
Esiste un rapporto tra bellezza e bontà? È possibile assimilare l'azione morale a un'opera d'arte? Il senso di un gesto, come l'intera forma di un'esistenza, seduce per la sua dignità o ripugna per la sua falsità, rinviando simbolicamente a un orizzonte di valori, che impone una decisione: dargli o rifiutargli credito, abitarlo o fuggirlo, incarnarlo o dissolverlo. Come la bellezza, il bene si rivela in opere, il cui fascino ha una valenza universale e nel contempo si colora della singolare cifra di una vicenda umana. L'azione buona merita di essere posta senza riserve, perché è l'azione che solo io potrei porre in quel modo di fronte a tutti, onorando il mio desiderio di felicità ed assieme la mia passione per la giustizia.
Cadono conseguentemente le opposizioni, che hanno gettato la bioetica contemporanea in un imbarazzante stallo: qualità contro sacralità della vita, laici contro cattolici, arbitrio soggettivo e universalità del dovere, diritti individuali e doveri sociali. Un'etica della dignità sceglie di aver cura di ogni condizione di sofferenza, propria e altrui.
Sommario
Introduzione: l'oracolo. I. BELLEZZA, BONTÀ E CRITERI DI GIUDIZIO. Etica e narrazione. Estetica in Aristotele. La paura del relativismo. Filosofie della vita e neokantiani. Agire morale e fare artistico. Il significato intrinseco. Decidersi per il valore. Il rimando simbolico: oltre gli effetti, oltre l'intenzione. La cornice di senso. Il ruolo della teoria. L'artista intrattabile. Radici ontologiche comuni. II. WELBY, L'ETICA E DIO. Una lettera, contro il male. Simboli e storie, prima delle teorie. La nutrizione artificiale è sempre doverosa? Aiutare a morire, aiutare nel morire. Dove sta Dio? Laici contro cattolici? La dignità dell'esistenza. Indice dei nomi.
Note sull'autore
PAOLO CATTORINI è professore ordinario di bioetica alla Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università degli studi dell'Insubria, Varese. Laureato in medicina e filosofia, specializzato in psicologia clinica, ha svolto ricerche in filosofia della medicina, bioetica e medical humanities ed è stato componente di commissioni etiche a livello nazionale e locale.
La grandezza di Madeleine Delbrêl (1904-1964), mistica e scrittrice francese di cui è in corso la causa di beatificazione, risiede nella sua capacità di scorgere nel mondo e nella società i segni di un continuo mutamento e di aver risposto ad essi con un desiderio ardente di scoprire nuovi modi per vivere al loro interno il cristianesimo, per comunicare Cristo agli uomini del suo tempo. "Dinanzi allo scollamento tra vita vissuta e dettato magisteriale, tra le richieste e problematiche del mondo e le risposte della Chiesa, dinanzi al dissenso mostrato da frange ecclesiali e da semplici cristiani, la Delbrêl prospetta una Chiesa capace di camminare a fianco degli uomini del suo tempo e di raccoglierne le provocazioni" (dall'Introduzione). Passata giovanissima da un ateismo ben argomentato a una fede cristiana vissuta con dedizione e rara intelligenza, la sua testimonianza ha segnato, attraverso una presenza di altissima qualità spirituale, una lunga stagione della vita ecclesiale di Parigi e hinterland. Nel descrivere la sua vicenda, il volume, dallo stile piacevole e accessibile a tutti, si concentra soprattutto sul rapporto della Delbrêl con la Chiesa: una Chiesa da un lato mistica, perché sorgente ed esito di profonda vita interiore del credente, e dall'altro solidale, perché porta aperta in una società che crea solitudine e povertà. Presentazione di Giorgio Mazzanti.
Sulla parentela degli enigmatici "fratelli" di Gesù - Giuseppe-Ioses, Giuda e Simone - e delle anonime e ancora più oscure "sorelle" è stato scritto tutto e il contrario di tutto, in particolare dall'inizio del '900. Il temine semita per "fratello" è ampiamente polisemico e i dati reperibili dalle fonti storiche sono in definitiva pochi e sporadici, lasciando così campo libero a una pletora d'interpretazioni più o meno verosimili sulla effettiva parentela col Maestro. Lo studio si propone di fare il punto della questione, tentando di riassumere le diverse argomentazioni a favore o contro circa i molteplici punti controversi.
Nel perseguire il proprio obiettivo l'autore fa ampiamente ricorso a schemi, statistiche, rappresentazioni grafiche e alberi genealogici, nonché a modelli forniti dalle scienze umane sociologiche. L'applicazione di questi ultimi e della statistica al "vissuto sociale" dei personaggi neotestamentari, inclusi i "fratelli", pur auspicato dalla Pontificia Commissione Biblica nel documento L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1983), è però un campo ancora poco battuto, verosimilmente perché richiede la sinergia di competenze che procedono comunemente per sentieri distinti. In questo senso lo studio offre risultati di sicuro interesse.
Sommario
Prefazione (E. Manicardi). Introduzione. I. "Fratello" e affini nella Bibbia. II. Nomi, epiteti e relazioni. III. "Fratelli" di Ges√π e omonimi nelle fonti storiche. IV. Punti controversi. V. Clopa-Cleopa e Alfeo. VI. L'altra Maria. VII. Tre fratelli apostoli. VIII. Interpretazioni tradizionali. IX. Altre interpretazioni. X. Analisi statistica. Conclusione. Bibliografia.
Note sull'autore
ROBERTO REGGI (1974) è laureato in filosofia con una tesi sul mito e la sua interpretazione, baccelliere in sacra teologia, licenziato in teologia dell'evangelizzazione. Con le EDB ha pubblicato le traduzioni interlineari in italiano di Esodo (2001 22007), Genesi (2003 32007), Salmi (2004 ²2007), Profeti minori (2005), Isaia (2005 22009), Megillot. Rut, Cantico dei cantici, Qoèlet, Lamentazioni, Ester (2006 ²2008), Giosuè Giudici (2007), Deuteronomio (2008), Geremia (2008), Proverbi Giobbe (2009), Daniele (2009), Ezechiele (2009), Levitico (2010) e Numeri (2010).
Il Decalogo è uno dei testi più fraintesi dell'Antico Testamento. Nel corso dei secoli, infatti, esso è divenuto un paradigma del formalismo etico e politico, mentre a un'indagine più attenta si dimostra essere qualcosa di diverso e molto più ricco. Lo studio introduce a una graduale presa di coscienza del significato dei dieci comandamenti, attraverso la loro analisi e la discussione di alcune delle numerose questioni che essi sollevano.
Nonostante compaia all'interno di un corpus di testi ritenuti sacri, a ben vedere il Decalogo è infatti un testo eminentemente politico: il primo manifesto d'indipendenza, il primo vero ordinamento sociale e politico di Israele. Per comprenderlo è tuttavia necessario soffermarsi non solo su cosa il testo dice, ma sul modo in cui lo esprime.
Posto al termine di un cammino di liberazione come chiave di volta del processo di autoconsapevolezza religiosa e, soprattutto, politica di Israele, sarebbe una contraddizione interna voler leggere il Decalogo come una nuova forma di costrizione, di schiavitù. Le «dieci parole», lungi dall'essere un pesante fardello, sono il segno e l'espressione di una vita nuova, delimitano e garantiscono lo spazio della libertà.
Sommario
Prefazione (D. Zordan). Introduzione. 1. Lo stato attuale della ricerca. 2. Es 20,1-17: commentario esegeticogiuridico. 3. Uno sguardo retrospettivo in chiave politica. 4. Questioni dal testo: alleanza, isonomia e la tutela della vita politica. Bibliografia. Indici.
Note sull'autrice
DEBORA TONELLI è dottore di ricerca in filosofia politica. Ha studiato filosofia a Roma, Francoforte e Cambridge e ha pubblicato diversi saggi su Taylor, Apel e il pensiero politico contemporaneo. Dal 2005 svolge attività di ricerca presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento, ed è dottoranda in esegesi dell'Antico Testamento presso la Westfälische Wilhelms-Universität di Münster. Le sue ricerche vertono principalmente sul tema della violenza divina.
«Rendere grazie» è parola chiave nei racconti dell'ultima Cena, i quali fondano la celebrazione dell'eucaristia che da questo verbo prende il suo nome. La genesi e il significato dell'eucaristia, a partire dal comando di Gesù ai discepoli «Fate questo in memoria di me», attraverso le molteplici variazioni assunte nel corso dei secoli nella vita delle comunità cristiane, sono state al cuore della pluridecennale ricerca storico-liturgica e teologica di Enrico Mazza. «Rendere grazie» è quindi espressione quanto mai adatta a riassumere l'orientamento della sua ricerca e quale titolo di una parte dei numerosi studi da lui pubblicati in riviste, atti di convegni e miscellanee, non sempre di facile accesso, e che ex-alunni, colleghi e amici hanno raccolto in occasione del suo 70° compleanno.
I sedici contributi presentati nel volume documentano soprattutto la fase più recente della ricerca di Mazza e si articolano negli ambiti che più ne hanno caratterizzato interessi e riflessioni: la genesi della celebrazione eucaristica e la struttura e teologia della preghiera eucaristica; la nozione di sacramentalità; la storia della riforma liturgica voluta dal Vaticano II; gli aspetti metodologici della ricerca storico-liturgica; l'attenzione ai luoghi celebrativi e in particolare all'altare.
Sommario
Presentazione (P. De Clerck). I. ALL'ORIGINE DELL'EUCARISTIA. 1. La liturgia come mymesis di Cristo. 2. L'eucaristia: dalla preghiera giudaica alla preghiera cristiana. 3. La struttura dell'anafora alessandrina e antiochena. 4. Il recente accordo tra la Chiesa caldea e la Chiesa sira-orientale sull'eucaristia. 5. Che cos'è l'anafora eucaristica? 6. L'eucaristia nei grandi cicli di catechesi del IV secolo. II. CHE COS'È LA SACRAMENTALITÀ. 7. Perché è stato utilizzato il termine «sacramento» per designare i sacramenti cristiani? 8.Elementi agostiniani necessari per la concezione sacramentale della liturgia. 9. La partecipazione attiva alla liturgia e l'efficacia dei sacramenti. III. RIFORMA LITURGICA. 10. La riforma liturgica e il Consilium nel 1965. 11. Il ruolo di Cipriano Vagaggini nella composizione delle preghiere eucaristiche del Messale di Paolo VI. IV. METODOLOGIA DELLA RICERCA NEGLI STUDI LITURGICI. 12. Un criterio particolare nella tecnica di costruzione delle anafore: l'uso della «fonte della fonte». 13. Liturgia e metodo storico. Un esempio significativo: il caso dell'epiclesi eucaristica. 14. I frutti dell'eucaristia: chiave di una sacralità cristiana. Un saggio alla luce della cristologia di B. Lonergan. V. L'ALTARE. 15. Tavola e altare: due modi non alternativi per designare un oggetto liturgico. 16. L'altare come luogo della comunione. Un problema di oggi alla luce della storia. Indice dei nomi. Bibliografia generale. Tabula gratulatoria.
Note sull'autore
ENRICO MAZZA (1940), presbitero della diocesi di Reggio Emilia - Guastalla, ha studiato teologia alla Pontificia Università Gregoriana, specializzandosi in liturgia e teologia dei sacramenti al Pontificio Istituto Liturgico dell'Ateneo S. Anselmo di Roma. Docente di liturgia e teologia dei sacramenti allo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia dal 1968, dal 1987 è docente di storia della liturgia all'Università Cattolica del S. Cuore di Milano e ha tenuto corsi e seminari in istituzioni accademiche italiane e straniere. Tra le sue pubblicazioni EDB: Le odierne preghiere eucaristiche (21991); La celebrazione della penitenza. Spiritualità e pastorale (22007); La celebrazione eucaristica. Genesi del rito e sviluppo dell'interpretazione (32010).
Divenuto vescovo di Alessandria nel 328, Atanasio si trova al centro dell'intricato dibattito trinitario che attanaglia le Chiese del tempo e, nella primavera del 362, convoca un concilio nella stessa Alessandria, quale tentativo di pacificazione. Tra le testimonianze dell'evento pervenuteci, un posto privilegiato è occupato dalla Lettera agli antiocheni, indirizzata da Atanasio e dai padri sinodali con lui riuniti a cinque vescovi, incaricati di regolamentare la complessa situazione ad Antiochia. Il testo si presenta come testimone diretto dell'assise conciliare, contenendone il resoconto di alcune deliberazioni adottate, in ambito sia disciplinare che dottrinale. Dopo un'ampia introduzione, il curatore lo propone nell'edizione critica di H.Ch. Brennecke e altri, pubblicata dall'Accademia delle Scienze di Berlino nella collana degli Athanasius Werke, affiancandogli un'accurata traduzione e un ricco commento.
Sommario
Premessa. INTRODUZIONE. 1. Breve storia della crisi tra Nicea e Alessandria (362). 2. Il concilio di Alessandria del 362: circostanze. 3. Gli effetti del concilio di Alessandria e del Tomus ad Antiochenos. 4. La tradizione testuale del Tomus ad Antiochenos. Conspectus siglorum. LETTERA AGLI ANTIOCHENI. Testo e traduzione. COMMENTO. Bibliografia. Indici.
Note sul curatore
ANGELO SEGNERI (1979), presbitero religioso dei Canonici Regolari dell'Immacolata Concezione, si è licenziato nel 2009 presso l'Istituto Patristico Augustinianum in Roma con una tesi sul Tomus ad Antiochenos di Atanasio di Alessandria, diretta dal prof. Manlio Simonetti. È dottorando presso il medesimo istituto patristico e sta lavorando, sotto la guida del prof. Simonetti, a una tesi su Anfilochio di Iconio.
Descrizione dell'opera
Negli anni del concilio la Chiesa ha potuto rendersi sempre più familiare con la propria tradizione patristica, portando a compimento quei movimenti che avevano già preso avvio nei decenni precedenti.
La ricerca punta a ricostruire la coscienza dei padri conciliari intorno alla rilevanza del «ritorno alle fonti» - soprattutto le fonti patristiche, particolarmente presenti nella Lumen gentium - in rapporto tanto all'evento di cui erano protagonisti, quanto ai compiti affidati da Giovanni XXIII al concilio e alla situazione di Chiesa che la vicenda conciliare doveva contrassegnare in modo tanto profondo.
Lo studio prende in esame soprattutto l'elaborazione del de Ecclesia, soffermandosi in specie sul dibattito conciliare, con l'intento di cogliere le linee di sensibilità e di attenzione dell'assemblea a quel ritorno alle fonti al quale avevano lavorato, in un clima a tratti molto difficile, alcune delle figure più significative della teologia europea, che proprio in questo modo avevano contribuito a preparare il terreno all'evento conciliare. «I Padri appartengono anche a un passato dal quale ci separano secoli. [...] Al Vaticano II va riconosciuto, crediamo, di aver evitato ogni tentazione nostalgica, ogni archeologismo indebito, nel richiamarsi alla grande tradizione della Chiesa. [...] Il concilio ha saputo custodire la giusta tensione fra la ritrovata familiarità con i Padri e il riconoscimento dell'alterità» (dalla Conclusione).
Sommario
Introduzione. Abbreviazioni. I. DALL'APOLOGETICA AL RINNOVAMENTO TEOLOGICO: LO STUDIO DEI PADRI NELLA PRIMA METÀ DEL NOVECENTO. 1. Gli studi patristici e l'ecclesiologia nella prima metà del Novecento. 2. Il ritorno alle fonti: un tema controverso. 3. I Padri nel cammino verso il concilio. II. I PADRI DELLA CHIESA NEL DIBATTITO CONCILIARE SUL DE ECCLESIA. 4. Il de Ecclesia: lo schema preparatorio e il dibattito nella Commissione centrale preparatoria. 5. Il de Ecclesia al concilio: il dibattito nel primo periodo. 6. "Chiesa, che dici di te stessa?" L'elaborazione del de Ecclesia nel secondo periodo. 7. Verso la Lumen gentium: l'elaborazione definitiva del de Ecclesia. III. IL VATICANO II E LA CHIESA DEI PADRI: ELEMENTI PER UN BILANCIO. 8. La Lumen gentium come espressione di un'ecclesiologia patristica. 9. I caratteri patristici del concilio Vaticano II: prospettive e limiti. Conclusioni. Appendici. Bibliografia.
Note sull'autore
DANIELE GIANOTTI è presbitero della diocesi di Reggio Emilia - Guastalla. Ha compiuto la formazione teologica a Roma, dove ha studiato filosofia e teologia all'Università Gregoriana (1976-1981) e patristica all'Istituto Patristico «Augustinianum» (1981-1985). Dal 1985 insegna teologia sistematica presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia, di cui è stato direttore dal 2005 al 2010. È docente di teologia sistematica anche alla Facoltà Teologica dell'Emilia Romagna, dove è coordinatore del Dipartimento di storia della teologia.
L'atlante fornisce il quadro storico e geografico di riferimento per una conoscenza in prospettiva cronologica dei Padri della Chiesa fino all'VIII secolo. Costituito di 58 cartine, ripercorre la storia religiosa, sociale e culturale del cristianesimo antico e altomedievale. A ogni territorio considerato è riservata una cospicua serie di dati, che ne consente la ricostruzione dell'esperienza cristiana. Il volume è corredato di un ricco apparato iconografico, che illustra in particolare luoghi e monumenti. Un'ampia bibliografia essenziale internazionale per approfondimenti e numerosi indici chiudono il volume.
Sommario
Palestina, Arabia, Himyar (Arabia felix). Siria, Mesopotamia, Adiabene, Persia, India. Armenia, Georgia (Iberia), Albania del Caucaso. Asia minore. Egitto, Libia, Nubia, Etiopia. Penisola balcanica (con Grecia, Creta, Gothia). Italia e isole. Africa. Spagna e Portogallo (Hispania et Lusitania). Norico e Rezia (e Vindelicia). Gallia (Belgio, Germania, Olanda). Britannia e Irlanda. Indici.
Note sul curatore
ANGELO DI BERARDINO, religioso agostiniano, già preside dell'Istituto Patristico Augustinianum dove tuttora insegna, autore di molte opere, ha tra l'altro diretto il Dizionario patristico e di antichità cristiane, Marietti, Casale Monferrato 1983-1999, nonché il Nuovo Dizionario patristico e di antichità cristiane, Marietti, Casale Monferrato 2006-2008.
«Giovanni Cristini è uno dei più immediatamente fruibili tra i poeti cristiani del nostro Novecento, che sono tanti e alcuni davvero grandi: da Ungaretti e Luzi a Quasimodo e a Cristina Campo, a Rebora e Turoldo, a Bertocchi e Caproni, a Elena Bono. Nella grande famiglia, Cristini è uno dei meno noti, ma dei più comunicativi» (dalla Presentazione).
Pur essendo - come lo definisce Accattoli - «tutto e solo comunicazione», il volumetto non era originariamente destinato alla pubblicazione. Si tratta infatti di uno scritto dichiaratamente familiare e privato, consegnato sotto l'albero natalizio, che ha come destinatari i quattro figli di Cristini - Jacopo, Nicola, Luca e Giovanna - cui egli affianca, come ideale ispiratrice, la moglie Annamaria. Egli li invita a fare memoria, per la vita, della vocazione cristiana che ha tentato di trasmettere loro. E raccomanda di mettere l'amore prima di tutto e sopra tutto, di farne il segreto di una felicità che non cede neanche di fronte al dolore.
Un testo attuale anche per la serrata discussione sulla montante laicità che Cristini ingaggia con i figli, un testo da raccomandare a chiunque abbia a cuore il passaggio del testimone cristiano da una generazione all'altra.
Sommario
Presentazione (L. Accattoli). Prefazione (L. Santucci). LE ARINGHE DI CHARLOT. LETTERA AI FIGLI. Chi di voi… (Mt 7,9). 1. Dai loro frutti… (Mt 7,16). 2. … Uno solo… (Mt 23,8). 3. … Che l'uomo dorma o vegli… (Mc 4,27). 4. Guardate gli uccelli del cielo… (Mt 6,26). 5. E com'ebbe assaggiato l'acqua… (Gv 2,9). 6. Non chiunque mi dice… (Mt 7,21). 7. … E il grano, invece… (Mt 13,30). I PESCI DI GENEZARET. Simone gli rispose… (Lc 5,5). 1. Appena scesi a terra… (Gv 21,9). 2. «Anche nel Vangelo c'è un lago…». 3. «Ma nel Vangelo c'è un'altra pesca…». 4. «Le aringhe affumicate di Charlot…». Poesie familiari. Postfazione (M. Beck).
Note sull'autore
GIOVANNI CRISTINI (1925-1995), bresciano, si era trasferito a Milano nel 1955. Qui ha svolto un'intensa attività giornalistica ed editoriale. Ha diretto il mensile bibliografico e culturale Il Ragguaglio Librario. Come autore ha esordito in poesia a 25 anni con La strada della croce (Il Gallo, Genova 1950). Tra le sue raccolte di liriche ricordiamo: Cartoline dalle Dolomiti del Brenta: poesia a due voci, in collaborazione con Aldo G.B. Rossi (I.P.L., Milano 1985); Weekend in terra straniera (I.P.L., Milano 1986); Poesie (1978-1995) (I.P.L., Milano 1997). Ha pubblicato tra gli altri: due saggi sui favolisti Perrault e I Grimm (La Scuola, Brescia 1954 e 1966); Invito alla lettura di Luigi Santucci (Mursia, Milano 1976); un libro per ragazzi, I grandi poemi dell'umanità (Rizzoli, Milano 1964); un libro di prose autobiografiche, Sulle rive del lago (Edizioni Paoline, Milano 1990).
«Per mia fortuna posso dire di non aver mai dovuto temere un Dio che impone dei comandamenti. Non ho mai conosciuto, infatti, un Dio severo, repressivo, costrittivo. [...] I comandamenti mi indicano cosa c'è da fare, illuminano la mia strada, mi orientano. Animato da uno spirito di continua ricerca compio un passo dietro l'altro, inciampo, sbaglio strada, mi dilungo in percorsi inusuali. La luce è tuttavia sempre là, e resta ferma. Anche il libro deve infondere fiducia in Dio. Deve trasmettere il coraggio di mettersi in cammino anche quando è impervio, quando si può inciampare e ci si può perdere: ne vale la pena» (dalla Prefazione).
Con stile piacevole e di facile lettura, il lettore è accompagnato a trovare una casa accogliente tra moderno e postmoderno, a imparare una regola per vivere bene.
Sommario
Una prefazione personale (N. Wolf). "La parola concisa ed eterna". Breve storia dei dieci comandamenti. Il primo comandamento: Non avrai altri dèi di fronte a me. Il secondo comandamento: Non ti farai idolo né immagine alcuna. Non pronuncerai invano il nome del Signore. Il terzo comandamento: Osserva il giorno del sabato (della domenica) per santificarlo. Il quarto comandamento: Onora tuo padre e tua madre. Il quinto comandamento: Non ucciderai. Il sesto comandamento: Non commetterai adulterio. Il settimo comandamento: Non ruberai. L'ottavo comandamento: Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Il nono e il decimo comandamento: Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo. Il Decalogo: guida verso la libertà.
Note sugli autori
NOTKER WOLF osb (Bad Grönebach [Germania], 1940) ha studiato filosofia, teologia e scienze naturali a Roma e Monaco di Baviera. Nel 1961 entra nell'abbazia benedettina di Sankt Ottilien am Ammersee nei pressi di Monaco e nel 1977 viene eletto abate. Dal 2000 è abate primate dell'ordine dei Benedettini e risiede a Roma. Ha particolarmente a cuore la collaborazione con paesi come Cina e Nord Corea e con le altre religioni. Presso le EDB ha pubblicato: L'arte di dirigere le persone, con Enrica Rosanna (22010), Dio vi benedica! (2010) e Da un cielo sereno (2010).
MATTHIAS DROBINSKI è giornalista e responsabile dell'informazione religiosa presso il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.