
Le parabole si prestano particolarmente bene a insegnare e proclamare la buona novella del regno di Dio: coinvolgono l'ascoltatore con particolari ripresi dalla vita quotidiana, lo sorprendono e ne sollecitano l'immaginazione con la possibilità di nuove prospettive. Detto in altre parole, nei vangeli sinottici si mette in primo piano che con Gesù è venuto il governo di Dio e con questo tutto è cambiato. Gesù si serve delle parabole per insegnare a chi lo segue a farsi strumento di trasformazione. Non manca chi respinge l'insegnamento di Gesù, e anche questo rifiuto è illustrato per mezzo di parabole, dove si mostra come ciò significhi sottrarsi alla speranza, al coraggio, alla promessa. In gioco è la possibilità concreta di una società alternativa, nuova e giusta.
La ricerca contemporanea sul Gesù storico ha portato alla luce le insufficienze degli studi dei secoli trascorsi, riscoprendo aspetti essenziali della figura di Gesù, in particolare l'appartenenza di Gesù al mondo ebraico. Tre libri che in Italia hanno suscitato particolare interesse - "Gesù e il giudaismo" di E.P. Sanders, "Un ebreo marginale" di J.P. Meier e "La memoria di Gesù" di J.D.G. Dunn - conducono Giorgio Jossa a chiedersi se si è davanti a opere propriamente storiografiche o non piuttosto di teologia, e se quello che vi si delinea sia realmente il Gesù storico. In un'analisi puntuale e lineare l'autore fa emergere i lati discutibili dei maggiori esponenti della biblistica odierna e indica quali dovrebbero essere i requisiti imprescindibili di una ricerca su Gesù che miri a dirsi effettivamente storica.
Fra le opere narrative non comprese nel Pentateuco, ai cosiddetti libri storici costituiti dagli scritti che nel canone cristiano dell’Antico Testamento narrano la storia di Israele – Giosuè, Giudici, Samuele, Re, Cronache, Esdra, Neemia e Maccabei –, si aggiungono nella Bibbia i racconti di Rut, Tobia, Giuditta ed Ester. Questi due grandi corpi testuali raccontano del popolo eletto dalla conquista della terra fino al II secolo a.C. Si tratta di scritti che riflettono eventi ed episodi, tempi e situazioni alquanto differenti, che richiedono al lettore tutto un lavoro di discernimento fra storia, genere letterario e fede. I quattro autori a cui si deve questo volume forniscono gli strumenti necessari alla comprensione della natura e del contenuto di ciascuno dei testi in esame, nello stile e nei modi tanto piani quanto rigorosi che distinguono i contributi di questa nuova Introduzione allo Studio della Bibbia.
Indice testuale
Presentazione
Sigle e abbreviazioni
Parte prima
Introduzione alla storiografia biblica
1 Esiste una storiografia biblica autentica?
2 Diverse concezioni bibliche della storia
3 Profilo della storiografia di Israele
4 Importanza della storia in Israele
5 Teologia della storia nell’Oriente antico
Parte seconda
Dalla terra all’esilio. I libri di Giosuè, Giudici, Samuele e Re
6 I primi profeti. Storia deuteronomista. Grande storia
7 I deuteronomisti
8 Il libro di Giosuè
9 Il libro dei Giudici
10 I libri di Samuele
11 I libri dei Re
Parte terza
La storia cronistica
12 I libri delle Cronache. La dimensione letteraria
13 I libri delle Cronache. Dimensione teologica e socio-storica
14 I libri di Esdra e Neemia
Parte quarta
Storia giudaica ellenistica
15 Contesto generale: storia e canone
16 Il primo libro dei Maccabei
17 Il secondo libro dei Maccabei
Parte quinta
Racconti biblici
18 Il libro di Rut
19 Il libro di Tobia
20 Il libro di Giuditta
21 Il libro di Ester
Biografia degli autori
José Luis Sicre Díaz
è professore emerito della Facoltà di Teologia di Granada e del Pontificio Istituto Biblico di Roma.
Jesús Campos Santiago, Victoriano Pastor Julián e Mercedes Navarro Puerto
hanno rivestito e rivestono vari incarichi di insegnamento alla Università Pontificia di Salamanca.
L'esegesi partecipata di Erich Zenger – fra i più insigni degli esegeti cattolici tedeschi del XX secolo – mira a far cogliere ciò che ci fa sentire parte attiva nella lettura dei Salmi veterotestamentari. L'illustrazione dell'architettura di una poesia, del suo mondo di immagini e della sua lingua deve portare alla luce ciò che una poesia smuove e suscita in noi, così da farci comprendere la dinamica in cui ci troviamo coinvolti.
E i Salmi biblici sono anzitutto poesie. Chi prega i Salmi e si lascia afferrare dalle loro parole non solo viene messo a confronto con la vita concreta, ma in questa viene a trovarsi calato: i Salmi sono preghiera profetica e insieme apostolica e collocano l'orante nella tensione vitale di mistica e politica, di contemplazione e lotta.
Libro di canti e insieme di lettura, il Salterio biblico distoglie insomma dall'ovvietà della vita quotidiana e mira alla sfera emotiva: questi sono i principi che guidano la traduzione di Erich Zenger e le linee lungo le quali si muove il suo commento. Quello che qui si pubblica è il primo di quattro volumetti che si concepiscono come introduzione alla forma e alla teologia del Salterio biblico.
Nelle Scritture ebraiche non pochi nomi di personaggi, luoghi e istituti cultuali sono stati diffamati per mezzo di espedienti redazionali e narrativi a prima vista slegati. Lo studio di Stefano Franchini mostra come un simile processo diffamatorio obbedisca a intenti precisi di una polemica ai danni di un santuario prejahwista scomparso, prototipo dell’inferno ebraico e cristiano. E l’indagine su tale santuario conduce a criteri ermeneutici nuovi con cui affrontare vari aspetti interessanti: la provenienza degli abitanti di Gerusalemme; la conversione di Saul; la natura dei primi racconti cristologici; la continuità che lega paganesimo, giudaismo e protocristianesimo; Saulo di Tarso e Paolo; lo scisma cristiano.
L'opera di Félix García López risponde a quattro obbiettivi: partire dal testo pervenuto del Pentateuco, così da mettere in valore più il testo in sé che non ciò che gli sta alle spalle; integrare quanto più sia possibile critica storica e critica sincronica; studiare il testo in ottica letteraria e teologica senza trascurare il retroterra storico; non dare mai per risolto ciò che è tutt'ora oggetto di discussione. In questa nuova edizione è stata rifusa gran parte delle note e si è aggiornata la bibliografia agli ultimi anni, nell'intento di facilitare l'approfondimento e l'aggiornamento della visuale e delle conoscenze del lettore.
L'opera di Shaye Cohen vuole essere un'introduzione alla storia giudaica del periodo ellenistico e romano, considerata nelle sue pratiche e nelle sue istituzioni, non in una prospettiva meramente funzionale o propedeutica alla storia del cristianesimo. È ferma convinzione dell'autore che lo studio degli inizi del cristianesimo è compito della storia del giudaismo antico, entrambi partecipi della cultura greca e romana. In quest'ottica, scoperte stupefacenti come quella di Qumran, l'entrata in scena di un nutrito repertorio di arte giudaica antica e la decifrazione di testi mistici giudaici sono elementi straordinari che rivoluzionano il quadro del giudaismo antico e fanno ripensare radicalmente quella che si vorrebbe continuare a vedere come "separazione delle strade".
"L'invenzione del dialogo" raccoglie una serie di testi letterari cristiani in lingua siriaca, di un genere in cui questa letteratura si distinse ed eccelse: l'innografia e la poesia piegate a esporre temi e motivi teologici, esegetici e sapienziali. Gli scritti debitamente introdotti e commentati mostrano la varietà di forme e contenuti che questi conobbero: dalla riflessione filosofica e teologica di Efrem, al ricamo narrativo ed esegetico di dialoghi immaginari tra personaggi della Bibbia o dell'agiografia, da Caino e Abele o Giuseppe e la moglie di Potifar, a Giuseppe e Maria o la peccatrice e Satana, fino ai contraddittori che in età cristiana riprendono e reinventano un genere mesopotamico antico: quello della disputa, ad esempio tra anima e corpo, tra i mesi, tra l'oro e il grano.
Il Dizionario Teologico degli scritti di Qumran prende in considerazione l’intero lessico dei manoscritti rinvenuti nei pressi del Mar Morto attorno alla metà del secolo scorso e ne illustra la semantica da una prospettiva primariamente teologica. Questa angolatura consente da una parte di ripercorrere la ricezione nella letteratura rinvenuta a Qumran di termini e motivi della Bibbia ebraica oltre che della cultura e della religione dell’Israele antico, dall’altra di ricostruire usanze, vita comunitaria e teologia implicita ed esplicita della comunità del Mar Morto, e per contrasto anche delle diverse correnti e scuole del giudaismo del tempo.