
"Bello" è un termine che possiede un'ampia gamma di usi. Può esprimere ciò che riconosciamo piacevole ai sensi ("una bella canzone") o ciò che suscita ammirazione e soddisfazione ("una bella serata"). Come sostantivo, "il bello" designa invece il concetto astratto, la specificità stessa della bellezza. Se però andiamo oltre il senso comune occidentale, scopriamo che lo stesso non vale dappertutto. La cultura cinese, per esempio, non distingue fra l'attributo concreto e il valore astratto e, anzi, ha finito per importare la nostra idea di bello solo alla fine dell'Ottocento, proprio quando in Occidente se ne decretava la morte. Da questo decisivo scarto linguistico Jullien prende le mosse per condurre una raffinata riflessione sui limiti e sul valore relativo delle categorie di pensiero più radicate.
Storie vere e storie immaginarie di eroi fondatori e dei loro seguaci, di capi e di popoli, di despoti e di liberatori. Dal civile Odisseo che vince il Ciclope selvaggio e mostruoso a Cristoforo Colombo che inventa i cannibali. Poi Romolo, che fa nascere Roma dal rito etrusco d'un vomere di bronzo. Seguono il mago Merlino e Giuliano l'Apostata, a mostrarci come e perché si diventi re e imperatori. Ma il potere di un capo è fatto anche di sangue, inganni, tradimenti e morte, come si vede dall'esempio di Flavio Giuseppe o dalle malefatte del Riccardo III di Shakespeare. E si fonda anche sulla messa in scena rituale e grandiosa, come nel caso del Re Sole, di Napoleone e di Hitler, che ai monumenti e alle pietre affidano la propria passione di sopravvivenza millenaria. Infine, in un immaginario happy end, la grandezza di Francesco d'Assisi, e della sua utopia d'un gregge senza pastore, e quella di Nelson Mandela, fatta di amore per la vita e di responsabilità.
È stato calcolato che fra Cinque e Ottocento quasi la metà delle figlie della nobiltà fiorentina, e i tre quarti di quella milanese, finirono in convento. Per una famiglia, sposare le figlie femmine era molto più costoso che mandarle in convento. Se la storia della monaca di Monza ci ha consegnato un'immagine nera della monacazione, è anche vero però che nel convento le donne trovavano l'unica alternativa lecita al matrimonio, e una vita non di rado migliore di quella che avrebbero trovato nel mondo. Valutando con equilibrio pro e contro, questo libro racconta con chiarezza, attraverso la voce stessa delle monache, com'era vivere in convento nei secoli di massima espansione di questa fondamentale istituzione dell'Europa cattolica. Luogo protetto, repubblica femminile, occasione di educazione e di fioritura artistica e letteraria, il convento ha potuto essere contemporaneamente una prigione e un'esperienza di emancipazione e libertà
Qual è la portata sostanziale e quale la forza reale del modello italiano di laicità in un panorama che appare sempre più globalizzato ma, al tempo stesso, sottoposto a tensioni identitarie che mettono in pericolo l'efficacia inclusiva dei diritti, a partire da quello di libertà religiosa, così indissolubilmente personale e universale? E quale spazio può rivendicare l'attuazione di questo modello nel contesto europeo? Ma soprattutto: qual è lo scarto registrabile ancora oggi in Italia fra laicità procedurale - ossia, laicità giuridica "in progetto" - e laicità sostanziale, ossia laicità giuridica "in bilancio"? Quali campi normativi ne risultano interessati? A chi vanno imputati, e come possono essere colmati, gli scarti che si registrano? Il volume si impegna a dare risposta a queste domande, e a offrire, insieme, sia un contributo teorico alla rivalutazione della portata di significato e di valore del metodo della laicità giuridica quale garanzia di governo non dispotico delle società pluraliste, sia un contributo pratico immediato al disegno di una "mappa" degli interventi regolatori del gioco pluralista operati sino ad oggi dal diritto italiano, sulla quale risultino più chiaramente indicate le principali mete già raggiunte e quelle ancora da raggiungere
Il volume risponde ad una duplice esigenza. Innanzitutto fare il punto della situazione, nell'ambito dei Paesi membri del Consiglio d'Europa, sul grado di tutela dei diritti di libertà religiosa e di coscienza, così come regolati dall'art. 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, e sul modo in cui questi ultimi sono interpretati e applicati dalla Corte di Strasburgo. In seconda battuta, il volume muove da un approccio pragmatico dettato dall'esigenza di capire dai diretti protagonisti, i giudici, sollecitati dal confronto diretto con la dottrina europea, quali siano i problemi reali sottesi agli attuali orientamenti giurisprudenziali in materia di libertà religiosa, di coscienza e di antidiscriminazione. A contributi di carattere più squisitamente dottrinale che descrivono il quadro generale di applicazione dell'art. 9 CEDU all'interno del Consiglio d'Europa, seguono analisi critiche della giurisprudenza di Strasburgo da parte di giovani ricercatori provenienti da diverse università europee, incentrate su questioni chiave - simboli religiosi, libertà di insegnamento, ordine pubblico e sicurezza - che hanno scandito negli ultimi due decenni gli orientamenti dei giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo
Perché per alcuni di noi è così difficile praticare sport? Per rispondere occorre considerare aspetti sia psicologici sia sociali: il livello di motivazione, le convinzioni e le emozioni, ma anche l'influenza esercitata da familiari o amici, l'organizzazione dei tempi di vita, la facilità di accesso a strutture sportive o aree verdi. Nel descrivere i meccanismi alla base dell'essere attivi o sedentari, il volume presenta le strategie più efficaci che possono motivare le persone ad essere più attive e illustra gli effetti che ne derivano per il benessere psico-fisico
Quadri, sculture, installazioni, video, arte ambientale e pubblica, performance, contributi della tecnologia recente: l'arte visiva ha acquisito nell'ultimo secolo un vocabolario complesso. Nonostante il pubblico la trovi difficile e molti critici l'abbiano dichiarata morta, mai come oggi si dimostra vitale. Nelle sue forme nuove ha infatti invaso il mondo: in una dinamica sempre più internazionale sorgono ovunque mostre, musei e collezioni. Un'espansione solo mercantile, o dobbiamo riconoscere che nell'arte contemporanea c'è ancora poesia? Cosa siamo disposti a definire arte? Come funziona il sistema che le attribuisce valore
Il pettegolezzo è potente e pervasivo, la reputazione altrui è il suo vero bersaglio. Proprio come gli attori, ciascuno di noi vive una vita davanti e una dietro le quinte: scoprire cosa nasconde il retroscena degli altri senza rivelare il nostro può essere un gioco divertente quanto spietato. Di questo gioco tratta il libro. È vero che partecipano più le donne rispetto agli uomini? E quanta verità passa attraverso il gossip? In realtà sia il pettegolezzo sia la reputazione svolgono anche funzioni importanti nel rafforzare i legami sociali, rendere prevedibile la realtà e promuovere comportamenti cooperativi
Quali sono le ragioni di ordine culturale, economico e politico che hanno favorito nel corso della storia recente «lo stare uniti» della nostra società e quali i fattori invece che hanno condotto a una «disunione» civile? È convinzione diffusa che i partiti politici non abbiano saputo contenere gli squilibri sociali, il dilagare della corruzione, l’opacità degli interessi e che si assista a un degrado della vita pubblica mai registrato in passato. Eppure la Costituzione offriva e offre gli strumenti del buon governo. Per riformare il sistema politico – questa è la tesi del libro – non è necessario ricorrere alla revisione costituzionale, basta la legislazione ordinaria integrata dalla prassi e orientata a rafforzare i presupposti della correttezza, della trasparenza e del controllo sociale. In breve una nuova etica pubblica.
Enzo Cheli ha insegnato Diritto costituzionale nelle Università di Cagliari, Siena e Firenze e Diritto dell’informazione e della comunicazione nelle Università di Napoli e di Roma. Membro dell’Accademia dei Lincei, è vicepresidente emerito della Corte costituzionale ed è stato presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dal 1998 al 2005. Con il Mulino ha pubblicato «Il giudice delle leggi» (1999) e «La riforma mancata» (2000).
L'idea di un predominio europeo nella storia mondiale ha ispirato molte teorie della società e della cultura. Si riteneva che dall'antichità al capitalismo, attraverso feudalesimo e Rinascimento, vi fosse una progressione lineare che in Europa aveva trovato compimento. Ancora oggi molti credono in un "miracolo" europeo cui sarebbe dovuta la supremazia globale dell'Occidente. Goody smantella sistematicamente questa visione eurocentrica. Se un miracolo si è davvero dato, ha avuto per protagonista non l'Europa, ma l'Eurasia, a partire dalla rivoluzione urbana e dall'invenzione della scrittura, che interessarono Medio Oriente, Cina e India ben prima del nostro continente. Iniziò così uno scambio di esperienze e conoscenze tra Oriente e Occidente che li ha visti alternarsi nel ruolo di leadership. Se con il Rinascimento l'Europa avviò, grazie soprattutto alla secolarizzazione della cultura, un lungo ciclo di crescita, questa supremazia sembra oggi giunta ad esaurimento, con il ritorno del testimone nelle mani dell'Oriente.