
Il mondo è destinato a continui cicli di conflitti e guerre? Le nazioni rivali possono mettere da parte le ostilità e stabilire una pace duratura? "Come trasformare i nemici in amici" indica in modo coraggioso e innovativo la strada che le nazioni possono percorrere per sfuggire alla competizione geopolitica e passare dal conflitto alla collaborazione. Attraverso un'analisi avvincente e una serie di esempi storici, attinti da ogni angolo del globo e in un arco di tempo che va dal tredicesimo secolo ai nostri giorni, l'esperto di relazioni internazionali Charles Kupchan sfata alcuni miti sulla costruzione della pace. Kupchan sostiene che l'impegno diplomatico è decisivo per la riconciliazione con gli avversari. E la diplomazia, e non l'interdipendenza economica, la strada maestra per la pace: le concessioni e gli accordi strategici promuovono la fiducia reciproca necessaria per la costruzione di una società internazionale. Per Kupchan, anche se la pace duratura si raggiunge più facilmente tra società, etnie e religioni simili, le democrazie devono saper trattare anche con gli Stati autoritari. Il libro prende in esame successi e fallimenti storici, come l'inizio dell'amicizia tra USA e Gran Bretagna agli albori del XIX secolo, il Concerto europeo che garantì la pace dopo il 1815 ma non riuscì a resistere alle rivoluzioni del 1848, e la stretta relazione allacciata negli anni Cinquanta tra Unione Sovietica e Cina.
Germania, autostrada A4 tra Bad Hersfeld ed Eisenbach: una tempesta di neve sconvolge il traffico e le automobili si ritrovano bloccate per due ore. Un uomo esce dalla propria vettura e, coperto dalla bufera e da una notte senza luna, penetra in ventisei macchine uccidendo altrettante persone. Dopo la strage, l'uomo torna alla sua vita di sempre, al doppio ruolo di padre e di ex marito; ma alcuni anni dopo il viaggiatore riprende a uccidere in angoli diversi della Germania, raggiungendo ovunque le sue vittime - sempre numerose - per poi, di nuovo, scomparire. A Berlino cinque amiche, ragazze adolescenti, hanno stretto un patto e sui polsi hanno tatuato la parola "finita". È la loro scommessa per la vita, da cui chiedono molto di più di quello che hanno e sono smaliziate e incoscienti quanto basta per andare dritte incontro a un grosso guaio. A casa di Taja, una di loro, e in circostanze piuttosto inquietanti, viene ritrovata un'ingente quantità di eroina, di fronte alla quale le ragazze non si tirano indietro, vedono solo il guadagno che può venirne e il rischio che lo accompagna non le spaventa. Ma se la via di fuga è rappresentata da un'autostrada che taglia la Germania fino alla sua estremità nord, e il punto d'arrivo è una vecchia casa sulla costa norvegese, allora è lungo quella direttrice che si consumerà un inseguimento mozzafiato, dove le parti in gioco sono più di due e dove malviventi e assassini daranno vita a un'escalation di tensione e terrore.
Chi sono le vittime del peccato? Sono le tante persone che, invece di sentirsi accolte dalla Chiesa, se ne sentono respinte. Ma perché l'interpretazione ecclesiastica della legge di Dio spesso ha fatto e continua a fare il male dell'uomo? Per Castillo, la Chiesa si è così ossessivamente concentrata sul peccato da oscurare l'autentica missione cristiana che consiste nell'alleviare le sofferenze umane. Il risultato paradossale è che, proprio con la sua lotta contro il peccato, la Chiesa causa un carico enorme di mali a se stessa e al mondo. Guerre e roghi nel passato, oggi ingerenze su vita e morte, amore e affetti, malattia ed emarginazione: tutto in nome della lotta contro "il peccato". La triste conseguenza è il deterioramento dell'immagine della religione e la sua crescente incapacità di risultare interessante per le giovani generazioni. Ma non va forse in direzione opposta la strada rivoluzionaria indicata dal Vangelo? Gesù di Nazareth mette in primo piano la dignità dell'uomo e l'amore concreto verso i sofferenti, anche a costo di disobbedire a leggi e prescrizioni religiose. Recuperando l'esempio di Gesù, Castillo affronta il rapporto tra fede e obbedienza e gli autoinganni del moralismo, e auspica una Chiesa diversa, fedele alle origini e al contempo in grado di rispondere alle sfide del presente. Solo così essa potrà tornare a promuovere la felicità e il bene dell'uomo e combattere il pericoloso vuoto di valori che minaccia la nostra società.
L'intensa emozione che ha attraversato l'Italia il 31 agosto 2012 alla notizia della sua morte conduce a chiedersi chi sia stato veramente Carlo Maria Martini. Fu di certo un cardinale a lungo papabile, l'arcivescovo di una delle più grandi diocesi del mondo, il presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, un biblista all'origine dell'edizione critica più accreditata del Nuovo Testamento e altre cose ancora. Ma la risposta esatta è che fu un vero uomo di Dio. Ed ecco il paradosso: proprio per questo motivo egli attrasse l'attenzione e la stima di numerosi non credenti. Questo libro riproduce il dialogo intenso e affettuoso con uno di loro, Eugenio Scalfari, tra i più lucidi e illuminati intellettuali del nostro paese. I temi toccati sono molti: la situazione morale del nostro tempo, l'unità tra cattolici e laici, l'attesa e la preparazione alla morte, l'origine dell'etica, i problemi della Chiesa, la famiglia e il divorzio, Gesù umano e Gesù divino e altro ancora. Si tratta di conversazioni che gettano le basi per una mentalità e un approccio esistenziale del tutto inediti, dove l'amore per il bene e lo sdegno contro l'ingiustizia diventano i nuovi cardini attorno a cui impostare la relazione tra credenti e non credenti. Vito Mancuso invece, dopo aver riflettuto sulla natura profonda della crisi che stiamo attraversando, in un'appassionata lettera al suo padre spirituale mette in luce come la fede non sia dottrina, ma sentimento fiducioso della vita.
Sullo sfondo di un Marocco in grande fermento e sempre più diviso fra tradizione e modernità, la vita di Youssef Al Firsioui, giornalista e scrittore, viene sconvolta il giorno in cui riceve una lettera che annuncia la morte misteriosa del figlio Yassine, in seguito a un attentato terroristico in Afghanistan di cui si è reso protagonista. Il lutto profondo che ne segue si manifesta con la perdita dell'olfatto e, progressivamente, di qualsiasi gusto per la vita: i cibi, anche i più prelibati, non hanno sapore, così come i rapporti con le donne diventano piatti e senza passione. Eppure l'elaborazione del dolore subisce molte trasformazioni e Youssef, senza quasi accorgersene, inizia un viaggio personale dove, passo passo, riemergono i legami avuti con i protagonisti della sua esistenza; la madre, giovane donna tedesca morta suicida in una terra amata eppure ostile; il padre, uomo che incarna lo spirito stesso del Marocco, ormai anziano e cieco eppure instancabile guida archeologica delle antiche rovine romane della città di Volubilis. Nel frattempo il rapporto con la moglie è rovinato sotto il peso della perdita del figlio e saranno altre donne ad accompagnare Youssef in questo turbinio emotivo dove sentimenti ingovernabili fioriscono uno dopo l'altro, in cui la dimensione della conversazione privata è lo strumento con il quale si torna alla vita.
È estate inoltrata ma Bruno Vespa va in onda lo stesso con uno speciale di "Porta a Porta" e ospiti davvero eccezionali. Non a caso, si parla di un evento senza precedenti, con tanto di collegamenti satellitari e colpi di scena "metafisici". La puntata ha inizio e in studio ci sono già il "divino" Platone, Aristotele di Stagira ed Epicuro da Samo; confusi nel pubblico, invece, Gianni Vattimo, Massimo Cacciari e Luciano De Crescenzo. Ed ecco che Vespa annuncia l'arrivo dei filosofi Pitagora ed Empedocle che entrano tra gli applausi e i commenti degli altri invitati per dare il via allo scontro mediatico più atteso dell'anno nonostante la sesta, canonica poltrona resti enigmaticamente vuota. L'oggetto della discussione è la virtù come bene comune e nella vera e propria diatriba che si scatenerà in diretta tra i saggi riuniti per l'occasione ad averla vinta sarà il buon senso dei telespettatori a casa che, applicando i principi antichi alla situazione, anche politica, di oggi traghetteranno gli augusti filosofi e le loro teorie verso un conciliante e ottimistico lieto fine.
"Il fico che cresce sulle rovine della fortezza, emblema e geroglìfico del nuovo libro di Claudio Damiani, ha i giorni contati. Verrà qualcuno a restaurare gli spalti del diroccato maniero aristocratico dove cresce, sradicando quella forma di vita abusiva, vita incurante della sua propria bellezza, capace di assentire al suo destino senza opporgli un'assurda resistenza. Dall'albero il poeta ricava l'insegnamento supremo: è possibile amare la vita senza avvelenarla con la paura della morte. È possibile, dunque, la felicità, quella pura e gratuita vibrazione dell'essere qui, dell'esserci ora, minuscolo filo saldamente intrecciato all'arazzo del cosmo? Come un saggio taoista, Damiani non si stanca mai di dipingere a rapidi colpi di pennello paesaggi nei quali gli uomini e le bestie, le piante e le pietre, le nuvole e le acque sono gli elementi solidali dello stesso prodigio, ovvero una sola materia senza più nome, disponibile a tutti gli esperimenti di un'alchimia interiore capace di trasformare in oro il fardello dell'impermanenza e l'angoscia del tempo che fugge. Oltre il piacere del testo, ai lettori di questo libro si offre una terapia sottile ed efficace come solo sanno essere i consigli di chi è capace di curare se stesso, e non smette mai di farlo." (Emanuele Trevi)
Nel 1960 Frank Sinatra regalò alla sua amica Marilyn Monroe un cane che l'attrice decise di chiamare Mafia Honey. Il cucciolo era nato in Scozia e i due furono inseparabili durante gli ultimi anni di vita della diva. Lei se lo portò ovunque e lui ne vide di tutti i colori. Era ghiotto di fegato, appassionato di scarpe e dei misteri dell'arte. Ma soprattutto adorava la sua padroncina. Ambientato nel mondo crepuscolare dei primi anni Sessanta, questa brillante commedia letteraria ripercorre l'ultima parte dell'esistenza di una donna che sarebbe diventata un'icona del XX secolo. Ed ecco Marylin insieme a Sinatra, Marylin con J.F. Kennedy, Marylin che si risolleva dal divorzio con Arthur Miller; la osserviamo sul set del suo ultimo film, sola e vulnerabile, con il suo cane fedele come unica compagnia. Maf è testimone e narratore, voce fuori campo in un romanzo che porta sulla scena le vette dell'arte, la cultura pop, la commedia piccante, gatti che fanno il verso alla poesia di William Carlos Williams e coccinelle parlanti, oltre alla politica dello Spettacolo in un periodo di grandi cambiamenti. Eroe di un'avventura picaresca come non se ne vedevano dai grandi romanzi dell'Ottocento, Maf occupa un posto di primo piano (a quattro zampe) accanto ai più significativi protagonisti della narrativa contemporanea.
In una lettera indirizzata a un maresciallo dei carabinieri, Greta ripercorre un anno di supplenza nella scuola media di Meduno, paesino delle montagne friulane. Un anno passato tra lezioni, gite nei boschi, chiacchierate con colleghi frustrati da un mancato trasferimento, rapporti non sempre facili con la comunità del posto. Un anno ripercorso attraverso una confessione che è un viaggio nei sentimenti, alla riscoperta del nodo di repulsione e attrazione per una terra aspra, dove anche i ragazzi hanno negli occhi la durezza di leggi antiche e la purezza di un isolamento che le scie dei caccia militari, diretti nei vicini territori dell'ex Iugoslavia durante la guerra del Kosovo, sfiorano appena. È un anno che si rispecchia nel volto da bambino-adulto di "Occhiverdi", e nella silenziosa, cauta passione che quello stesso volto suscita in Greta. Ma l'anno raccontato, l'anno che è questo libro, è macchiato dalla tragica morte di un ragazzo al termine di una festa in riva al fiume. Si è trattato di un incidente o è stato vittima di un omicidio? Qualcuno avrebbe potuto fare qualcosa per impedirlo? È l'eco di questo evento misterioso continuerà ad aleggiare sulla vita dei protagonisti come un fantasma senza pace.
La crisi economica della Grecia si è presto tramutata in un terremoto sociale, un sisma che scuote la vita delle famiglie, delle imprese, dell'intera organizzazione della società. Con "Oúzo amaro" Patrizio Nissirio si avventura nei numeri della crisi ellenica, quelli del debito pubblico, quelli delle richieste della comunità internazionale, della disoccupazione, del PIL in picchiata, raccontando le cause antiche e recenti di questa catastrofe che tuttora rischia di contagiare il resto d'Europa. Da un sistema politico opaco e clientelare che impera da almeno tre decenni alla diffusa corruzione, dall'ambiguità dei paesi stranieri che danno lezioni ad Atene, ma continuano a curare in maniera spesso spregiudicata i propri interessi, al ruolo delle grandi banche d'affari nei giochi contabili che hanno spinto la Grecia a un passo dal collasso. Un libro anche personale, che vuole narrare la Grecia di questi anni dall'interno, raccontando la cultura e la società di questo Paese, così drammatico nei suoi fenomeni, contraddittorio ed affascinante.

