
Dove sta la magia? Nella forza del plot? Nella qualità possente dello scenario storico che è in grado di evocare? Nella suspense? Forse, più di tutto, nella gioia del raccontare. Questo capolavoro dell'intrigo cattura a ogni pagina il lettore, lo spiazza, lo depista, lo inganna e lo rende complice, per poi coinvolgerlo in uno strabiliante "effetto meraviglia". A partire dal titolo: non solo I tre moschettieri sono quattro, ma - come ha osservato Umberto Eco il romanzo è palesemente "la storia del quarto", di d'Artagnan, che è l'assoluto protagonista non solo di questo libro, ma degli altri due che seguiranno: Vent'anni dopo e Il visconte di Bragelonne. "Immaginatevi un Don Chisciotte a diciott'anni": è questo il primo impatto del lettore con d'Artagnan, e attorno a questo virtuoso della spada, a questo campione di lealtà, di dedizione assoluta alla regina, si dipanerà la storia dei tre romanzi, la storia di una vita. L'altra figura decisiva, antagonistica, è Milady, quintessenza dell'inganno, maschera erotica della perfidia e del tradimento, di cui porta il segno indelebile inciso nelle carni. C'era bisogno di una nuova edizione dei Tre moschettieri per riportare il romanzo all'altezza della sua scrittura: attraverso una nuova traduzione che unisce rigore e respiro narrativo, un'Introduzione del più grande studioso vivente di Dumas e un dettagliatissimo Dizionario dei personaggi.
Wang trascorre la sua infanzia nella campagna cinese. Si studia, si zappa la terra, si va al fiume a lavarsi, si beve il tè alla luce del tramonto. Quando il padre muore, Wang ha sedici anni e si trasferisce a Pechino per studiare matematica. Si impegna, viene istruito secondo i canoni della Rivoluzione culturale e ne scopre le atrocità. Mentre tra i giovani serpeggia aria di cambiamento e protesta, Wang si innamora di Sue, ma sia in amore sia sul piano politico è debole, timoroso, conservatore. "Un vigliacco", lo accusano i suoi compagni di stanza. In facoltà le assemblee diventano sempre più frequenti, la protesta inizia a suonare come un tamburo in piazza Tienanmen. Wang, trascinato da Sue, partecipa alle manifestazioni, ma come molti altri coetanei non è pienamente consapevole delle ragioni per cui sta prendendo parte alla rivolta. Lui è quello che va negli orti pubblici a rubare le pere per tutti gli altri. Poi il governo reagisce, in piazza arriva l'esercito, cominciano gli incendi.
La meditazione, che è alla base della mindfulness, svolge un ruolo fondamentale nell'assicurarci un benessere psicofisico globale ed è priva di effetti collaterali, anzi! Le più recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che meditare con regolarità ha effetti incredibili sul nostro cervello e sulla nostra mente, portando, tra l'altro, a rilassamento fisico, tranquillità mentale, umore migliore, più gioia, più presenza mentale, una maggiore attenzione e focalizzazione, un'elevata capacità di gestire le situazioni difficili e il dolore e, infine, meritati sonni ristoratori. Nel libro, dopo una parte introduttiva ed esplicativa, sono presentate diverse meditazioni guidate, appositamente studiate per "principianti" e non, ciascuna in grado di apportare un beneficio particolare, oltre a quelli comuni a ogni pratica meditativa. Provare a meditare è un regalo che facciamo a noi stessi, perché la meditazione non ci fa essere qualcuno, ma semplicemente - e finalmente - ci fa essere chi siamo.
Gli occhi grandi e profondi a forma di mandorla, il volto dai tratti regolari, i folti capelli castani: la bellezza di Maria è di quelle che gettano una malìa su chi vi posi lo sguardo, proprio come accade a Pietro Sala - che se ne innamora a prima vista e chiede la sua mano senza curarsi della dote - e, in maniera meno evidente, all'amico Giosuè, che è stato cresciuto dal padre di lei e che Maria considera una sorta di fratello maggiore. Maria ha solo quindici anni, Pietro trentaquattro; lui è un facoltoso bonvivant che ama i viaggi, il gioco d'azzardo e le donne; lei proviene da una famiglia socialista di grandi ideali ma di mezzi limitati. Eppure, il matrimonio con Pietro si rivela una scelta felice: fuori dalle mura familiari, Maria scopre un senso più ampio dell'esistenza, una libertà di vivere che coincide con una profonda percezione del diritto al piacere e a piacere. Attraverso l'eros, a cui Pietro la inizia con sapida naturalezza, arriva per lei la conoscenza di sé e dei propri desideri, nonché l'apertura al bello e a un personalissimo sentimento della giustizia. Durante una vacanza a Tripoli, complice il deserto, Maria scopre anche di cosa è fatto il rapporto che, fino ad allora oscuramente, l'ha legata a Giosuè. Comincia una rovente storia d'amore che copre più di vent'anni di incontri, di separazioni, di convegni clandestini in attesa di una nuova pace.
Sei racconti di Emir Kusturica che ci riportano al mondo affettivo, violento e poetico, della sua adolescenza e dei suoi primi film. Quattro, fortemente autobiografici, raccontano la vita a Sarajevo negli anni settanta e ottanta, attraverso lo sguardo di un ragazzino alle prese con le prime sigarette, i primi libri, i primi amori e le grandi domande dell'esistenza: Aleksa che cerca di salvare il matrimonio dei suoi genitori, il suo ingenuo rispetto per la letteratura e le bravate con gli amici, in viaggio fino a Dubrovnik e alla costiera dalmata. "Cento dolori" racconta la tenera e dolceamara storia d'amore fra Zeko e la piccola Milijana, campionessa di scacchi. E l'ultimo racconto, "Lungo la Via Lattea" - la storia, carica di elementi magici e simbolici, di due giovani uniti da amore e fedeltà assoluti -, costituisce in vitro la sceneggiatura del nuovo film del regista balcanico.
Dubitare di noi stessi: tutti conosciamo questo stato d'animo che ci rende talvolta così insicuri. "Sono in grado di fare questa cosa?" "Mi è permesso farlo?" "È giusto che io lo faccia?" "Sono stato abbastanza bravo?" Ogni persona sana di mente sa che cosa significa avere dei dubbi. Fa parte del bagaglio emotivo di ogni essere umano esitare in determinate situazioni, non sapere precisamente cosa sia meglio fare oppure essere in conflitto con i propri sentimenti e desideri. Quando però si esagera, i dubbi finiscono per indebolire il nostro senso di autostima e minano la fiducia in noi stessi e anche negli altri. Bärbel Wardetzki, esperta psicoterapeuta, mostra come sia possibile imparare ad avere un rapporto più sereno con le nostre insicurezze. Scoprendo da dove derivano gli attacchi alla nostra autostima, impareremo a riprendere in mano le redini della nostra vita e sapremo così affrontare nuove situazioni senza autosabotarci. L'autrice ci aiuterà a ritrovare la stima in noi stessi, a fidarci delle nostre sensazioni e ad apprezzarci semplicemente per quello che siamo.
Cos'è la memoria? Cos'è il passato? Cosa resta delle vite e delle morti di chi abbiamo amato, di chi ci ha preceduto? Riflessioni universali, che diventano lancinanti quando si applicano al passato di un ebreo, polacco e comunista, cresciuto nel dopoguerra in una patria che l'ha poi rinnegato. Wlodek Goldkorn è da molti anni una voce conosciuta della cultura italiana, ha intervistato grandi artisti, scrittori, premi Nobel, e raccontato molte storie, mai la sua personale. Quella di un bambino nato da genitori scampati agli orrori della seconda guerra mondiale, che abitava in una casa abbandonata dai tedeschi in fuga, ancora piena di piatti e mobili provvisti di svastica, che crebbe nel vuoto di una memoria familiare impossibile da raccontare, impossibile da dimenticare, impossibile da vivere. "Poi, capita che nascano i nipotini. E arriva il momento in cui ci si pone la domanda: come dire loro l'indicibile? Come trasmettere la memoria?" Ecco allora un viaggio di ritorno: a Cracovia, a Varsavia, ad Auschwitz, a Sobibór, a Treblinka. E un viaggio nella memoria, da ricostruire, da inventare, da proiettare nel futuro: i genitori, gli amici, gli eroi e le vittime, il ragazzino che gioca con i compagni nel cortile fingendo di essere ad Auschwitz, l'uomo che sceglie Marek Edelman come maestro di vita, il nonno che deve raccontare ai nipoti la storia.
Artur Paz Semedo, impiegato di una storica fabbrica d'armi, le Produzioni Bellona SA., e intenditore di film bellici, viene profondamente colpito da alcune commoventi immagini de "L'Espoir", di André Malraux, cui assiste casualmente. La successiva lettura del libro, che pare già provocare un'impercettibile incrinatura nelle sue certezze di amante appassionato delle armi da fuoco, e, poco dopo, il suggerimento della ex moglie Felicia, una pacifista convinta, di investigare negli archivi dell'azienda per scoprire se le Produzioni Bellona SA. abbiano mai venduto armamenti ai fascisti lo avviano verso un'avventura che purtroppo non sapremo, pur potendolo immaginare da fedeli lettori di José Saramago, fin dove lo avrebbe condotto. Con uno scritto di Roberto Saviano e un'illustrazione di Günter Grass.
"La mia unica opera di getto": così Sibilla Aleramo definì questo romanzo epistolare, pubblicato nel 1927. Sono quarantatré appassionate lettere all'amante lontano, scritte per divenire, al suo ritorno, il "loro libro". Protagonisti Sibilla e Luciano, enigmatico e bellissimo giovane che si sottrae al suo amore per un ritiro spirituale iniziatico. Luciano fu nella realtà Giulio Parise, fascinoso mago del cenacolo di Julius Evola, amato dalla scrittrice fra il 1924 e il 1926. Un romanzo quindi autobiografico, che conserva tuttora la sua vivacità e sincerità e ricchezza, e mette a fuoco le perverse atmosfere della buona società romana del periodo fascista. Come sempre, anche in queste lettere mai spedite, l'autrice si abbandona ai ricordi, soprattutto amorosi, e alla confessione delle più impercettibili sensazioni fisiche e psicologiche. Il libro, che anticipa la scrittura degli ultimi "Diari", dà valore letterario alla quotidianità ed evoca i fantasmi della solitudine, della miseria, dell'isolamento nel panorama culturale dei tempi. Sibilla Aleramo vi rivendica il diritto all'identità di donna e scrittrice in un mondo maschile e maschilista, mostrando la contraddittorietà insita nell'essere artefice e vittima della propria immagine pubblica.
L'ascesa al potere in Europa dopo la Grande Guerra dei regimi totalitari, portatori di concezioni dell'uomo e della vita contrarie alla dottrina e all'etica cristiane, obbligò le Chiese e i credenti ad affrontare il problema della compatibilità tra totalitarismo e cristianesimo. Se il bolscevismo suscitò la quasi unanime condanna da parte cristiana, più complesso e ambivalente fu il confronto con fascismo e nazionalsocialismo. Ci furono credenti che seppero comprendere subito la gravità della minaccia dei totalitarismi per il cristianesimo e la civiltà umana, e li combatterono con decisione e convinzione. Tuttavia la Chiesa cattolica in Italia e le Chiese protestanti in Germania cercarono di stabilire un dialogo e un rapporto con gli Stati totalitari. In Italia, il primo paese occidentale con un regime a partito unico che sacralizzava la politica e celebrava il culto del capo, Mussolini si era presentato con il Concordato come difensore della Chiesa, la quale considerava il fascismo, come poi il nazionalsocialismo, un "baluardo" contro il bolscevismo, la modernità liberale e la democrazia laica, ma trovava insieme nella religione politica fascista un potenziale concorrente. In Germania, le componenti neopagane che proponevano il nazionalsocialismo come nuova religione anticristiana indussero vescovi cattolici ed esponenti delle confessioni religiose protestanti alla presa di distanza dal regime di Hitler. Il volume indaga gli ambigui rapporti tra chiese e stati totalitari.