
Grazie all'opera di artisti e intellettuali, nel Rinascimento emerge una consapevolezza inedita del divenire storico che favorisce il culto del nuovo nelle arti, in letteratura, in filologia e nelle scienze. Il nuovo prendeva il posto del culto, una liturgia umana subentrava a quella divina. Questa rivoluzione tocca anche la cultura ebraica, motore e agente di un rinnovamento senza precedenti. Lo studio di Giuseppe Veltri ricostruisce la vita intellettuale ebraica nel Rinascimento italiano ed europeo, mettendo in luce momenti salienti del dibattito del tempo: la coscienza storica del divenire e la secolarizzazione, la funzione della poesia dantesca come ponte fra mondo ebraico e mondo cristiano, l'uso del volgare come simbolo del connubio delle diverse tradizioni, la nascita del criticismo, l'atteggiamento scettico come strategia e sintomo della crisi politica e intellettuale, il dibattito sull'immortalità dell'anima.
Il saggio di Judith Lieu è uno studio di prima mano su Marcione, figura saliente delle prime decadi del secondo secolo cristiano. Noto soprattutto dagli scritti degli avversari, che fecero di lui il primo grande «eretico», nelle sue opere Marcione affrontò una quantità di problematiche controverse, contribuendo in modo determinante alla loro definizione concettuale e teologica. Di queste si occupano le pagine di Judith Lieu, dove le nozioni e le concezioni elaborate da Marcione sono messe a confronto con le posizioni dei maggiori pensatori cristiani e non cristiani coevi: l’essenza di Dio, Dio e la creazione, la persona di Gesù, la costituzione e l’interpretazione delle Scritture, la natura della salvezza, lo stile di vita richiesto al cristiano. Ne emerge un Marcione che anche nella sua diversità giganteggia fra i grandi protagonisti dei primordi della chiesa.
L’ambito d’interesse e la tesi di questo saggio sono indicati nel titolo: il lavoro di Richard Horsley e Tom Thatcher è una lettura innovativa del vangelo di Giovanni come racconto della missione di Gesù nel contesto storico della Palestina romana. Intento degli autori è di illustrare la rilevanza del vangelo giovanneo per la problematica del Gesù storico, mostrando in particolare come scopo di Giovanni sia di raccontare di un Gesù impegnato nel rinnovamento del popolo d’Israele contro coloro che lo governano, le autorità di Gerusalemme e i romani che le hanno insediate, e come «Io sono la risurrezione e la vita» trasferisca la speranza del rinnovamento da un futuro lontano al presente.
Lo studio di Anders Gerdmar fa emergere in tutta la loro portata i diversi indirizzi di ricerca delle varie scuole e chiese tedesche, mostrando come in queste tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento l’antisemitismo teologico organizzato poté svilupparsi sulla base di tradizioni plurisecolari fino a costituire l’ambiente fertile in cui attecchirono visioni del mondo radicalmente antiebraiche. Fu in questo terreno ideologico che Adolf Hitler trovò il supporto e il favore delle chiese e della teologia tedesche. A tanto poté condurre l’applicazione di modelli che disgiungendo Gesù e il cristianesimo dall’ebraismo giustificano la dissociazione tra le religioni e la discriminazione etnica fino a propugnare il razzismo esplicito e il genocidio programmatico.
La traduzione dell'opera è stata realizzata grazie a un contributo del SEPS, segretariato europeo per le pubblicazioni scientifiche.
Opera di uno degli esponenti maggiori della ricerca sul giudaismo del secondo tempio, il saggio di James VanderKam corona una vita di studi dedicati a uno dei più importanti ritrovamenti archeologici e letterari dell'età moderna. Nel suo agile volume l'autore illustra l'apporto dei rotoli del Mar Morto allo studio critico delle Scritture ebraiche e cristiane: dall'autorevolezza dei libri biblici e cosiddetti «parabiblici» all'interpretazione e il commento del testo delle Scritture e alle controversie fra i grandi gruppi giudaici dei tempi di Gesù.
Nell’ottica di Harnack il dogma è considerato dalla prospettiva dell’incontro della predicazione cristiana con la cultura ellenistica, e la sua storia come storia della concettualizzazione e della sostanziazione metafisica della figura di Gesù. Scritto di portata rivoluzionaria, la Storia di Harnack è la messa in discussione della legittimità di un cristianesimo fondato sui dogmi.
Frutto di un sapere vastissimo, quest’opera – per dirla con Yves Congar – è il risultato felice del concorso di una serie di doni eccezionali: chiarezza di vedute, sensibilità per gli sviluppi e le differenze, unite a uno stile brillante e alle qualità del conferenziere.
In genere il lettore moderno apre il libro di Isaia per appren­dervi qualcosa sull'azio­ne e la predicazione del profe­ta vissuto nell'VIII secolo, e il commento di Otto Kaiser non trascura questo aspet­to, sforzandosi di determinare il patrimonio originariamente profetico trasmesso in parti­colare nei capp. 28-31.
Fra l'aspettativa moderna e l'inten­zione dei redattori ai quali si deve il libro d'Isaia nella sua forma tradizionale, tut­ta­via, la distanza è radicale, per­ché i redattori del libro bi­blico non intesero conserva­re le parole profetiche nel­la loro possibile integrità. Né per essi la parola pronunciata un tempo da Jahvé si era esaurita con il suo av­verarsi nella grande catastrofe giudaica del 587, ma mirava al sopravvenien­te giudizio ultimo sul popolo e sulla cit­tà santa.
Il commento di Otto Kaiser for­nisce una spiegazione delle parole at­tribuite al profeta Isaia non soltanto nella loro cornice temporale, ma an­che, e necessariamente, in relazione al con­testo escatologico tramandato, do­man­dandosi di volta in volta se vi sia an­cora un fondo isaiano e in quale mi­su­ra le parole siano state raccolte dalla bocca del profeta, in quale altra siano state registrate soltanto dopo una fase di tradizione orale. Con questo nuovo vo­lume, il commento a Isaia nell'An­ti­co Testamento è completo.
Il commento di Adela Yarbro Collins si distingue per affrontare il vangelo di Marco nell'ottica storico-critica più recente e per il rigore sempre esauriente con cui espone questioni anche controverse, come il rapporto del Marco canonico con il cosiddetto «vangelo segreto di Marco», argomento al quale è dedicato un lungo e documentato excursus. Il secondo volume del commento comporta ulteriori quattro excursus su problematiche fondamentali dell'interpretazione di Marco: il racconto della passione, la Galilea e Gerusalemme nella visuale del vangelo più antico, l'esegesi plurimillenaria del passo in cui si parla del giovane che sfuggì nudo alle mani della masnada inviata ad arrestare Gesù, e infine la risurrezione e la vita ultraterrena nelle culture antiche. L'opera si conclude con utili quanto nutriti indici: dei passi citati, biblici e non, delle parole greche, degli argomenti e degli autori moderni.
La seconda edizione di questo libro presenta interessanti novità che ne accrescono la ricchezza e l'attrattiva. Confrontandosi più da vicino con la teologia, e in particolare con la teologia biblica, le pagine di Giorgio Jossa motivano ulteriormente la legittimità e l'utilità non solo di fare ricerca sul Gesù storico ma anche di individuare possibili sviluppi e cambiamenti nell'azione e nella predicazione di Gesù. Come Karl Rahner diceva, la vicenda terrena di Gesù è anche una «storia spirituale». Un utilizzo attento del vangelo di Luca in combinazione con quello di Marco mostra in misura ancor più convincente come per lo storico sia necessario distinguere l'idea del Figlio dell'uomo da quella del regno di Dio e come si debba pensare che di un Figlio dell'uomo protagonista del giudizio Gesù abbia parlato solo al termine della vita, di fronte al fallimento della sua missione e all'incombere della morte.
Nuova sia per l'impostazione sia per l'equilibrio con cui vengono affrontate le questioni storiche, culturali, letterarie e teologiche connesse con i testi raccolti sotto il titolo di Nuovo Testamento, l'introduzione di Eugene Boring si segnala per l'estrema chiarezza con cui vi si articolano le problematiche più complesse e per l'originalità con cui si espongono gli aspetti salienti messi in luce dallo studio della Bibbia degli ultimi decenni.
Il lavoro di Boring è frutto di una vita di studi dedicati alla ricerca biblica e all'insegnamento del Nuovo Testamento, ed è più che un libro: è una biblioteca in un unico volume, in cui l'autore dà prova di saper combinare un'approfondita conoscenza di ogni singolo scritto neotestamentario con una solida e innovativa visione d'insieme del Nuovo Testamento. Questo libro della chiesa è illustrato in tutta la sua complessità, dalla domanda più semplice perché "testamento" e perché "nuovo"? - all'interrogativo più attuale: perché una comunità di fede organizzata attorno a una parola che sempre la trascende?
Nel primo volume sono affrontate le questioni preliminari da cui non è possibile prescindere quando si miri a collocare il Nuovo Testamento e gli scritti che lo compongono nei contesti che ne videro la nascita, e viene affrontata la figura di Paolo, con le lettere e la scuola che da lui emanarono. Il secondo volume dell'Introduzione al Nuovo Testamento ricostruisce l'eredità lasciata da Paolo e le controversie che ne seguirono. Ma la parte preponderante del tomo è, com'è ovvio, riservata all'esame dei quattro vangeli canonici e insieme degli Atti degli Apostoli e dell'Apocalisse di Giovanni.
Ed è forse nel secondo volume che emerge in tutta la sua profondità come qualsiasi discorso cristiano autentico sulla parola di Dio implichi sempre un aspetto ecclesiale intrinseco, sua forza e sua debolezza: il Nuovo Testamento è il libro della chiesa e, come recita uno dei testi maggiori che esso tramanda, "noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa potenza straordinaria appartiene a Dio e non proviene da noi".