
I totalitarismi del Novecento sono stati quasi integralmente liquidati. Sopravvivono fragili fasce di resistenza sui fronti politici, atteggiamenti emotivi non facili da qualificare che si sviluppano tra mitologia e folclore. Restano, soprattutto, tracce architettoniche vistose e magniloquenti, portatrici non solo di storia ma anche di cultura, spettacolo, mentalità. In questa chiave, i saggi qui presentati affrontano il problema della monumentalità totalitaria e delle sue svariate applicazioni in regimi diversi. I Paesi coinvolti non coprono, per ovvi motivi, tutte le possibilità che la situazione universale offre a chi si voglia occupare di rovine o macerie architettoniche, estetiche della politica, ideologie manifeste o criptate. I contributi raccolti nel volume riguardano Italia, Germanie (DDR e Terzo Reich), Cecoslovacchia, Jugoslavia, Unione Sovietica, Albania, Corea del Nord, Cuba. Letture, interpretazioni, indagini illustrate da immagini che coinvolgono architettura, cinema, antropologia, filosofia, storia culturale, cultura visuale, scienze umane.
Argomenti trattati: La misura in psicologia; Elementi di statistica di base per la psicometria clinica; I test psicologici: strumenti di misura per la ricerca e per la pratica clinica; Introduzione alle teorie del testing psicologico; Come si costruisce un test con la CTT; Approfondimenti essenziali per l'uso della CTT; Come si costruisce un test con l'IRT; Introduzione alla psicodiagnostica clinica; Norme etiche nell'uso dei test psicologici; Applicazioni di psicometria clinica.
Che cosa succede quando accettiamo che tutto ciò che proviamo e pensiamo sia il frutto non di un'anima immateriale ma dell'attività elettrica e chimica del nostro cervello? Con una narrazione che intreccia esperienza professionale e vita vissuta, Patricia Churchland radica la filosofia della mente nei suoi fondamenti essenzialmente biologici. Non senza ironia riflette sul modo in cui è riuscita ad armonizzare scienza e filosofia, mente e cervello, ideali astratti e realtà concreta. Ci mostra come le più recenti ricerche sulla coscienza, sulla memoria e sul libero arbitrio possano aiutarci a riconsiderare importanti questioni filosofiche, etiche e spirituali: che cosa plasma la nostra personalità? in che modo prendiamo le nostre decisioni? perché proviamo empatia per gli altri? un bambino è responsabile delle proprie azioni? Un'esplorazione della mente, dell'etica e del significato della vita.
In un mondo in trasformazione accelerata, un cambio di scala colpisce e riconfigura le nostre esistenze individuali e collettive. In questo nuovo ambiente, l'antropologia ha d'ora in avanti l'immenso compito di criticare l'insieme ancora proteiforme che chiamiamo il mondo globale. Marc Auge ritorna qui sulle categorie dello spazio e del tempo, in particolare attraverso la nozione di tempo morto nella sua relazione con quella di nonluogo, per interrogarsi sui rapporti tra senso sociale e libertà individuale nel mondo contemporaneo. L'antropologo contribuisce in tal modo allo sforzo di lucidità critica di cui l'umanità ha bisogno oggi più che mai, se davvero vuole un giorno potersi dichiarare non più globale ma totale, nel senso in cui la intende Mauss, vale a dire intelligente, lucida, ambiziosa e solidale. Marc Auge è directeur d'études presso l'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Africanista di formazione, da anni si occupa di antropologia delle società complesse. Attraverso testi come "Un etnologo nel metrò" o "II metrò rivisitato", ma anche cimentandosi talvolta nell'etnofinzione ("Diario di un senza fissa dimora"), Marc Auge ha sviluppato un'originale antropologia del quotidiano in grado di esplorare il nostro stesso ambiente. Moltiplicando in tal modo i suoi "terreni", da quello vicino a quello lontano fino a quello immaginario, egli ha proposto un'antropologia che collega la vita quotidiana al mondo globale.
Vengono qui presentate per la prima volta tutte le lettere disponibili dello scambio epistolare intercorso fra Henri Bergson e William James fra il 1902 e il 1910, anno della morte di James, integrate dai testi (lettere ad altri corrispondenti, saggi, articoli) che documentano la storia di una straordinaria amicizia filosofica. L'incontro fra il filosofo francese e lo psicologo e filosofo americano non fu dettato soltanto dalle affinità concettuali ed esistenziali, ma soprattutto dall'esigenza di ripensare su basi rinnovate il programma di ricerca della filosofia. A unirli con un legame profondo erano il rifiuto dell'intellettualismo, la critica della metafisica di scuola come dello scientismo positivista, ma anche l'idea che per la filosofia fosse venuto il tempo di ritornare a parlare la lingua viva dell'esperienza. Solo così la filosofia si sarebbe potuta mostrare all'altezza del secolo che si stava aprendo e delle nuove esigenze teoretiche che proprio la nuova scienza aveva posto sul tappeto. Il dialogo Bergson-James è una pietra miliare nella storia intellettuale del Novecento, di cui solo oggi si comincia ad apprezzare la straordinaria portata.
"E se invece non fosse maligno e nemmeno cattivo? Non dal punto di vista della diagnosi ma della semantica." Con questa domanda gli autori esordiscono, chiedendosi per quali ragioni il cancro abbia assunto, nell'immaginario e nel modo di raccontarlo, il carattere di un "essere" dotato di autonoma, e malvagia, volontà. Recenti sviluppi e più moderni approcci clinici suggeriscono una possibile strategia di "cronicizzazione" del cancro. È da qui che bisogna ripartire. Se potrà essere così, allora assume nuova rilevanza anche il modo di "parlare" della malattia, perché risulta evidente che la prospettiva di una convivenza con il cancro porta a raccontarlo più come un ospite indesiderato, di cui avremmo fatto volentieri a meno, che come un killer spietato che si è introdotto in maniera tanto subdola quanto fatale. Cambiare narrazione non è un diversivo ma può essere utile, così da abituarci al momento in cui la sua ingombrante presenza potrà comunque essere contenuta tra le mura della nostra esistenza.
Psicologi e linguisti, neuroscienziati e filosofi hanno sondato la natura della vita mentale. È mancata, tuttavia, una prospettiva interdisciplinare che riuscisse a fornire risposte soddisfacenti a questi interrogativi fondamentali o che, se non altro, portasse a formulare una definizione di "mente". Daniel J. Siegel realizza qui un collegamento tra i differenti domini della conoscenza, creando un testo che, fin dal modo in cui è organizzato, mostra come funziona la mente. La struttura del volume, che si può leggere per "mappe" o "percorsi guidati", rispecchia infatti la naturale modalità di apprendimento del cervello. Aprendo il libro a una pagina qualsiasi, troverete un "punto d'ingresso" che vi guiderà, in un modo che voi stessi potrete scegliere, alla scoperta della rete integrata di conoscenze. Accompagnandoci tra le multiformi fondamenta della neurobiologia interpersonale, l'autore ci spiega come le conoscenze derivanti da questo nuovo approccio possano essere applicate, nella vita personale e in diversi ambiti professionali, per favorire lo sviluppo di una mente sana, di un cervello integrato e di relazioni empatiche.
Integrando analisi psicoanalitiche contemporanee, studi classici sul trauma, recentissimi dati neurobiologici sull'attaccamento disorganizzato e ricerche sul trauma individuale e su quello sociale massivo, Clara Mucci delinea una innovativa clinica del trauma basata su un concetto di psicoanalisi come pratica sociale di testimonianza e su una nozione etica e relazionale del processo di cura. Largamente interdisciplinare, corredato di un'ampia bibliografia internazionale e arricchito da una riflessione teorica sofisticata ma sempre concretamente ancorata alla pratica, il volume indica strade nuove per la psicoterapia di uno degli eventi più disconosciuti della nostra società, a livello familiare, intergenerazionale, politico e sociale. Viene inoltre ipotizzato un "al di là del trauma", una possibile interruzione nella catena delle identificazioni traumatiche tra una generazione e l'altra, un "andare oltre" la posizione interna di vittima e di persecutore, processo che l'autrice definisce "perdono" come integrazione intrapsichica delle scissioni interne, senza alcuna accezione religiosa, identificando nella resilienza la capacità del sopravvissuto di superare la disumanizzazione e l'esperienza del male. Questo "al di là del trauma" consiste in una profonda riparazione del soggetto come del tessuto sociale ferito, che permette al sopravvissuto di superare la disumanizzazione subita e l'esperienza del male.
Riflettere in maniera corretta e con eleganza su questioni difficili" è l'obiettivo di Daniel Dennett nel presentare qui una selezione di strumenti per pensare. Ma non è questa la vocazione di chiunque eserciti l'onesto mestiere del filosofo? Dennett ha con la filosofia una relazione privilegiata: non si tratta soltanto di rendere trasparente "l'atmosfera linguistica" in cui vengono posti i grandi problemi della tradizione, ma anche di attingere a quanto ci offrono discipline come la biologia evoluzionistica, la neurofisiologia, la logica matematica e le varie teorie della cosiddetta intelligenza artificiale. Ne emerge una inedita concezione dell'essere umano, destinata a mutare i presupposti delle più disparate "scienze morali", dall'antropologia alla storia, dal diritto all'etica. E tutto questo "gonfiando o sgonfiando" le varie pompe dell'intuizione a cui i filosofi ricorrono nel sostenere opposte tesi su questioni come la natura del significato, le funzioni della mente e il libero arbitrio. Il volume di Dennett sfida lettori intrepidi di qualsiasi estrazione a esplorare le proprie idee predilette con nuove capacità e, se è il caso, a cambiarle.
Otto milioni di elettori hanno scelto il Movimento 5 Stelle. Ma perché Beppe Grillo viene considerato un leader politico credibile da milioni di italiani e una grave minaccia da milioni di altri italiani? Come mai un comico rischia di avere un peso determinante nella politica europea dei prossimi anni? Per capire il successo del nuovo populismo digitale è necessario seguire in parallelo il percorso di Grillo e l'evoluzione della società italiana e dei media, ma anche il "teatro di guerra": lo scenario culturale, economico e politico di questi ultimi vent'anni. Nelle prossime elezioni europee, per la prima volta i movimenti avversi all'Unione rischiano di essere maggioranza. Tra le forze politiche contrarie all'"Europa dell'euro", e determinante per il suo ampio bacino elettorale, c'è proprio il Movimento 5 Stelle.