Con la rivoluzione industriale in Gran Bretagna, una parte della popolazione mondiale ha cominciato a sperimentare una crescita economica straordinaria, che ha portato a un enorme divario di ricchezza e tenore di vita tra l'Occidente industrializzato e il resto del mondo. Questo trend si è invertito dopo la seconda guerra mondiale e ora ci troviamo a metà di un secolo di crescita sempre più rapida dei paesi in via di sviluppo, avviati sulla strada di una nuova convergenza con i paesi avanzati: una tendenza destinata a cambiare volto al pianeta. Michael Spence, Premio Nobel per l'economia, ci spiega quali sono le cause di questa clamorosa evoluzione dei 5 miliardi di esseri umani che vivono nei paesi in via di sviluppo. I tassi di crescita sono eccezionali, e mantenerli a questi ritmi comporta sfide di portata inedita dal punto di vista della governance, del coordinamento internazionale e della sostenibilità ecologica. Le implicazioni per i cittadini dei paesi avanzati sono considerevoli, ma ancora poco conosciute. Spence descrive con chiarezza e audacia qual è la posta in palio per tutti noi e prefigura come si evolverà l'economia globale nei prossimi cinquant.anni. È un libro, questo, che ha acceso un dibattito intenso sulla strada migliore da seguire nel mondo del dopo crisi, ristabilendo l'equilibrio tra interessi economici nazionali e internazionali e tra rimedi a breve termine e sostenibilità a lungo termine.
Dieci fedi, dieci verità, dieci risposte sulla vita e la morte. Tutto nell'arco di due mesi. Un viaggio attraverso le nuove religioni di Roma. Per ritrovarsi in corpo un'anima, e per salvarsi dal vizio del fumo. "Ora mi accorgo, con dolore, che il primo effetto della ricerca privata di Dio è quello di un'amplificazione, una levitazione naturale ed abnorme dell'amarissimo dessert che ci aspetta lì in fundo. Dessert a cui, da agnostico ipocondriaco romano, aspiravo, e che solo adesso, da credente (credente di ogni religione), pare davvero una minaccia angosciosa. Ora capisco, ora lo so: la fede non può confortare. Perché chi crede davvero si scora. Chi crede ha paura. Chi crede non può non tormentarsi al pensiero che questo, tutto questo, la nostra vita, le ambizioni, il nostro mondo, la scrittura, non è che la preparazione a ciò che di eterno arriverà. L'eternità stanca. Speriamo che la faccia breve".
Ti è capitato di perdere il tuo partner in un centro commerciale durante i saldi? E dopo quante ore te ne sei accorta? Se le creme antirughe non fanno miracoli, perché costano come un viaggio a Lourdes? È vero che Barbablù fu incastrato da uno scontrino del Castorama? Hai mai acquistato un prodotto con la scritta 'Made in PRC pensando che non significasse 'Made in China'? La quinoa si vende nei negozi di alimenti bio in quelli di nautica? Le statistiche parlano chiaro: sotto i morsi della crisi, i consumi degli italiani sono tornati ai livelli del 1982, l'anno del Mundial. Solo che al posto di Rossi e Conti oggi ci sono i conti in rosso. Con il Pil sottozero anche le spese sono congelate e le compere senza pensieri sono un lontano ricordo. Agli spendaccioni cronici non resta che scegliere il programma di riabilitazione più convincente: fuggire nel deserto, bruciare il bancomat, uscire con i paraocchi per non guardare le vetrine. Oppure rinunciare ai superpoteri d'acquisto e rieducarsi alla moderazione. Come? Ridendo di se stessi e delle mille seduzioni con cui il mercato, ultimo erede di Don Giovanni, tenta di conquistare cuori e portafogli. Questo libro racconta le tappe dello shopping quotidiano (dall'ipermercato all'emporio cinese, dalla megalibreria al magazzino del fai da te) come un'esilarante commedia sulla bugia più antica del mondo: "la felicità si può comprare".
L'infanzia trascorsa a Bologna nello stabile centrale del lotto Iacipì, sotto l'ala protettiva di una nonna cattolicissima, una combriccola di zii comunisti e due genitori insegnanti, convinti che la società italiana sia conformista e superficiale; un matrimonio a quattro anni con Sissi la Piagnona e giochi all'aperto turbolenti e scalmanati; anni divertenti, senza dubbio, ma fuori dal cortile ci sono troppi pericoli. È per questo che il narratore viene catapultato nell'avventuroso mondo inventato da Baden-Powell, in compagnia di Akela, Bagheera, Balù e un intero branco di nuovi amici. Dopo "La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco" e "La vita quotidiana in Italia ai tempi di Silvio", è la volta della vita quotidiana al tempo dei lupetti, fra uscite all'aria aperta, scoperte e promesse non sempre facili da mantenere.
Nel lungo periodo che va dal VII-VIII secolo alla Riforma protestante degli inizi del Cinquecento, si viene affermando un cristianesimo proprio dell'Occidente, distinto dal cristianesimo bizantino, orientale e ortodosso e segnato da profonde trasformazioni interne. È in questo arco di tempo che la cattolicità diventa "romana", in quei secoli che cioè solitamente vengono indicati come secoli di mezzo, o Medioevo. L'organizzazione ecclesiastica prende le forme che tuttora conosciamo secondo suddivisioni spaziali costanti e uniformi, alle quali corrispondono specifiche competenze sacramentali e disciplinari: regioni metropolitane o arcidiocesi, diocesi, pievi, parrocchie. Il processo va di pari passo con una sempre più marcata accentuazione del papato romano, identificato come vertice gerarchico e teologico, come una vera e propria monarchia pontificia. Il tutto avviene sulla base di una larga omogeneizzazione, se non proprio unificazione, di riti e liturgie.
L'attuale crisi economica pone l'esigenza, finora poco avvertita, di interrogarsi sul modo in cui eventi simili siano stati, in passato, affrontati e percepiti. Il libro analizza tre momenti salienti della storia economica dell'Italia contemporanea: la depressione di fine Ottocento, la recessione tra le due guerre mondiali e quella causata dagli shock petroliferi degli anni Settanta del secolo scorso. Tre fasi destinate a influenzare profondamente la storia sociale e politica oltre che gli assetti finanziari e produttivi dell'Italia. Paolo Frascani analizza gli esiti economico-istituzionali, senza tralasciare i mutamenti della sensibilità collettiva e del clima culturale. In tutti e tre i momenti, emerge che dalle crisi si può uscire cambiando il modo di governare l'economia: la crisi bancaria di fine Ottocento o quella degli anni Trenta del secolo scorso, sono state superate modificando il sistema delle regole che fino ad allora avevano governato l'erogazione delle risorse e i rapporti di forza tra Stato e capitalismo privato; mentre dalla crisi degli anni Settanta scaturisce una nuova percezione delle piccole realtà produttive del Paese. La ricerca di Paolo Frascani rileva gli strumenti messi in campo dalla classe politica liberale, dalla tecnocrazia fascista e dall.Italia del compromesso storico per riavviare il meccanismo dell.economia e quali effetti hanno prodotto le crisi sugli assetti sociali, le mentalità e i saperi.
"Il primo accostamento di Schiller alla filosofia è in un contesto anomalo: la facoltà di medicina dell'Accademia militare di Stoccarda, la cosiddetta Karlsschule. A questa scuola dalla disciplina feroce, che si rivelò tuttavia una straordinaria palestra intellettuale, Schiller si era iscritto obtorto collo nel 1773 per volontà del duca del Wurttenberg, che gli aveva imposto dapprima lo studio del diritto, ignorando un interesse per la teologia manifestatosi fin dall'infanzia. Lo scarso entusiasmo per la giurisprudenza lo indusse dopo due anni a passare alla facoltà medica, fondata da poco e ispirata a un progetto formativo assai innovativo, che alle tradizionali discipline mediche e biologiche affiancava lo studio intensivo della filosofia e della psicologia. Il giovane Schiller, che da tempo aveva cominciato i primi esercizi letterari e mal tollerava la limitazione della libertà personale imposta dal duca, si dedicò dapprima svogliatamente ai corsi universitari, fino all'incontro decisivo con un giovane professore di filosofia, Jacob Friedrich Abel": da qui prende il via l'avventura intellettuale di uno dei maggiori protagonisti del Romanticismo tedesco. Johann Schiller (1759-1805) è stato poeta, filosofo, drammaturgo e storico. Influenzato dall'opera di Immanuel Kant, introdusse il concetto di "anima bella" come il culmine e lo scopo sommo dello sviluppo umano, un elemento nuovo di passione e irrazionalità rispetto alla morale e all'etica kantiana.
Pensi davvero che ci sia da temere per la democrazia, anche solo come forma politica? Non ti pare che ormai, nel mondo occidentale, nessuno oserebbe proclamarsi antidemocratico? Perfino i dittatori, quando prendono il potere, sciolgono il Parlamento e sospendono i diritti, dicono di farlo per restaurare la 'Vera democrazia'. La democrazia è l'ideale del nostro tempo. Ma la democrazia è un sistema di governo molto compiacente. Può ospitare tante cose, senza abbandonare il suo nome. C'è da preoccuparsi perciò della sua salute, cioè della sua efficacia, che è poi la sua capacità di mantenere le promesse. Non è strano infatti che alla massima estensione spaziale della democrazia corrisponda un'insicurezza, anzi uno scetticismo crescente, diffuso e diffusivo nei suoi confronti? Il disincanto democratico, si sta diffondendo sempre di più, non tra chi appartiene ai giri del potere, ma tra chi ne è escluso. È il segno che la democrazia, come ideale politico si sta appannando, anzi, sta facendo una semi-rotazione: dal basso all'alto. Ma se chi ne ha più bisogno rinuncia alla democrazia come ambito di libertà nel quale è possibile l'emancipazione, il cambiamento, la semplice affermazione di diritti, allora la democrazia è mutilata, perché parziale. E dove va chi è deluso dalla democrazia? Non va da nessuna parte, perché non ci si può astenere dalla democrazia come se fosse un'opzione politica. Il fatto è che la democrazia è fragile, è delicata, è manipolabile...
"È necessario sgomberare la scena politica italiana da un partito che invoca la secessione, esige il potere nel governo della Repubblica e ha ottenuto e usato, per anni, posti chiave in quel governo senza altri fini o ideali che la promozione personale dei leader di partito e la persecuzione degli immigrati con leggi condannate dall'Europa e da tutte le organizzazioni umanitarie del mondo. Ha fatto danno al Paese con spaccature balcaniche nella vita interna, ha denigrato l'immagine internazionale dell'Italia, ridotta a provincia razzista."
Se noi donne fossimo umane, saremmo trasportate come merce pronta a essere venduta dalla Thailandia al bordelli di New York? Saremmo date in sposa ai sacerdoti, in cambio di denaro per espiare i peccati della nostra famiglia, o per migliorare le prospettive terrene della nostra famiglia? Ci sarebbe impedito di imparare a leggere e a scrivere? Avremmo così poca voce in capitolo nelle deliberazioni pubbliche e nel governo del paesi in cui viviamo? Saremmo sessualmente molestate all'interno delle nostre famiglie? Saremmo stuprate durante i genocidi per terrorizzare, espellere e distruggere le nostre comunità etniche, o stuprate durante la guerra non dichiarata che si svolge ogni giorno e in ogni paese del mondo nel cosiddetto tempo di pace? E, se fossimo umane, e queste cose accadessero, non ci sarebbe nulla da fare in proposito?": Catharine A. MacKinnon non ha dubbi, quel che accade alle donne ha poco a che fare con i diritti umani e c'è ancora moltissimo da fare, perché nonostante i buoni propositi e le normative, la società resta sessista e a molte, troppe donne è negata la dignità oltre che l'eguaglianza. MacKinnon, avvocatessa e ordinaria di Diritto alla University of Michigan Law School è da decenni impegnata a modificare un diritto che riflette il potere maschile. Questa raccolta di scritti copre un ampio spazio temporale, dai primi anni '80 fino al 2000.