraverso un percorso che dall'ateismo indifferente e «confortably numb» dei nostri giorni, porti alla fede in Cristo. Il libro suggerisce una «svolta di respiro» che sappia impreziosire ed esaltare l'umano attraverso il confronto serrato con la Scrittura, la filosofia, la letteratura, la santità, e così passare dall'estraneità di Caino che nella riscrittura biblica di M. Gualtieri si definisce «il primo errore di Dio», alla riscoperta della propria coscienza come «il vero vicario di Cristo in terra» (J. H. Newman).
Oggi è ancora opportuno studiare a scuola le religioni? Quali sono i limiti di questa disciplina in Italia? E come insegnare religione in una società che, con il passare degli anni, è sempre più abitata da differenze culturali e religiose? Se nel nostro Paese si è ormai chiusa la stagione della religione, è solo perché si è aperta quella delle religioni, al plurale. Conoscere le religioni diventa perciò uno dei requisiti fondamentali per sviluppare una «cultura del vivere-insieme» in grado di favorire una cittadinanza più democratica, riducendo così i conflitti causati dalla mancanza di comprensione reciproca. La scuola, pur con tutti i suoi limiti, oggi rappresenta il primo spazio pubblico in cui emergono le differenze, comprese quelle religiose.