
Per il ministero diaconale, chiamato ad animare le comunità locali nella carità in comunione con i presbiteri, si è aperta una stagione nuova. I contributi raccolti in questo volume attingono all'esperienza e alla riflessione condivisa di diverse realtà ecclesiali, che approfondiscono insieme il senso della diaconia nella Chiesa e il ruolo dei ministri ordinati. La prospettiva degli interventi attraversa l'Italia da nord a sud, con il coordinamento dei religiosi della Pia Società San Gaetano, congregazione composta da preti e diaconi a servizio delle diocesi. La diaconia della Chiesa per la vita nel mondo non può prescindere oggi dai profondi cambiamenti legati alla pandemia. Il volume propone anche spunti per comprendere il ruolo della comunità cristiana dentro le nuove povertà, in particolare a partire dall'esperienza concreta di diaconi impegnati nel servizio alle periferie esistenziali dell'umanità.
Da qualche tempo si è introdotta la percezione che il mondo può andare realmente verso il rischio della fine. E questo potrebbe davvero accadere a causa di un evento della storia prodotto dagli uomini. Allora è necessario lavorare per un pianeta in cui la politica e l'economia non dominino, ma servano come risorse per la vita comune e il governo del mondo. C'è comunque un'ultima carta da giocare: cambiare la nostra idea dell'umano, convertirci da soci a fratelli, e da fratelli a prossimo. È per questa via che ci accompagna l'enciclica di papa Francesco Fratelli tutti. Ma se tutto ciò non bastasse, se nonostante gli sforzi la Terra non riuscisse a salvarsi da sola? Allora, come per una nuova Ninive, «ci sarà un Dio che, struggendosi di amore per il mondo e per l'uomo, senza eleggere, escludere e scartare nessuno, afferrerà il mondo che ci sfugge di mano e lo restituirà alla vita», per la sola, straordinaria e divina ragione che ci sono oltre 7 miliardi di persone e una grande quantità di animali che lo abitano.
In che modo la Caritas italiana, istituita il 2 luglio 1971 per volontà di Paolo VI, ha vissuto nei suoi primi cinquant'anni la fraternità evocata da papa Francesco nell'enciclica Fratelli tutti? Le strutture diocesane e parrocchiali si sono misurate nella loro attività quotidiana con molti dei temi approfonditi nell'enciclica, dall'ecumenismo alla costruzione della pace, dalla nonviolenza alla ricerca della giustizia, dalla promozione umana all'accoglienza dei rifugiati. Le storie raccontate in questo libro mostrano come ciò sia avvenuto nell'esperienza concreta di alcuni operatori e di alcune realtà territoriali. Introduzione Francesco Soddu. Postfazione Stefano Russo.
L'esilio è dimensione della condizione umana. I profeti accompagnano negli esili della vita, il che vale soprattutto per Ezechiele, che riceve la sua vocazione nell'esilio di Babilonia. La profezia è essenziale quando la vita deporta in terre straniere e la speranza e la fede rischiano di spegnersi.
Le tredici epistole attribuite a san Paolo si distinguono in lettere maggiori, lettere della prigionia e lettere pastorali. Tra le maggiori, la seconda ai Corinzi è la più sofferta e personale. Il testo sembra essere una compilazione di più lettere e biglietti, piuttosto che uno scritto unitario, anche se non privo di una sopraffina organizzazione retorica. L'apostolo scrive perché sollecitato da informazioni riguardanti calunnie nei suoi confronti diffuse da imprecisati avversari. Dietro lo screditamento personale di Paolo si nasconde però un attacco frontale alla sua missione verso le genti. Di fronte al pericolo che a Corinto si possa decadere dalla purezza del Vangelo verso aspetti maggiormente legati alle forme e non più alla sostanza, con grande maestria Paolo riesce a controbattere agli avversari regalandoci pagine meravigliose in cui parla di sé, della sua mistica della debolezza, in una serie di passaggi di tale altezza da rendere a buon diritto la Seconda lettera ai Corinzi la magna charta del ministero apostolico.
La Chiesa sinodale in Cristo Gesù è il popolo di Dio in cammino, profezia della fraternità universale e del Regno. La sinodalità ha caratterizzato, anche se con termini, istituzioni e modalità diversi, il cammino della Chiesa fin dall'inizio, manifestandone l'identità e la missione. I diversi doni carismatici e ministeriali, la stessa costituzione gerarchica della Chiesa non precedono la comune vocazione sinodale, ma la servono. Vivendo a fondo questa chiamata comunitaria i carismi e i ministeri, laicali e ordinati, sfuggono da ogni pericolo di contrapposizione e di opposizione, depotenziando in questa prospettiva ogni logica di potere e facilitando la comunione e il servizio. La tensione sinodale è connaturale a ogni dono carismatico, ministeriale e gerarchico. In questo panorama teologico, ecclesiologico e sacramentale si colloca la rilettura sinodale della Chiesa, popolo di Dio, dei carismi e dei ministeri che la costituiscono e della sua stessa missionarietà. È questa la proposta e la prospettiva che l'autore vuole offrire alla comunità ecclesiale e alla riflessione teologica.
La tipologia classica della vocazione presbiterale cattolica è ancora affidata all'autocandidatura: è il singolo che si presenta e chiede di essere accolto per «farsi prete». Laddove la prospettiva fosse invece primariamente ecclesiale, sarebbe la comunità nel suo insieme che elegge un candidato e ne verifica la capacità per una sequela matura e responsabile. Ma oggi l'approccio non è di questo tipo: chi chiede di entrare in seminario ritiene più che sufficiente la propria disponibilità personale, vivendo spesso il percorso formativo come un test selettivo da superare. Partendo dall'attuale contesto di "fine della cristianità", il volume esamina nelle sue linee fondamentali la struttura della formazione nei seminari, che è ancora quella impostata dal concilio di Trento (XVI secolo), e propone un'ipotesi diversa per l'itinerario formativo dei futuri presbiteri e, dunque, di un diverso modello di seminario.
«Tutto è iniziato quasi per caso. Durante il lockdown ogni sera recitavo la compieta camminando sul terrazzo che dà sul sagrato della mia chiesa; una vera fortuna in quei giorni. Una sera mi sono accorto che c'era un uomo che stava ritto, davanti al cancello del sagrato, con le mani levate in preghiera, guardando il portale della chiesa. Proprio in quel momento recitavo il salmo che dice: "Voi che state nella casa del Signore, durante le notti. Alzate le mani verso il tempio e benedite il Signore (Sal 134,1-2)". C'è una preghiera che avviene fuori dal tempio, o sulla sua soglia, ogni sera; una preghiera di uomini e donne sconosciuti, ma che levano le loro mani verso il Signore».
Tutti vogliono essere felici, ma pochi lo sono veramente. Perché? Perché sbagliano strada. Coniugando scienze umane e teologia, il libro si propone come un corso di esercizi spirituali per fidanzati e sposi che, partendo dal vissuto personale e dalla conoscenza di sé, suggerisce strumenti efficaci per aumentare la consapevolezza e la capacità di reazione nelle esperienze emotivamente difficili. Il lettore sarà così accompagnato a verificare, con un metodo d'indagine razionale, la propria regola sulla felicità e a scoprire che solo la tenerezza incondizionata gli garantisce la possibilità di essere felice. Presentazione di Fernando Filograna. Prefazione di Carlo Rocchetta.
Questo libro non pretende di dare risposte esaurienti alle domande che le donne e gli uomini di oggi - credenti e non credenti - si pongono su quanto sta accadendo nel mondo. Ai credenti queste pagine propongono una rilettura meno abitudinaria e meno distratta di un caposaldo della loro fede, la provvidenza, non per eliminare dubbi, ma per renderli fecondi stimoli alla riflessione personale. Ai non credenti esse si rivolgono nella convinzione che in ogni non credente si nasconde un non credente, e che, allo stesso modo, in ogni non credente si cela spesso un'inquietudine interiore che lo porta a non accontentarsi dei soli fatti e lo spinge a cercarne il senso. La visione cristiana della provvidenza non è certamente il punto di partenza di tale ricerca, ma potrebbe esserne il punto d'arrivo.

