In questi saggi non si tratta tanto dell'essenza della fede come mistero che viene da Dio, quanto del modo in cui si trova e si atteggia il cristiano che esiste nella fede e di ciò che il credente può osservare in se stesso e in altri. L'Autore dapprima affronta la questione intorno alla realtà del sorgere della fede, l'atto della quale poi lega al suo contenuto, per non farlo scivolare nella religiosità generica. Ciò che poi egli espone sulle crisi e tensioni della vita di fede, con comprensione viva dei modi in cui essa è sperimentata, ha grande potere d'illuminazione. La realtà della fede nell'azione, nell'amore e nella speranza, la varietà delle forme in cui essa si concreta, il sapere, la gnosi nella fede, sono oggetto di altri capitoli. L'opera si conclude con un approfondimento del senso delle formulazioni dogmatiche nella Chiesa e del moto di fede originato dalla trasformazione del nostro essere nei sacramenti. In quest'opera un'intelligenza esistenziale della fede fa prova del suo alto equilibrio dinamico tra soggettività e oggettività, cogliendo con acutezza la situazione spirituale contemporanea in rapporto al credere soprannaturale, i rischi e i vantaggi di essa.
DESCRIZIONE: I tre romanzi brevi hanno una posizione indipendente nel lavoro dell’autore – impegnato per lunghissimo tempo nella stesura del ciclo africano di romanzi e racconti, i cui undici tomi sono stati prima pubblicati separatamente e poi nel 2006 riuniti in un solo volume: I confini dell’ombra, (Morcelliana, pagine 1268, Premio Bagutta 2007) – e sono rimasti inediti. Il primo, Passione e finzione, rievoca una società occidentale in età già postcoloniale, sulle rive settentrionali dell’Africa, incontro fra persone di diversa formazione culturale, in un ambiente a tutti estraneo, commedia giocosa e drammatica, a fondali alterni. Il secondo, L’onore, è il tragico rendiconto di una vita nella Milano della prima metà del Novecento; come nella vicenda umana e nei racconti di Kleist si risolve in una lunga cerimonia di rifiuto. Il terzo, La vedova, riporta l’odissea di un uomo nello specchio altrui, quando si tenta inutilmente di tornare da dove si è partiti e l’attesa altrui è il solo segno del passare del tempo.
COMMENTO: La nuova prova narrativa di Alessandro Spina, vincitore del Premio Bagutta 2007, con tre romanzi che narrano la vita italiana del '900 (l'età coloniale, la guerra partigiana, gli anni della ricostruzione). Ritratti umani destinati a diventare dei classici.
ALESSANDRO SPINA ha pubblicato presso la Morcelliana: Conversazioni in Piazza Sant’Anselmo e altri scritti. Per un ritratto di Cristina Campo (2002); I confini dell’ombra. In terra d’oltremare (20072) e il Carteggio con Cristina Campo (2007).
A distanza di poco più di quarant'anni non appare fuori luogo riprendere il testo del capitolo III della Costituzione sulla Chiesa della Lumen Gentium nel commento di uno dei protagonisti della discussione in vista della sua elaborazione, soprattutto attraverso i suggerimenti che offriva al card. Döpfner e tramite lui ai vescovi tedeschi, notoriamente vivaci difensori della "nuova" dottrina sull'episcopato. Karl Rahner era uno dei periti maggiormente influenti, e appena prima dell'inizio del Vaticano II, nel fervido clima della ricerca teologica sull'episcopato, aveva dato alle stampe, insieme con Joseph Ratzinger, il volume Episcopato e primato, che a dire dello stesso Rahner era conosciuto da qualche padre conciliare. Si tratta ovviamente di un commento che sottolinea le sintonie tra la visione dell'autore e il testo del Concilio. Bisogna però riconoscere la meticolosa attenzione al dettato del testo. In questo sta - osiamo affermare - il suo valore singolare: comprendere il significato dei termini, metterne in evidenza la portata teologica è infatti il primo atto che un teologo deve compiere, soprattutto se intende cercare nel Magistero avallo autorevole alle sue posizioni.
IN QUESTO NUMERO
Giovanni Moretto filosofo della religione
a cura di Domenico Venturelli e Roberto Celada Ballanti
Presentazione (D. Venturelli e R. Celada Ballanti)
KÜNG H., Giovanni Moretto: traduttore, collega e amico
TESSITORE F., Ricordo di Giovanni Moretto
CESA C., Rileggendo Filosofia e religione nell’età di Goethe di Giovanni Moretto
TONELLI I., «Uno sguardo sull’ineludibile». Scrittura e giustificazione nel pensiero di Giovanni Moretto
CELADA BALLANTI R., Giovanni Moretto e la religione dell’illuminismo
GHIA G., Giovanni Moretto e l’interpretazione filosofica della Bibbia
GHIA F., La traduzione come professione e vocazione filosofica nel pensiero di Giovanni Moretto
IVALDO M., Il «sistema dell’uguaglianza». Giovanni Moretto interprete di Fichte
CUNICO G., Il principio uguaglianza
FRANCHI A., Fede religiosa e fede filosofica. Fede della costituzione politica della vita umana?
CAMERA F., Ermeneutica e linguaggio in una prospettiva ecumenica
FABRIS A., La lettura gadameriana di Giovanni Moretto
VENTURELLI D., La stella del filosofo. Giovanni Moretto, il sacro e il principio buono
CELADA BALLANTI R. - GHIA F. e G. - TONELLI I. (a cura di), Bibliografia ragionata di Giovanni Moretto
INEDITI
MORETTO G., «La libertà in cui sola vive la verità e la carità». La vita spirituale come compito (a cura di F. e G. Ghia)
DESCRIZIONE: Cosa significa lo studio della religione, alla luce del dibattito novecentesco sullo statuto di ciò che va sotto il nome di religione e delle nuove sfide delle neuroscienze? È possibile un approccio fenomenologico all’esperienza religiosa, con i suoi simboli, evitando le derive fondamentaliste? E ancora, in quale rapporto sta la ricerca storica e fenomenologica sulle religioni con le indagini della teologia? Il pluralismo religioso non interroga dall’interno il sapere teologico, innanzitutto quello cristiano? Queste le domande che guidano l’andamento interno del libro, che non è solo una guida al concetto e ai mondi della religione, ma anche un dialogo, in particolare nell’ultima parte, con alcuni dei maggiori maestri della disciplina: R. Otto, M. Eliade, U. Bianchi. Un testo che rappresenta una sintesi delle pluridecennali, e innovative, ricerche dell’autore.
ALDO NATALE TERRIN – docente all’Università Cattolica di Milano, all’Università di Urbino e all’Istituto di Liturgia pastorale di S. Giustina a Padova – ha pubblicato presso la Morcelliana: Il rito. Antropologia e fenomenologia della ritualità (1999); Mistiche dell’Occidente. New Age, Orientalismo, Mondo Pentecostale (2001); Religione e neuroscienze. Una sfida per l’antropologia culturale (2004); L’Oriente e noi. Orientalismo e postmoderno (2007).
COMMENTO: Che cos'è la religione, spiegata al lettore comune da parte di uno dei più importanti studiosi italiani di scienze e storia delle religioni.
Il libro e’ il testamento spirituale di uno storico che ha lasciato il segno nella cultura italiana e di un maestro che ha formato le coscienze di piu’ di una generazione in Italia
DESCRIZIONE: È divertente giocare agli anagrammi, soprattutto se si tratta di esprimere il carattere di una persona. Che fortuna allora se è l’eroe stesso del gioco a incaricarsi della trasposizione del suo nome: c’è da scommettere che l’anagramma servirà a rivelarlo nell’intimo! È ciò che è successo a Francesco di Sales. Si divertì, un giorno, a creare il suo anagramma ed eccone il risultato: “FOI SANS DESCALER”, cioè fede integrale. Si sarebbe potuto scrivere questa frase come sottotitolo a questa opera. Ciò in cui credeva Francesco di Sales? Sì, ma molto semplicemente ciò che Cristo ha affidato alla sua Chiesa.
Per osare scrivere questo libro, bisognerebbe avere familiarità con la vita e il pensiero di Francesco di Sales e averne colto le più sottili sfumature. È il caso di André Ravier. Il suo Saint François de Sales (Édit. du Châlet) risale al 1962. Nel 1969 pubblica in «la Pléiade», le tre opere maggiori del «Dottore dell’Amore» dedicandogli una importante prefazione. Nel 1971, in «Bibliothèque de l’Académie Salésienne», Saint François de Sales et ses faussaires. Nel 1980, in «Bibliothèque européenne» (DDB), Lettres d’amitié spirituelle de saint François de Sales [S. Francesco di Sales, Lettere di amicizia spirituale, a cura di André Ravier, s.j. – Paoline, Roma 1984]. Infine, nel 1985, Éditions Nouvelle Cité, Un sage et un saint François de Sales [André Ravier, Francesco di Sales. Un dotto e un santo – Jaca Book, Milano 1986].
Il libro che presentiamo è il frutto di queste ricerche e di questo assiduo lavoro: vi si sente battere, vivo, il cuore di Francesco di Sales.
ANDRE RAVIER (1905-1999), bacelliere in filosofia nel 1922, entra nella Compagnia di Gesù e consegue la Licenza in Lettere a Grenoble. Dopo un anno di filosofia a Jersey viene licenziato in Filosofia dal P. Andrè Brèmont. Durante il servizio militare a Grenoble segue all’Università i corsi di J. Chevalier. Discute la tesi in Filosofia nel 1940.
Nel 1941 è Prefetto Generale del collegio di Lione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale è nominato Provinciale dei gesuiti di Lione; è vicino a De Lubac e accoglie Teilhard de Chardin. Terminato l’incarico si dedica allo studio e a scrivere: s. Ignazio di Loyola, Claudio de la Colombière, s. Bruno, s. Francesco di Sales, s. Curato d’Ars, s. Colette ecc. La sua bibliografia conta almeno settanta titoli oltre ad articoli.
COMMENTO: La biografia spirituale di San Francesco di Sales e l'attualità del suo messaggio religioso per credenti e non.
DESCRIZIONE: Il dibattito storiografico recente sulle questioni inerenti la santità canonizzata tocca problematiche assai ampie. Il contributo specifico che questo volume porta al cantiere della ricerca sulla santità è soprattutto di tipo storico-concettuale: suo obiettivo principale è infatti l’illustrazione di alcuni aspetti teorici, dotati tuttavia di rilevanti ricadute pratiche, relativi alle canonizzazioni cattoliche tra XVI e XVIII secolo. Il libro, dopo una breve panoramica metodologica, si articola in due sezioni: la prima dedicata alla ricostruzione della genesi e del significato di un fondamentale criterio di canonizzazione moderno, quello della virtù in grado eroico, la seconda al problema dell’infallibilità pontificia nelle canonizzazioni, visto attraverso gli scritti di teologi e canonisti che se ne occuparono tra il tardo Medioevo e il Settecento. Due problematiche indipendenti l’una dall’altra, ma la cui trattazione in parallelo consente di apprezzare il rilievo che la definizione e il riconoscimento della santità rivestirono nel quadro della cultura religiosa cattolica tra XVII e XVIII secolo, specie dopo che la definitiva attribuzione alla potestà pontificia di tutte le canonizzazioni, realizzatasi in particolare sulla base dell’opera legislativa di papa Urbano viii, aprì la strada a una santità controllata e garantita dalla massima istanza istituzionale della Chiesa cattolica. Il controllo teologico-giuridico sulle canonizzazioni veniva così a inserirsi in un più complessivo movimento di rafforzamento della funzione magisteriale pontificia, per cui se da un lato Roma appariva come la depositaria unica dei criteri e dei poteri di scelta delle nuove proposte agiografico-devozionali, dall’altro lato poteva assicurare, a quelle sanzionate positivamente, una legittimazione effettivamente universale.
COMMENTO: Beatificazioni dei Santi e infallibiltà dei Papi dopo il Concilio di Trento. La prima ricostruzione storica.
PIERLUIGI GIOVANNUCCI, è dottore di ricerca in Storia religiosa. I suoi studi vertono in prevalenza sulla teoria e la prassi della santità cattolica in età moderna, considerate sia in relazione al rapporto tra teologia morale moderna e santità cattolica del XVII e XVIII secolo, sia sotto il profilo storico-canonistico, ovvero del funzionamento e degli strumenti tipici dei processi di canonizzazione post-tridentini. Oltre a numerosi saggi, note critiche e recensioni, è autore del volume Il processo di canonizzazione del card. Gregorio Barbarigo (Herder, Roma 2001).
DESCRIZIONE: La laicità trova nella separazione giurisdizionale fra Stato e Chiesa solo una delle sue possibili figure – come lo Stato laico in Francia. Nelle pagine qui proposte, scindendo nel concetto di laicità l’idea di legge e l’idea di morale, Arturo Carlo Jemolo elabora la peculiare definizione di coscienza laica: spetta alla coscienza religiosa evitare il peccato, benché lo Stato debba ammetterne l’esistenza; questa è libertà di coscienza. Il cristianesimo non si applica come legge di Stato e «si estrinseca con ben altre armi che non la protezione statale, i concordati, i fori privilegiati, il braccio secolare».
In queste pagine ci è offerta una “lezione di metodo”: non tanto trovare una sola definizione di laicità, ma seguire il mutare del termine con l’evolversi della congiuntura storica. A questo fine sono qui presentati, oltre al testo sulla Coscienza laica, i saggi su Il problema della laicità in Italia – la sua specifica recezione in un’Italia segnata dal capitolo fascista – e su I cattolici non conformisti, quelli che «si sforzano di guardare alla vita da un angolo religioso», pur appartenendo a una tradizione “liberale”. Come annota il curatore, Carlo Fantappiè, questi saggi sono un classico che dà ancora a pensare, in un tempo ove il problema della laicità s’è fatto più radicale: tocca «la separazione di principio del “politico” e del “religioso” nella strutturazione dei vari ambiti della società».
Una riflessione che, proprio mettendo in gioco la complessità e plurivocità di ciò che si intende con “laico”, si inscrive nel disegno di Jemolo di una “lotta per le libertà”.
COMMENTO: I saggi inediti del grande storico della Chiesa, oggi quanto mai attuale, sul significato della laicità.
DESCRIZIONE: L’«amore di Dio», in virtù dell’ambivalenza del genitivo (soggettivo o oggettivo), può indicare tanto il chinarsi dell’alto verso il basso proprio dell’agape divina, quanto il dirigersi del cuore umano verso il proprio Signore.
Il comando di amare rivolto dal Signore al proprio popolo ha un riferimento, antico e pregnante, al linguaggio della politica del Vicino Oriente e soprattutto, come sempre quando si evoca un patto, il soggetto interessato è collettivo.
È altrettanto certo che un mal diretto amore di Dio può andare contro l’uomo: da sempre la valutazione del martirio, anche quando si tratta di una violenza subita, è posta su un sottile crinale in cui pochissimo spazio la separa dal primato di un amore di Dio che dovrebbe riuscire a valere più del sangue versato. Tuttavia questo martirio è tutt’altra cosa dalla declinazione dello pseudo-martirio terrorista, ma anche nell’aberrazione resta traccia di un’ambivalenza più antica: nei Maccabei si manifesta la resurrezione dei morti come l’unico premio adeguato per chi offre al Signore la vita del proprio corpo; nell’islam si prospetta l’immediato godimento paradisiaco offerto allo shahid; nel cattolicesimo la canonizzazione del martire avviene in virtù del suo stesso morire.
Nella moderna coscienza occidentale si avverte però in modo profondo la falsità di ogni preteso amore di Dio che, sotto qualunque aspetto, vada a scapito dell’uomo. Non vi può essere vero amore di Dio quando, nel nome del Signore, si va contro gli esseri umani: «non c’è altro comandamento maggiore di questo» (Mc 12,31).
SAGGI DI : Paolo De Benedetti - Benedetto Carucci Viterbi - Khaled Fouad Allam - Moshe Idel -Fabrizio Lelli - Giuseppe Lorizio - Amos Luzzatto - Stella Morra - Anne-Marie Pelletier - Paolo Ricca - Francesco Rossi de Gasperis - Jean-Louis Ska - Piero Stefani - Alberto Ventura.