
La categoria di sacrificio appartiene alla tradizione religiosa dell'umanità ma è altresì una dimensione universale dell'esistenza. Perché in questi tempi si avanza la proposta di abbandonarla? Sacrificio è rinuncia a qualcosa per ottenere un bene più grande, cui si oppongono due argomenti: contraddirebbe la tensione verso la pienezza di vita, desiderio fondamentale di ognuno, e negherebbe la gratuità della relazione, per via di uno scambio finalizzato a ottenere qualcosa da qualcuno, anche dalla divinità. Una rilettura attenta della tradizione biblica ne mostra le diverse accezioni: il sacrificio di Isacco descritto nell'Antico Testamento, ad esempio, è diverso da quello del Cristo in croce, così come all'interpretazione violenta del termine si possono contrapporre i temi dell'amore, della misericordia, della giustizia che vanificano il sacrificio cultuale e una ricomprensione della morte di Gesù (nella Lettera agli Ebrei) come fine dei sacrifici nella comunione con Dio. Il cristianesimo continua a sostenere il valore del sacrificio come "dono" ed esso è ancora indispensabile nella vita personale e sociale, necessario per la dinamica relazionale in cui gli esseri umani vivono e desiderano. I diversi contributi di questo volume sono accomunati dal tentativo di restituire al tema i suoi significati più profondi: dal porsi della questione in prospettiva filosofico-teologica, e in autori come Blondel, Girard, Ricoeur, Vattimo, agli studi di esegesi biblica, di teologia patristica, eucaristica, fondamentale, antichi e moderni.
Il volume ripercorre più di due millenni di storia del cristianesimo e delle Chiese, scandendo il vasto arco temporale nelle età antica, medievale, moderna, contemporanea e soffermandosi su alcuni snodi fondamentali: dalla predicazione di Gesù di Nazareth allo statuto di religio licita ai tempi di Costantino; dalla fondazione di un’Europa cristiana alla mondializzazione del cattolicesimo; passando per fratture vere e proprie, come lo Scisma d’Oriente (1054), la Riforma di Lutero e la conseguente genesi della pluralità delle confessioni, la Rivoluzione francese, la secolarizzazione, i totalitarismi e il Concilio Vaticano II.
Momenti di passaggio e cambiamento che conducono il lettore a interrogarsi sul domani, sul cristianesimo del terzo millennio, alle prese con i nuovi assetti internazionali e con la diffusione del fondamentalismo religioso.
Completano il testo cartine geografiche e quattordici profili rappresentativi dell’evoluzione storica di una religione fino ad oggi maggioritaria.
Roberto Rusconi, già professore di Storia del cristianesimo e delle Chiese all’Università Roma Tre, è tra i fondatori della «Rivista di storia del cristianesimo». Per Morcelliana ha pubblicato: Il gran rifiuto. Perché un papa si dimette (2013), tradotto in più lingue; Il governo della Chiesa. Cinque sfide per papa Francesco (2013); Papi santi (2014) e I papi e l’anno santo (2015).
Il tema della regalità sociale di Cristo ha conosciuto profonde trasformazioni nel corso del Novecento: a partire dal primo riconoscimento della sua dimensione politica e sociale durante il pontificato di Leone XIII; con l'enciclica Quas primas di Pio XI che sviluppa la dottrina e inserisce nel 1925 la nuova solennità di Cristo Re nell'ufficiale liturgia latina; e - per tutto l'arco del secolo - in rapporto ai totalitarismi, nel dopoguerra e nei ripensamenti del Concilio Vaticano II.
Quel che risulta è un cambiamento di prospettiva della Chiesa cattolica: se con papa Ratti attribuiva all'autorità legale di Cristo quella della Chiesa stessa e del pontefice, chiamati a stabilire regole per una collettività, oggi interpreta tale regalità come il potere dell'amore di Dio, per il quale a pastori e credenti è chiesto di realizzare il regno di Cristo in tera accompagnando la promozione di processi di trasformazione sociale con la "medicina della misericordia". Un mutamento di atteggiamento che illumina le dinamiche del rapporto tra cattolicesimo e politica nel secolo scorso e il cammino verso una maggiore laicizzazione, avviato con la riforma della liturgia nel dopo Concilio.
DANIELE MENOZZI è professore emerito di Storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Per Morcelliana, tra i fondatori e coordinatori della "Rivista di storia del cristianesimo" e nella direzione di "Modernism", ha pubblicato "I papi e il moderno" (2016) e curato "La Chiesa italiana nella Grande Guerra" (2015).
Huimanitas è una rivista bimestrale di cultura cattolica fondata nel 1946 e diretta da Ilario Bertoletti.
Intorno all’anno 400 la chiesa d’Occidente, di lingua latina, si trovò ad affrontare un problema: la Bibbia utilizzata, sia per la liturgia sia per lo studio, era un testo latino tradotto dal greco (la cosiddetta Vetus Latina), un testo che presentava vari errori di traduzione. Di qui la necessità di intervenire: se per il Nuovo Testamento si trattava solo di adottare un buon manoscritto greco, per l’Antico Testamento la questione si presentava più complessa perché il testo latino in uso era, sì, tradotto dal greco, ma questo a sua volta era stato tradotto dall’ebraico. Non era forse meglio risalire alla fonte? Si poneva un problema non solo linguistico ma di natura teologica: la Bibbia greca appariva più ampia di quella ebraica e anche nei libri comuni – che erano la maggior parte e i più importanti – c’erano frequenti varianti, talvolta di notevole spessore teologico.
Due padri della chiesa latina, entrambi venerati poi come santi, Girolamo e Agostino, presero posizioni opposte. Girolamo sosteneva che il testo ebraico dovesse essere preferito perché più antico: essendo scritto nella lingua originale, era il solo ispirato. Agostino difese invece il greco, perché aveva permesso alla Parola di Dio di essere accolta nel mondo pagano; apparteneva, quindi, alla storia della salvezza, diversamente dal testo ebraico. La vinse Girolamo e la sua Vulgata – testo latino corretto abbondantemente sull’ebraico, ma non del tutto – lentamente si impose nelle chiese di lingua latina.
Qual è ora, dunque, il significato di proporre in italiano la prima traduzione della Bibbia greca dei Settanta? Non c’è solo un intento filologico dietro questa impresa editoriale, ma la volontà di far conoscere un testo che può gettare nuova luce sulla nostra stessa cultura cristiana di oggi. D’altra parte, il testo greco della Bibbia non è un documento ad uso esclusivo degli storici del pensiero religioso: è un testo vivo, tanto da essere la Parola di Dio come è letta ancora oggi dai fedeli nelle chiese orientali.
(Paolo Sacchi)
Annuario di Letteratura Cristiana Antica e di studi giudeoellenistici. Rivista del Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la tradizione alessandrina.
La Riforma del cristianesimo latino, di cui nel 2017 si sono ricordati i 500 anni, fu un evento epocale: innescata da un'esigenza autenticamente e primariamente religiosa, generò sommovimenti che toccarono ogni ambito dell'esistenza degli uomini e delle donne del tempo e riconfigurarono, in tappe successive, non solo la storia europea ma quella mondiale. I saggi qui raccolti investigano aspetti di grande rilevanza per la vita vissuta dei fedeli, dai riti collettivi della liturgia all'esperienza ultima e individuale della morte, passando per esperienze traumatiche quali la guerra e la schiavitù. Che hanno da dire le diverse confessioni cristiane in questi casi? Esiste una continuità di atteggiamenti? Quali le convergenze e perché, in certi casi, si prendono posizioni diverse? Si indagano le pratiche del quotidiano, senza trascurare l'azione dell'élite intellettuale, in un confronto aperto e rigoroso promosso da tre diverse istituzioni accademiche di Roma: la Sapienza Università di Roma, la Facoltà Valdese di Teologia e il Pontificio Ateneo Sant'Anselmo.
Non è facile trovare nella storia della letteratura universale opere che abbiano influito in modo così ampio e determinante come i quattro vangeli. Questi quattro racconti su Gesù non solo hanno influito nella formulazione della fede cristiana, nella configurazione della liturgia delle diverse chiese, nell'orientamento etico del cristianesimo durante i suoi venti secoli di esistenza, ma hanno lasciato anche la loro impronta in numerose tradizioni popolari e sono stati fonte di ispirazione per innumerevoli espressioni artistiche. La memoria di Gesù conservata nei vangeli ha caratterizzato in modo decisivo il cristianesimo e, attraverso quello, la cultura occidentale. Esistono altre motivazioni per studiarli. Una di queste è che essi sono importanti documenti storici, perché contengono informazioni su Gesù di Nazaret, figura chiave nella storia dell'umanità. Sono interessanti anche dal punto di vista letterario, poiché rappresentano un processo di enorme creatività, in quanto si ebbe un'originale confluenza fra tradizione orale e composizione letteraria. Tuttavia, la motivazione più comune e diffusa con cui ci si accosta ai vangeli è di natura religiosa. Il libro cerca di offrire alcune chiavi per conoscerli meglio, attraverso una indagine che tiene conto di tutti questi aspetti e raccoglie i principali risultati cui è giunta l'esegesi biblica durante gli ultimi due secoli. Uno studio critico dei vangeli che considerando la loro formazione come un processo attraverso il quale furono fissate le tradizioni orali ma anche come una composizione di fattori letterari, sociali e religiosi restituisce un ritratto vivo degli insegnamenti e della vita di Gesù.
Un ritratto inedito di Paolo VI, visto nell’intimità della vita familiare, attraverso gli occhi della nipote Chiara. - La figura straordinaria e la lezione di vita di uno zio e di un pontefice: gli insegnamenti ricevuti, gli esempi e i doni avuti, i momenti di vita condivisi nell’intimità familiare, le difficoltà sostenute durante gli anni del pontificato, la gioia del dono di uno zio santo. - Nei ricordi emerge un ritratto sconosciuto di papa Montini: la dimensione privata, il suo calore umano, la sua sensibilità affettuosa.
Il racconto della scoperta, alla Royal Society di Londra, della lettera originale di Galileo all'allievo Benedetto Castelli su cui si basa la condanna del copernicanesimo da parte della Chiesa. La lettera, che si credeva perduta, rappresenta uno snodo nella nascita della cultura moderna: per la prima volta Galileo, nel difendere la teoria eliocentrica, rivendica la necessità di distinguere l'ambito della scienza da quello della Sacra Scrittura. Con la trascrizione del manoscritto, dove si possono vedere le correzioni apportate da Galileo alla lettera quando fu avvertito di essere stato denunciato alle autorità ecclesiastiche.