
Affermare una teoria e vivere il contrario è una contraddizione, una menzogna, una libertà? E se un genio, maligno, animasse la produzione dei grandi pensieri? Rousseau scrive un trattato sull’educazione, non malgrado, ma grazie all’abbandono dei suoi cinque figli. Kierkegaard redige i suoi testi religiosi mentre vive da libertino. Simone de Beauvoir fonda la filosofi a del femminismo pur godendo di una relazione servile con il suo amante americano. Foucault celebra il coraggio della verità e organizza il segreto della sua malattia... Nessuna compensazione, ma scissione di un pensiero che nutre le sue idee con la forza del diniego. Chi siamo quando pensiamo? Molteplici, senza dubbio. Invece di denunciare le loro ipocrisie, François Noudelmann mostra come i grandi filosofi possano creare le loro personalità multiple grazie alle loro teorie. Analizza la menzogna più complessa, quella che si dice a se stessi, attraverso le angosce, le fughe e le metamorfosi di questi filosofi dal doppio io.
Ribaltando la tesi convenzionale che data la diffusione planetaria della storia europea a partire dal XIX secolo, Serge Gruzinski ne anticipa l’inizio nel Cinquecento. Più precisamente, nel Messico e nelle Americhe iberiche, dove i conquistadores colonizzano le società native e vi introducono il nostro modo di scrivere la storia.
Pur essendo funzionale all’affermazione dell’eurocentrismo storiografico, la “macchina del tempo” che si mette in moto in Messico agisce in un contesto estremamente frastagliato sul piano etnico, linguistico e culturale. Un contesto di cui l’autore ci restituisce l’articolazione attraverso un affascinante archivio fatto di codici pittografici coloniali, testi in azteco e opere in spagnolo rimaste per secoli al di fuori della circolazione a stampa. Per questa via, riaffiora alla superficie anche il contributo offerto da indigeni e meticci all’ampliamento degli orizzonti spaziali e antropologici della coscienza storica europea.
L’universo sovietico ha suscitato per circa settant’anni entusiasmi e avversioni. Attraverso una periodizzazione non scandita dalla banalità dei decenni, qui si analizzano eventi storici, imprese, campagne promozionali e dissuasorie subite dai cittadini del paese dei soviet, con uno speciale accento sulla percezione dei fatti nella quotidianità della gente comune. Propaganda, retorica, passioni sono prese in esame sulla base della cartellonistica, delle riviste, del cinema, dell’architettura, delle arti, della cronaca. Dai trascinanti investimenti dei primi anni al binomio euforia-terrore che ha segnato l’era staliniana, dalle sottoculture giovanili degli anni Cinquanta e Sessanta ai primi passi del rock nei Settanta, si giungerà alla fatidica notte di Natale del 1991, che vide l’ammaina bandiera rossa sul Cremlino. Tutto documentato da un ricco apparato iconografi co tratto dalla straordinaria produzione di grafi ci e artisti del tempo.
“La creatività è il carattere distintivo della nostra specie e ha come fine ultimo la comprensione di noi stessi.” Così Wilson avvia la sua analisi delle discipline umanistiche e dei rapporti che le legano a quelle scientifiche. Ripercorrendo l’evoluzione della creatività dai nostri antenati primati fino ai moderni esseri umani, l’autore spiega come le discipline umanistiche, spronate dall’invenzione
del linguaggio, abbiano giocato un ruolo cruciale nel definire la nostra specie. Passando in rassegna un’ampia varietà di attività creative – dall’istinto di realizzare giardini all’uso delle metafore e dell’ironia nel parlare fino alla forza della musica e delle canzoni –, Wilson auspica la nascita di un “Terzo Illuminismo”, nel quale l’amalgama dell’ambito scientifico e di quello umanistico ci garantirà una conoscenza più approfondita della condizione umana, chiarendo quale sia stata la sua origine.
Mentalizzare – il tentativo di dare senso alle azioni e agli stati interni nostri e altrui – è un’abilità che tutte le psicoterapie tentano di migliorare: più siamo bravi a mentalizzare, più tendiamo a essere resilienti e flessibili.
Elliot L. Jurist offre una lucida panoramica sulla mentalizzazione in psicoterapia, per poi illustrare come aiutare i pazienti a riflettere sulle proprie esperienze emotive. Integra scienze cognitive e psicoanalisi, così da scomporre l’“affettività mentalizzata” in processi distinti che i terapeuti possono coltivare durante le sedute.
Le illustrazioni cliniche si intrecciano all’analisi di opere autobiografiche di personaggi famosi (Ingmar Bergman, Oliver Sacks). Mostrando come l’autoconoscenza emotiva consenta di comunicare sinceramente, il volume chiarisce il ruolo dell’affettività mentalizzata nella relazione psicoterapeutica e nel processo di cambiamento.
Le recenti ricerche sui neonati, sulle cure genitoriali e le relazioni tra genitori e figli hanno dimostrato che i rapporti umani sono fonti motivazionali centrali nello sviluppo. Il testo prende in esame le implicazioni pratiche di tali scoperte per la psicoterapia dinamica con adulti e bambini.
Stephen Seligman ci offre esempi illuminanti di interazioni genitore-bambino e del processo psicoterapeutico, ricostruendo il ruolo che l’infanzia e lo sviluppo infantile hanno avuto nella psicoanalisi da Freud in poi, ed evidenziando come le differenti immagini del bambino si siano sviluppate nel corso della storia psicoanalitica e ne abbiano influenzato la teoria e la pratica.
Lo sviluppo delle relazioni ci offre una prospettiva inedita, che aggiorna i modelli psicoanalitici rileggendoli all’interno di un nuovo contesto: “la psicoanalisi relazionale dello sviluppo”.
Harry Collins presenta il resoconto affascinante, scritto in tempo reale, di una delle più grandi scoperte scientifiche mai effettuate: la prima rilevazione, nel settembre 2015, delle onde gravitazionali. Predette da Einstein nella sua teoria della relatività generale, le onde gravitazionali trasportano l'energia della collisione o dell'esplosione di stelle. È solo con lo sviluppo di rivelatori straordinariamente sensibili che i fisici possono confermare oggi la predizione di Einstein. Questa è la storia raccontata qui. Collins, un sociologo della scienza che si è unito alla comunità delle onde gravitazionali fin dal 1972, racconta la rilevazione, la conferma e l'accoglienza della scoperta, dalla prima email fino alla pubblicazione dell'articolo finale e al riscontro da parte degli specialisti e del pubblico. Mostra che la scienza oggi è collaborativa, ad ampio raggio (la vicinanza fisica dei vari partecipanti a un progetto ha un'importanza sempre meno rilevante), a volte riservata; ma è una delle poche istituzioni che con queste caratteristiche costruiscono la propria integrità.
Nella trilogia "Sfere", Peter Sloterdijk evidenzia l'interesse della teologia speculativa per quella che viene ritenuta la smisurata grandezza di Dio, al quale è assegnato il ruolo di protezione assicurativa per l'anima. Questa funzione, celata in ogni religione monoteistica, costituisce l'orizzonte di significato in cui prendono posto gli esseri umani e il mondo. Alla fine del XIX secolo, la "morte di Dio" priva la fede di forza, di oggetto e di salvezza. Nel suo nuovo libro, Sloterdijk si chiede quali siano state le ripercussioni di questa svolta sulla contemporaneità: una filosofia senza effetti reali? un cambio di mentalità? una diversa capacità di diagnosticare gli accadimenti? Che cosa ne è dell'essere umano, se l'Uno che dà senso alla sua vita non è più Dio ma il mondo stesso? La ricerca si inquadra in una logica di continuità con il lavoro di Sloterdijk sull'età contemporanea come periodo segnato da una complessità e da una complicazione crescenti. Per questa sua natura, essa coinvolge la teologia e la filosofia, la politica imperialistica dell'Occidente, gli influssi degli sviluppi culturali, l'impatto dei progressi scientifici e tecnologici.
Considerato un classico della letteratura psicoanalitica, il libro prende in esame il modo in cui il soggetto umano registra le proprie esperienze iniziali dell'oggetto. È questa l'ombra dell'oggetto che ricade sull'Io lasciando tracce della sua esistenza nell'adulto. L'oggetto può gettare la sua ombra senza che il bambino sia in grado di elaborare questo rapporto con rappresentazioni mentali o con il linguaggio, come avviene per esempio quando un genitore usa il bambino per contenere le identificazioni proiettive. Anche se sappiamo qualcosa del carattere dell'oggetto che ci influenza, possiamo non averlo ancora pensato. Il lavoro della psicoanalisi clinica, in particolare quello sui rapporti oggettuali nel transfert e nel controtransfert, sarà in parte centrato sull'emergere nel pensiero dei più antichi ricordi dell'essere e del mettersi in rapporto. Questa caratteristica della psicoanalisi, del rivivere con il linguaggio ciò che è conosciuto ma non ancora pensato, è l'argomento del libro.
Inseguire i foliage, frugarne tra gli alberi le manifestazioni, attenua i timori dell'inverno che incombe. Girovagare in autunno nei boschi, in pianura, in montagna, sulle colline, offre momenti di grande bellezza e consolazione. Il termine foliage invita a vagabondare alla ricerca del trascolorare delle foglie in sfumature pregne di solarità, ad ammirarle concedendosi tempo. Il mutamento della natura diventa stile di vita, arte della contemplazione e dell'attesa; il tema della fugacità è inteso non come fonte di tristezza ma come rinnovato desiderio di vita. Un viaggio alla scoperta della luce che anche i bagliori autunnali emanano, illustrato dai dipinti dedicati all'autunno dai grandi pittori, da Monet a Gauguin, da Van Gogh a Schiele.