
Nella tarda estate del 1939, mentre sull'Europa siu addensano le nubi minacciose della guerra, Freya Stark venne assunta dal Ministero dell'Informazione. La sua conoscenza della lingua araba sarebbe stata preziosa per una missione di osservatrice e di mediatrice che l'avrebbe condotta nel corso di quattro anni in giro per il Medio Oriente. Questo libro è il resoconto di quella missione, ma offre anche un quadro d'insieme dello scacchiere mediorientale durante la seconda guerra mondiale.
Aleksandr Blok (1880-1921) uno dei maggiori poeti russi, ha vissuto il radicale cambiamento della società russa sancito dal passaggio dal mondo tradizionale a uno nuovo, portatore di nuove utopie. Quale membro dell'"intelighentia" e dell'aristocrazia terriera, Blok modificò profondamente la sua visione, fino a diventare, da distaccato osservatore, un fervente promotore della rivoluzione. Nel ricostruire la vita del poeta, l'autrice restituisce un variegato ritratto umano in cui, alla passione per l'arte si alternano le vicende amorose, ma soprattutto il complesso universo del ceto intellettuale russo, le illusioni e le disillusioni di fronte alla rivoluzione.
Preciuos Ramotswe, fondatrice dell'unica agenzia investigativa in Botswana, è alle prese con il caso del presunto avvelenamento del fratello di un importante uomo politico e con il mistero di un bambino abbandonato che ha l'odore di un cucciolo di leone piuttosto che di un umano. A complicare il tutto intervengono i problemi finanziari e il suo fidanzato, il meccanico J.L.B. Matekoni, che è molto più complicato di quanto appare. Per fortuna, l'investigatrice ha una valida aiutante: la signorina Makutsi, gran cervello dietro una grosso paio di occhiali e una chioma indomabile. Proprio lei, che nessuno ha mai considerato avvenente, deve indagare su alcune ragazze e scovarne una adatta al titolo di Miss Bellezza e Integrità.
Cos'è la noia? È sempre stata vissuta allo stesso modo? Sono queste le domande a cui Svendsen cerca di dare risposta, ricorrendo alla filosofia, alla letteratura, al cinema e persino alla musica rock. Dalla noia contingente, caratteristica dell'esistenza umana, alla noia esistenziale, tipica della condizione moderna, l'autore traccia un percorso storico dall'accidia medievale alla malinconia rinascimentale, fino ad arrivare al tedio esistenziale della metà dell'Ottocento e alla paranoia.
Racconti di provincia, tra il Po e la città di Parma. Le storie accadono durante la piena del fiume e sono tanto incredibili da non sembrare vere: presenza di fantasmi di preti nelle chiese; bare aperte che galleggiano; personaggi che vivono segregati in casa mentre l'acqua ristagna per giorni. Questi eventi si verificano nella Bassa, mentre in città, a Parma, rivivono racconti dove lo scherzo o la burla feroce sono all'ordine del giorno. Una prostituta nana deve sbarazzarsi del cadavere di un suo facoltoso cliente, uno dei maggiori industriali della città, morto in circostanze imbarazzanti; il medico del Teatro Regio racconta fatti e misfatti di cantanti e musicisti prima dello spettacolo...
Una delle massime aspirazioni dell'essere umano è quella di ottenere il rispetto e il successo sociale. E, corrispettivamente, una delle maggiori angosce è quella di perdere tale rispetto, di diventare dei perdenti agli occhi dei più. L'autore si interroga sulla provenienza di queste ansie e dei metodi per contrastarle. Facendo appello alla psicologia e alla storia, alla filosofia e all'economia, illustra i modi in cui sia i singoli individui sia i gruppi si sono nel tempo confrontati con queste ansie. Scopriamo così che l'ansia da status è un sentimento che accompagna l'uomo da sempre.
In questi versi di Ingeborg Bachmann, postumi e pubblicati per la prima volta in Italia, rivivono, come in un caleidoscopico addio alla vita, tutte le migliori e più feconde tensioni della sua poesia, e si combinano in una sorta di viaggio disperatamente lirico che ci proietta ai confini della sua e della nostra esistenza. I testi si accumulano e si raggomitolano intorno a temi ripetuti in maniera ossessiva: la morte, il dolore dell'essere creato, il lutto per la poesia perduta, la critica ai mali della modernità.
Raccolta di poesie pubblicata subito dopo la Seconda guerra mondiale, è in perfetta sintonia con il clima culturale del proprio tempo. C'è la stessa ansia di uscire dalla pagina ed entrare nella vita che determinò il successo mondano dell'esistenzialismo, c'è l'eco di qualche battuta come si immaginava che Sartre potesse pronunciarne al Café de Flore, c'è il cabaret colto, Brecht, la capacità di fare inquadrature come quelle memorabili dei film di Camé, e di dare alle immagini ora la compattezza del volto proletario e fraterno di Jean Gabin, ora quell'effetto di dissolvenza che per chi ha vissuto in Bretagna sarà sempre un molo che si scioglie a metà tra la sabbia e il cielo, nella nebbia della bassa marea.
Un romanzo che esplora il delicato momento di passaggio della vita di ogni donna, quello che l'autrice definisce "il crocevia della mezza età". Trasformatasi da sconosciuta giornalista irlandese dal passato travagliato in acclamata scrittrice dal futuro luminoso, l'autrice si ritrova a dover fare i conti con quel passato, a indagare le ragioni del cuore, a comprendere gli amori finiti, gli amici perduti, la solitudine affettiva.
"L'irrealtà quotidiana" è un "saggio romanzesco" il cui nucleo è l'esperienza di una cura psicoanalitica intesa come terapia del "sentimento d'irrealtà", ossia di quel sentimento dovuto a uno stato di alienazione psichica e politica. È questo un tema caro a Ottieri, un tema che viene via via declinato in termini psicologici, politici, autobiografici, filosofici fino ad abbracciare il grande capitolo della follia.

