
Dall'autunno del 1944 alla primavera del 1945 don Primo Mazzolari visse in clandestinità, rinchiuso in una stanza della propria canonica, nascosto dalle brigate nere che lo cercavano, convinte che egli fosse sui monti con i partigiani. Apparentemente segregato dal mondo, il parroco di Bozzolo mostra come sia possibile partecipare alle vicende umane in virtù di uno sguardo che non si lascia distrarre dalle parole altisonanti che risuonavano a quel tempo. Uno sguardo capace di fermarsi sulla quotidianità per restituirci tutto lo spessore dell'umanità perduta. Anche in questo scritto ritorna il tema dei "lontani", centrale nella prospettiva religiosa di don Primo, che tuttavia non si comprenderebbe senza la pregnanza delle immagini create dalla poetica mazzolariana. Bisogna lasciar parlare i lontani, ma perché ciò avvenga, bisogna, prima di tutto, saperli ascoltare.
Il volume ripropone un itinerario di lettura continua del Vangelo secondo Marco, svolto oralmente a più riprese dall'autore, gesuita, e qui trascritto. Non si tratta propriamente di un commento, ma di una flebile eco della novità che Gesù affida ai discepoli e che si prolunga attraverso le testimonianze e i "ritardi" delle prime comunità cristiane. «L'Evangelo non è solo un discorso che contiene un messaggio prezioso, ma è un impulso vivo: è il rivelarsi di Dio stesso, l'affiorare dell'Onnipotente, che vuole ricondurre a sé le sue creature». Per questo esso si presenta a noi carico «di un'urgenza che attraversa tutto lo spessore della nostra condizione umana, scandaglia tutte le profondità della nostra miseria, prende contatto con tutte le ostilità e ribellioni che la nostra realtà di creature abbia contrapposto all'originaria volontà di Dio». Attraverso lo strumento fragilissimo di un testo scritto «l'Evangelo è la novità di Dio, che si impone a noi come protagonista della nostra storia e della nostra vita, assumendola in tutte le sue dimensioni».
Periodico religioso mensile Anno 14 - n. 1 gennaio 2021. Tempo di Natale. Tempo ordinario.
In formato tascabile offre al lettore una "pillola" quotidiana di liturgia delle Ore per dedicarsi alla preghiera durante la giornata, oltre al rito della Messa, alla liturgia della Parola e alle parti proprie delle celebrazioni eucaristiche feriali e festive.
Le riflessioni che affiancano la liturgia sono curate da fr. MichaelDavide, fr. Adalberto Piovano, fr. Luca Fallica e fr. Roberto Pasolini.
Arricchiscono la rivista il calendario interreligioso, la segnalazione, le giornate particolari ecclesiali e civili e alcune pagine di riflessione.
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Oggi la Chiesa cattolica in Europa non è più maggioranza e talora è come se si sentisse in esilio. Ma l'esilio è un'esperienza che attraversa la Scrittura e la vita della Chiesa sin dalle origini. Ce ne parla l'Antico Testamento, con Dio che esce tra i deportati e l'interrogativo del Salmo «Dov'è il tuo Dio?». Nel Vangelo di Giovanni, Gesù dice al Padre che i discepoli «non sono del mondo» (cf. Gv 17,16) e la lettera agli Ebrei e la prima lettera di Pietro ne parlano come di «stranieri e pellegrini». Un tema che prosegue nella Chiesa delle origini con la lettera a Diogneto. Tornando al presente, mons. Paolo Bizzeti racconta il suo essere vescovo tra gli islamici.
Descrizione
L’impresa di parlare di Dio nel nostro tempo e di predicarlo può mettere in movimento la mente e il cuore in un gran numero di direzioni, dischiudendo ampi orizzonti forse inesplorati fuori e dentro la coscienza di ciascuno. Ma può anche facilmente diventare la sua propria caricatura e deludere amaramente l’attesa legittima che l’espressione «predicazione cristiana» – di cui il «sermone» è lo strumento tradizionale e principale – può suscitare.
Sommario
Popolo dell’Avvento (Matteo 25,1-13). Natale 2018. «La Parola è diventata carne» (Giovanni 1,14). La luce nelle tenebre (Giovanni 1,5). Epifania: i magi e noi. La fede come viaggio (Matteo 2,1-12). Tre flashes su Gesù (Matteo 9,35; 10,1). Le tentazioni di Gesù e le nostre (Luca 4,1-13). La parabola del padre (Luca 15,1-3.11b-32). «Dammi da bere» (Giovanni 4,4-14). Ecce homo! (Giovanni 18,38–19,5). Pasqua: un racconto controcorrente (Giovanni 20,11-18). Pentecoste conosciuta e sconosciuta (Pentecoste, 31 maggio 2020). «Guardate alla roccia da cui siete stati tagliati» (Isaia 51,1). La Trinità: una storia d’amore (2 Corinzi 13,12-13). «Io piego le ginocchia davanti al Padre» (Efesini 3,14-21). La casa di Dio che non è una casa (Genesi 28,10-28). Dio all’incontrario (Giobbe 23). Domenica dell’eternità (2 Corinzi 4,15).
Note sull'autore
Paolo Ricca, pastore della Chiesa Valdese, è stato professore ordinario di Storia della Chiesa e Ecumenismo alla Facoltà valdese di Teologia dal 1976 al 2002. Dottore in Teologia a Basilea sotto la guida di Oscar Cullmann, ha ricevuto nel 1998 il Dottorato honoris causa dalla Facoltà teologica dell'Università di Heidelberg. Dirige per Claudiana la Collana «Opere scelte – Lutero».
Il cardinale Matteo Zuppi e il professor Andrea Segrè si interrogano, da prospettive diverse, sui principali cambiamenti in corso e su come sarà il nostro futuro. Che cosa rimarrà della drammatica esperienza della pandemia che ha colpito tutto il mondo? Come coglierne anche i tratti positivi, quelli che ci permettono di uscire dalla «normalità» delle nostre esistenze di prima e guardare a nuovi stili di vita per il futuro? A partire dalle parole che più usiamo nel nostro lessico quotidiano si confrontano due prospettive - una spirituale e religiosa, l'altra laica e scientifica - che nel discorso si integrano e forniscono al lettore un quadro di riferimenti e di valori per vivere il nostro nuovo tempo.
Considerato un classico di storia sociologica dell'ebraismo, Gerusalemme al tempo di Gesù è la prima grande opera di Jeremias, uno dei maestri dell'esegesi biblica del Novecento. Con un linguaggio essenziale, una scrittura che incalza e stringe l'argomento da ogni parte e una tessitura sapiente e documentata, questo libro avvince più di un romanzo senza nulla concedere alle seduzioni romanzesche. L'autore scava dall'intimo dell'ebraismo, con l'impassibilità dello storico e la contagiosa passione dello studioso che assiste al lento e faticoso disvelarsi di una città apparentemente gelosa e inespugnabile.
Nel fluire delle riflessioni di don Battista Borsato, alimentate dal testo dei vangeli e dalle domande, spesso irrequiete, di giovani e adulti, risuona l'incalzante invito di Gesù a cambiare prospettiva: «Passiamo all'altra riva». A volte occorre fermarsi, respirare, cogliere altri punti di vista, allargare lo sguardo e lasciarsi illuminare da nuove prospettive. Chi si avvicina alla lettura di questi commenti ai vangeli domenicali dell'Anno B avverte l'irrompere di tre grandi prospettive e sensibilità: la prima riguarda il coraggio di pensare e di leggere, la seconda è un invito all'umanizzazione, mentre la terza pone in luce la piena umanità di Gesù.
La prima comunità cristiana riconobbe inizialmente alla forma sinodale degli anziani e successivamente all'apostolo Paolo un'autorevolezza che va configurandosi come autorità, nel senso di "riferimento certo" per la custodia della comunione ecclesiale. Questa virtù viene in seguito attribuita a singoli personaggi, in genere fortemente carismatici, mentre il suo esercizio viene sempre più centralizzato e istituzionalizzato attraverso la stampa e la censura ecclesiastiche. Proprio la dimensione normativa e regolativa dell'autorità viene oggi messa in discussione dai social media, che per loro natura non sono gerarchici, ma aggregano e attivano appartenenze sui criteri dell'omologazione. Le community si organizzano sulla base di interessi e visioni comuni, espellono le dissonanze e seguono gli influencer, a cui conferiscono autorità in un determinato ambito e in un tempo circoscritto. In questo contesto, l'unica autorità che la Chiesa può legittimamente coltivare è quella della testimonianza di coloro che, in forza del battesimo, vivono manifestando il dono della vita di Dio in noi.
«Mentre in Italia veniva dichiarato il confinamento a causa della pandemia di Covid-19, mi recavo dal mio convento parigino a Lussemburgo, dove insegno e faccio ricerca. In quel frangente tutte le frontiere d’Europa sono state chiuse e mi sono ritrovato nel Seminario Maggiore, in solitudine. La prospettiva spirituale che mi sono dato è stata di vivere questo tempo nella meditazione, nella preghiera, nel lavoro quotidiano, evitando l’isolamento intellettuale e spirituale. Non potendo predicare in una chiesa, l'ho fatto "in digitale", in forma telematica, e questo libro raccoglie alcune delle riflessioni di quei giorni».
Sommario
Introduzione. Negli ospedali una liturgia invisibile, con il fiato sospeso. Che niente sia più dato per scontato. Anche le stelle piangono con noi. La lezione dell’esilio. Persone dietro la maschera. Riscoprire con Lazzaro la dignità dovuta ai morti. Guarire dal virus, ripensare la malattia. Nell’attesa di un abbraccio. La libertà cresce nella disciplina. Quella piazza vuota. Il profumo della vicinanza. Un mondo senza cuciture. Risvegliàti dal silenzio, come Adamo ed Eva. Teniamoci pronti ad accogliere il dono. Oltre il velo delle illusioni. Il segno vivo della memoria. L’imprevedibile che porta alla salvezza. Il velo e la croce. Sia lode alla luce. Uniti nell’amore del Dio nascosto. Anche l’interiorità ha bisogno di segni. Il cielo in una cella. Oggi è lo streaming il nostro «lembo del mantello». Il contagio della disuguaglianza. E adesso torniamo a guardare la natura. Un tempo per ringraziare.
Note sull'autore
Alberto Fabio Ambrosio, domenicano, è professore di Teologia e Storia delle religioni alla Luxembourg School of Religion & Society e direttore di ricerca al Collège des Bernardins (Parigi). Dopo aver condotto ricerche per più di dieci anni nel centro domenicano Dosti di Instambul sul sufismo ottomano, si dedica oggi alle relazioni tra vestito, moda e religioni. Tra le sue pubblicazioni recenti: Lotta continua. Lo stupore del Vangelo (San Paolo 2015), Un Dio curioso (Castelvecchi 2018) e Dio tre volte sarto. Moda, Chiesa e teologia (Mimesis 2020).