Ordenado sacerdote en la diócesis de Nola el 24 de junio del 1972, ha tenido diversas responsabilidades parroquiales y diocesanas. Ha sido docente de teología en el Istituto superior de ciencias religiosas “Duns Soto” en Nola y en la Facultad teológica de Italia meridional, sección San Tomas de Nápoles. Desde el 1992 hasta el 2001 ha prestado servicios en la primera sección de la Secretaria de Estado del santo Padre. El 17 de febrero del 2001 ha sido elevado al episcopado como Arzobispo prelado de Pompeya. El 2 de agosto del 2003 ha sido nombrado Obispo de Asís-Nocera Umbra-Gualdon Tadino, ingresando en la diócesis el 11 de febrero del 2006.
Entre sus publicaciones: “El Rosario y la nueva evangelización”, 2003;”La experiencia De Dios. Diseño de teología espiritual”, 2007; “Giuseppe Toniolo. Una Iglesia en la storia”, 2012; “Un Papa de nombre Francisco”, 2013.
Sulle numerose sfaccettature dell’amicizia, tema di per sé complesso, l’Autore ha preferito far parlare direttamente i vari filosofi e letterati a partire dal VI secolo a.C. fino ai giorni nostri. Queste 1350 “pillole di saggezza”, cercate e raccolte a 360 gradi senza limiti di tradizioni culturali e letterarie, non costituiscono un trattato sull’amicizia, come unico ponte per uscire dalla solitudine, ma intendono offrire una panoramica, stimolante e a tratti provocatoria, che si estende dall’esperienza all’indagine filosofica, teologica e psicologica, per poter poi tornare con serenità e fiducia alla vita di tutti i giorni.
L’importanza di questa vita è indiscutibile, sia per la sede in cui essa è tramandata, ossia la copia destinata al papa per poter istruire il procedimento canonico affinché Rosa fosse canonizzata, sia perché essa fu il punto di riferimento per tutte le vite che hanno circolato a partire dal XVI secolo: è questa la fonte che fornisce una ricostruzione completa, per quanto agiografica, della vicenda storica della santa bambina viterbese.
“I santi non sono diversi da noi, non sono dei privilegiati che hanno avuto la strada spianata per diventare quello per cui oggi li ricordiamo. Hanno avuto i nostri stessi strumenti, le nostre stesse gioie, paure, affanni, dubbi…; hanno combattuto come combatte ogni giorno ciascuno di noi. Essi sono posti in cielo come stelle, luci che rischiarano il nostro cammino, speranze che incoraggiano ad andare avanti. […] Sapere che anche la nostra patrona Rosa era fragile come noi è molto rassicurante, ci infonde speranza e ci sprona a credere in noi stessi, a non arrenderci e a mettere i nostri passi sulle orme da lei già impresse” (dal Prologo).
«È un libro da aprire e leggere dove capita: è infinito.
La presentazione grafica e le illustrazioni sono
adeguate al contenuto ed è anche questo un godimento
dello spirito».
Ecco a Voi questo nuovo Calendario “Frate Indovino 2018” dal titolo “A VOI NONNI. Grazie di Cuore”, che è espressamente dedicato alla figura dei nonni. Persone meravigliose che non si risparmiano nell’accudire figli e nipoti soprattutto in questi periodi di grossa difficoltà sociale. Nonni a loro volta cresciuti in tempi diversi, dove si avevano ben altri esempi nell'aiuto al prossimo. Offrirsi era quasi un atto istintivo, condiviso da molti se non da tutti. Per questo, nello scegliere testi ed immagini abbiamo volutamente deciso di volgere lo sguardo a questo tipo di passato dove si era tutti un po’ attenti e sensibili. I giovani di quei tempi formano la schiera degli attuali nonni, validi, pronti ad assumersi le proprie responsabilità. La formazione avuta in quegli anni sta riempiendo spazi imprevisti che si aprono in una società “supertecnicizzata”, ma in crisi profonda di valori, di formazione e di autorevolezza, senza punti di riferimento e impegnata in una corsa forsennata su strade che non permettono di vedere alcun futuro. Proprio questi nonni sono la storia vivente della famiglia, trasmettitori di tradizioni, di memorie, di valori di appartenenza; sono ponte tra le generazioni e filo diretto con le radici, faro orientativo nelle dinamiche intergenerazionali e punto fermo nell’odierna instabilità coniugale…
Proprio grazie a tutti costoro, riusciamo a percepire una “speranza” sia per la nostra civiltà, sia negli occhi dei nostri Assistititi, con i primi sorrisi che accompagnano i loro progetti basati su possibili prospettive per il futuro.
Ma è proprio impossibile rendere "quotidiano" il Natale? Non impossibile, ma certamente non facile, soprattutto perché, soffocati da mille preoccupazioni, non facciamo maturare i semi di bontà che lungo il nostro cammino via via sono stati depositati nel cuore dalle persone care con cui siamo cresciuti e da tante persone incontrate nelle più svariate circostanze...
Ecco a Voi questo nuovo Calendario “Frate Indovino 2017” dal titolo “I Mestieri di un tempo”, che è espressamente dedicato al grande tema del lavoro umano, definito da san Francesco “grazia”, cioè “dono”. Questo perché, se svolto nel rispetto delle capacità e delle prerogative della persona umana, il lavoro è tra le componenti più importanti per la crescita e la maturazione di ogni singolo individuo.
Proprio in tale chiave ho voluto richiamare le professioni dei nostri nonni, quelle attività, cioè, che essi hanno praticato e sono divenute i loro “mestieri”. Ho voluto riproporli, nonostante siano quasi tutti in estinzione, perché hanno costituito la spina dorsale dell’economia per migliaia di anni ed hanno permesso alle precedenti generazioni, non solo di sussistere, ma di diventare nostre maestre di vita. Ricordando cosa facevano i nostri predecessori, rafforziamo quei legami con le nostre radici così da non smarrire mai la “verità di noi stessi”.
Ci sono molte strade del cammino che porta a capire, respirare e compiere la Misericordia, crocevia fondamentale non solo per chi crede. Le frecce segnaletiche sono 14, sette orizzontali e sette verticali. Le prime sono dell’uomo per l’uomo, le altre si indirizzano al cielo. Si chiamano opere di Misericordia corporale e spirituale, l’applicazione del Discorso della Montagna. Sono le 14 tappe di un cammino che non ha un punto di arrivo: momenti di un itinerario che ciascuno deciderà. L’uomo è un fare e un farsi continuo, è il più grande segno di Dio. La Misericordia è l’identità privilegiata per raffigurare Dio, ma anche la via maestra per arrivare al Padre, nella scia del Vangelo. Il vero progresso si raggiunge solamente se sappiamo crescere in umanità. Turoldo diceva che «non è neppure Dio a salvarci, ma il Padre». «Convinti di averne bisogno, rimettiamoci alla scuola del Vangelo», esorta il Vescovo Cancian, il quale indica le opere di Misericordia come prove del passaggio dall’egoismo all’amore. Queste pagine vogliono abbracciare, come un caldo saluto, la Misericordia, un amore che trabocca, capace di donare, di accogliere, di perdonare, di comprendere, di voler ancora più bene, come un padre sa fare e come il Padre del Figliol Prodigo insegna. Ognuno di noi è chiamato a essere un riverbero della bontà paterna. Il Vescovo Cancian accompagna sui sentieri di Dio.
Siamo nell’anno che Papa Francesco ha voluto per celebrare la misericordia. E tra i molti avvicinamenti che in questo tempo ci sono stati e ci saranno ad un tema tanto grande, affascinante e coinvolgente, Frate Indovino ha voluto la testimonianza di un vescovo, Pier Giacomo Grampa. Le riflessioni di Grampa, soffuse di sensibilità paterna e cariche di ansia pastorale, ricche di esperienza vissuta nell’ospedale da campo che dovrebbe essere la Chiesa oggi, sono fiorite in un libro che tiene calda compagnia: “L’abbraccio del Padre”.
D’obbligo l’immagine di copertina che spiega con immediatezza tutto il percorso: “Il ritorno del Figliol Prodigo” di Rembrandt. Nella preghiera del Padre Nostro, ripercorsa, sminuzzata nei significati più belli e significativi per tutti, credenti e no, da duemila anni a questa parte, il vescovo Grampa – Pastore prima di tutto, ma anche uomo di cultura – sottolinea come ci sia tutto quanto ci serve, con l’indirizzo di Colui al quale dobbiamo rivolgerci con la fiducia e la gioia di figli. Nel “Padre Nostro” possiamo ritrovare la tenerezza di un Dio che vuole andare incontro all’uomo e manda suo Figlio sulla terra a stabilire questo patto d’amore. Un Dio che serve e non un Dio che comanda; un Dio che ama più che giudicare e castigare. “Cerchiamo, insieme, di ritrovare la nostalgia di Dio e il bisogno del Padre, il cui amore brucia ogni giudizio”: è l’esortazione di Grampa.
Tra un passaggio e l’altro del “Padre Nostro” c’è come filo rosso che accompagna il lettore un percorso di parole di una voce profetica della Chiesa, don Primo Mazzolari. Grampa fa entrare e accompagna a scoprire la ricchezza delle parole che tutti abbiamo imparato da piccoli a recitare. È un aiuto prezioso che porta a capire la consolazione di un Padre il cui slancio verso l’uomo è sintetizzato in quelle 56 parole del “Padre Nostro”.