
DESCRIZIONE: Ferdinand Ebner ha visto nella parola la dimensione fondante dell’umano, e in Cristo-Parola il disvelatore di questa dimensione. È il senso della rilettura ebneriana della Bibbia e, in specie, del Prologo giovanneo. Un senso reperibile nell’opera qui tradotta, il cui titolo, indicando il “tentativo di uno sguardo rivolto al futuro”, mostra come nel linguaggio, nella sua stessa struttura grammaticale, ne vada dell’essenza dell’uomo.
L’uomo, riflettendo su se stesso, riconosce l’intima relazione essenziale con il Tu (prima divino, e poi umano), una relazione mediante la quale egli esiste come autentico “esser-persona”. Attraverso la parola l’Io si apre al Tu e sperimenta una singolare “passività” ricettiva che gli rivela l’essenza dello spirito.
Ma la domanda di fondo di queste pagine è essenzialmente apocalittica: esiste per “l’uomo del futuro” la possibilità della “parola giusta”? Una Parola in cui è in gioco la relazione dell’uomo con Dio, e la rivelazione del suo destino.
COMMENTO: Dal padre del pensiero dialogico, le riflessioni autobiografiche sul linguaggio nella sua dimensione esistenziale e religiosa.
FERDINAND EBNER (1882-1931) è considerato – insieme a Martin Buber, Hermann Cohen, Gabriel Marcel, Eugen Rosenstock-Huessy e Franz Rosenzweig – uno dei padri del pensiero dialogico. Tra le sue opere ricordiamo: Frammenti pneumatologici. La parola e le realtà spirituali, a cura di S. Zucal, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1998.
Dai trattati sul destino di Cicerone, dello pseudo-Plutarco e di Alessandro di Afrodisia - gli unici che l'antichità ci ha trasmesso - emergono dei temi divenuti classici. Il conflitto fra un'ontologia "chiusa" (dove l'essere è un tutto già da sempre compiuto) e un'ontologia "aperta" (con molteplici e indipendenti fattori del divenire) all'interno del pensiero ellenistico verte sul ruolo da attribuire al principio di causalità, ed è questa la sua specificità rispetto al modo in cui l'idea del "destino" si presentava non solo in Omero o nei Tragici ma anche nei pensatori più antichi come Pitagora, Eraclito o Parmenide, dove la nozione di causa è del tutto assente. In gioco è il rapporto fra destino universale e libertà particolare, fra l'esteriore e l'interiore, fra Dio e l'uomo o fra la natura e lo spirito, e in particolare la legittimità di ritagliare all'interno di un mondo condizionato da rapporti causali necessari uno spazio vuoto tale da poter essere gestito da soggetti autonomi. Ma se l'uomo è libero nella misura in cui svolge liberamente la parte assegnatagli dal destino, come dobbiamo spiegare i comportamenti negativi?Una dialettica necessità/libertà rimasta sostanzialmente inalterata nella cultura occidentale, prolungandosi con altri linguaggi e altri autori nel pensiero cristiano e nella filosofia moderna.
DESCRIZIONE: Paolo Ricca ci invita a fare quello che ogni essere pensante dovrebbe avere interesse a fare: liberarci dai cliché e dai pregiudizi. Nel caso di Calvino il primo, e più ingombrante, è quello dello spietato e freddo riformatore, uccisore del mite e ottimo Serveto. Va detto che – lo testimoniano le biografie e le sue parole – anche Calvino era mansueto e tenero negli affetti, desideroso di pace e di concordia. Questo non lo assolve certo dall’aver assecondato (non eseguito) la condanna al rogo di Serveto. Ma una volta di più dovrebbe rendere a noi più problematico il nodo che si ripresenta in tutta la cristianità – come in tutte le “fedi”, religiose o meno – del nesso tra la certezza del bene e la possibilità dell’errore.
In secondo luogo, se cerchiamo di esercitare “critica” invece di “pre-giudizio”, forse arriveremo a capire che anche la dottrina della predestinazione, inconcepibile, se assunta in maniera schematica da noi, figli della postmodernità, se invece considerata dialetticamente ci può aiutare a rimettere a fuoco, quanto meno, il dramma del rapporto tra destino e libertà, e, biblicamente, il dramma del conflitto tra la volontà di Dio e la decisione che spetta a ogni singola creatura.
Paolo Ricca ci esorta a prendere in considerazione, nel proporci di conoscere Calvino, la vera posta in gioco della Riforma: una ricerca intorno alla “verità”.
(Gabriella Caramore)
COMMENTO: Il pensiero di Giovanni Calvino nella lettura chiara e partecipata del massimo storico protestante italiano. La teologia, la dottrina della predestinazione, le vicende della Riforma, l'attualità.
BENEDETTO CARUCCI VITERBI è docente emerito di Storia della Chiesa presso la Facoltà Valdese di teologia a Roma. Per l’editrice Claudiana cura le Opere scelte di Martin Lutero. Presso la Morcelliana ha pubblicato: Le dieci parole di Dio. Le Tavole della libertà e dell’amore (20012); Il pane e il Regno. Commento al Padre nostro (2001); Evangelo di Giovanni (2005).
DESCRIZIONE: Il noto esegeta e studioso protestante di teologia biblica Gerhard von Rad in questo suo breve ma denso saggio riprende uno degli episodi più sconvolgenti dell’Antico Testamento, quello del sacrificio di Isacco chiesto da Dio ad Abramo. Accanto all’esposizione esegeticamente approfondita che ne offre con chiarezza e sobrietà, l’Autore, mostrando grande apertura culturale, presenta con concisione quattro interpretazioni del racconto, dalle quali la profondità abissale di questo momento “numinoso” della Sacra Scrittura appare nel riflesso di personalità tanto diverse e lontane nel tempo, quali Lutero, Kierkegaard e il filosofo polacco contemporaneo Leszek Kolakowski, da un lato, e Rembrandt dall’altro, del quale sono riprodotte quattro opere illustranti il sacrificio di Abramo. Dalle potenti intuizioni del Riformatore, pur legato ad una spiegazione “storica” del passo della Genesi, agli sviluppi inquietanti, filosofici e teologici, letterariamente intensi, di Timore e tremore del pensatore danese, alla cruda parodia, in chiave politica attualizzata, del filosofo polacco, alle variazioni grafiche e pittoriche, grevi di umanità e vibranti di fede biblica, del genio olandese, una ricchezza insondabile di significazioni e di stimoli si schiude da queste antichissime pagine scritturistiche.
COMMENTO: Un classico dell'intrepretazione biblica della vicenda di Abramo e Isacco, scritto dal maggiore esegeta del '900.
GERHARD VON RAD (1901-1971) ha insegnato all’Università di Heidelberg ed è stato tra i maggiori esegeti dell’Antico Testamento. Fra le sue opere, pubblicate da Paideia: Teologia dell’Antico Testamento, 2 voll. (Brescia 1972-1974); Genesi. La storia delle origini (Brescia 1993); Deuteronomio (Brescia 2004). Per Marietti: La sapienza in Israele (Genova 1975).
In questo numero: Lev Sestov, a cura di Alessandro Paris.- BIGNOTTI S., Laicità dei princìpi e com-possibilità dei valori, a partire da A.C. JemoloPresentazione - FINKENTHAL M., Costrizione e persuasione. Alcune considerazioni sul concetto di verità in Lev Sestov - DE MONTMOLLIN I., Che cosa significa "pensare" secondo Sestov - PARIS A., Il Peccato originale e le malheur nel pensiero di Sestov- PIRON G., Alle fonti dell'ispirazione. Sestov e l'estetica - PHILONÉNKO A., Sestov e l'ironia - BAFFO G., "L'albero della vita". Postille al tragico in Sestov - STRUVE N., Sestov e la politicaMONSEU N., La concretezza del soggetto. Sestov, Levinas e il problema dell'affettività- GONZI A., Lev Sestov incontrato e narrato da Benjamin Fondane. Il retroterra dei Rencontres- RADI P., Sestov in Italia - FOTIADE R., Evidenza e coscienza. Lev Sestov e la critica esistenziale alla teoria dell'evidenza in Husserl - GIULIANI M., Il giudaismo nascosto di Lev Sestov
A cura di Renato Pettoello e Vincenzo Latronico
DESCRIZIONE: La “scoperta” delle geometrie non-euclidee e la Teoria della relatività di Einstein costrinsero scienziati e filosofi a prendere posizione e a rivedere radicalmente le loro categorie di pensiero. Ne derivò un dibattito accesissimo, al quale parteciparono gli esponenti più significativi sia della scienza sia della filosofia dei primi decenni del XX secolo. Uno dei temi al centro della discussione era la natura dello spazio. Il giovane Carnap vi si inserì con autorevolezza grazie a questo breve scritto, nel quale si proponeva di analizzare i vari significati di spazio, convinto com’era che l’inconciliabilità delle posizioni in conflitto fosse dovuta al fatto che «dalle differenti prospettive si parla di oggetti molto differenti». L’interesse di questo testo per il lettore odierno è molteplice. Da un lato esso è uno splendido esempio di come scienza e filosofia possano proficuamente incontrarsi; dall’altro ci mostra un Carnap nella sua fase di apprendistato, già padrone degli strumenti scientifici necessari ad affrontare un tema scottante come quello dello spazio, ma ancora incerto su quale prospettiva filosofica fare propria.
COMMENTO: La prima edizione di un classico di un grande storico della Filosofia, che spiega il concetto di spazio nella storia occidentale e nella scienza contemporanea.
RUDOLF CARNAP (1891-1970), filosofo tedesco emigrato all’avvento del nazismo negli Stati Uniti, è stato tra i maggiori pensatori del ’900. Tra le sue opere: La costruzione logica del mondo (1928), La sintassi logica del linguaggio (1934); Significato e necessità (1947); Fondamenti logici della probabilità (1950).
DESCRIZIONE: “Dignità umana” è un concetto che ispira, paradossalmente, opposte prese di posizione etiche. Ma qual è il criterio per attribuire a un soggetto dignità? In Germania è formalizzato come base costituzionale nel Grundgesetz (Legge fondamentale) del 1949: «La dignità dell’uomo è intangibile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla». Una definizione che fa della dignità umana un principio normativo vincolante.
I testi qui tradotti riprendono alcuni dei più controversi dilemmi bioetici – lo statuto degli embrioni, la loro strumentalizzazione a scopo di ricerca, selezione, eugenetica positiva – e, alla luce di quella definizione di dignità, indagano la differenza fra un valore e un diritto. Emerge una nozione di dignità umana come a priori: possibilità universale perché si diano diritti umani. Se la posta in gioco della secolarizzazione, oggi, è l’etica della vita, in queste pagine Böckenförde sembra riformulare il suo celebre paradosso: la bioetica, per esser se stessa, vive di princìpi che non può porre sotto condizione.
COMMENTO: Da parte del grande pensatore cattolico tedesco, un testo illuminante sulle questioni chiave della bioetica (l'embrione, la tecnica, le questioni di inizio e fine vita), lette alla luce dei problemi della democrazia.
ERNST-WOLFGANG BöCKENFöRDE (1930) ha insegnato presso le Università di Münster, Heidelberg, Bielefeld e Freiburg i.B. Dal 1983 al 1996 è stato giudice del Tribunale Costituzionale tedesco. Tra le sue opere ricordiamo: Stato, Costituzione, Democrazia (Giuffrè 2006). Presso la Morcelliana: La formazione dello Stato come processo di secolarizzazione (2006); Cristianesimo, libertà, democrazia (2007).
DESCRIZIONE: Il saggio Amore e conoscenza (1915) è una intensa e originale chiarificazione del rapporto tra atti conoscitivi e atti d’amore nello spirito umano. I diversi temi in esso affrontati convergono nell’affermare il ruolo dell’amore, inteso come atto emotivo di natura intenzionale, in vista della conoscenza del reale nelle sue molteplici dimensioni. L’amore, per Scheler, si caratterizza come originaria via d’accesso alla realtà: è quell’atto che in certo modo la rende visibile, facendola riaffiorare dal mare del non visto e dello sconosciuto.
COMMENTO: Una straordinaria riflessione sull'amore come origine e guida della conoscenza personale e intellettuale. Un libro che completa le riflessioni contenute nel volume Ordo Amoris.
MAX SCHELER (1874-1928) – filosofo e docente nelle Università di Jena, Monaco, Colonia e Francoforte – è stato tra i maggiori esponenti della fenomenologia. Tra le sue opere tradotte: Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori. Nuovo tentativo di fondazione di un personalismo etico (San Paolo Edizioni 1996); La posizione dell’uomo nel cosmo (Franco Angeli 2004); L’eterno nell’uomo (Bompiani 2009). Presso la Morcelliana: Ordo amoris (2008).
DESCRIZIONE: Memoriale della creazione e della libertà – e per questo cuore della vita ebraica – il sabato (Shabbat) acquista nelle parole di rav Benedetto Carucci Viterbi il sapore di una conoscenza che cerca di dar conto di quale sia il rapporto di Dio con le sue creature, di quale “progetto” abbia Dio stesso per tutta l’umanità.
Rav Carucci Viterbi si addentra nel significato dei versetti biblici, nei movimenti della vita quotidiana, nella sapienza di maestri antichi e moderni, per cercare di avvicinare il lettore alla complessità della celebrazione del sabato, ma anche alla sua assoluta centralità nella vita degli ebrei di tutti tempi. L’immagine, proposta da Abraham Joshua Heschel, del sabato come di una «architettura del tempo» è sufficiente a farci comprendere anche l’insegnamento antiidolatrico racchiuso nell’idea del sabato. Le pietre si consumano, le case costruite sulla terra sono destinate a crollare, a ritornare polvere. Sulla polvere non è possibile edificare qualcosa di eterno. Pretendere di farlo sarebbe sovvertire l’ordine delle cose, idolatrare lo spazio. Il sabato, dice Heschel, è fatto «per celebrare il tempo», non per idolatrare un luogo.
(Gabriella Caramore)
COMMENTO: Un'intervista al preside delle Scuole ebraiche di Roma sul significato e il culto del sabato per gli ebrei.
BENEDETTO CARUCCI VITERBI è preside delle Scuole ebraiche di Roma e insegnante del Corso di laurea in Studi ebraici del Collegio rabbinico di Roma. Tra le sue opere: Il qaddish (Marietti 1992); Rabbi Aqivà (Morcelliana 2009).
DESCRIZIONE: Una sintesi aggiornata, ma refrattaria alle mode intellettuali, sul mondo della politica, che fa il punto sulle categorie fondamentali, sulle innovazioni dell’età moderna e sulle prospettive della globalizzazione. Da tre assunti che dominano l’immaginario contemporaneo un approccio realistico alla politica ci dovrebbe liberare: dalla convinzione che la modernità rappresenti un superamento delle logiche del potere che il pensiero classico aveva individuato; dalla tesi che l’universalismo e il cosmopolitismo abbiano davvero fatto i conti con il passato coloniale dell’Occidente; dall’illusione che la democrazia costituzionale sia il traguardo ormai consolidato della storia universale.
COMMENTO: Le parole chiave della politica: democrazia, dominio, libertà, Stato, Impero, violenza, ecc... in un compendio per tutti. Un libro che illumina sul presente.
PIER PAOLO PORTINARO insegna Filosofia politica presso l’Università di Torino. Fra le sue pubblicazioni: La crisi dello jus publicum europaeum. Saggio su Carl Schmitt, Edizioni di Comunità 1982; Il Terzo. Una figura del politico, Angeli 1986, La rondine, il topo e il castoro. Apologia del realismo politico, Marsilio 1993; Stato, Il Mulino 1999; Il realismo politico, Laterza, 1999; I concetti del male (a cura di), Einaudi 2002; Il principio di disperazione. Tre studi su Günther Anders, Bollati Boringhieri 2003; Il labirinto delle istituzioni nella storia europea, Il Mulino 2007; Introduzione a Bobbio, Laterza 2008.