
Da più di vent'anni una dolorosa faida lacera la famiglia Hult: Ephraim, il predicatore che infiammava le folle promettendo guarigione e salvezza, ha lasciato ai suoi discendenti un'eredità molto controversa. Il peso del sospetto continua a gravare su un ramo del clan, coinvolto suo malgrado nella sparizione di due ragazze risalente a molti anni prima. Una vicenda che nel delizioso paesino di Fjallbäcka, sulla costa occidentale della Svezia invasa dai turisti per la bella stagione, torna a essere sulla bocca di tutti dopo l'omicidio di una giovane donna, quando in una splendida gola naturale, sotto quel corpo martoriato, la polizia scopre anche i resti di due scheletri. La calda estate di Erica Falck e Patrik Hedström, che presto avranno un bambino, viene cosi sconvolta da un'indagine che, in un'angosciosa lotta contro il tempo, cerca di sviscerare i meccanismi della seduzione del potere, sfidando la malevolenza di una piccola comunità di provincia carica di segreti. In questo secondo episodio della serie di Erica Falck, Camilla Läckberg si conferma maestra nel tessere gli intrighi di una società chiusa, dove l'apparenza conta sopra ogni cosa e scoprire cosa accade realmente nella vita degli altri si rivela un'impresa alquanto complessa.
Al largo di Fjällbacka, nella nassa di un pescatore a caccia di aragoste rimane impigliato il corpo senza vita di una bambina. Mentre Erica, mamma da poche settimane, è assorbita da una neonata che tutto le offre fuorché le "gioie deliranti della maternità" che si aspettava, Patrik guida le indagini. Ma chi può aver voluto la morte della piccola Sara? Il paese è alla ricerca di un capro espiatorio, la gente bisbiglia, i conflitti nutriti negli anni si fanno più aspri: dentro le case dalle facciate perfette affiorano drammi famigliari che il tempo non ha saputo placare.
Un rapporto molto particolare, quello tra Venezia e il cinema. Se le altre grandi città "cinematografiche" costituiscono quasi sempre la tela di fondo su cui si muove l'azione, Venezia è, per sua natura, una co-protagonista del film, un personaggio che risalta nel tessuto della storia, un'ambientazione che non può mai essere casuale. Attraverso queste venti storie, raccontate senza fare critica né storia del cinema, Irene Bignardi ha costruito un itinerario veneziano molto personale tra calli e campi, chiese e palazzi, drammi e commedie. E fa rivivere, con una scrittura lieve e sapiente, l'allegria kitsch di Cappello a cilindro, ovverosia Venezia vista da Hollywood, e le atmosfere risorgimentali di Senso; la nobile scenografia dell'Othello di Welles e le faticate vicende de II mercante di Venezia; i brividi di A Venezia... un dicembre rosso shocking e il sentimentalismo di Tempo d'estate; la ribelle giovinezza veneziana inventata dal primo Tinto Brass con Chi lavora è perduto e il rigore politico de II terrorista di De Bosio; la decadenza della città raccontata da Visconti con Morte a Venezia e i film veneziani ispirati a Henry James; un'inedita esplorazione della città lagunare firmata da Susan Sontag in Unguided Tour e il recente Dieci inverni, che restituisce l'immagine della Venezia studentesca, quella dei giovani, quella squattrinata, lontana dai palazzi.
Nazionalista e cosmopolita. Pacifista e bellicista. Elitista e populista. Scrittore politico dalla prosa essenziale e romanziere dall'immaginazione barocca. Mitomane, esibizionista, gelido dandy che flirta con fascismo, marxismo e anarchia, attratto di volta in volta dall'Italia di Mussolini, dall'Urss di Stalin, dalla Cina di Mao e dall'imperialismo americano. Seduttore inveterato, esibizionista, "camaleonte" pronto a servire (e a servirsi di) ogni potere. Tutto e il contrario di tutto, in apparenza, Curzio Suckert detto Malaparte (1898-1957) sfidò solitario le convenzioni della sua epoca. Oggi questa biografia di Maurizio Serra - basata su un'ampia documentazione, su corrispondenze e testimonianze anche inedite - ci restituisce le sfaccettature di una vicenda umana e letteraria che non può ridursi ai luoghi comuni che ne hanno imprigionato la memoria. Emerge così la modernità di un Malaparte visionario interprete della decadenza europea, che non smette di stupire perché aveva, potente e inconfessato, il gusto dello scacco: "Malaparte o le disavventure di Narciso".
È la vigilia di Natale del 1992 quando Bruno Contrada, dirigente del Sisde con alle spalle una lunga carriera in Polizia, viene arrestato a Palermo con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Al termine di una complessa vicenda giudiziaria sarà condannato a scontare dieci anni di reclusione. Da allora Contrada non ha mai smesso di proclamare la sua innocenza portando avanti una tenace battaglia. Nato dall'incontro con la giornalista Letizia Leviti, questo libro raccoglie il racconto dei fatti, i ricordi, le considerazioni, le previsioni di un uomo che nell'arco della vita ha conosciuto la mafia e i mafiosi, la politica e i politici, la magistratura e i magistrati. E ha conosciuto il carcere. Ripercorrendo decenni di storia d'Italia - dal suo arrivo a Palermo nel 1962 a oggi - Contrada affronta tutti i risvolti, anche i più oscuri, della sua storia: le accuse dei pentiti, i rapporti con Falcone e Borsellino, il suo presunto coinvolgimento nella strage di via d'Amelio, la trattativa stato-mafia. A completare il quadro, un documento inedito: un'informativa sulla situazione della mafia a Palermo e provincia che Contrada stilò nel 1982 all'indomani dell'omicidio La Torre, in cui per primo faceva riferimento all'esistenza della cosiddetta "zona grigia". Risultato di un profondo travaglio morale, il libro si compone di tante risposte, ma genera altrettante inquietanti domande.
Nel cuore della notte, in un cassone delle immondizie giace il corpo di una giovane donna, avvolto con cura in una pellicola di plastica trasparente. L'ispettore Frank Frølich la riconosce: l'aveva arrestata non molto tempo prima mentre si procurava una dose di cocaina, e più tardi l'aveva rivista a braccetto di uno dei suoi migliori amici di un tempo, quell'amico che ora diventa il sospettato principale. I molti anni trascorsi nella polizia di Oslo cominciano a farsi sentire, le indagini riportano in vita ricordi che lo tormentano, e Frølich è in difficoltà, alle prese con gli anni della sua adolescenza, dove sembra nascondersi la chiave dell'enigma. Nel nuovo caso di Gunnarstranda e Frølich, K.O. Dahl esplora la natura della lealtà più nobile e del tradimento più intollerabile.
In seguito a un terribile lutto famigliare e allo scopo di superare il suo dolore, il dottor Kurt Krausmann accetta di accompagnare un amico in un viaggio alle isole Comore. La loro barca viene attaccata dai pirati al largo della Somalia, e il viaggio "terapeutico" del medico si trasforma in un incubo. Preso in ostaggio, picchiato, umiliato, Kurt scopre un'Africa traboccante di violenza e intollerabile miseria, dove "gli dèi non hanno più pelle sulle dita a furia di lavarsene le mani". Insieme al suo amico Hans e a un compagno di sventura francese, Kurt troverà la forza per superare questa prova? Yasmina Khadra ci guida in un viaggio vivido e realistico che, dalla Somalia al Sudan, ci mostra un'Africa orientale di volta in volta selvaggia, irrazionale, saggia, fiera e infinitamente coraggiosa. "L'equazione africana" descrive la trasformazione lenta e irreversibile di un europeo i cui occhi si apriranno a poco a poco alla realtà di un mondo fino ad allora sconosciuto.
Ma può una donna amata in una lontanissima estate della giovinezza e mai più rivista, sconvolgere ancora, dopo più di trent'anni, l'esistenza di un uomo? È quanto accade a Giulio Guasso. Per lei, come in un romanzo di Fitzgerald, Giulio è divenuto scrittore, e ci penserà il destino, attraverso le sue imperscrutabili trame, a farli rincontrare come, del resto, era già accaduto la prima volta. Messo al mondo per far da erede al sublime Arturo Benedetti Michelangeli - che lo chiede apparendo in sogno alla mamma - il giovane Giulio si ridurrà invece a insegnare pianoforte nei paesi dispersi tra le cupe foreste di un Sud selvaggio e incontaminato. Ma sarà proprio la madre di uno dei suoi allievi a mettere in moto la ruota del fato, procacciandogli l'incarico di pianista in un grande albergo di Ravello. Qui Giulio verrà proiettato a mille anni luce dall'esistenza nella sua grande famiglia meridionale, in quell'ambiente cosmopolita di cui ha avuto qualche fugace visione dai racconti di zio Sgiascì, carabiniere nella Roma della Dolce Vita e sciupafemmine impenitente, uno dei personaggi memorabili del romanzo. Ma tanti altri se ne contano e di ogni risma. Così le zie devote, innamorate perse del fratello Sgiascì, il padre negoziante che si millanta inventore della formula commerciale della "lista di nozze"; i due musicisti cosmici Irmgard e Achim von Kruger; il poeta ruspante Sasà Sassi e il candido Rosario, architetto fallito e terrorista per caso tra quelli veri...
Come tutte le grandi storie, "Un canto di Natale" ci accompagna da sempre, e sempre sa ritrovare le parole per parlarci: una fiaba da raccontare ai bambini e da rileggere da grandi, una storia di paura, di morte ma anche di solidarietà umana, di fantasmi grotteschi che si sfumano e si frammentano nel sogno e nell'incubo privato, un grande ritratto di solitudine e di vecchiaia e di una città degradata, e soprattutto un magico regalo di Natale che trasforma il gelo e il buio dell'egoismo e dell'avarizia nel calore di un sorriso e di una festa per tutti. Riprendendo fra le mani "Un canto di Natale" ritroviamo figurine dimenticate, scopriamo luci e colori nuovi, mentre altri inspiegabilmente li abbiamo persi. Ritornano alla memoria, alla rinfusa, il batacchio della porta con il volto di Marley, il tacchino fumante, il carro da morto sulla scala gelida, e perfino lo Zio Paperone di Disney, Uncle Scrooge, diretto discendente dello Scrooge di Dickens. Ma se nessuno può toglierci il piacere di questi frammenti di ricordi, è pur vero che le forme in cui un testo si sedimenta nella memoria ci allontanano dalla sua specificità, dal senso di una origine e di una appartenenza. Questa "edizione speciale" di "Un canto di Natale" vuole aiutarci a ritrovare in noi il senso di tale appartenenza. "Speciale" è la presenza del testo originale inglese, che ci restituisce il dono impagabile di una scrittura che tocca i registri più svariati del grottesco e del comico, del tragico e del sentimentale.
Con le sue scoperte e le sue decisioni coraggiose e controcorrente si è imposta all'attenzione mondiale. I riconoscimenti internazionali non le mancano: eletta "mente rivoluzionaria" del 2008 dalla rivista americana "Seed", è entrata nella classifica dei 50 scienziati top di "Scientific American" e nel settembre 2011 ha ricevuto il prestigioso Penn Vet Leadership Award, il massimo riconoscimento nel suo settore. Eppure Ilaria Capua, la scienziata che il mondo ci invidia, seppur consapevole dell'importanza dei traguardi raggiunti, non si ritiene un'eroina, una martire votata alla scienza, ma semplicemente una donna che crede fortemente in quello che fa e che, non senza fatica e difficoltà, è stata in grado di sfruttare le opportunità che la vita le ha presentato. Con molta sincerità e una buona dose di ironia racconta che il mestiere del ricercatore non è solo microscopi, stanzette buie e libri, ma può rivelarsi un'avventura intensa ed esaltante. Ne emerge il ritratto a tutto tondo di una donna al tempo stesso normale e straordinaria, che non si prende troppo sul serio e non ama andare in giro a dire quanto è brava. Perché brava lo è davvero.