
Abbiamo ancora bisogno di credere in Dio? È necessaria la sua presenza per spiegare l'universo? In questo nuovo manifesto dell'ateismo, Richard Dawkins rilancia le tesi dell'"Illusione di Dio". In un'epoca ancora pervasa da suggestioni religiose di ogni tipo, l'autore, con il consueto stile provocatorio, ci consegna una guida per liberarci da antichi e odierni abbagli. E ci convince che nel XXI secolo spetta alla scienza il compito di rispondere agli interrogativi sul senso dell'esistenza, sulle leggi che governano il mondo e le azioni umane, e che la pretesa delle religioni di giustificare la realtà attraverso un Dio creatore non è razionalmente sostenibile. Le Scritture, specie la Bibbia, non rappresentano un valido motivo per credere, perché i miti che le sorreggono non sono documentati e dunque non hanno carattere storico. Le prove sono l'unico presupposto di qualunque tesi, se mancano la tesi perde di validità. Smascherate queste contraddizioni, il focus si sposta sui presunti fondamenti scritturali della morale. Versetti biblici alla mano, dimostra come Dio sia protagonista di storie raccapriccianti e poco edificanti, e non possa essere quindi fonte di norme universali. Questo, in aggiunta al fatto che l'etica si è modificata nei secoli, mostra come l'umanità progredita non dovrebbe ricavare il proprio senso del bene e del male dalla Bibbia. Ma la sfida più stimolante, per Dawkins, è sconfessare e abbattere, sulla scia delle teorie di Darwin, il presupposto ingannevole dell'esistenza di un supremo architetto della natura, che da solo ne spiegherebbe i prodigi. L'evoluzione per selezione naturale chiarisce tutti gli enigmi, dalle soluzioni improbabili adottate dagli organismi viventi per sopravvivere, alle mutazioni genetiche, ai colori degli animali. La conoscenza scientifica è in grado di decifrare la strabiliante simmetria dei fiocchi di neve, lo sviluppo dell'embrione e la trasmissione del DNA. È evidente che sappiamo dove e come cercare le risposte, Dio non ci serve. Siamo troppo grandi per seguire ancora i «consigli cattivi o inutili» delle generazioni precedenti. Pensare con la propria testa diventa la scelta più coraggiosa, urgente e semplice da adottare. Soltanto allora comprenderemo nel modo più sano e profondo i misteri della vita e la meraviglia che ci circonda.
Pochi lo sanno, ma nell'autunno del 1848 giovani in ogni parte d'Italia lasciarono lavoro e famiglie e si misero in marcia, destinazione Roma. Andavano a difendere l'insurrezione popolare che da lì a pochi mesi avrebbe visto nascere la Repubblica Romana, crocevia di idee democratiche e diritti civili quasi impensabili per la società del tempo. La quotidianità di quella manciata di mesi fu però molto lontana dalla retorica con cui certa Storiografia oggi li restituisce. Le strade in cui si batterono Mazzini, Garibaldi e Mameli erano ingombre di spazzatura e povertà, e con l'arrivo dei volontari si gonfiarono di grandi afflati e ancor più gratuiti assassini. A cavalcare la rivolta ci furono in pari misura eroi e banditi, visionari e faccendieri, gente di pistola, di mano e di coltello ma anche tante persone semplici, sprovveduti idealisti che rischiarono la vita inconsapevoli del ruolo che stavano avendo nella storia. Proprio come Folco, immaginario panettiere che arriva a Roma alla vigilia dei tumulti e diventa testimone di ogni più turpe nefandezza l'uomo sia capace ma anche di ogni suo più elevato slancio. E così, mentre fuori dalla città tuonano i cannoni della restaurazione, e il passato cerca di soffocare il presente per disinnescare il futuro, Folco si rende conto che, pur non capendo fino in fondo quel che succede intorno a lui, respira un'aria nuova, la sensazione, mai provata, di fare parte di qualcosa di pulito...
Nella Lucania aspra e selvaggia, alle pendici del cratere del Vulture, una donna dà alla luce due bambine, e muore poco dopo. È la terra, che durante il parto trema fin quasi a risvegliare il vulcano addormentato, a nutrire le piccole e a tenerle in vita, trasmettendo loro un'ancestrale conoscenza segreta, la capacità di vibrare in risonanza con energie profonde e misteriose. Ma sin dall'inizio, per Eva e Anna, questo dono porta con sé l'ombra della maledizione: le bambine finiscono in orfanotrofio, dove sono costrette a vivere indicibili orrori e sono additate come streghe dalle suore per via dei loro capelli, lunghi e rossi come fiamme. Nell'aspetto Eva e Anna sono identiche, ma in realtà sono molto diverse, come il fuoco e l'acqua: tanto Eva è ribelle e istintiva, quanto Anna è mite e remissiva. Il loro potere si orienterà di conseguenza: Anna diventerà una guaritrice al servizio di chi soffre ed Eva una sensitiva capace di comunicare con le anime dei morti ma anche di scatenare distruzione. Il destino le separerà e le porterà a percorrere strade differenti, mettendo a dura prova il legame che le unisce. A Matera, molti anni più tardi, l'adolescente Angelica, nipote di Eva cresciuta però da Anna, è vittima di bullismo da parte dei compagni di scuola. Sensibilissima ma timida e introversa, è la preda perfetta della ferocia dei coetanei, che la chiamano "la svitata". Quando Angelica scopre di avere gli stessi poteri della nonna, da cui ha ereditato anche i capelli rossi, finisce nel vortice di un gioco mortale. Riuscirà a sottrarsi al destino e a far convivere in sé la potenza distruttiva del fuoco e la forza di guarigione dell'acqua?
1468. È quasi sera quando un giovane prete, Christopher Fairfax, giunge in un remoto villaggio della regione di Exmoor in Inghilterra per celebrare il funerale del parroco, padre Thomas Lacy, morto una settimana prima. Tutto in quel luogo gli appare inquietante: la terra desolata è disseminata di manufatti antichi, monete, frammenti di vetro, ossa umane, che il vecchio parroco collezionava di nascosto in modo meticoloso, quasi cercasse delle risposte alla sua esistenza e le prove di una civiltà fatalmente scomparsa. Al piano superiore dell'appartamento di padre Thomas il suo corpo senza vita è adagiato nella bara, coperto di ferite e in parte sfigurato. La versione ufficiale è che sia caduto, ma Christopher sospetta che ci sia dell'altro: nella biblioteca ritrova infatti dei libri "proibiti" che parlano di un mondo lontano che non esiste più. È forse questa ossessione per il passato l'eresia che ha portato il parroco alla morte? Cercando di vincere la reticenza e l'ambiguità degli abitanti di quel luogo isolato, Christopher è determinato a scoprire la verità e nell'arco di soli sei giorni tutto ciò in cui ha sempre creduto, la sua fede e la storia del mondo, sarà messo alla prova fino a essere distrutto.
"Ciao nonni, forse ancora non sapete che sto per arrivare, così ho deciso di dirvelo io! [...] La mia mamma e il mio papà hanno ancora tanto bisogno di voi: stanno per fare i loro primi passi da genitori, e quando sarò nato si confronteranno con voi e con il loro essere stati bambini. Sì, perché sono ancora i vostri bambini, anche se stanno per diventare genitori. Vi ricordate quando hanno cominciato a camminare e poi a correre? E ricordate quando, pur non avendo più bisogno della vostra mano, si voltavano a guardarvi cercando conferma nel vostro sguardo? Sarete i loro genitori e i miei nonni per sempre, e fino all'ultimo dei vostri giorni cercheranno il vostro sorriso, il vostro conforto, la vostra accoglienza e il vostro incoraggiamento per essere genitori migliori, per spiccare il volo insieme a me." Prima di diventare nonni si è stati genitori ed è impossibile dimenticarselo. Questo libro vuole unire le generazioni e dare strumenti per andare d'accordo quando nasce un nipotino. A tutte le età è necessario fare un passo indietro, condividere il passato per godersi il presente del neonato rispettando le scelte dei neogenitori.
«Intellettuale di tipo nuovo» per Italo Calvino, Rocco Scotellaro «in modo forse più completo d'ogni altro s'era avvicinato all'ideale d'uomo che la gioventù della Resistenza conteneva potenzialmente in sé», perché «impegnato sul fronte più avanzato della lotta sociale e sul piano più qualificato della cultura letteraria nazionale.» Una profonda contraddizione sentimentale, che rispecchia quella della società, solca la poesia di Scotellaro e diventa motivo ricorrente dell'intera opera oltre che motore della sua attività: il contrasto tra infanzia e maturità, rassegnazione e insofferenza, paese e città, mondo contadino e modernità, amore e disamore. I suoi interessi spaziano dall'economia alla cultura popolare, all'organizzazione sindacale; la scrittura si muove tra poesia, narrativa, inchiesta antropologica, giornalismo e cinema. Con apporto di inediti significativi, questo volume dà conto di tutte le facce di un'opera intensa e poliedrica, che alla metà degli anni Cinquanta fu banco di prova della discussione - politica, oltre che letteraria - sulla questione meridionale. E anche nel rilievo dato dal poeta «delle Lucanie del mondo» al valore dell'armonia tra uomo e natura insito nella civiltà contadina risulta evidente la dirompente attualità del suo messaggio.
Nell'agosto 2018 la quindicenne svedese Greta Thunberg decise di scioperare dalla scuola per richiamare l'attenzione sul mancato rispetto dell'Accordo di Parigi sul clima. Da allora ogni venerdì si mette davanti al Parlamento a Stoccolma, o in altre piazze del mondo, con un cartellone scritto da lei su cui si legge «Skolstrejk för Klimatet» (Sciopero dalla scuola per il clima). Quello slogan, quel gesto hanno ispirato migliaia di giovani e sono diventati un fenomeno globale. Studenti e studentesse di tutto il mondo si sono uniti a Greta nella sua battaglia per la salvaguardia del pianeta, tanto da creare un movimento che, ogni settimana, si raduna per protestare pacificamente secondo il motto #FridaysForFuture. Greta, in quanto portavoce, è stata invitata a conferenze, comizi e altre manifestazioni pubbliche e in ognuna di queste occasioni è stata lei stessa a scriversi il discorso, dopo essersi fatta confermare da scienziati e ricercatori solo i dati relativi al cambiamento climatico. Questo libro raccoglie i suoi discorsi più importanti, dal primo intervento pubblico in occasione della Marcia per il clima di Stoccolma al suo intervento alla manifestazione FridaysForFuture di Vienna. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, abbiamo tempo fino al 2020 per invertire la curva delle emissioni, se questo non accade, se non conteniamo il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi, il mondo dovrà affrontare una minaccia diretta alla sua stessa esistenza. Uno scenario da incubo. «Ma se pochi ragazzi riescono a finire in prima pagina in tutto il mondo semplicemente non andando a scuola per qualche settimana, immaginate cosa potremmo fare insieme se volessimo. Ogni singolo individuo conta.» Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza.
Siccome nasce
Come poesia d'amore, questa poesia
È politica.
Parlare di montagna equivale a parlare dell'intera esistenza, e di come in essa si intende prendere posto. E amare la montagna significa stare al mondo con franchezza, desiderio di avventura, accortezza e spirito di solidarietà, rispetto per la vita in tutte le sue manifestazioni.
«Un deposito di memorie, un vademecum, una filosofia di vita» – Il Venerdì
Mauro Corona e Matteo Righetto, gli scrittori italiani più autorevoli sull'argomento, danno voce a ciò che per loro la montagna rappresenta, attingendo a un ricchissimo tesoro di esperienze personali, qui condensate in brevi racconti, epigrammi fulminanti, descrizioni di paesaggi naturali di bellezza inesprimibile. In queste pagine troviamo l'asprezza della roccia e la sfida delle vette, ma anche la carezza accogliente dei boschi, il ritmo lento del passeggiare; i ricordi vivissimi di un tempo che non esiste più e la consapevolezza urgente delle responsabilità da assumersi perché gli ambienti naturali possano sopravvivere ed essere il futuro dei nostri figli. I sedici milioni di abeti distrutti dal ciclone che si è abbattuto sulle Dolomiti alla fine del 2018 evocano i caduti della Prima guerra mondiale, perché «gli alberi sono come le persone, e le foreste sono intere comunità». La descrizione di un camoscio, che con abilità di equilibrista si muove tra i picchi più impervi, sfocia in una riflessione sul cambiamento del ruolo del padre nella società contemporanea, una figura ormai così priva di spigoli da rendere difficile assumerla come riferimento e appoggio. E invece, dal momento che gli esseri umani sono alpinisti inconsapevoli e chi «guarda il cielo sente la vertigine della bellezza ma anche il vuoto del precipizio», l'appiglio è cruciale, nell'arrampicata come nella vita. La narrativa potente di due grandi scrittori in un libro che si legge con la facilità e la soddisfazione con cui si raccolgono i mirtilli, grazie alla struttura classica e accattivante del sillabario.
«E in questa conversazione milesia io intreccerò per te storie di ogni genere e incanterò le tue orecchie benevole con un dolce sussurro.» Così, in tono apparentemente leggero, si aprono le Metamorfosi di Apuleio, conosciute anche come L'asino d'oro, il secondo grande romanzo latino dopo il Satyricon di Petronio e prima dell'anonima Storia di Apollonio. Riprendendo un perduto originale greco, Apuleio narra le avventure di Lucio, un giovane animato da insaziabile curiosità che viaggia attraverso la Tessaglia. Trasformato per errore in asino, dovrebbe mangiare delle rose per tornare uomo, ma viene portato via da una banda di ladroni e usato come bestia da soma. Nel covo dei briganti conosce Carite, una giovane rapita a scopo di riscatto; la vecchia governante dei malfattori, per consolarla, le racconta la favola, poi celeberrima, di Amore e Psiche: la quale non è che la più lunga delle tante digressioni, le affascinanti storie che arricchiscono le Metamorfosi e diverranno tesoro della novellistica, dalle avventure narrate dai rapitori alle storie noir dello schiavo fedifrago e della donna assassina, ai divertenti adulteri delle mogli del mugnaio e del tintore. Le peripezie di Lucio, l'una più mirabolante dell'altra, continuano a lungo, sino a sfociare nell'undecimo e ultimo libro, che stupisce per la nuova dimensione filosofico-religiosa, ancor oggi discussa. Lucio prega la Luna di liberarlo dalle sue disgrazie. Comparsa nelle vesti di Iside, la dea gli preannuncia la salvezza: il giorno dopo, durante una processione, un suo sacerdote gli porgerà una corona di rose. Nuovamente essere umano, Lucio si fa adepto della divinità egizia ed è iniziato ai suoi misteri. Ma il suo viaggio e il suo percorso iniziatico non sono ancora finiti. In sogno, Iside gli ordina di recarsi a Roma, dove lo attendono due nuove iniziazioni misteriche e una luminosa carriera di retore. Apuleio, il colto africano maestro della lingua, autore delle sfavillanti orazioni dei Florida, dell'apologia giudiziaria de magia, e delle operette filosofiche de deo Socratis e de Platone et eius dogmate, si rivela così il «Signore delle innumerevoli connessioni» tra tutte le cose. La Fondazione Valla pubblica una nuova edizione critica delle Metamorfosi in quattro volumi.