Qui si raccontano storie che si sono svolte tra il 1954 e il 1965 nel cuore di Roma, tra piazza Navona e castel Sant'Angelo. Storie di artigiani e "stracciaroli", preti e assistenti sociali, osti e maestri di scuola. E di una famiglia povera come tante: un padre imbianchino, una madre sballottata dagli eventi, una bambina che sogna svezzando i fratellini, la realtà che incombe. Attraverso gli occhi dei fanciulli rivive un paesaggio di edifici cadenti, muri scrostati, vicoli umidi e maleodoranti. Un mondo misero dove la speranza è fede religiosa, l'assistenza è opera di carità. Ma in pochi anni molte cose cambiano: arrivano la Tv, la plastica, l'automobile per (quasi) tutti. A via dei Coronari esplode la febbre dell'antiquariato. Spuntano decine di negozi di mobili antichi, e altrettante botteghe di restauratori. Le chiese cominciano a svuotarsi, i vecchi abitanti emigrano nei quartieri moderni, quelli con l'acqua calda nelle case. È la società dei consumi. Tutto questo è raccontato miscelando storie orali, ricerche sui giornali, documenti originali, frammenti di antiche emozioni. Ne è venuto fuori qualcosa che non è romanzo né saggio né semplice cronaca. È, semplicemente, l'eco della vita di un popolo che non c'è più.
Ifigenia è la prima vittima di una guerra non ancora incominciata, l'epocale guerra di Troia. Come narrano i versi di Euripide, la dolce e fiera fanciulla viene sacrificata agli dei - per garantire vento propizio alla flotta greca costretta alla fonda in Aulide - con il consenso e per ordine di suo padre Agamennone, che l'attira in Aulide con il miraggio del matrimonio con Achille. Ma Euripide ha lasciato anche il sequel del dramma: la ragazza sottratta in extremis alla morte dalla dea Artemide che diventa sacerdotessa nella lontana Tauride e presiede - sia pure suo malgrado - a sacrifici umani: una specie di inversione di ruoli, di riscatto dall'infame destino. Ifigenia in Aulide, Ifigenia in Tauride. Tra le molte "riscritture" del mito, Racine rievoca la fanciulla d'Aulide, modificando la storia secondo i dettami dell'epoca, in base a una concezione etica completamente diversa. Goethe invece sceglie la più difficile interpretazione dell'Ifigenia taurica, vittima divenuta carnefice, un personaggio arduo da governare letterariamente, ma coniugato dal poeta sul tema dell'esilio, del rimpianto e della malinconia. Ritsos irrompe infine nelle trame tessute dai predecessori lacerandole con violenza: l'assurdità della guerra in primo luogo, del sacrificio umano, il fantomatico "trasporto" in Tauride, la fuga dalla stessa Tauride, il tardivo ritorno in patria. Tutto si consuma nella destrutturazione del mito che investe i personaggi e li spoglia di ogni sovrastruttura, letteraria e ideologica.
Ad Aburrùs, antico vicolo della Mecca, giace il cadavere nudo di una donna. Il volto è sfigurato, è impossibile identificarla. Gli abitanti della zona sono scossi, temono che la polizia possa scavare nelle loro vite e portare alla luce segreti custoditi gelosamente. Storie di famiglia, amori proibiti, intrighi di una città preda di società immobiliari senza scrupoli. Incaricato delle indagini, mentre cerca di scoprire chi sia la vittima, l'ispettore Nasser si immerge nelle tormentate esistenze di Aisha e Azza, misteriosamente scomparse dal vicolo poco prima del ritrovamento del corpo. Insegnante ripudiata dal marito, Aisha intratteneva una corrispondenza amorosa con un medico tedesco, mentre alla ribelle Azza erano dedicate le pagine del diario del suo vicino Yusuf, giovane storico ossessionato dalla grandezza del patrimonio artistico e religioso della città più santa dell'Islam. Continuando a cercare la verità sulla donna uccisa, Nasser trova preziosi indizi tra gli scritti di Aisha e Yusuf. Scoprirà quanto la sua antica città sia minacciata dalla corruzione, e capirà che è il suo cuore sacro, la Kaaba, a dover essere salvato dallo scontro tra tradizioni ancestrali e una tensione brutale verso la modernità.
Abbarbicato su colline colme di neve e sempre più isolato dal resto del mondo, il villaggio di Shipcott è scosso dalla morte di una donna paralizzata che qualcuno ha soffocato nel suo letto. Per Jonas Holly, il bobby della zona alle prese con il suo primo caso di omicidio, non ci sono tracce da seguire. Com'è possibile che un assassino si aggiri inosservato per quelle strade dove tutti si conoscono e uccida indisturbato? L'arrivo dell'ispettore capo John Marvel con la sua squadra omicidi e la sua arroganza di poliziotto di città rischia oltretutto di sottrargli ogni incarico, relegandolo a mansioni ridicole. E per di più, nel villaggio c'è qualcuno che si prende gioco di lui, qualcuno che sembra conoscere ogni sua mossa e lo minaccia, accusandolo di non essere capace di fare il suo lavoro. In quelle vallate che racchiudono storie nascoste e segreti dimenticati, l'assassino colpisce ancora. Di nuovo persone inermi. E Jonas, sempre più preoccupato per la moglie malata, potenziale prossima vittima, continua la sua caccia disperata a un'ombra inafferrabile. Fino a quando capisce che forse il lavoro che ci si aspetta da lui non è quello di trovare l'assassino.
Il volume presenta una "nuova storia economica" dell'Italia nei primi 150 anni di unità nazionale. Attraverso ua visione ampia dei successi e dei ritardi delle imprese italiane, dei lavoratori, dell'azione pubblica nel rispondere alle sfide del mutamento economico internazionale, il libro delinea le ragioni dell'attuale insoddisfacente risposta dell'economia Italiana alla "seconda globalizzazione". La prospettiva storica è essenziale per afferrare le debolezze presenti, come il divario Nord-Sud, il basso livello di capitale umano, il fragile sistema d'innovazione e l'inefficienza della pubblica amministrazione. Gli ultimi vent'anni di stagnazione rivelano radici antiche, i recenti shock aggravano i problemi irrisolti.
Che cosa ci sta togliendo il digitale? Quali valori importanti della nostra vita: l'amicizia, l'attenzione, la memoria, l'ansia, le relazioni interpersonali, sono condizionati dall'abuso del telefonino, dello smartphone, dei tablet e dei social network? L'autore, esperto di hacking e di tecnologie e soprattuto vero appassionato di tutto ciò che è informatico, ha deciso di fermarsi a riflettere in luoghi e tranquilli lontani da Milano, tra la sua emilia, Matera e la foresta Nera, e di rallentare la sua presenza digitale per sei mesi, al fine di cercare di capire se possa esistere un modo sano di far convivere la società dell'informazione con aspetti della nostra vita che stiamo trascurando. Il rimettere le tecnologie al loro posto, senza criticarle né demonizzarle, gli ha consentito di riscoprire tante cose che pian piano, senza accorgercene, abbiamo dimenticato.
Lucille Eichengreen ha vissuto all'interno della più longeva tra le comunità ebraiche intrappolate nell'Europa nazista, quella del ghetto di Lodz, il secondo della Polonia dopo Varsavia, dominato dalla controversa figura di Chaim Rumkowski, rievocata anche da Primo Levi ne "I sommersi e i salvati". Ex direttore dell'orfanotrofio, nominato poi Ebreo Anziano dai nazisti, Rumkowski fu per alcuni un eroe capace di guidare con determinazione la sua comunità nel peggiore dei momenti. Ma la testimonianza di questo straziante memoir, unita alle storie di molti altri, ci fornisce dettagli essenziali per capire come nella cruda realtà quotidiana dei bambini di Lodz quest'uomo fosse tutt'altro che un eroe. Dopo più di cinquant'anni, Lucille Eichengreen trova il coraggio di raccontare i crimini commessi da un ebreo verso altri ebrei, la propria umiliazione e gli orrori dei quali fu vittima, svelando come Chaim Rumkowski tradì il proprio ruolo di Anziano di Lodz attraverso la collaborazione con il nemico, la corruzione, e l'abuso dei propri bambini.
A ridosso del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse, nel 1978, il dibattito sulle origini della lotta armata di sinistra si articolò in diverse e spesso contrapposte posizioni. Rossana Rossanda sul "Manifesto" sostenne che la cultura d'origine del brigatismo fosse comunista e che le Br condividessero "lo stesso album di famiglia" del Pci. Ma ci fu anche chi, come Giorgio Bocca, si domandò se le Br non avessero invece una matrice religiosa, da lui individuata nel "cattocomunismo". Si poneva, dunque, un problema fondamentale: il nesso tra religione cattolica e violenza politica. Quando non pochi appartenenti alle formazioni armate di sinistra risultarono avere iniziato la militanza rivoluzionaria nell'associazionismo cristiano frequentato anche durante la clandestinità - questo nesso si rivelò in tutta la sua evidenza. Tra i casi più clamorosi, Renato Curcio e Margherita Cagol, provenienti entrambi da un'educazione cristiana. Ma non solo a sinistra: anche l'estremismo e il terrorismo nero si intrecciavano con gli ambienti cattolici tradizionalisti. In questo saggio Guido Panvini fa rivivere il clima e le vicende di quegli anni, in un percorso esaustivo e documentato: dai primi anni sessanta al '77, dalle ricadute post-conciliari al conflitto in fabbrica e ai preti operai, fino agli anni Ottanta.
Il Sonderkommando, la squadra speciale di detenuti ebrei obbligati a compiere il loro lavoro all'interno delle camere a gas e dei crematori di Auschwitz-Birkenau, ritrova con Salmen Gradowski il suo maggiore testimone. Scritto molto probabilmente nella primavera del 1944, questo diario è a tutt'oggi l'unico documento che racconta il cuore della terribile esperienza di sterminio degli ebrei all'interno dei Vernichtungslager tedeschi destinati a distruggere l'intero popolo ebraico dell'Europa.
Il futuro della portualità italiana è europeo o non è. Come ogni altra "industria" del nostro Paese anche la portualità si trova di fronte alla necessità di rispondere alle sfide dell'innovazione tecnologica e organizzativa della sua filiera produttiva e della globalizzazione dei suoi mercati. Globalizzazione che nel settore marittimo portuale si presenta sotto la forma del gigantismo navale e di quello del gigantismo portuale, che tendono a escludere dal mercato dei traffici transoceanici i porti che non riescono ad adattarvisi. Il futuro è dei porti ubicati lungo le rotte che collegano i grandi mercati mondiali ma solo se capaci di trattare grandi volumi di traffico e di farlo a efficienza crescente. Da questa condizione di minorità si può uscire solo riordinando i porti in pochi sistemi multiportuali, sfruttando l'"occasione" della nuova strategia di costruzione della rete trans-europea dei trasporti, Ten-T, entro il 2030. La condizione è che l'Italia riformi radicalmente in senso europeo il suo quadro normativo: riducendo e gerarchizzando le sue autorità portuali, aprendo i mercati dei servizi portuali e di quelli tecnico-nautici a una maggior concorrenza, allineando al diritto europeo l'affidamento delle concessioni e il lavoro portuale, riformando il regime di esercizio del traffico ferroviario merci e dell'autotrasporto in un'ottica di più spinta sostenibilità ambientale. Prefazioni di Romano Prodi e Luciano Violante.