
La forza speculativa dei saggi qui riuniti, che riguardano alcune figure del potere e della sovranità occidentale, consiste nella meticolosa ricostruzione del processo di contaminazione tra politica e teologia che attraversa la storia dell'Occidente. In Kantorowicz le analisi di diritto medievale non potevano restare separate dalla percezione della rovina politica e morale dell'Europa rappresentata dai totalitarismi del Novecento. L'interrogativo, ora esplicito ora inespresso, di ciascun saggio riguarda proprio il legame impensato che tiene insieme un'epoca dai risvolti drammatici e quella tradizione politico-teologica di cui non ci riconosciamo eredi.
Il libro si compone di una quarantina di testi, di media lunghezza o brevi, che si suppongono scritti da Vivien Leigh (1913-1967), celeberrima attrice teatrale e cinematografica (vinse due premi Oscar per le interpretazioni di Rossella O’Hara in "Via col vento" e di Blanche DuBois in "Un tram che si chiama desiderio"), nota altresì per essere stata la seconda moglie di Laurence Olivier.La cornice finzionale situa la composizione di questo diario poetico all’altezza dei primi anni ’60, tempo nel quale la Leigh, affetta da ricorrenti crisi maniaco-depressive nonché da una grave forma di tubercolosi, fu costretta a sottrarsi per lunghi periodi dalle scene, per ritirarsi nel buen retiro di Tickerage Mill, un’ampia tenuta nella campagna del Sussex.I tre tempi della raccolta scandiscono le tappe principali di un itinerario autoriflessivo che, una volta delineato il paesaggio esteriore - Tickerage Mill, appunto, e le sue propaggini - ed interiore che funge da scenario al dramma dell’attrice, affronta di petto i nuclei oscuri dell’amour fou, riletto nella prospettiva dolorosa dell’avvenuto distacco, e dell’incedere della follia, per sfociare in accenti di accorata meditazione sulla morte incombente e sul destino tragico.Il ricorso all’artificio dell’apocrifo, consente, fra l’altro, di accentuare l’orizzonte peculiare di interrogazione della voce poetante che in modi talvolta nascostamente iper, talvolta evidentemente anti-letterari, mette sempre di nuovo in dubbio la propria identità polimorfica e cangiante.
Questo libro nasce dall'idea che la scuola sia un luogo dove sia possibile incontrarsi, dove genitori e insegnanti si parlano e organizzano insieme, dove i ruoli sono definiti e le mansioni condivise e riconosciute. Una scuola partecipata da tutti e proprietà di tutti coloro che la fanno. Questa è la scuola che dobbiamo inventare e costruire. In questa prospettiva le strategie educative e psicopedagogiche che qui vengono presentate (il counselling, l'orientamento, l'educazione all'affettività, la prevenzione dei disturbi dell'apprendimento, le iniziative di parent training) possono offrire un importante spunto per una significativa opera di trasformazione della scuola da attuale luogo dell'omologazione a spazio della crescita e della sperimentazione. Questo è un lavoro che non può non essere fatto. Per noi ma soprattutto per i nostri figli. Non si lavora forse che per i bambini?
Riccoldo da Monte di Croce, frate domenicano, nell’ultimo decennio del Duecento viaggia in Terrasanta, Turchia e Mesopotamia, fino a Baghdad, cuore dell’Islam. Partecipa al grande sforzo evangelizzatore compiuto dalla Chiesa di Roma in Asia dopo le conquiste mongole, quando ormai gli Stati crociati sono in balìa dei Mamelucchi. Senza indulgere all’esotico, e col gusto scolastico per la controversia teologica, Riccoldo nel Libro della peregrinazione descrive Turchi, Mongoli, Curdi, Cristiani orientali e soprattutto i «Saraceni», cioè i seguaci di Maometto. L’incontro prolungato con questi ultimi – che fa di Riccoldo uno dei primi islamisti occidentali – provoca in lui stupore, disprezzo e sofferenza. Le speranze di conversione si rivelano illusorie. Le differenze religiose sono rimarcate per difendere la superiorità della propria fede, più che per convincere altri ad aderirvi. Nelle Epistole alla Chiesa Trionfante, scritte dopo la caduta di San Giovanni d’Acri, Riccoldo esprime l’angoscia di chi si sente abbandonato dal proprio Dio e sconfitto da una fede giudicata assurda e falsa. La storia non va verso una vittoria della “vera” fede? Negli scritti di un celebre missionario fiorentino, l’impegno e la fatica di darsi ragione dell’Altro.
Un giorno, correva l’anno 1960, il filosofo Augusto Del Noce ospitò nel suo studio di Torino un giovane; i due passeggiarono tra pile di fogli dattiloscritti, sparsi sul pavimento secondo un criterio concettuale: erano le bozze del libro di Del Noce Il problema dell’ateismo. In seguito a quell’incontro, il giovane, che faceva l’operaio tessile in periferia, ebbe conferma della sua vocazione alla filosofia, cioè alla “ricerca della verità attraverso la storia”. Stiamo parlando di Mario Marcolla il quale, pur continuando per tutta la vita a lavorare in fabbrica, verso la fine degli anni Sessanta arrivò a firmare articoli sulle pagine dell’«Osservatore Romano», meritandosi la gratitudine di papa Paolo VI. Poco dopo, fu tra gli animatori della famosa collana editoriale Rusconi, tramite la quale fece conoscere filosofi come Voegelin e Cochin. L’amicizia fu il segno distintivo del suo modo di fare: prima con pensatori del calibro di Samek Lodovici, Principe e Quadrelli; poi collaborando al settimanale «Il Sabato». Fu per merito suo che in Italia si legge la scrittrice statunitense Flannery O’Connor. Marcolla desiderava infatti sapere nella verità: ecco il perché degli appassionati studi di politica, teologia, sociologia. Il titolo di questa raccolta fu deciso da lui nel momento in cui si mise a guardare la propria vita, per offrire un radicamento “filosofico” (cioè pieno di ragione) nel tempo presente. Prefazione di Luigi Negri Postfazione e cura di Andrea Sciffo
Il 26 agosto 1983 la quarta edizione del Meeting per l'Amicizia fra i popoli di Rimini ospitò un incontro che è rimasto nella storia della manifestazione riminese. Ad affrontare il tema della "libertà di Dio" erano stati invitati Olivier Clément, teologo ortodosso, docente all'Istituto di Teologia di Parigi, e don Luigi Giussani (1922-2005), docente di Introduzione alla Teologia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L'intervento di don Giussani, mai pubblicato, viene qui proposto con un corredo di immagini tratte dal ciclo michelangiolesco della Cappella Sistina. È preceduto da una testimonianza che Olivier Clément ha scritto in occasione della scomparsa del fondatore di Comunione e Liberazione, pubblicata sulla rivista «Tracce», giugno 2005.
GLI AUTORI
Luigi Giussani è il fondatore e presidente della "Fraternità di Comunione e Liberazione". Presso Marietti ha pubblicato: Porta la speranza. Primi scritti (1997), L'uomo e il suo destino. In cammino (1999) e L'io, il potere, le opere. Contributi da un'esperienza (2000). Avvenimento di libertà. Conversazioni con giovani universitari (2002).
All'inizio del VI secolo d.C. Milano è per popolazione e ricchezza la seconda città d'occidente dopo Roma. Il paese prospera, e i due popoli convivono senza problemi malgrado le differenze religiose. Nel 535 d.C. l’Imperatore Giustiniano, che mira alla riconquista dei territori perduti in occidente, muove guerra contro i successori di Teodorico. In due anni di guerra l'esercito imperiale comandato da Belisario conquista la Sicilia, l’Italia meridionale e Roma. Milano, che vuole schierarsi con gli Imperiali, invia a Roma una missione a chiedere aiuto militare. Belisario, che ha vinto la battaglia per Roma, invia nella primavera del 538 d.C. un distaccamento in appoggio agli insorti Milanesi. Questi compiono ogni sforzo per mettere la città in condizione di sostenere un assedio. Formano una milizia volontaria e combattono insieme agli Imperiali. La punizione per il tradimento non si fa attendere: nell’estate del 538 d.C. un esercito di Ostrogoti e Burgundi, comandato da Uraia nipote di re Vitige, cinge d’assedio la città, bloccando ogni possibilità di rifornimento. Inizia così un'agonia di molti mesi. Infine, nel marzo 539 d.C. Uraia impone la resa senza condizioni; la città viene distrutta, la popolazione maschile massacrata, e le donne vengono cedute in schiavitù. Milano viene rasa al suolo, e quando nel 568 d.C. i Longobardi conquisteranno la regione sceglieranno come capitali Pavia e Monza. Il romanzo ha per sfondo storico i tre anni, dal 537 al 539, in cui si consuma la tragedia di Milano.
In questo volume Maddalena "dice tutto", e lo fa per obbedienza, cercando di esporre i segreti più intimi dell'anima, evidenziando cose finora non notate. Lo fa attraverso il tracciato spirituale di un padre gesuita intermediatore (come lei lo chiama), sant' Ignazio, e su questo solco il Divino Seminatore ha potuto gettare il seme che una volta germogliato ha dato frutti di verità e semplicità. Così l'autrice ricostruisce un percorso di vita teso al donare a chi ha più bisogno.
«Singolare è la vicenda di San Benedetto. Tutti oggi sanno che non solo è il fondatore del monachesimo occidentale, ma anche che il monachesimo è intimamente connesso alla rinascita del mondo europeo dopo le invasioni barbariche. Non così noto è il modo in cui ciò è avvenuto. Il libro di Gloria Cuccato, che racconta con incisività e ricchezza di particolari la vita del Santo, permette di capirlo con chiarezza. Benedetto semplicemente fece il monaco e affrontò ogni aspetto della vita "definito sin dal profondo del suo io dall'essere amato e posseduto dal Signore"». Dalla Prefazione di Giorgio Vittadini
L'intento del presente saggio è quello di rendere accessibile ai lettori uno degli argomenti più dibattuti e suggestivi del pensiero umano dal medioevo ai giorni nostri, fornendo loro gli strumenti indispensabili per capire il valore universale del ragionamento logico e come esso possa essere applicato ad una questione così decisiva per la vita umana come quella dell'esistenza di Dio. Tra le dimostrazioni più controverse, ma anche teoricamente più certe dell'esistenza di Dio, rientrano le cosidette "prove logiche", ossia quei tentativi di dedurre la presenza necessaria di un Essere perfettissimo con la sola forza del pensiero. La storia della filosofia e della scienza in Occidente è caratterizzata dal ruolo decisivo assegnato all'argomentazione logica. Vengono qui accomunati pensatori diversi e distanti nel tempo come Anselmo d'Aosta e Kurt Godel, Tommaso d'Aquino e Bertrand Russell. La prova ontologica rimane una sfida per l'intelligenza umana al di là della scelta di fede.