
"Questo libro è dedicato al 'principio dimagrante' che dimora in ciascuno di noi. Si tratta di un'energia nascosta nel cervello che, se non la ostacoliamo, ci porta inesorabilmente al dimagrimento: un nutrizionista personale celato nel profondo. Siamo 'abitati' da un processo dimagrante e non lo sappiamo: anzi, facciamo di tutto per allontanarlo da noi, per combatterlo, per indebolirlo. Questo principio è una vera e propria 'dea della magrezza', che ha bisogno soltanto di poter agire e usare la sua energia. Il nostro atteggiamento mentale è un fattore decisivo: al di là di quello che si dice, è il cervello che dirige la danza del dimagrimento. Bisogna tenere presenti alcune semplici 'anti-regole' che mettono la nostra psiche nelle condizioni di aiutare nel modo migliore il nostro principio dimagrante. Le persone che ce l'hanno fatta hanno percorso questa strada." (L'autore)
La guerra dei Trent'anni è stata una fase di mutamenti profondi nella storia europea: da un lato una rivoluzione militare, che ha portato al modo di combattere moderno; dall'altro una rivoluzione nei sistemi di comunicazione, con giornali, pamphlet, fogli che si diffondono nei luoghi più sperduti, dando inizio alla propaganda e ai mezzi di comunicazione di massa. E molte persone semplici imparano a leggere e scrivere: se conosciamo le guerre precedenti grazie alle narrazioni di chi aveva il potere, per la prima volta il conflitto del 1618-48 ci viene raccontato anche dagli umili, e per questo ci appare ancora più crudele. È questo punto di vista che Christian Pantle esamina nel suo libro, partendo da due documenti: il diario di un soldato, Peter Hagendorf, e quello del monaco bavarese Maurus Friesenegger. Hagendorf riferisce la guerra combattuta: nei ventitré anni di attività militare, percorse almeno 22.400 chilometri tra Germania, Italia e Francia, cambiò campo due volte, prese parte a violenze, saccheggi, vide streghe ardere sul rogo, ma seppe anche entusiasmarsi per le bellezze dei paesaggi e delle città che attraversava, e persino dedicarsi con abnegazione alla famiglia. Friesenegger esprime invece la disperazione delle popolazioni civili nel continente devastato da un conflitto che sembrava non finire mai e descrive in maniera vivida le alterne vicende della vita di paese: le sciagure al sopraggiungere degli eserciti, e le fasi di trepida pace quando le armate si allontanavano. Pantle combina i due resoconti in un'unica grande storia, offrendoci una finestra sulla vita quotidiana e sulla mentalità del XVII secolo.
È una domenica mattina di fine giugno e Sergio e Giovanna, come d'abitudine, hanno invitato a pranzo nel loro appartamento al Testaccio due coppie di cari amici. Stanno facendo gli ultimi preparativi in attesa degli ospiti quando una sconosciuta si presenta alla loro porta. Molti anni prima ha vissuto in quella casa e vorrebbe rivederla un'ultima volta, si giustifica. Il suo sguardo sembra smarrito, come se cercasse qualcuno. O qualcosa. Si chiama Elsa Corti, viene da lontano e nella borsa che ha con sé conserva un fascio di vecchie lettere che nessuno ha mai letto. E che, fra aneddoti di una vita avventurosa e confidenze piene di nostalgia, custodiscono un terribile segreto. Riaffiora così un passato inconfessabile, capace di incrinare anche l'esistenza apparentemente tranquilla e quasi monotona di Sergio e Giovanna e dei loro amici, segnandoli per sempre. Ferzan Ozpetek, al suo terzo libro, dà vita a un thriller dei sentimenti, che intreccia antiche e nuove verità trasportando il lettore dall'oggi alla fine degli anni Sessanta, da Roma a Istanbul, in un susseguirsi di colpi di scena, avanti e indietro nel tempo. Chi è davvero Elsa Corti? Come mai tanti anni prima ha lasciato l'Italia quasi fuggendo, allontanandosi per sempre dalla sorella Adele, cui era così legata? Pagina dopo pagina, passioni che parevano sopite una volta evocate riprendono a divampare, costringendo ciascuno a fare i conti con i propri sentimenti, i dubbi, le bugie. Il presente si mescola al passato per narrare la potenza della vita stessa, che obbliga a scelte da cui non si torna più indietro. Ma anche per celebrare - come solo Ozpetek sa fare - una Istanbul magica, sensuale e tollerante, con i suoi antichi hamam, i palazzi ottomani che si specchiano nel Bosforo, i vecchi quartieri oggi scomparsi.
La casa di famiglia. Le sorelle. La fede. Gli amori. La beneficenza. Castiglioncello. L'antiquario mancato (per fortuna). Avaro chi? A un passo dall'altare. La sacra pennichella. Silvana Mangano. La radio e il compagnuccio della parrocchietta. I film realizzati e quelli mancati. La voce di Ollio. Federico Fellini. Katia Ricciarelli e Andreina Pagnani. Dentone e la commedia all'italiana. La tv che zozzeria. L'ossessione di esibirsi. Il successo. Il romanesco nei dialoghi. Apprendista portiere a Milano. C'è tutto questo e molto altro ancora nelle chiacchierate fra Alberto Sordi e Maria Antonietta Schiavina, che le ha registrate e trascritte. L'impareggiabile Albertone nostro, patrimonio dell'arte mondiale e fenomeno del cinema italiano, scelse una brava e affidabile giornalista milanese per lasciarsi andare a una serie di confidenze, che lette oggi hanno il sapore di un testamento intimo e artistico. Sordi racconta tutto "senza pudore ma con l'obbligo della discrezione". Racconta della sua meravigliosa famiglia, che solo il tempo riesce a sbriciolare e da cui non vorrà mai separarsi. Racconta di una Roma incantata e di un'Italia piena di speranza in cui lui già bambino si fa notare per le incredibili doti canore. E poi gli amori: tanti, romantici ed elegantemente sottratti alla becera fame di scoop dei rotocalchi dell'epoca. I rapporti belli e artisticamente fruttuosi con gli altri grandi della sua epoca, da Fellini alla Mangano, a De Sica. I successi dei suoi film che sono pietre miliari della cultura popolare italiana. E ancora tante riflessioni private sui temi dell'esistenza, la fede, la morte, l'amore per gli italiani, tutti argomenti che lui stesso ha descritto al cinema come nessun altro mai. "Alberto racconta Sordi" è l'autobiografia che non c'era e che ora c'è proprio per volontà del grande artista italiano. Alberto Sordi (Roma, 1920 - 2003) è stato uno dei più grandi artisti italiani di sempre, con oltre 200 film in carriera in cui ha primeggiato nelle vesti di attore, regista, sceneggiatore, cantante e doppiatore.
Ci sono momenti nella vita in cui ci sentiamo davanti a un muro, senza più sapere cosa fare per andare avanti. In realtà ogni muro è una porta che nasconde un passaggio: bastano poche parole per aprirla. Una "frase magica" è una chiave per far scattare la serratura. Al di là ci attende la vera felicità, quella capace di farci cogliere in ogni istante della giornata la forza misteriosa e incredibile che custodiamo dentro di noi. Questo libro raccoglie trecento frasi che sapranno aiutarti nei momenti di difficoltà; si tratta di un "kit di pronto soccorso" per le emozioni, da usare quando ne avrai bisogno. Ogni volta che ti sentirai triste o sbagliato, smarrito o confuso, irrealizzato o arrabbiato, fallito o stanco, risentito o malato, ti basterà leggere una di queste frasi per ricordarti che esiste sempre una via per stare meglio; nella maggior parte dei casi è sufficiente uno sguardo nuovo o diverso per trovarla. La felicità è più vicina di quanto tu creda e le parole giuste ti aiutano a ritrovarla.
«Gli manca solo la parola.» È questo che dicono di Pepe, il cane di Edo, quando lo osservano. Con un pizzico di presunzione antropocentrica pensano di capirlo e credono che lui possa provare invidia per la condizione umana, così eretta e loquace. Ma come si può entrare nella mente dell'altro e raccontarne i pensieri, le paure e i desideri, senza necessariamente inquinarli con la propria prospettiva? Edo lo sa, lo sa benissimo, che non potrà mai fare proprio il punto di vista dell'adorato Pepe. Eppure ci prova, lo legge, lo studia, lo interpreta, e attraverso quello sguardo, così limpido e lucido, vede se stesso. Lui e Pepe sono inseparabili, sono la mente e la forza l'uno dell'altro. La loro giovinezza trascorre nel calore selvaggio di Catania, tra scuola, compiti e corse nel parco. In quelle pigre giornate siciliane felicità e spontaneità sono la stessa cosa, facili da afferrare come una pallina lanciata sul prato. Fino a che la vita non si mette in mezzo, sotto forma di università prima e di lavoro poi, e porta Edo lontano, nella fredda Milano, poi ancora più lontano, a Torino. È allora che Pepe smette di essere solo un cane e diventa la giovinezza, la Sicilia, la felicità, tutto ciò che Edo si è lasciato alle spalle. Gli imperativi umani sovrastano e schiacciano i suoi desideri più essenziali, alla leggerezza del gioco subentrano l'ambizione, il senso del dovere, la carriera, la vita diventa un affare complesso e stratificato. Per fortuna c'è la filosofia, a far ordine in questo caos. Un sostegno necessario, ma è sufficiente? Chissà cosa direbbe Pepe se potesse parlare. Intanto parla Edo, interroga i filosofi, si appropria dei loro pensieri rielaborandoli, rincorre a braccia tese il senso della vita e del tempo. Eppure l'unica voce che continua a toccare le corde giuste, quelle più fragili e autentiche, è quella di Pepe. È così che il cane diventa «un varco verso tutte le altre creature» e il filosofo «la cassa armonica della loro storia», il primo un filosofo, il secondo un «animale qualsiasi». I ruoli si scambiano, le prospettive si confondono e nel farlo si potenziano. Ognuno di noi ha un Pepe, rannicchiato accanto, dentro, o tutto intorno, a sussurrarci la via, spesso con il linguaggio più semplice, quello che non ha bisogno di lessico e sintassi per esprimersi. Riconoscerlo, ascoltarlo, seguirlo, non è facile, Edo ci prova da tutta una vita, perché «imparare a guardare gli animali significa imparare a muoversi insieme a loro, darsi pace con loro». E forse, solo quando dirà addio al Pepe in carne e ossa, col cuore pieno di dolore, riuscirà a farlo davvero.
Cinquecento anni fa, in Italia, ci fu una esplosione di creatività che cambiò il mondo nel nome della bellezza. Il suo profeta fu Raffaello, ritenuto dai suoi contemporanei un nuovo Cristo. In questo romanzo, attraverso la voce di Margherita Luti, la celebre "Fornarina", gli ultimi cinque anni di vita e la storia d'amore del grande pittore urbinate vengono raccontati come non era mai stato fatto prima, e ci vengono restituiti il suo ideale di bellezza e la sua figura artistica. Bellezza e amore nel Rinascimento sono assai più vicini all'idea che se ne ha oggi. Sesso e potere sono il motore della Roma di papa Leone X nella quale Raffaello è il principe dei pittori, amato da tutti e amante di tutte. Nella dolce vita della Roma del 1515-1520 ritroviamo molte storie di oggi, come quelle della divisione tra popolo ed élite, del rapporto tra sesso e potere, del #metoo, delle feste galanti, delle morti misteriose e delle nuove cortigiane. Ma la leggenda dell'amoroso Raffaello e della Fornarina testimonia la forza e il potere dell'amore e rivela chi è nascosto dietro ai volti delle Madonne dipinte dal pittore. La popolana Fornarina racconta la vita quotidiana del Rinascimento a fianco del grande pittore.
Lo sai che le coccole hanno poteri magici? Soprattutto se sono fatte a ritmo di musica. Scopri com'è bello passare del tempo con la mamma, leggendo una storia e cantando insieme una canzone tutta vostra. Età di lettura: da 3 anni.
«Può il costo di un farmaco aumentare da un giorno all'altro, senza nessuna ragione, del 1540 per cento? Perché il prezzo a cui lo Stato compra pillole e flaconi è più segreto del segreto di Fátima? È vero che ci sono in commercio 105 medicine più dannose che utili? È normale che l'Agenzia europea per il farmaco sia finanziata all'84 per cento dalle aziende che dovrebbe controllare? È giusto che Big Pharma versi ai medici 550 milioni di euro l'anno, cioè un milione e mezzo al giorno, cioè 1000 euro al minuto? È ammissibile che prendano soldi anche i medici che scrivono le linee guida per conto dello Stato? E anche le Asl e l'Istituto superiore di Sanità? È vero che l'eccesso di antibiotici uccide una persona ogni ora? È legittimo che i dati dei malati siano venduti alle multinazionali? C'è una grande partita che si sta giocando lontano dagli occhi di tutti. E si gioca sulla nostra pelle. Quello della salute, infatti, sarà il vero business dei prossimi anni, sul quale stanno puntando i colossi economici, la finanza, i giganti di internet, le assicurazioni. Il nostro Servizio sanitario è ancora un orgoglio nazionale, ma viene progressivamente e sistematicamente svuotato: in vent'anni sono stati sottratti 37 miliardi di euro. E c'è qualcuno che su questo declino ci guadagna. Viviamo uno strano paradosso. La medicina fa ogni giorno passi da gigante: ci sono sempre più possibilità di curarsi, ma sempre meno persone che possono curarsi. Si producono farmaci da 2 milioni di dollari, ma 6 milioni di italiani non hanno accesso nemmeno alle cure essenziali. L'Organizzazione mondiale della Sanità certifica che ogni anno 100 milioni di malati cadono in povertà a causa del prezzo delle medicine. È uno scenario tragico. E quanto mai vicino. Eppure nessuno ne parla. È vero: quando scoppiano le emergenze, come quella del coronavirus, di sanità si parla moltissimo. Tutti si improvvisano virologi ed esperti di contagi. Ma in realtà non c'è materia che sia così inesplorata come quella della salute. Ed è strano: la salute prima di tutto, diciamo sempre. Eppure, di chi la governa davvero sappiamo pochissimo. Quali sono i meccanismi? Chi se ne approfitta? "Sciacalli" è un viaggio che nessuno aveva osato prima dentro questo mondo: perché non possiamo lasciare che sia il circolo ristretto della Salute Spa a decidere quando tagliare i fili delle nostre esistenze, senza nemmeno avvertirci di quel che sta succedendo. In molti mi hanno sconsigliato di scriverlo. Ma ciò mi ha convinto ancora di più che questo libro era indispensabile. Per rivelare dati sconosciuti, numeri segreti, scandali misteriosamente occultati. Ed episodi inediti. Come quello accaduto nell'ufficio di un sottosegretario alla salute, a cui le aziende farmaceutiche hanno fatto una proposta indecente da 20 milioni di euro. Cominceremo da lì.» (Mario Giordano)
"L'imperatore del male" è la storia dell'epica lotta contro il cancro. La cronaca degli sforzi per debellare una malattia antica un tempo clandestina, quasi da non nominare che oggi è un'entità multiforme, pervasa di una profonda valenza metaforica, medica, scientifica e politica. Questa "biografia" vuole comprenderne la personalità e demistificarne il comportamento per capire se sia possibile sradicarla per sempre dai nostri corpi e dalla nostra società. Premio Pulitzer nel 2011, "L'imperatore del male" è un libro rigoroso, animato dalla scrittura ammaliante e dalla tensione narrativa di un autore straordinario, ma anche dalla pietas di un grande medico. Nato come diario di un anno in ospedale, racconta di vittorie e sconfitte, di offensive seguite da altre offensive, di eroismo e superbia, di spirito di sopravvivenza e capacità di recupero; e, inevitabilmente, dei feriti, dei condannati, dei dimenticati, dei caduti.