
I partiti sono strumenti indispensabili alla democrazia. Quando diventano ostacoli al libero svolgimento della vita democratica, come accade in Italia, significa che qualcosa non funziona. I finanziamento pubblico ai partiti italiani - chiamato "rimborso delle spese elettorali" per aggirare il referendum abrogativo del 1993 e la tagliola della Corte Costituzionale - è il più elevato d'Europa. Le oligarchie politiche si alimentano di enormi quantità di denaro pubblico che percepiscono e gestiscono senza controlli. I fondi elettorali - che per legge devono andare ai partiti - possono, ad esempio, essere riscossi per conto del partito da associazioni controllate da poche persone o dirottati altrove senza che nessuno abbia qualcosa da eccepire. Questi sistemi di potere sono tanto più odiosi dato che si tratta di soldi che dovrebbero incrementare la partecipazione democratica e che, di fatto, ottengono l'effetto opposto. Reti di interesse assai ramificate possono prosperare sulla mancata diffusione delle informazioni e spostando abilmente il dibattito su temi sempre diversi e marginali. Questo libro svela i principali trucchi con cui si realizza l'accaparramento dei fondi, analizza alcuni casi eclatanti, ripercorre le radici storiche del fenomeno, individua le occasioni mancate e gli errori che hanno portato al declino.
La Sala Bologna è uno degli spazi più inaccessibili e affascinanti del Palazzo Apostolico in Vaticano, stretta com'è tra gli appartamenti privati del pontefice e gli ambienti della Segreteria di Stato. Destinata in origine ad essere una sala da pranzo papale, fu costruita e decorata in occasione del Giubileo del 1575 per volontà del papa bolognese Gregorio XIII, Ugo Boncompagni. Il grandioso spazio interno è ancor oggi affrescato dalle monumentali mappe terrestri e celesti che furono realizzate per dare corpo a un ambizioso programma celebrativo del pontificato gregoriano. Tra queste spicca la mappa della città di Bologna, che è anche la più grande rappresentazione di città dipinta del Rinascimento. Questo libro presenta l'architettura e la decorazione della sala papale in tutta la sua magnificenza, mentre un gruppo di specialisti di fama internazionale affronta in chiave storico-critica i diversi aspetti di questo splendido ciclo di affreschi che anticipa di cinque anni la più nota Galleria delle Carte geografiche del Belvedere vaticano, costituendone il diretto antecedente. La documentazione visiva è il risultato della campagna di rilevamenti fotografici e tridimensionali eseguiti da Factum Arte per la realizzazione del facsimile della grande mappa di Bologna nella sala vaticana installato nel Museo della Storia di Bologna in Palazzo Pepoli.
I saggi raccolti in questo volume ruotano intorno al tema della iconografia e della rappresentazione simbolica delle istituzioni caritative fra Medioevo ed Età Moderna. Attraverso le immagini le istituzioni presidiano luoghi, evocano attività e sottendono programmi etico-religiosi. Lo sfaccettato fenomeno della solidarietà viene così illuminato concentrandosi non sulla dimensione istituzionale ma sulla presentazione visiva dei progetti caritatevoli, sulla raffigurazione di situazioni da riparare e di uomini e donne da sostenere. Miniature, sculture, architetture hanno da un lato dato volto e identità a istituzioni nate per sostenere e realizzare specifiche "opere di bene" (dalla liberazione dei prigionieri alla dotazione delle fanciulle povere), da un altro hanno cercato di catturare l'attenzione e il consenso degli spettatori, per convincerli a fare il bene. Si tratta di operazioni niente affatto scontate e che richiedevano e richiedono il ricorso a una comunicazione efficace e originale, coinvolgente e commovente, a rafforzamento di promesse, o di minacce, rese più allettanti o terribili e comunque convincenti da elementi estetici che oggi in qualche caso ammiriamo senza sapere che erano parole di un discorso complesso, volto a motivare alla partecipazione alla vita comunitaria a partire dalla condivisione delle necessità dei meno privilegiati.
Racconto conclusivo e momento epifanico della raccolta "Gente di Dublino", "I morti" è divenuto un "objet de eulte" a sé stante della narrativa breve novecentesca. Come nei quattordici racconti che lo precedono, è Dublino la veta protagonista, impietosamente e dolorosamente rappresentata nella paralisi culturale e motale dei suoi abitanti e nella fissità claustrofobica dei suoi rituali, dei suoi ideali e dei suoi simboli asfittici. Ed è appunto il più simbolico dei rituali - la tradizionale festa natalizia delle signorine Motkan - che fa da cornice al racconto: una "natura morta" splendidamente dipinta nel dettagliato resoconto degli arrivi e partenze, nell'inventario minuzioso di cibi e bevande, nell'annuncio gridato delle figute della quadriglia e nelle ridondanti formule di benvenuto e commiato che aprono e chiudono la festa. Officiante supremo del rito è Gabriel Conroy, maschera di Joyce, che si muove insofferente e impacciato tra sussiego e disagio, autocompiacimento e insicurezza, alla ricerca di conferme di una identità traballante sul vuoto vertiginoso della propria paralisi e del proprio fallimento interiote. Fino allo struggente e ambiguo finale, quando percepisce nel turbamento improvviso e nella distanza di sua moglie Gretta la presenza di un fantasma del passato e di una frattura tra loro, sempre esistita sotto la superficie dotata del grande amore e della famiglia felice. È il momento di una dolorosa agnizione, e dell'incontro con i morti, i morti che tornano a minacciare il presente...
"La testa fra le nuvole è un omaggio alla letteratura, alla forza del sogno e della fantasia. Ed è un omaggio alla letteratura che mi ha formata più di tutte le altre, quella della cosiddetta Mitteleuropa. Ruben è il nipote di Karl Rossman di "America", il cugino del protagonista di "Ho servito il re d'Inghilterra". Lo svagato, l'irregolare, lo Schlemihl che si aggira stupito e maldestro nella realtà degli uomini grandi, degli uomini che non scorgono l'insensatezza della vita. Ruben è anche una parte del mio carattere che, con la saggezza degli anni, ho imparato a mascherare abbastanza bene ma che è sempre presente, che mi fa sempre scendere dalla parte sbagliata e imboccare con sicurezza le porte dei gabinetti, convinta che siano l'uscita sulle scale e conversare amabilmente, nelle cene importanti, con la cameriera convinta che sia la padrona di casa." (Susanna Tamaro)
Il lobbying, se ben fatto, può essere utilissimo: aiuta a scrivere leggi migliori, contribuisce a sentire campane diverse, serve a decrittare tortuosi giri di parole e circolari marziane. I sospetti e le accuse che si concentrano sui lobbisti oggi in Italia derivano dall'assenza di norme generali. A una martellante campagna mediática in negativo non corrisponde un eguale sforzo di regolazione. Questo libro getta nuova luce sull'attività di lobbying e su coloro che la praticano, e svela quali sono realmente gli ostacoli che impediscono anche al nostro Paese di dotarsi di una legislazione adeguata. Un'analisi chiara che culmina nella formulazione di proposte concrete per assicurare la correttezza delle informazioni disponibili e mantenere la fiducia del pubblico nelle istituzioni. Prefazione di Mario Sechi.
Con un'avvincente e piacevole scrittura, il racconto di Franco Gàbici prende l'avvio dall'infanzia di Francesco nelle valli del comacchiese fino al suo ingresso nel Seminario di Ravenna dove, nelle pause dello studio, commise i primi "peccati di penna". La biografia del "prete scrittore" prosegue con la prima esperienza pastorale e le successive difficoltà e disagi, personali e familiari, in un dopoguerra e in una parrocchia estremamente politicizzata e che oggi lo venera quasi fosse il suo patrono. Al centro di questa lunga e straordinaria storia, che dal dopoguerra si dipana, attraverso gli anni non facili del Concilio e del Sessantotto, fino ai nostri giorni, troviamo un Fuschini con tutta la sua modestia e timidezza, la sua contagiosa simpatia, le sue amicizie letterarie e il grande amore che lo ha lungamente legato al suo fedelissimo cane, "il fratello Pirro". Prefazione di Walter Della Monica.
L'acclamata scrittrice Serena Drago, dopo la scomparsa in mare del suo grande amore, il navigatore solitario Ciro Tempera, ha smesso di sfornare best seller da milioni di copie gettando nello sconforto le sue lettrici e soprattutto Fedele Solmi, il suo cinico editore, ritirandosi alla Quercia del Terzo Salmo, una SPA new age di Saturnia, insieme all'ambigua Margaux Tielmann. Anzi, strane voci sul rapporto che legherebbe le due donne hanno preso a circolare. Saranno vere o non sarà piuttosto vero che la famosa scrittrice non riesce più a scrivere proprio per la mancanza di un uomo che le faccia di nuovo, finalmente, battere il cuore? Potremo scoprirlo seguendo le tracce di Stefano Refoschi, un tempo grande promessa e oggi fallitissimo scrittore, nonché vecchia fiamma mai spenta della Drago, il quale in cambio del ricco contratto promessogli da Solmi per il suo ultimo e da tutti rifiutato romanzo, accetterà di raggiungere nel suo buen retiro la scrittrice, con l'obiettivo di riportare la passione - e quindi la voglia di scrivere - nella sua arida vita.
È la musica il filo che unisce i racconti di questo volume. Il sentimento di fondo è una smisurata passione per ciò che la musica significa e dà. I protagonisti sono, infatti, dei musicisti, realmente vissuti, o personaggi di fantasia legati, in qualche modo, al mondo musicale. E i racconti stessi possono essere considerati altrettanti capitoli di un romanzo, del quale i lettori devono intuire (e, volendo, ricreare) la trama complessiva. L'ultimo, il più lungo, quello da cui prende il titolo la raccolta, "Il ragazzo che lanciava messaggi nella bottiglia", ha per protagonista, invece, uno scultore, ma anch'esso è intriso della stessa atmosfera che circola negli altri racconti. Il Ragazzo riempie di sculture il bosco in cui vive, come se fossero elementi di una grande composizione musicale, mentre il gesto di lanciare, dall'alto di una scogliera, nel mare, bottiglie in cui racchiude messaggi che tornano ineluttabilmente indietro, è una parabola toccante del destino della maggior parte degli uomini.
Questo libro narra la storia del figlio di Napoleone Bonaparte e della sua seconda moglie, Maria Luisa d'Austria. Nato nella porpora il 20 marzo 1811 e destinato a essere l'erede e il continuatore del padre, il piccolo Napoleone II diventa invece, all'età di soli tre anni, ostaggio delle potenze ostili alla Francia. Con la caduta dell'impero napoleonico infatti, viene condotto dalla madre in Austria, alla corte del nonno Francesco I Imperatore, e lì abbandonato, sacrificato alla "ragion di stato" e costretto a una forzata germanizzazione. Un destino doloroso lo attende, perché il bambino non rivedrà mai più il padre, oramai esule a Sant'Elena, né potrà, una volta cresciuto, regnare. Una vicenda che si apre con grandi aspettative e prosegue con tremende disillusioni, nella quale il re di Roma (che sarà anche noto nella storia come Aiglon) è solo uno strumento di forze molto maggiori della sua, a cui deve costantemente piegarsi, sino a morire a soli ventun'anni di tisi. Alessandra Necci ricostruisce questa storia con una precisione al tempo stesso fedele e appassionata mettendo in evidenza le difficoltà incontrate nel percorso di vita di un bambino, e del suo complesso rapporto con i genitori, ma soprattutto le leggi spietate che regolano la politica, di fronte alla quale la vita dei singoli esseri umani conta poco o nulla.