
Anche questa seconda edizione di "Sistemi costituzionali", oltre ai temi classici della tradizione giuridica occidentale, affronta aspetti del diritto spesso trattati solo epidermicamente dalla manualistica: i valori africani e asiatici, l'importanza delle religioni, il nazionalismo socialista arabo, il diritto musulmano, il pluralismo indiano, gli esperimenti di un socialismo diverso, le visioni cosmogoniche indigene, la giustizia conciliativa in Oriente; si arricchisce con le pagine dedicate ai doveri, alla natura, al "confederalismo femminista" del Rojava, all'emarginazione basata sulla razza e sul genere, tracciando alcune coordinate utili per illustrare la poliedricità delle soluzioni "costituzionali" nel mondo. Anche per inserire nel mercato del lavoro operatori consapevoli ed efficaci, l'Università non può limitare l'insegnamento a quattro-cinque modelli leader, e ignorare la presenza dell'imprenditoria cinese, i vincoli religiosi dell'Islam, la pervasività nei migranti delle tradizioni africane, riluttanti verso i sistemi valoriali dell'Occidente. Dal punto di vista metodologico, "Sistemi costituzionali" pone il suo focus nella centralità del linguaggio, le classificazioni, i formanti, la circolazione e i trapianti, i rapporti con altre scienze, il pluralismo, il rifiuto dell'eurocentrismo. La materia nel suo complesso, e i singoli segmenti che la compongono (le fonti, i diritti, le famiglie giuridiche, le forme di Stato e di governo, ecc.) sono trattati nell'alveo di classificazioni duttili, adatte a offrire interpretazioni da diversi angoli visuali. Ancor più della prima, questa nuova edizione di "Sistemi costituzionali" intende superare gli schemi di una scienza giuridica chiusa a riccio, che propone l'unica ricetta che sembra capace di articolare: il rispetto della dignità e dei diritti umani. Dividere il mondo in due: chi rispetta e chi non rispetta i diritti, rifiutandosi di conoscere e se mai accettare valori diversi da quelli occidentali, implica innanzi tutto avere coscienza della scelta.
Il volume raccoglie gli atti del convegno finale del progetto di ricerca Erasmus+ TrustEU-Making visible the added value of the Union in the everyday life of citizens, condotto presso il Centro di eccellenza Jean Monnet dell'Università di Firenze. A trent'anni dall'istituzione della cittadinanza europea, il volume si interroga sulle ragioni che ostacolano l'acquisizione, da parte dei cittadini, di informazioni corrette riguardo sia ai meccanismi di funzionamento dell'Unione, sia agli strumenti di partecipazione democratica e civica che essa prevede. Di fronte alla difficoltà di "comunicare l'Europa", il voto per il Parlamento europeo acquista una connotazione essenzialmente nazionale e il diritto dei cittadini di sollecitare proposte di atti dell'Unione o di rivolgersi alle istituzioni sono ben poco noti; è altresì difficile acquisire la capacità di valutare criticamente le affermazioni correnti nel dibattito pubblico, spesso non corrette o superficiali. In questo contesto, gli scritti contenuti nel volume esaminano gli strumenti attraverso i quali, a Trattati invariati, è possibile favorire la partecipazione dei cittadini alla vita democratica dell'Unione; allo stesso tempo, alcuni contributi discutono la possibilità di riformare il sistema, anche alla luce di quanto emerso dalla Conferenza sul futuro dell'Europa e del progetto di modifica dei Trattati adottato dal Parlamento europeo nel novembre 2023. L'ultima parte del volume presenta alcune delle esperienze didattiche multidisciplinari dell'Ateneo di Firenze volte a promuovere una conoscenza corretta dell'Unione e a favorire un dibattito informato sulle sue attività.
L'aggiornamento di quest'anno dà conto degli eventi politici che l'edizione precedente descriveva sino alle dimissioni del Governo Draghi. Quindi si descrivono gli esiti delle elezioni del 2022 e della formazione del nuovo Governo. Si è deciso di mantenere, un po' semplificandola, la narrazione delle elezioni, della formazione dei Governi e delle loro dimissioni a partire dagli anni '90, perché crediamo utile agli studenti, che quelle vicende non hanno vissuto né, probabilmente, conoscono attraverso altri canali, capire attraverso quali tortuosi passaggi il sistema istituzionale è giunto all'assetto attuale. Siamo convinti che qualche pillola di storia costituzionale recente sia indispensabile per studiare la 2forma di governo" italiana. Si è introdotta anche una breve spiegazione della c.d. autonomia differenziata, dato che di essa sarà inevitabile sentire molto parlare, essendo diventato argomento "divisivo" ma rientrante nel programma del Governo. Si sono poi illustrate, nel capitolo dedicato all'Amministrazione pubblica, le linee generali del nuovo "codice degli appalti", recentemente entrato in vigore. Inoltre si è proceduto alla costante opera di aggiornamento dei dati, correzione dei refusi e semplificazione della scrittura delle pagine la cui rilettura ha fatto avvertire eccessi di complessità e di inutile pesantezza. Quanto al sito, le innovazioni preannunciate nelle edizioni precedenti sono ormai consolidate: il sito ospita una sezione che può essere autonomamente gestita dai docenti che adottano il manuale e che possono usarla per offrire ai propri studenti dispense, registrazioni di lezioni, esercizi, simulazioni di esami, materiali, ecc.; sono rese disponibili in un canale YouTube una serie di introduzioni metodologiche che aiutano gli studenti a meglio capire come studiare, offrendo loro una chiave di lettura del tema che stanno per affrontare. E' un esperimento che sembra dare buoni frutti e incontrare l'approvazione di molti studenti: va a sommarsi agli altri "servizi" che il sito offre da sempre ai suoi utenti, cioè agli studenti. Altre importanti innovazioni sono in corso di realizzazione.
La decima edizione del volume "Diritto processuale penale" - aggiornata con particolare cura per le profonde innovazioni normative apportate dalla "riforma Cartabia", ma anche per le più significative tra quelle successive - si basa su un impianto ampiamente collaudato, giovandosi anche di una scelta grafica voluta non per segnare una rigida distinzione tra argomenti più o meno importanti, ma piuttosto per fornire un'indicazione di tipo didattico, sia pur flessibile in relazione alle esigenze e alle valutazioni del singolo docente. Quanto composto in "corpo" di dimensione maggiore è infatti stato concepito come base tendenzialmente autosufficiente per un apprendimento di livello "istituzionale", ossia finalizzato alla preparazione di un esame universitario di primo approccio; con ciò che si presenta invece in "corpo" di dimensioni ridotte, si mira a offrire un più vasto materiale informativo utilizzabile dagli stessi studenti per integrazioni di conoscenze e per confronti seminariali ma altresì da un pubblico più vasto e più qualificato per spunti di approfondimento ulteriore. Donde, in particolare, la scelta di proporre un ricco apparato di richiami giurisprudenziali, comprensivo di molteplici riferimenti alla produzione della Corte costituzionale e della Corte di cassazione nonché a quella delle giurisdizioni di matrice europea.
Chi si chiedesse «che cosa è il diritto amministrativo» potrebbe partire, per ottenere una risposta, dalla propria esperienza. Ripercorrendo con la memoria le tappe fondamentali della sua vita egli sa che quando è nato, suo padre è andato a dichiararlo al municipio perché quell'evento fosse annotato nei registri dello stato civile; che a cinque anni è stato iscritto in una scuola pubblica; che al termine degli studi ha conseguito un diploma di scuola media secondaria; che grazie a quel titolo ha potuto frequentare l'università; che dopo la laurea ha dovuto superare un esame di Stato per esercitare la professione che tuttora svolge (di avvocato o di ingegnere o di medico). Se colui che si è posto la domanda ha abbandonato precocemente gli studi ed è andato a fare l'operaio, sa che il suo datore di lavoro e lui stesso versano mensilmente a un istituto di previdenza i contributi in vista della costituzione di un capitale col quale gli verrà pagata la pensione quando avrà cessato di lavorare: e li hanno versati, i contributi, perché erano obbligati a farlo. Se si è sposato, lo ha fatto in municipio davanti al sindaco o a un suo delegato che ha annotato il matrimonio, sempre sui registri dello stato civile; se si è sposato in chiesa, ciò è avvenuto davanti a un celebrante che, al termine della cerimonia, ha svolto quella stessa funzione che avrebbe svolto il sindaco se si fosse sposato in municipio. Se si è dato al commercio, ricorda di averlo potuto fare solo dopo che ha ottenuto dal Comune l'autorizzazione ad aprire bottega ed ha ricevuto da altro ufficio l'autorizzazione ad attrezzare i locali in conformità a un progetto elaborato in funzione dell'attività commerciale. Il nostro immaginario personaggio ricorda che nel corso della sua vita ha avuto diecine di incontri con uffici pubblici: incontri e spesso scontri. Come quando, dopo aver chiesto un permesso, se lo è visto negare, o quando ha ricevuto dall'ANAS la comunicazione della imminente espropriazione di un terreno di sua proprietà o quando, diciottenne, si è visto recapitare al suo indirizzo la cartolina precetto che lo chiamava alle armi. In tutti questi casi il privato ha come interlocutore un apparato pubblico, una pubblica amministrazione: un'entità con la quale entra in rapporto o perché è costretto a farlo - se non fosse autorizzato non potrebbe costruire la casa che intende realizzare sul suo terreno - o perché ha un interesse a farlo (ce l'ha, questo interesse, quando chiede un contributo sul capitale necessario ad un investimento produttivo) - o perché questo rapporto lo subisce (negli esempi fatti: l'espropriazione e la chiamata alle armi). Se poi il nostro uomo domanda perché è stato costretto ad instaurare questi rapporti o perché ha dovuto subire l'iniziativa di un pubblico ufficio volta a limitare la sua libertà o la sua proprietà, si sentirà rispondere che ciò è avvenuto nell'interesse pubblico. L'interesse pubblico all'ordinato uso del territorio che subordina la facoltà di edificare ad un permesso rilasciato dal Comune; l'interesse pubblico all'apertura di una nuova strada o all'allargamento di una strada esistente che esige il sacrificio di una parte del suo terreno; l'interesse pubblico alla difesa della patria che gli ha imposto di prestare il servizio militare. Ma che cos'è questo interesse pubblico?
L'11 agosto 1973 veniva emanata la legge n. 533 di riforma del processo del lavoro. Sono passati cinquant'anni e questo rito ha superato la prova del tempo. In occasione del cinquantenario, la Sezione romana del Centro Studi Domenico Napoletano ha promosso un'opera collettanea per raccogliere l'esperienza maturata nell'applicazione di tale sistema di regole e dedicarle una meditata riflessione, sul piano scientifico, sugli effetti apportati dal rito al contesto giuridico e a quello delle relazioni industriali. L'opera raccoglie - in modo organico e utile per gli operatori, pur mantenendo un taglio scientifico - numerosi saggi sul processo del lavoro privato e pubblico, sui singoli istituti, su ciascun grado, su ciascuna fase. Gli autori sono Docenti universitari in materie giuslavoristiche e processualcivilistiche, Magistrati della Corte di Cassazione e di merito, Avvocati. Il filo conduttore è stato quello di interpretare le norme commentate nella loro attualità attraverso le prassi giudiziarie e l'evoluzione, o adattamento, di quel Diritto del lavoro che nel processo si attua, alla luce dell'ultima riforma c.d. Cartabia del processo civile.

