La contemplazione è l'espressione più alta della vita intellettuale e spirituale dell'uomo. E' quella vita stessa, pienamente cosciente, pienamente attiva, pienamente consapevole di essere vita. E' prodigio spirituale. E' timore riverente, spontaneo, di fronte al carattere sacro della vita, dell'essere. E' chiaro intendimento che la vita e l'essere, in noi, derivano da una Fonte indivisibile, trascendente e infinitamente ricca. La contemplazione è soprattutto consapevolezza della realtà di questa Fonte. Essa conosce questa Fonte in modo oscuro, inesplicabile, ma con una certezza che trascende sia la ragione sia la semplice fede. La contemplazione infatti è un genere di visione spirituale alla quale aspirano, per la loro stessa natura, la ragione e la fede, poiché senza di esse sono destinate a restare sempre incomplete. Tuttavia la contemplazione non è visione, perché vede "senza vedere" e conosce "senza conoscere". E' fede che penetra più in profondità, conoscenza troppo profonda per poter essere afferrata in immagini, in parole, o anche in concetti chiari. Essa può venire suggerita da parole, da simboli; ma nel momento stesso in cui tenta di descrivere ciò che conosce, la mente contemplativa ritratta ciò che ha detto e nega ciò che ha affermato. Perché nella contemplazione noi conosciamo per mezzo della "non conoscenza", o meglio conosciamo al di là di ogni conoscenza o "non conoscenza".
Thomas Merton
In questo saggio brillante, Edmund White ritrae con la consueta maestria la figura di un uomo e di un artista complesso e anche contraddittorio. Genio scostante e capace di infliggersi un ferreo isolamento – a causa dell’asma che lo affliggeva, trascorreva interi giorni a letto nella sua stanza rivestita di sughero e impiegò gli ultimi anni della vita a scrivere e riscrivere ossessivamente il suo capolavoro, Alla ricerca del tempo perduto –, Proust era anche un instancabile mondano, assiduo frequentatore dei salotti più in voga e delle feste più esclusive, dai quali trasse ispirazione per vicende e personaggi del suo romanzo.
White racconta dapprima la storia di un ragazzo introverso e passionale (la fatale attrazione per i libri, il rapporto con i genitori, i luoghi che ritorneranno trasfigurati nella Recherche, i primi amori), per soffermarsi in seguito sull’uomo ambizioso alla ricerca di onori e di buona reputazione, sulla difficile convivenza con l’omosessualità e con i diversi compagni che costelleranno la sua vita, e, infine, sulle dinamiche e gli accadimenti che porteranno alla genesi e alla pubblicazione del suo libro-fiume, un autentico monumento del ’900 letterario.
L'AUTORE
Edmund White, nato a Cincinnati nel 1940, romanziere, critico letterario e saggista, insegna scrittura creativa alla Princeton University. È considerato il maggiore scrittore gay americano. Fra i suoi libri tradotti in Italia ricordiamo Il giovane americano, L’uomo sposato, La sinfonia dell’addio, Ladro di stile. Le diverse vite di Jean Genet, Caos e La doppia vita di Rimbaud.
IL LIBRO
Stile, indipendenza, praticità e classicità senza tempo: queste sono alcune delle parole chiave dell’universo Chanel. Ma dietro ognuna di esse, come dietro ogni capo della celeberrima Maison parigina, ci sono una donna e la sua vita, le sue vicende e le sue scelte indissolubilmente intrecciate agli avvenimenti più importanti e ai cambiamenti epocali che hanno segnato il XX secolo.
Delineando con uno stile gradevole e leggero i tratti salienti della storia di Chanel, Karen Karbo ci fa conoscere il lato più nascosto e personale di una grande icona della moda e della società francese. I suoi giudizi impietosi, le battute fulminanti, gli indimenticabili aforismi costituiscono spesso il punto di partenza di un percorso tra luoghi, fatti e persone che ci porta a comprendere sempre meglio la complessa personalità di Coco. Così, il «mito» si avvicina e si approfondisce, senza perdere nulla di quanto l’ha reso tale e anzi arricchendosi di sfumature più vere. Tutto quello che immediatamente ci torna alla mente quando pensiamo alle sue creazioni – il tailleur di tweed, le borsette inconfondibili, l’abito nero, i raffinati bijoux, la camelia – ci appare meno effimero e lontano. Ciascuna di queste cose è nata dal suo genio e dal suo gusto, ma anche, e forse soprattutto, da una libertà di spirito, da un’audacia e da una concretezza che non avevamo sospettato prima.
I sogni, le difficoltà, le delusioni, le conquiste, i successi di Chanel possono essere anche i nostri e offrirci quindi l’occasione per vedere con altri occhi la nostra vita, il nostro mondo e il nostro tempo.
L'AUTORE
Karen Karbo è autrice di tre romanzi, tutti entrati nell’elenco dei libri interessanti del «New York Times». The Stuff of Life: A Daughter’s Memoir ha vinto il People Magazine’s Critics’ Choice e l’Oregon Book Award nel settore nonfiction. In passato vincitrice del General Electric Foundation Award for Younger Writers, Karen è anche destinataria di una borsa di studio della National Endowment for the Arts. Suoi saggi, articoli e recensioni sono apparsi su «The New York Times», «Outside», «Elle», «Vogue», «More» e salon.com. Il suo ultimo libro è How to Hepburn: Lessons on Living from Kate the Great. Vive a Portland, nell’Oregon, dove sta ancora dando la caccia a un capo vintage di Chanel.
Qual è la radice dell’odio dell’Islam fondamentalista per l’Occidente? Sono davvero le crociate la causa remota dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001?
Fra gli storici e gli studiosi di politica non pochi addossano alle «guerre cristiane» la responsabilità di aver inaugurato l’era della colonizzazione europea allo scopo di accaparrarsi le ricchezze della Terra Santa e di arruolare nuovi credenti. Questa interpretazione giustifica l’idea di una sorta di peccato originale che condizionerebbe i rapporti dell’Islam con l’Occidente – un’idea che si è insinuata nei discorsi e nei dibattiti più importanti e ha spesso informato le scelte di capi di governo od organizzazioni internazionali (come la Comunità Europea e l’ONU).
Per Rodney Stark è arrivato il momento di fare chiarezza, ricollocando al giusto posto – sulla base delle fonti dell’epoca (dell’una e dell’altra parte) e degli studi più autorevoli – tutte le tessere che compongono il complesso mosaico di quelle vicende lontane.
Stark presenta i protagonisti (i papi, i re, tutto il variegato universo umano che prese parte a vario titolo all’impresa, e anche gli «infedeli» con le loro vere o presunte eccellenze), analizza le ragioni e motivazioni rispettive, descrive i complessi intrecci politici, economici e culturali (compreso il ruolo giocato nelle società medio-orientali dalle comunità autoctone di ebrei e cristiani), e naturalmente ricostruisce, con rigore e puntualità, la sequenza degli eventi.
Due conclusioni, fra le altre, si impongono. Innanzitutto le crociate sono state all’origine una reazione obbligata all’aggressività di un’orda che si spingeva sempre più in là e che doveva essere fermata. Poi appare evidente che l’ostilità del mondo islamico per l’Occidente in conseguenza delle crudeltà crociate è un fenomeno suscitato ad arte, in un’epoca a noi vicina, da chi voleva infiammare gli animi per motivi che la storia degli ultimi anni ha perfettamente chiarito.
Titolo originale: God’s Battalions: The Case for the Crusades (2009, HarperCollins)
Traduzione dall’inglese di Gian Luigi Giacone
L'Autore
Rodney Stark è sociologo della religione e docente di Scienze sociali presso la Baylor University, in Texas. Tra le sue numerose pubblicazioni, ricordiamo La vittoria della Ragione, Ascesa e affermazione del cristianesimo, La scoperta di Dio e Un unico vero Dio, tutte edite dalla nostra casa editrice.
L'Indice
5 Introduzione. Avidi barbari in cotta di maglia?
Gli eserciti di Dio
21 1. Gli invasori musulmani
53 2. Il mondo cristiano al contrattacco
81 3. «Ignoranza» occidentale contro «cultura» orientale
113 4. Pellegrinaggi e persecuzioni
143 5. L’arruolamento dei crociati
171 6. Verso Oriente
201 7. Vittorie sanguinose
229 8. I regni crociati
253 9. La lotta per la difesa dei regni
301 10. Le crociate contro l’Egitto
323 Conclusioni. Missione abbandonata
339 Bibliografia
357 Indice dei nomi
In Medio Oriente, le crescenti persecuzioni spingono i cristiani a fuggire dalle terre dove il cristianesimo è nato. Nel Maghreb, nell’Africa subsahariana e perfino in Estremo Oriente essi sono ridotti al silenzio e assassinati a migliaia. Il saccheggio di chiese e abitazioni e la profanazione di cimiteri sono all’ordine del giorno, così come crocifissioni, roghi di persone vive, mutilazioni, decapitazioni a colpi di accetta. Poco lontano dai nostri confini contro di loro vengono proclamate fatawa e condanne inesorabili. Tutto ciò accade nel silenzio della comunità internazionale, dimentica del fatto che «la libertà di pensiero, di coscienza e di religione» è sancita dalla Dichiarazione dei diritti dell’Uomo.
Anche gli ebrei e i musulmani sono perseguitati, ma il riconoscimento delle loro sofferenze non deve avvenire al prezzo della negazione di quelle dei cristiani. Vi sono forse vittime buone e vittime cattive, vittime di cui si deve parlare e altre riguardo alle quali si deve tacere?
René Guitton, basandosi su fonti di assoluta attendibilità, su una meticolosa ricerca condotta in loco e sulle testimonianze dirette dei protagonisti – leader politici e religiosi, missionari, operatori umanitari, ma pure gente comune conosciuta nei suoi innumerevoli viaggi –, redige un vero e proprio "libro nero della cristianofobia", che è in pari tempo un grido di dolore e di ribellione, un appello alla mobilitazione di tutti e una lezione di fratellanza. Perché, come osserva l’autore, «il nostro silenzio ricorda altri silenzi di sinistra memoria, e nel giro di due o tre decenni provocherà forse nuovi imbarazzati appelli al pentimento e dichiarazioni di rimpianto per non aver voluto far affiorare una verità che doveva essere resa nota a tutti».
Per questo libro René Guitton ha ricevuto, in Francia, il Premio dei Diritti Umani
L'Autore
René Guitton, infaticabile viaggiatore tra Oriente e Occidente, si batte per il dialogo tra le culture e le civiltà, contro il razzismo e l’antisemitismo. È autore di diversi volumi, tra i quali ricordiamo: Il principe di Dio. Sulle tracce di Abramo (edito in Italia nel 2009), Abraham, le messager d’Haran e Si nous nous taisons… Le martyre des moines de Tibhirine, vincitore di numerosi premi. È membro del comitato di esperti dell’Alleanza delle civiltà delle Nazioni Unite.
Una ricca rassegna stampa (in francese) sul sito internet: www.rene-guitton.fr
Traduzione dal francese di Gianluca Perrini.
Dal Libro
Il mondo del silenzio
I cristiani del Maghreb, dell’Africa subsahariana, del Medio e dell’Estremo Oriente sono perseguitati, muoiono o scompaiono in una lenta emorragia, vittime del crescente anticristianesimo.
La cristianofobia è multiforme e si nutre di motivazioni tra loro assai diverse: tuttavia, ogni anno fa parecchie centinaia o addirittura migliaia di morti. In alcuni casi essa è frutto dell’adozione di una politica ispirata a idee di «pulizia» etnica e religiosa il cui scopo è cacciare dalla culla del cristianesimo le popolazioni cristiane, ostinatamente fedeli al credo dei loro antenati.
Il nostro silenzio in proposito ricorda altri silenzi di sinistra memoria, e nel giro di due o tre decenni provocherà forse nuovi imbarazzati appelli al pentimento e dichiarazioni di rimpianto per non aver voluto far affiorare una verità che doveva essere resa nota a tutti.
Nel corso di anni di ricerche mi è capitato di incontrare, in Occidente, numerosi cristiani, cresciuti in famiglie cristiane, benché non praticanti, i quali non erano minimamente turbati dagli attacchi contro i loro fratelli. Sembrava che quelle persone fossero affette da cecità o amnesia. E quando ho presentato il dossier da me raccolto, quando ho tirato fuori fotografie e ritagli di giornali citando statistiche, bilanci e rapporti, mi sono trovato di fronte al rifiuto, talvolta cortese, di ascoltare quanto avevo da dire. Non ero credibile e, soprattutto, non ero «moderno».
Agli occhi dei miei interlocutori avevo il grande torto di predicare per la mia parrocchia, i cui valori sono rigettati e condannati senza appello.
Dapprincipio ho ingenuamente ritenuto che la colpa di questa situazione fosse da addebitare all’ignoranza. Ma essa non basta a spiegare tutto, anzi. Combattere l’antisemitismo e il razzismo, battaglie alle quali mi dedico con forza da decenni, non richiede necessariamente una conoscenza approfondita della letteratura rabbinica o della storia dello schiavismo. Non c’è alcun bisogno di avere un’empatia particolare con colui che soffre a causa della propria origine, vittima di una giustizia negata, per aver voglia di prendere le sue difese denunciando a gran voce il silenzio e l’oblio che circondano la sua condizione. Sono in ballo la dignità e i diritti umani.
Una delle ragioni del silenzio e dell’oblio che circondano le minoranze cristiane è da ricercare nella loro progressiva emarginazione e nella continua perdita di peso politico e demografico da cui sono afflitte.
I cristiani d’Oriente sono emigrati o stanno emigrando in massa; sono sempre meno numerosi e in mancanza di meglio sostengono i regimi al potere (ritenendoli preferibili all’avvento di regimi fondamentalisti); in pratica non hanno più alcun ruolo politico nei paesi in cui risiedono.
In più, devono fare i conti con un circolo vizioso: sono emarginati in quanto cristiani, e, in quanto emarginati, di loro si parla sempre meno.
Il loro isolamento è aggravato dal fatto che le persecuzioni contro i cristiani non sono generalmente menzionate nelle denunce delle violazioni dei diritti umani, per una ragione molto semplice: perlomeno in Occidente i cristiani faticano ad associare al cristianesimo il concetto di minoranza.
La difesa dei diritti dell’uomo si è sviluppata a partire dalla lotta per la protezione delle minoranze religiose o etniche un tempo soggette a persecuzioni. Gli ebrei, i neri o i musulmani in Europa e in America rientrano in questo schema. La mobilitazione in loro favore è resa ancora più incisiva dal senso di colpa prodotto dal coinvolgimento delle Chiese cristiane nello sviluppo dell’antisemitismo, nello schiavismo e nel colonialismo (portatore di una visione umiliante per i musulmani).
In Occidente prendere le difese dei cristiani equivale a schierarsi dalla parte della maggioranza.
Il sempre più scristianizzato Occidente fa fatica a concepire che i cristiani possano essere perseguitati in quanto cristiani, perché essere tali, secondo uno slogan semplicistico che si sente ripetere spesso, significa stare dalla parte del potere.
Occorre combattere la gravissima disinformazione che affligge l’opinione pubblica occidentale a proposito della situazione dei cristiani nel mondo e in particolare nelle regioni dove essi sono minoritari, come nel Maghreb, nell’Africa subsahariana, in Medio Oriente e in Estremo Oriente.
L’esistenza dei cristiani orientali è poco nota. Coloro che non la ignorano ne danno spesso una valutazione troppo riduttiva, che tende a fare delle comunità cristiane d’Oriente una sorta di appendice del cristianesimo occidentale, o la conseguenza dell’espansione coloniale. In altre parole, i cristiani d’Oriente non sono considerati autoctoni, ma un elemento importato.
Si dimentica che il cristianesimo è nato in Oriente dove si è sviluppato ben prima che l’Europa diventasse quasi completamente cristiana.
Secondo il punto di vista occidentale, le persecuzioni a cui sono sottoposti i cristiani in quei luoghi lontani colpirebbero il cristianesimo non in quanto tale, ma nella sua qualità di emanazione dell’Occidente. Inoltre, poiché in Occidente il cristianesimo è maggioritario, non può aspirare allo status di minoranza in Oriente.
Questo ragionamento sortisce l’effetto di negare implicitamente la sofferenza delle minoranze cristiane e di frenare la mobilitazione in loro favore. Al tempo stesso, iniziative a sostegno delle popolazioni cristiane d’Oriente sono scoraggiate, in quanto potenzialmente controproducenti: trasformare i cristiani orientali in «protetti» dell’Occidente potrebbe esporli a rischi ancora più gravi.
Tuttavia, questa preoccupazione deve forse esonerarci dall’intervenire, dal momento che proprio noi parliamo di «dovere di ingerenza»? E l’indifferenza non apre forse la via all’oscurantismo?
Le guerre di religione o i fenomeni religiosi ci sembrano appartenere a una lontana preistoria: da ciò deriva la radicale incapacità, da parte dell’Occidente, di affrontare la questione in tutti i suoi aspetti.
Per esempio, nella nostra società, la difesa dei cristiani di altre parti del mondo è spesso vista come un tentativo di favorire il ritorno del religioso o di imporre i principi cristiani, che non sono più considerati valori fondamentali; ne consegue che coloro che si preoccupano della sorte delle minoranze cristiane sono guardati con gran sospetto: nella migliore delle ipotesi sono etichettati come ultraconservatori.
Nel silenzio cristiano si deve scorgere altresì l’effetto di una svalutazione implicita e sistematica del cristianesimo, largamente incoraggiata da un laicismo ottuso e aggressivo, che spesso si manifesta nel modo in cui i media trattano le vicende che coinvolgono i cristiani.
Tra fine novembre e i primi di dicembre del 2008 due avvenimenti legati alle tensioni interreligiose hanno fatto parlare di sé attirando l’interesse dei grandi media internazionali in modo assai diseguale: ci riferiamo al massacro compiuto a Mumbai da un gruppo di mujaheddin, che hanno ucciso 172 persone e ne hanno ferite circa 300, e alle sommosse anticristiane verificatesi in Nigeria, dove alcuni gruppi musulmani locali hanno attaccato i cristiani, uccidendone più di 300, saccheggiando i loro beni e devastando le loro chiese. Nel 2004 si erano scatenate violenze simili, che avevano lasciato sul terreno i cadaveri di oltre 700 cristiani.
I fatti di Mumbai hanno occupato le prime pagine di quotidiani e telegiornali, mentre l’altro episodio è stato appena menzionato, sebbene l’ammontare delle vittime fosse assai più elevato e le distruzioni nettamente più gravi.
Questo trattamento differenziato da parte dell’informazione è emblematico della difficoltà di sensibilizzare l’opinione pubblica, persino la più accorta, riguardo alle persecuzioni che colpiscono i cristiani in numerose regioni del mondo.
Si usano due pesi e due misure; se qualcuno protesta, viene accusato di essere a favore della censura, contro la libertà di informazione e di essere un bigotto e un baciapile.
Ho avuto occasione di sperimentare personalmente questo disprezzo a Parigi, nell’agosto del 1997, in occasione della Giornata mondiale della gioventù, che aveva riunito giovani giunti da ogni parte del globo.
Prima della manifestazione la grande stampa internazionale aveva pressoché ignorato l’evento. Se n’erano occupati soltanto alcuni editorialisti, i quali avevano previsto che quel tentativo di «irreggimentare» e «manipolare» la gioventù si sarebbe risolto in un insuccesso. Durante la manifestazione un certo numero di giornalisti si è limitato a sottolineare i gravi disagi al traffico cittadino causati del raduno.
Nessuno si interrogava sulle motivazioni che animavano i partecipanti, né sul significato profondo di quel ritorno al religioso.
Di fronte a un giornalista che mi intervistava rivolgendomi domande sarcastiche sull’avvenimento, ho abbozzato una provocazione, domandandogli a mia volta quale fosse la sua reazione di fronte al pellegrinaggio islamico canonico alla Mecca (Hajj). Il mio interlocutore mi ha guardato stupito, come se le mie parole facessero di me un emulo degli antichi inquisitori.
Ho quindi capito quanto sia difficile perorare la causa dei cristiani che soffrono nel mondo e quanto essere cristiano, agli occhi di molti, rappresenti un’intollerabile mancanza di buon gusto, per non dire un handicap che sarebbe meglio tentare di nascondere.
Come si può chiedere all’opinione pubblica di mobilitarsi in favore dei cristiani d’Oriente, d’Africa, del Maghreb ecc., se il cristianesimo è la sola religione sottoposta a una sistematica denigrazione che si prefigge di snaturane lo spirito e il messaggio?
La Francia è forse l’unico paese occidentale in cui è buona norma stigmatizzare coloro che si dichiarano credenti, e di conseguenza anche le Chiese ufficiali alle quali li lega la fede.
Questo atteggiamento è evidente ogniqualvolta è tirata in ballo la laicité, principio legislativo che gode di un consenso quasi unanime e di cui nessuna associazione religiosa ufficialmente costituita chiede l’abolizione. Anche i cristiani d’Oriente si richiamano alla laicità. Inchieste e sondaggi hanno dimostrato che i cattolici francesi, praticanti compresi, erano favorevoli alla legge del 1905, la quale è ormai sul punto di diventare quasi un testo sacro, almeno a giudicare dagli strepiti che provengono da certi ambienti dell’integralismo laicista quando si affronta l’argomento. La legge del 1905 è probabilmente il solo documento mai votato a Palazzo Borbone che sia considerato scolpito nella pietra. Chiunque osi suggerire l’idea di una sua revisione si attira l’accusa di minacciare le fondamenta stesse della République.
Nella loro miopia, i campioni della ragione, del libero esame e della critica rifiutano ostinatamente di applicare queste virtù alla propria causa. Chi commette il sacrilegio di non pensarla come loro è regolarmente denunciato come un novello inquisitore!
I conflitti politici sono resi ancor più aspri dal fatto che per lungo tempo hanno riguardato la religione: il castello contro il municipio, il curato contro il maestro pubblico ecc. L’adesione alla Repubblica della quasi totalità dei cristiani ha semplicemente cambiato i termini del confronto, spostandolo sul terreno della scuola: di qui le grandi crisi provocate, nel corso del XX secolo, dai progetti di riforma delle leggi che regolano i rapporti tra lo Stato e l’insegnamento confessionale. Mentre le manifestazioni del 1° maggio mostravano segni di logoramento, quelle a favore della scuola laica o confessionale del 1984 hanno richiamato in piazza centinaia di migliaia di persone.
Sembra quasi che la Repubblica sia costantemente minacciata dalle oscure trame dei bigotti. Provate a parlare di «laicità positiva» e scatenerete immediatamente una bufera difficilmente comprensibile per gli osservatori stranieri, che si stupiscono nel vedere quanto facilmente noi francesi ci crogioliamo in vecchie questioni «fratricide».
Gli anticlericali di un tempo hanno lasciato il posto ai nuovi professionisti dell’anticristianesimo, intolleranti e irrispettosi delle credenze di coloro che hanno la sfortuna di non pensarla come loro. La società francese continua a essere impregnata del tanfo di un anticlericalismo primario che si ripresenta ogniqualvolta si discute a proposito di laicità.
Se vi azzardate a far notare la cosa sarete etichettati come «baciapile», e vi sarà quasi certamente sbattuto in faccia l’affare delle vignette danesi sul profeta Maometto.
Peraltro, le prime vittime di quelle caricature non sono stati gli anticlericali e i laicisti d’Europa ma i cristiani del Pakistan e della Nigeria, che hanno pagato con la vita l’«errore» dell’Occidente, il quale tanto per cambiare non ha mosso un dito.
Di John Henry Newman Roderick Strange ricostruisce in queste pagine la biografia spirituale. Non manca il racconto circostanziato della vita di un uomo coraggioso, sempre in cerca di risposte alle domande suggeritegli dalla fede, capace di compiere scelte difficili e di preferire l’onestà e la coerenza alla facile inerzia di chi si adagia sulle certezze rassicuranti del proprio tempo. Tuttavia l’attenzione dell’autore è specialmente rivolta alla ricostruzione di un percorso intellettuale e interiore che ha portato Newman ad affrontare alcuni temi fondamentali, precorrendo questioni che soltanto il Concilio Vaticano II metterà del tutto in luce.
Il lavoro di Strange – competente e appassionato – merita dunque l’interesse sia di chi vuole misurarsi con un uomo che ha «usato» bene la propria vita, non derogando, nonostante difficoltà e delusioni, dal proprio ideale di integrità, sia di chi vuole conoscere e approfondire gli esiti di una ricerca teologica, filosofica e morale di particolare intensità e valore.
"Grazie alla sua specifica formazione, padre Francois Jourdan è particolarmente idoneo a contribuire in modo fruttuoso al dialogo tra cristiani e musulmani. Il rapporto concreto con questi ultimi è per lui un dato quotidiano: è stato missionario in Africa, dov'è venuto a contatto con l'slam africano; è vissuto in Marocco e ha percorso in lungo e in largo la Tunisia, l'Egitto, il Libano, la Giordania, la Siria e la Turchia.
Egli si propone come uno strenuo difensore del confronto aperto e pacifico tra i credenti delle due religioni, e insiste affinché questo si svolga nella verità, ossia senza eludere i punti sui quali è opportuno e giusto discutere".
Remi Brague
IL LIBRO
Partendo da un concetto definito da Jung nel 1950, quello di sincronicità, Giorgio Galli propone un’analisi della realtà politica italiana e internazionale dell’ultimo secolo, attraverso l’individuazione di «coincidenze significative» fra gli eventi della storia. Esse, secondo lo psicoanalista svizzero, riguarderebbero fatti non vincolati da un rapporto di causa ed effetto (l’uno non è la conseguenza dell’altro) ma caratterizzati appunto da sincronicità (avvengono nello stesso tempo), e che presenterebbero un’evidente comunanza di significato. Muovendo dalla suggestiva intuizione junghiana, Galli individua nelle coincidenze significative il prodotto di un «gruppo di eventi schierati attorno a un centro», la cui decifrazione coincide con il tentativo di mettere ordine in una realtà sempre più difficile da decodificare secondo i canoni tradizionali della causalità.
La storia e la cronaca offrono numerosi e sorprendenti esempi di «coincidenze» – quelle che legano Matteotti, Mussolini e Moro, ma anche la strage di piazza Fontana, gli Ufo e il caso Calvi; oppure quelle che caratterizzano la politica estera statunitense da Reagan a Obama, passando per l’attacco alle Twin Towers –, che l’occhio esperto di Galli individua facendo emergere relazioni inattese e «misteriose», ma proprio per questo intriganti. Al lettore l’invito e la sfida a coglierne altre.
L'AUTORE
Giorgio Galli è stato docente di storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi di Milano. Tra le sue numerose opere ricordiamo: Il decennio Moro-Berlinguer. Una rilettura attuale (2006), Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano (2005), Hitler e il nazismo magico (2005), Piombo rosso. La storia completa della lotta armata in Italia dal 1970 a oggi (2005), I partiti politici italiani (1943-2004). Presso le Edizioni Lindau ha pubblicato La magia e il potere (2004) e La venerabile trama (2007).
«Non so più da quanti anni intrattengo con i miei lettori internauti un fitto scambio epistolare. Funziona così: uno si iscrive debitamente al mio sito e automaticamente riceve sul suo schermo i brevi articoli che vergo appositamente per la discussione via rete. Ognuno può, se vuole, rispondere e commentare, nonché dialogare sia con me che con gli altri lettori. Gli argomenti sono i più vari, anche se sempre improntati alla lotta senza quartiere (ironia e sarcasmo sono le armi migliori) contro il pensiero unico politicamente corretto, cioè il conformismo dei nostri tempi. Non a caso gli articoli in questione si chiamano “Antidoti”: uno alla settimana, mediamente e in dosi omeopatiche, impediscono al cervello di friggere e di trasformare il suo proprietario in automa.
Gli Antidoti presenti in questo volume sono un “fior da fiore”, una scelta tra quelli la cui lezione è ancora valida, e sono stati pensati per diverse categorie di lettori: a) quelli che si sono appena iscritti e non sanno di che cosa si parlava prima del loro avvento; b) quelli che amano la carta e non frequentano il computer (sono molti di più di quanto si pensi); c) quelli che frequentano il computer ma amano del pari la carta; d) quelli che conoscono uno che non frequenta il computer ma abbisogna di Antidoti; e) quelli che stanno polemizzando con uno che spara opinioni senza avere alcuna nozione (quest’ultimo appartiene a una categoria umana in crescita esponenziale); f) quelli che, pur essendo iscritti fin dalla prima ora, vogliono avere sul comodino qualcosa su cui meditare prima del sonno. Infatti, il libro che state tenendo in mano può anche essere aperto a caso e, magari, chiosato in margine.
Ma, attenzione: l’acquisto di questo libro potrà essere usato contro di voi.
Buona lettura.» Rino Cammilleri
Il Libro
Un lettore, padre di figli piccoli, mi racconta cosa succede nella scuola dei suoi figli. Nella quale stanno molto attenti al Ramadan per gli orari scolastici e per le pietanze della mensa. Ma quando si chiede di poter celebrare la Messa d’inizio anno “le stesse insegnanti di religione consigliano di farlo al pomeriggio dopo le fine delle lezioni ‘per non disturbare’”. Nel mercoledì delle Ceneri e nei venerdì di Quaresima qualche genitore chiede al centro di cottura comunale di non inserire carne nel menù, cosa facilissima dal momento che le pietanze a base di carne vengono servite solo una o due volte alla settimana. Invece, arriva il pollo. E così via. Così, per non creare “disagio” alle minoranze esponenti di altre fedi, lo si dà, e obbligatorio, alla maggioranza cattolica. Il bello è che, solo dieci anni fa, un padre musulmano non avrebbe nemmeno osato pensare di chiedere favoritismi per suo figlio in una scuola occidentale.
L'Autore
Rino Cammilleri è autore, presso i maggiori editori nazionali, di una trentina di libri, alcuni dei quali tradotti in più lingue. Tra questi, Gli occhi di Maria, scritto con Vittorio Messori, Denaro e Paradiso, con Ettore Gotti Tedeschi e, per Lindau, Dio è cattolico? (prefazione di Ettore Gotti Tedeschi). La sua produzione spazia dalla saggistica alla narrativa. Il suo ultimo romanzo si intitola Il crocifisso del samurai (Rizzoli, 2009). Cammilleri tiene rubriche su «Il Giornale» e sul mensile «Il Timone».
Il primo religioso tedesco a finire in un lager fu il gesuita Josef Spieker. In una predica a Colonia, nel 1934, aveva esclamato: «La Germania ha un solo Führer ed è Cristo!». Il primo a essere eliminato dai nazisti fu monsignor Bernhard Lichtenberg, arciprete della cattedrale di Berlino: aveva pregato assieme a un gruppo di ebrei. Non fu che l’inizio di una sfida senza equivoci che si concluse con il sacrificio di quattromila sacerdoti e religiosi cattolici. Alla guida di questa eroica impresa, due grandi pontefici: Pio XI e Pio XII.
Il presente libro racconta la vera storia dei rapporti tra la Chiesa e il Nazismo chiudendo definitivamente la disputa sui presunti silenzi di Pio XII, il papa che Reinhard Heydrich – il promotore della «soluzione finale del problema ebraico» – in un rapporto segreto definì «schierato a favore degli ebrei, nemico mortale della Germania e complice delle potenze occidentali».
Sono molte le vicende puntualmente ricostruite da Luciano Garibaldi in queste pagine avvincenti: a cominciare dalla testimonianza del generale Karl Wolff, il comandante delle SS in Italia, che ricevette da Hitler l’ordine di arrestare Pio XII e trasferirlo nel Liechtenstein, ma riuscì, in maniera romanzesca, a vanificare quel progetto, meritandosi l’assoluzione a Norimberga. E poi i due enigmi che ancora accompagnano Claus Von Stauffenberg, l’ufficiale che il 20 luglio 1944 tentò di uccidere il Führer: se cioè sia vero che il colonnello, fervente cattolico, prima di collocare la bomba si confessò dal vescovo di Berlino, ne ottenne l’assoluzione e si comunicò; e se si possa affermare che il Vaticano fu preventivamente informato dell’Operazione Valchiria. E ancora: la fiera opposizione del vescovo Clemens Von Galen, il «leone di Münster», la rivolta ideale di Sophie Scholl e dei suoi compagni della «Rosa Bianca», la resistenza delle donne tedesche che si batterono per la fede e la carità contro l’antisemitismo nazista, la leale difesa compiuta da non pochi ebrei, anche famosi, di Pio XII, un papa ingiustamente diffamato; e infine, per una informazione completa e obiettiva, la storia di sacerdoti e monsignori che si schierarono a fianco di Hitler.
L'AUTORE
Luciano Garibaldi, giornalista professionista dal 1957, nella sua lunga carriera è stato inviato speciale, caporedattore e vicedirettore di quotidiani («Corriere Mercantile», «La Nazione», «Roma», «Il Giornale», «La Notte») e settimanali («Tempo», «Gente»). Tra i suoi numerosi libri ricordiamo: Un secolo di guerre; Operazione Walkiria. Hitler deve morire; Il secolo in breve. Persone e storie del Novecento; I giusti del 25 aprile. Chi uccise i partigiani eroi?; La pista inglese. Chi uccise Mussolini e la Petacci?; Le soldatesse di Mussolini.