Il vicino rumoroso, il collega scorbutico, il povero che ci "provoca" a cambiare. La sopportazione dei molesti non è mera tolleranza, bensì l'accoglienza calorosa e fraterna di un'alterità che ci interpella. Dio è colui che per primo ci sopporta.
Perché domandare a Dio il bene se sappiamo già che egli è buono? Preghiamo per noi e per gli altri anche per ricordarci che non siamo dèi. Chiedere è fare relazione con Dio, in solidarietà con il mondo, dentro orizzonti di pace.
Gesù ha chiesto ai suoi discepoli di "curare i malati". Aver cura è farsi carico delle sofferenze e delle ansie altrui partendo dalle proprie ferite. Diventiamo "guaritori" se siamo consci delle nostre debolezze.
“Maria di Nazaret, pur completamente abbandonata alla volontà del Signore, fu tutt’altro che donna passivamente remissiva o di una religiosità alienante, ma donna che non dubitò di proclamare che Dio è vindice degli umili e degli oppressi e rovescia dai loro troni i potenti del mondo”.
(Paolo VI, Marialis cultus, 37)
Nel 2015 la Chiesa cattolica ha celebrato il cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, che è stato una pietra miliare nella sua storia bimillenaria. Verso la conclusione di quell’evento, ispirati da ciò che si faceva e si diceva nell’aula conciliare, una quarantina di vescovi di varie nazioni si riunì nelle Catacombe di Domitilla per firmare ciò che al giorno d’oggi è noto come il Patto delle Catacombe, testo e progetto che presenta la missione dei poveri nella Chiesa.
Lo spirito del Patto delle Catacombe oggi traspare nei gesti e nelle parole di papa Francesco, dopo aver guidato alcune delle migliori iniziative cristiane degli ultimi cinquant’anni, non solo in America Latina, dove suscitò un’eco speciale, ma nell’intera Chiesa cattolica. Così, la sua testimonianza si è trasformata in uno dei segni più influenti e significativi del cattolicesimo del XX secolo.
Lo attestano qui, tra gli altri, gli interventi di Luigi Bettazzi, Stephen B. Bevans, Piero Coda, Jon Sobrino.
Chi è senza vestito (per metafora, dignità) ci domanda una restituzione: la giustizia che spetta a ogni persona.
Dare un vestito, riconoscere dignità, non è offrire quel che «ci avanza» ma lasciarci coinvolgere nel destino altrui. Come ha fatto il samaritano del Vangelo.
Le opere di misericordia per un cristianesimo semplice
In che modo vogliamo trattare la morte? Come a Porto Cervo, la città snob dove non esiste un cimitero? Oppure come nel Sud Tirolo dove il camposanto è al centro di ogni paese? Ciascun lutto ci chiede la misericordia della prossimità.
È proprio un male dubitare? O è il primo passo verso la verità? Se non è mancanza di fiducia, il dubbio fortifica il sapere e la fede. Aiutare a fare discernimento: anche questa è misericordia. Per farlo serve un’umiltà costante.
Le opere di misericordia per un cristianesimo semplice.
La vicenda della condanna, del supplizio e della morte di Gesù è la storia del fallimento di Dio. Con la scelta di soggiacere al potere della violenza e della morte Cristo ha deciso di stare da una parte: quella delle vittime, dei peccatori, degli ultimi, degli emarginati. Timothy Radcliffe, autore di spiritualità tra i più apprezzati al mondo, ci guida dentro il mistero delle ultime ore di Cristo svelando davanti a noi il paradosso di quell'avvenimento. Egli attinge alla narrativa, alla poesia, al cinema per rendere ancora più eloquente il modo che Dio ha scelto per salvare ogni persona: la strada della debolezza, non il metodo della forza.
La Parola di Gesù ci spinge ad agire: «Perché mi chiamate Signore, Signore, e non fate quello che vi dico?». La Quaresima è il tempo propizio per aprirsi allo Spirito e passare dal dire al fare.
Compiere veramente il cammino verso la Pasqua, passare dalla morte alla vita nuova significa mettere la misericordia all’opera.
Sussidio liturgico-missionario.
Vangelo e riflessioni per ogni giorno.