
Bucarest, inizio anni '30: è qui, nella "piccola Parigi" dei Balcani, che il destino di Emil Cioran interseca quello di Petre ?u?ea, dando vita a un sodalizio che avrebbe sfidato il corso degli eventi e le alterne vicissitudini personali. Esponenti di spicco della "Generazione Criterion", i due pensatori romeni frequentano caffè e circoli letterari, impressionando per la loro vivacità intellettuale e la loro verve oratoria. Stesso clima di complicità a Berlino: insieme discutono del futuro della Romania. Poi però spietata interviene la Storia. Nel 1937 Cioran parte per Parigi e assiste all'Occupazione tedesca della capitale francese; ?u?ea resta in patria dove subirà il calvario della persecuzione comunista. Il presente volume rappresenta una preziosa testimonianza di un rapporto a distanza ed esplora la psicologia dei due autori che, nonostante i traumi cruenti prodotti dal Novecento, hanno preservato, l'uno verso l'altro, un sentimento di sincera amicizia e di profonda nostalgia.
Nell'agosto 2016 la giornalista Martina Castigliani è partita alla volta della Grecia per lavorare nei centri di accoglienza per migranti, insieme ad altri volontari provenienti da tutto il mondo. La realtà che si è trovata di fronte non poteva non essere raccontata. Questa raccolta di storie rappresenta una testimonianza unica, che intende restituire le vicende di uomini e donne che cercavano la libertà e sono diventati fantasmi a causa dell'indifferenza delle istituzioni e di parte dell'opinione pubblica. Quando la lingua non riusciva a stabilire un contatto con gli intervistati, è stato chiesto loro di esprimersi con i disegni. E se Yassin ha raffigurato la facciata del suo ristorante di falafel ad Aleppo, Mleka e Rava (11 anni) hanno disegnato le facce degli "uomini con la barba" che andavano casa per casa a cercare le persone da uccidere. Dlônan (8 anni) ha tracciato il mare che sembrava infinito e il barcone dove si è nascosto tra le braccia del padre, sperando che il viaggio finisse presto. Sullo sfondo di questa tragedia ci sono i greci, popolo tradito dall'Europa quasi quanto i migranti, ma ancora capace di gesti di grande umanità, come quello di Elias, farmacista che distribuisce farmaci gratuitamente a chi ne ha bisogno. Che si tratti di uomini o bambini, di siriani, curdi, afgani o iracheni, non c'è alcuna differenza: quando i migranti devono disegnare la loro storia, quasi tutti scelgono il pennarello colore blu del mare o rosso del sangue.
Erasmo da Rotterdam non ha bisogno di presentazioni nel mondo scientifico; ne ha invece nel campo delle scienze della religione, perché sta ancora pagando lo scotto della libertà di pensiero nel trattare una materia da sempre ritenuta "sacra". Erasmo, prete cattolico, nel secolo della Riforma è stato considerato un pavido conservatore sia dal movimento luterano che dai controriformisti romani, e quindi condannato alla damnatio memoriae. È in atto una riscoperta e una valorizzazione della sua spiritualità secolare come fattore fondante di una cultura europea, che sta cercando con fatica la strada dell'unità dopo l'ubriacatura dei particolarismi e dei nazionalismi.
Il duello sconfinato tra chi aspira a conoscere e chi è ignorante. La massa predilige sempre di più l'ignoranza e se ne vanta beata, pur annegando; gli esseri conoscenti, rari, proseguono in un progresso costante e faticoso, escono dalla caverna platonica e vedono il sole. Con estrema ponderata levità, di questo tratta il volume: di un male che sta dominando e di un bene che si sta prosciugando, sia nel campo quotidiano, nonché umanistico, sia in quello scientifico. Un saggio che lascia solo intravedere le tante complessità delle tematiche che vi soggiacciono, nella sfera pubblica e in quella privata, e in quale senso pubblico e privato riescano a intrecciarsi inesorabilmente nel conscio e nell'inconscio.
Insieme al Mahabharata, il Ramayana è non solo una delle più antiche epopee della mitologia indiana, ma anche uno dei testi sacri più importanti della tradizione religiosa e filosofica del subcontinente. In India è considerato un'opera degna di devozione e rispetto, alla stregua della Bibbia in Occidente. Il nucleo originario del poema è databile tra il VI e il III secolo a.C. e narra l'epopea del principe Ra - ma, ingiustamente esiliato dalla sua patria e privato della sua sposa. Condotta a partire dalla storica edizione di Gaspare Gorresio, fondatore nell'Ottocento dell'indologia italiana, questa traduzione si presenta in tre volumi con note critiche e glossario curati da alcuni dei più autorevoli indologi contemporanei.
Insieme al Mahabharata, il Ramayana è non solo una delle più antiche epopee della mitologia indiana, ma anche uno dei testi sacri più importanti della tradizione religiosa e filosofica del subcontinente. In India è considerato un'opera degna di devozione e rispetto, alla stregua della Bibbia in Occidente. Il nucleo originario del poema è databile tra il VI e il III secolo a.C. e narra l'epopea del principe Rama, ingiustamente esiliato dalla sua patria e privato della sua sposa. Condotta a partire dalla storica edizione di Gaspare Gorresio, fondatore nell'Ottocento dell'indologia italiana, questa traduzione si presenta in tre volumi con note critiche e glossario curati da alcuni dei più autorevoli indologi contemporanei. Introduzione di John Brockington.
La più incisiva esposizione delle tesi di Kant sulla filosofia della storia, rappresentata qui per la prima volta in Italia come opera a sé stante. Ne mettono in risalto il valore filosofico anche il testo originale a fronte e uno specifico apparato introduttivo e critico.
Il percorso di Massimo Campanini tra Islam e Occidente ha inizio dal mito di Odisseo, attraversa il pensiero di Dante, pellegrino celeste e profeta politico, lettore compartecipe e profondo del poema omerico, riflette sull'ascensione celeste del profeta Muhammad e arriva fino al filosofo-poeta indiano Muhammad Iqba-l, epigono di un Nietzsche sottratto al suo stereotipo di pensatore "maledetto". Dopo "L'Islam, religione dell'Occidente", un'altra opera per ricercare nei concetti di viaggio e di tempo le radici e le affinità tra due universi culturali erroneamente dipinti come distanti, ma originati dalla medesima radice abramitica.
Insieme al Mahabharata, il Ramayana è non solo una delle più antiche epopee della mitologia indiana, ma anche uno dei testi sacri più importanti della tradizione religiosa e filosofica del subcontinente. In India è considerato un'opera degna di devozione e rispetto, alla stregua della Bibbia in Occidente. Il nucleo originario del poema è databile tra il VI e il III secolo a.C. e narra l'epopea del principe Rama, ingiustamente esiliato dalla sua patria e privato della sua sposa. Condotta a partire dalla storica edizione di Gaspare Gorresio, fondatore nell'Ottocento dell'indologia italiana, questa traduzione si presenta in tre volumi con note critiche e glossario curati da alcuni dei più autorevoli indologi contemporanei. Introduzione di John Brockington.
Per chi e perché lavoriamo? Perché sacrifichiamo così tante energie in un’attività che spesso ci porta a vivere tante ore lontano dalla famiglia, dagli amici, dalle nostre passioni? Vivendo in contatto quotidiano con persone che hanno perso il lavoro e che si trovano in condizioni socio-economiche di marginalità, non posso che affermare che lavoriamo per la dignità, per non sprofondare nella miseria, per non perdere il diritto di partecipare attivamente alla vita sociale ed economica. Le persone escluse da molto tempo dal mondo del lavoro o che non hanno mai lavorato e non riescono ad entrare nel mondo del lavoro, si trovano in una situazione assurda e dolorosa: vivono in una Repubblica “fondata sul lavoro” dove la partecipazione attiva alla vita sociale passa necessariamente attraverso un reddito fornito dal lavoro ma loro sono escluse da tutto questo perché afflitte dalla peste del non lavoro. Un cittadino che non lavora non riesce a vivere pienamente la sua cittadinanza. Vive senza un fondamento civico che lo rende riconosciuto e riconoscibile. Non ha un posto, non ha un impegno che lo rende visibile agli occhi della società. Sostenuto quasi unicamente dalle politiche di welfare può anche sprofondare in una passività priva di uscita. In una progressiva perdita di dignità che è disumana. Senza un lavoro dignitoso, sensato, necessario, ben retribuito, non ci sarà dignità per tutti. È questa la chiave di volta nella fase di rapida trasformazione sociale che stiamo attraversando. Ma è veramente possibile realizzare una condizione di piena occupazione in una società come la nostra? Possiamo costruire le basi per una nuova condizione socio-economica mantenendo inalterati gli attuali rapporti di produzione?
Pietro Piro (Termini Imerese 1978) sociologo. Ha lavorato come ricercatore e come educatore sociale e culturale in diverse istituzioni per la realizzazione d’interventi di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. I suoi più recenti contributi sono: Desiderio di volti. Scritti d’occasione (2017); Auschwitz è ancora possibile? Temi e argomenti per un pensare civile (2016); La comunità dei virtuosi. Una sfida al conformismo sociale (2016).

