Un sociologo e un economista beatificato? Proprio questo è toccato in sorte al trevigiano Giuseppe Toniolo (1845-1918), studioso, organizzatore di cultura e fra gli ispiratori della dottrina sociale della Chiesa. Il carisma che lo caratterizza è costituito dalla sua complessiva visione e comprensione dei "segni dei tempi": la precaria e incerta condizione dei cattolici italiani fra il 1870 e la nascita del Partito Popolare Italiano di don Luigi Sturzo (1919), avvenuta appena un anno dopo la sua morte. Immerso in questo clima storico-politico, Toniolo sviluppa un cattolicesimo sociale moderato e riformista e, al contempo, in un'epoca in cui le grandi masse si affacciano per la prima volta sulla scena, sceglie una via alternativa a capitalismo e socialismo, prendendo quel tanto che c'è di buono in entrambi, teorizzando la cultura della persona umana nell'economia e il rapporto che questa deve avere con l'etica per costruire una società all'insegna della solidarietà e della sussidiarietà. La sua figura occupa un posto importante nella storia del pensiero e dell'organizzazione del laicato cattolico. Questo agile profilo biografico curato da Oreste Bazzichi delinea efficacemente la parabola di un uomo che ha saputo coniugare fede e vita professionale, partecipazione religiosa e attività laicale, rigore scientifico e solidarietà, impegno sociale e vita spirituale.
La prima grande insurrezione contro il sistema sovietico dopo la fine della seconda guerra mondiale si consumò in Ungheria tra il 23 ottobre e il 4 novembre 1956. Di quel lontano episodio sono noti pressoché tutti gli sviluppi: dalla scintilla accesa con le manifestazioni studentesche a Budapest alla prima repressione all'alba del giorno successivo, dai vacillanti governi guidati da Imre Nagy al "fraterno" intervento dell'Armata Rossa. Nei confronti di quella tragica vicenda il PCI (e l'industria editoriale a esso collegata) adottò un atteggiamento fermo e intransigente, salutando benevolmente la sanguinosa repressione messa in atto dai sovietici. Ma non si limitò a questo. In realtà avviò un'opera di capillare disinformazione - tacendo alcuni fatti, falsificandone o distorcendone altri - organizzata con la complicità di tutte le sue più autorevoli testate. Attingendo alle pagine de "l'Unità" e di periodici come "Rinascita", "Vie Nuove", "Nuovi argomenti", "Ragionamenti", "Realtà sovietica" e "Mondo Operaio" (rivista vicina al PSI), Alessandro Frigerio ricostruisce in questo libro la "macchina del fango" allestita a Botteghe Oscure, evidenziando non solo i dispositivi concettuali che la resero così efficiente ma anche il costante alimento fornito dal conformismo dottrinale di direttori, giornalisti e intellettuali di partito, pronti a mettere l'ideologia al servizio della delegittimazione della rivoluzione.
Perché Péguy, oggi? Che cosa hanno da dirci le inquietudini di questo scrittore francese, "morto sul campo d'onore" un secolo fa, nella prima battaglia della Marna? Socialista, dreyfusardo, poi convertito al cattolicesimo, tradizionalista, patriota, Péguy appare agli occhi di Finkielkraut come un "profeta disperato" del malessere spirituale moderno. Animo perennemente insoddisfatto, sempre alla ricerca di una verità più grande di quella contemplata dalla scienza e dalle ideologie del suo tempo e comunque non limitata all'orizzonte della storia e del sapere umano, Péguy è stato emarginato dalla cultura di sinistra cui pure appartenne, ma di cui rifiutò dogmi e pregiudizi. Eppure, la sua riflessione sulla modernità - sulle implicazioni dell'affare Dreyfus, sul nazionalismo che avrebbe portato alla prima guerra mondiale, sui cambiamenti sociali prodotti dal progresso tecnologico, sulla scomparsa della tradizione, sul declino della religiosità, sulla miopia degli intellettuali, sulla decomposizione della famiglia - è imprescindibile per chiunque voglia capire la crisi di certezze che caratterizza il nostro tempo
Martedì 19 aprile 2005, ore 17.44, piazza San Pietro, ombelico del mondo: la fumata è bianca. Da qui comincia il percorso di Joseph Ratzinger come Vicario di Cristo in terra. Da qui inizia anche il nostro viaggio alla scoperta di Benedetto XVI, "semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore", come lui stesso si definì quel giorno. Ma queste prime parole - che sono rimaste impresse nella memoria di tutti - sono figlie dell'emozione del momento, rappresentano una formula retorica o rivelano qualcosa di profondo dell'uomo chiamato a succedere a Pietro? Scegliendo quest'ultima ipotesi Andrea Monda si addentra in una "selva luminosa" fatta di discrezione, rinuncia, disponibilità, dedizione, leggerezza, sacrificio, autoironia, umorismo, gioia... tutti tasselli preziosi per ricostruire il profilo del pontefice-professore attraverso l'analisi di uno stile in cui forse risiede una delle sue lezioni più importanti. In particolare al centro della scena ci sono, per una volta, l'umiltà - la più misteriosa delle virtù - e il suo frutto più gustoso, l'umorismo, due parole che trovano in humus, terra, una comune radice etimologica. Chi è "terra terra", chi non insuperbisce, è a un tempo umile e dotato di umorismo, perché avverte che esiste un mondo più grande del proprio io e, oltre questo mondo, Qualcuno di ancora più grande. Umiltà e umorismo sono "il segreto della vita", soprattutto per un cattolico, e sono due tratti che caratterizzano al massimo grado l'uomo Joseph Ratzinger
I figli si educano con il cuore, il buonsenso e la fiducia. Ecco il messaggio che Anselm Grün, il celebre monaco benedettino, e Jan-Uwe Rogge, un pedagogo apprezzato in tutto il mondo, rivolgono ai tanti genitori resi insicuri dal desiderio di fare tutto alla perfezione e dall'idea che esista una "tecnica dell'educazione" giusta e valida sempre. In questo libro, condividendo con i lettori l'esperienza maturata in molti anni di lavoro e di riflessione, ci mostrano come far fronte alle sfide della vita quotidiana e ci assicurano che i bambini cercano Dio, facendo domande sul perché delle cose, sull'inizio e sulla fine della vita, ed esplorando il mondo intorno a loro in cerca di spiegazioni. Su questa ricerca di Dio Grün e Rogge concentrano la loro attenzione, facendoci capire come i bambini pensano e dicendoci come possiamo riconoscere le loro esigenze spirituali. Ci parlano di empatia, di sensibilità e di rituali, della necessità di crescere insieme e di rispettare i limiti, di rallentare e fermarsi, di concepire se stessi e i propri figli come persone imperfette che possono sbagliare, delle caratteristiche di un buon educatore e del paradosso che consiste nel lasciare andare sostenendo. Suggeriscono i modi migliori per rispondere agli interrogativi dei bambini ed esplicitano i valori a cui fare riferimento durante i momenti di crisi come lutto, malattia e pubertà. Ci spiegano come la spiritualità non abbia necessariamente a che fare con le istituzioni ecclesiastiche e come possa influire positivamente
È davvero possibile essere felici? E qual è il segreto per raggiungere questa condizione che l'uomo insegue da sempre? Yves Boulvin è convinto che la felicità non sia un obiettivo irrealizzabile e frustrante, e ci propone un percorso che non dimentica la vita e le sue esigenze concrete. Al contrario, Boulvin prende in considerazione proprio le difficoltà e le sofferenze di ogni giorno, facendosi forte della sua attività di psicologo e di esperto in relazioni interpersonali. In cento brevi testi - da leggere secondo l'ispirazione del momento o nella successione proposta - evoca i nodi e le fatiche del nostro quotidiano e ci invita a guardare le cose da un altro punto di vista. Spesso basta un piccolo cambio di prospettiva per leggere gli eventi con occhi più positivi e sereni, dando una svolta alla propria vita. Dopo la "cura Boulvin" le nostre piccole e grandi vicende (soprattutto quelle negative), le ombre e le luci, ciò che ci opprime e ciò che ci conforta, ci appariranno in una luce nuova e assumeranno un'importanza e una valenza molto diverse. Dimentichiamo troppo spesso che ogni uomo ha dentro di sé un seme divino, un tesoro che dobbiamo imparare a riconoscere e a valorizzare, in noi stessi e negli altri. Questo è il vero invito che ci fa Boulvin. Se lo accogliamo, scoprire l'altra faccia della vita ed essere felici non sarà più impossibile.
Con il ritmo serrato di un romanzo, di cui ha del resto tutte le caratteristiche, "Quando il mondo gira per amore" ci racconta il periodo più drammatico dell'esistenza di Viktor Frankl (1905-1997), il grande psichiatra fondatore della Terza scuola viennese di psicologia. Di origine ebraica, nel 1942 Frankl fu deportato con tutta la famiglia nel lager di Theresienstadt (Böhmen), dove perse il padre. Poi, nell'ottobre 1944, fu trasferito ad Auschwitz insieme all'amatissima moglie Tilly, che non rivedrà più. Proprio nel campo di concentramento, attraverso l'esperienza quotidiana della disumanizzazione, della morte e della condivisione con gli altri deportati, Frankl troverà però il vero senso della vita e vedrà confermate le proprie teorie sul destino e la libertà. Lì darà forma definitiva alla sua dottrina filosofico-psicologica, la logoterapia, ovvero la terapia dello spirito, che considera l'essere umano non più solo nella sua "profondità" (l'inconscio), ma anche nella sua "altezza" (lo spirito). Per Frankl ciò che davvero muove l'uomo è la ricerca di un senso alla propria vita, non qualcosa di astratto o universale, ma al contrario qualcosa di concreto e individuale (ogni persona è unica e irripetibile), che si scopre uscendo da se stessi per andare verso gli altri. Tra le atrocità del campo, Frankl eleva come una preghiera la sua personale illuminazione: il fine ultimo a cui l'uomo può e deve aspirare è l'amore, quell'amore che "trascende la persona fisica dell'essere amato
Dal 22 dicembre 2005, data di un famoso discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana a proposito della ricezione del Concilio Vaticano II, molto si è scritto e dibattuto sull'"ermeneutica della riforma", ossia del "rinnovamento nella continuità" della Chiesa. Questo libro non affronta direttamente la questione, ma rappresenta un'applicazione fedele di tale principio allo studio del Sacramento dell'altare. La "storia dell'Eucaristia" che qui viene proposta mostra infatti il grande sviluppo della dottrina, della liturgia e della devozione eucaristiche, senza cogliere in esso nessun elemento di decadenza o di rottura rispetto a presunte epoche auree del primo millennio cristiano. Nonostante i limiti e le mancanze dei figli della Chiesa, la tradizione ecclesiale si configura nel suo insieme come un processo armonico - anche se non sempre fluido - di arricchimento e di crescita, pur nella permanenza dello stesso, invariabile Soggetto. In particolare, questo saggio raccoglie, seleziona e ordina una grande mole di dati tratti dall'amplissima letteratura (anche specialistica) che esiste sull'argomento. La Sacra Scrittura, i Padri e Dottori, i documenti del Magistero ecclesiastico, i teologi delle diverse epoche, i testi e i riti della liturgia, le pratiche della devozione, l'esperienza dei santi. Prefazione di Nicola Bux.
Di recente sono tornati ad affacciarsi molti interrogativi a proposito della figura di santa Chiara d'Assisi. Perché la giovane seguì Francesco, fuggendo nottetempo dalla casa paterna? Si era forse invaghita di lui o voleva davvero imitare Gesù, secondo l'esempio del poverello? Perché anche altri familiari, addirittura la madre di Chiara, lasciarono la dimora patrizia per una vita di strettissima povertà? In occasione dell'ottavo centenario della fondazione dell'ordine delle Povere Dame, Gianluigi Pasquale rivisita la storia di questa santa che si distinse per tenace umiltà. La narrazione, dai toni vividi, proietta il lettore nello scenario del XIII secolo e gli permette di assaporarne i colori e i suoni mentre svela le imprese e i drammi attraverso i quali Chiara divenne "donna di luce". Una donna - la prima a scrivere una regola di vita monastica - che fu capace di contrapporsi persino al Papa pur di ottenere il privilegio della povertà assoluta, appunto la sua "luce". Con una scelta innovativa l'autore somma alla piacevolezza della rievocazione storica il fascino della consultazione diretta delle fonti, arricchendo il racconto con una fondamentale selezione di documenti originali
In che modo e secondo quali percorsi è possibile porre nuovamente l'inesauribile questione del rapporto tra ragione e fede? Oggi meno che mai esse si contrappongono, nonostante una larga parte del dibattito pubblico non cessi di affermarne la rivalità. Si può forse perdere la fede, ma non certo perché la ragione riesca a mostrarne l'illusorietà. D'altra parte può accadere che la ragione si scopra incapace di comprendere una parte - e una parte essenziale - delle esperienze che facciamo nel corso della vita, e questo porta frettolosamente a concludere che la ragione non può abbracciare tutto e che bisogna perciò abbandonare all'incomprensibilità spazi immensi della nostra esistenza. Sorge così il regno della credenza e dell'opinione, che molto presto saranno espulse dal campo del pensabile. Da questo sonno della ragione nascono gli incubi dell'ideologia e dell'idolatria. La separazione tra fede e ragione, che tanti sembrano ritenere ovvia e del tutto naturale, si origina innanzitutto proprio da una mancanza di razionalità, dalla resa a tavolino della ragione dinanzi al supposto impensabile. Se non si perde la fede per eccesso di pratica della razionalità, può accadere al contrario che si perda in razionalità allorché si esclude troppo in fretta la fede e l'ambito che essa dice di aprire, cioè quello della Rivelazione. Come già sant'Agostino scriveva, "l'intelligenza è il frutto della fede.