Nelle primissime ore del 6 giugno 1944, ebbe inizio un'operazione militare che sarebbe diventata una delle più leggendarie incursioni compiute da un reparto speciale nella Seconda guerra mondiale. La missione, che ebbe come teatro un tratto di costa della Normandia presso il promontorio di Pointe du Hoc, fu assegnata al 2° battaglione Ranger dell'esercito statunitense agli ordini del tenente colonnello James E. Rudder; compito di questi uomini era scalare la scogliera in cima alla quale si trovava il temuto caposaldo tedesco, che con le postazioni di artiglieria costituiva una seria minaccia per gli sbarchi anfibi del D-Day nei settori denominati Omaha e Utah, assaltarlo e distruggerne i cannoni. I servizi di intelligence non avevano valutato correttamente la situazione. Una volta risalita la parete rocciosa sotto la tempesta di fuoco scatenata dai difensori germanici, i Ranger scoprirono che i pezzi non si trovavano nel sito. Grazie alle loro eroiche azioni, i soldati scelti americani alla fine localizzarono e annientarono i cannoni già puntati su Utah.
L'Ordine del Tempio era un'organizzazione religiosa e militare costituitasi per proteggere i pellegrini e i coloni che si trovavano in Terra Santa. I Templari erano convinti di combattere in nome di Dio ed erano temuti e rispettati dai sovrani musulmani degli stati circostanti. Questo testo tratta dei Templari e delle motivazioni che li inducevano a entrare nell'Ordine, con particolare interesse per quelli che combatterono in Terra Santa. Utilizzando fonti dell'epoca, il volume illustra in modo efficace la vita quotidiana di questi guerrieri, dalla cerimonia di investitura all'addestramento, all'organizzazione in campo fino alle tattiche di combattimento.
Sebbene si tenda a pensare all'Impero romano come a un'organizzazione principalmente terrestre, realizzata con la forza delle straordinarie legioni della fanteria, in realtà esso fu anche una potenza marittima, paragonabile all'Impero britannico del XVIII secolo. In termini puramente numerici, la marina di Roma fu la forza navale più imponente che sia mai esistita. Le flotte romane difesero le comunicazioni e i traffici commerciali, senza i quali non vi sarebbe stato sviluppo. Grazie alle sue navi, la "caput mundi" poté sfidare in combattimento nemici irraggiungibili ed espandere il suo potere in terre fino ad allora inaccessibili, diventando una potenza senza uguali nel Mediterraneo: possedeva basi nell'Europa occidentale, nell'Africa settentrionale e nel Medio Oriente, e nel momento di massimo splendore contava decine di migliaia di marinai, fanti e artigiani che lavoravano al servizio di una flotta numericamente superiore a qualsiasi forza navale moderna. Questo saggio segue la cronologia della nascita, della crescita e del declino delle forze navali di Roma e analizza il ruolo della guerra sul mare nella costruzione del primo grande impero europeo.
L'impresa che rese possibile la liberazione di Benito Mussolini dalla sua prigionia sul pianoro del Gran Sasso fu una delle più drammatiche operazioni compiute da forze speciali nella storia militare. Dopo essere stato arrestato il 25 luglio 1943 dai suoi stessi ufficiali, il Duce era stato trasferito nell'albergo Campo Imperatore, una località isolata di montagna (raggiungibile solo tramite funivia), dove era guardato a vista. Hitler ordinò al generale dei paracadutisti Kurt Student di organizzare una missione per la liberazione del dittatore italiano, servendosi dei suoi Fallschirmjäger, un'unità speciale altamente addestrata, e, per ragioni politiche, di un reparto di SS agli ordini del capitano Otto Skorzeny. Il 12 settembre 1943, i paracadutisti di Student lanciarono un audace assalto con gli alianti, il cui scopo era cogliere di sorpresa il presidio italiano di guardia e liberare Mussolini. Questo libro ricostruisce in maniera dettagliata l'azione militare e ne analizza le conseguenze.
"Siamo negli anni Trenta, poco più di dieci anni dopo la fine del conflitto. Molti attori del dramma sono ancora vivi e alcuni di essi hanno pubblicato le loro memorie. Albertini le conosce, ha letto i libri 'colorati' con cui ogni governo all'inizio della guerra ha cercato di addossare ad altri la responsabilità del conflitto, ha studiato le raccolte dei documenti diplomatici e le corrispondenze giornalistiche. Da questa grande documentazione emergono contraddizioni, ambiguità, riserve mentali, oscurità e soprattutto alcuni vuoti che nessuno sino a quel momento ha voluto o potuto riempire. Che cosa fare se non rivolgersi direttamente ai sopravvissuti? Come nelle buone interviste, la qualità delle domande dipende dalla preparazione dell'intervistatore. Quelle di Albertini sono precise e puntuali. Quando si accorge che il Capo di Stato Maggiore tedesco Moltke, nei giorni della crisi, sembra tentennare fra posizioni diverse, Albertini non esita a interpellare il Kaiser Guglielmo nel suo esilio olandese. Quando vuole ricostruire le discussioni che precedettero l'invio dell'ultimatum austriaco alla Serbia, interpella il consigliere del ministro degli Esteri, il barone Alexander Musulin, che lo ha redatto. Quando vuole descrivere la posizione dell'Austria fra l'attentato e l'ultimatum, interroga il ministro degli Esteri austriaco Leopold von Berchtold."