Il cuculo è un uccello che depone le proprie uova abusivamente nel nido di altri. Non solo. Dopo la sua nascita, perfettamente mimetizzato, il piccolo cuculo mette in atto un'efficace strategia di "eliminazione del compagno", fino a conquistarsi l'esclusiva attenzione dei nuovi genitori. La tradizione ostile alla figura femminile si è insediata nella Chiesa Cattolica nello stesso modo. Per numerosi secoli, sul modello di Maria sacerdotessa, le donne avevano servito nei diversi ministeri, incluso il diaconato sacramentale. Con l'adozione del diritto romano e la trasformazione del cristianesimo in una religione dell'impero, s'interrompe una radicata tradizione e si lascia insediare il cuculo del pregiudizio anti-femminile nel nido della Chiesa. Seguendo il filo di una puntuale classificazione degli argomenti, queste pagine forniscono una dimostrazione, rigorosamente sorretta dalla lettura delle fonti, della necessità di rivedere il carattere conclusivo con cui il magistero ha inteso ratificare l'esclusione delle donne. La Chiesa, riaprendo il confronto su questa scelta, confermerebbe la volontà di proseguire con coraggio il cammino delle riforme indicate dal Concilio Vaticano II. Al contrario, la prevalenza di una concezione della fede sacrale e gerarchica, impermeabile rispetto alla incalzante domanda di cambiamento e dialogo, alimenta l'impressione che, pur di difendere un principio, si accetti il rischio di "Spegnere lo Spirito".
Il volume documenta le violazioni dei diritti umani denunciate da Amnesty International in 152 paesi.
Di fronte alla sofferenza dei divorziati risposati, che vivono sulla loro pelle l'esclusione dell'eucarestia, non bastano parole di conforto. Spesso si tratta di persone che hanno alle spalle una forte esperienza di fede, una convinta pratica religiosa, una consapevole testimonianza cristiana nella vita sociale. Avvertono il bisogno di vivere pienamente la celebrazione eucaristica insieme con i fratelli di fede. Ma non possono. Devono rimanere sul fondo della chiesa. Si sentono giudicati, anche dai figli. Siamo ancora lontani da un approccio fraterno, che non generi un discriminazione di fatto. Si fa finta di nulla. Si lascia che ciascuno si arrangi per proprio conto, scaricando le scelte sulla coscienza della persona oppure costringendo a soluzioni di contrabbando (come andare a ricevere l'eucarestia in un luogo dove non si è conosciuti). Le testimonianze riportate nelle pagine di questo libro ne sono la prova. L'esclusione dei divorziati risposati dall'eucarestia si fonda su una interpretazione contrattualistica del matrimonio, poco attenta alla dimensione dell'amore come rapporto interpersonale. Ma l'amore di Cristo non è rivolto proprio alle persone, chiamate a realizzarsi in un rapporto di mutua donazione? È questo l'interrogativo al quale i contributi di questo volume provano a dare risposta, integrando, in modo agile ma qualificato, le acquisizione della ricerca teologica, le esperienze pastorali più innovative, la sperimentazione in ambito ecumenico.
C'è un don Tonino inedito, autentico, in queste pagine. Il lettore lo avverte immediatamente perchè imbrigliato e coinvolto dal gioco audace e coraggioso che l'autore sceglie di fare: mettersi a nudo per primo. Senza finzione. Togliere una ad una le foglie di fico che coprono non la vergogna del nostro orgoglio ma il clichè ipocrita dei professionisti della fede: vescovo, preti, fedeli. Con la confidenza del padre che ai suoi figli racconta il suo più grande amore non nascondendo la fatica di conservare autentica e sempre nuova una relazione profonda e con la dolcezza dello sposo che aspetta il crepuscolo per accarezzare la sua sposa, don Tonino ci parla di una comunione che altro non è se non il nostro bisogno nascosto e più vero di non vivere da soli la nostra fragile umanità. Nostra di uomini e donne, ma anche sua di vescovo.
Questo volume tenta di rispondere al bisogno, da più parti avvertito, di avere tra le mani un testo che raccolga, in maniera sistematica, le numerose riflessioni di teologia della pace che fanno di don Tonino un testimone più che un teologo. Egli, infatti, interpellato dagli eventi storici e soprattutto da coloro che subiscono volenza e oppressione nella storia e dalla storia, aveva fatto della pace la sfida più importante per i cristiani del nostro tempo.