
Pubblicate per la prima volta a Salamanca nel 1597, le "Disputazioni metafisiche" del gesuita spagnolo Suárez sono un'opera che ha fatto "epoca". È stato uno dei più celebri teologi del Siglo de Oro a tentare, per la prima volta, un trattato autonomo di "Metafisica", non concepito più come commento al testo di Aristotele, secondo l'usanza medievale, ma come fondazione di una disciplina autonoma e sistematica. Le Disputazioni possono essere considerate come l'ultima summa del pensiero scolastico, lì dove - in un estremo tentativo di sintesi della linea tomista e di quella scotista - si delinea quell"'ontologia" che fornirà il lessico concettuale di riferimento per i filosofi moderni, da Descartes, Spinoza e Leibniz sino a Wolff, Kant e Hegel. Non a caso questo testo ha avuto una diffusione straordinaria non solo nelle Università cattoliche ma anche in quelle protestanti del XVII e del XVIII secolo; ha attraversato silenziosamente tutto l'Ottocento ed è riemerso infine con grande risalto nella critica filosofica novecentesca. Dell'immensa mole delle 54 Disputazioni vengono tradotte qui le prime tre: esse si presentano come una vera e propria "introduzione alla metafisica", riguardo alla natura, all'oggetto e al metodo di questa scienza. Il testo è preceduto da un'introduzione del curatore e seguito da una nutrita serie di apparati: le note al testo, l'elenco dettagliato delle fonti, un lessico di parole chiave, l'indice completo di tutte le Disputazioni e un'esauriente bibliografia.
"Il 'Diario di uno scrittore' fu una pubblicazione mensile redatta interamente da Dostoevskij. Il grande russo se ne occupò negli anni che vanno dal 1873 al 1881, seppur con interruzioni. Non è un'opera omogenea, così almeno come vorrebbe il canone letterario, ma una raccolta di testi che affronta problemi di attualità, o meglio questioni allora dibattute, soprattutto politiche. Tuttavia, in questi articoli legati il più delle volte a situazioni contingenti, Dostoevskij ci fa conoscere le proprie idee sociali, religiose, artistiche e letterarie. Vi ha gran parte, per fare un esempio, la questione slava: nella querelle allora attiva nei circoli culturali di Mosca e San Pietroburgo, Dostoevskij è convinto che la Russia sia superiore all'Europa, o almeno che la civiltà occidentale ormai appartenga alla sua terra. Pur affrontando problemi apparentemente datati, l'opera è perennemente viva, o quanto meno sa spiegare il nostro tempo attraverso suggerimenti preziosi. Così vanno lette le pagine sull'emancipazione femminile, sul problema giudiziario; anzi, su tali argomenti, lo scrittore russo è di una sorprendente attualità: lo scopriamo favorevole al femminismo, lo vediamo intento diverse volte a commentare dei processi, tanto da riuscire a far correggere degli errori alla magistratura zarista. Né vanno dimenticate quelle parti di riflessione, sovente dedicate a problemi esistenziali, che sorprendono per la profondità delle osservazioni." (dall'introduzione di Armando Torno)
Sullo sfondo di una Haiti progressivamente oscurata dalla dittatura militare, l'amore, la follia, le competizioni familiari e le gelosie si insinuano nelle menti e nelle famiglie come le uniche possibilità di fuga, riscatto o sogno. In una famiglia, tre sorelle - Claire, Félicia e Annette - si fanno travolgere dalla passione per uno stesso uomo. In un'altra, la figlia modello, anima bella e idealista, è costretta a prostituirsi in cambio della salvaguardia dei propri cari dalla violenza dei militari. In un'altra ancora, Renè si chiude in casa con due amici, Andrè e suo fratello Jacques, a bere e a rievocare il passato. Si disegna così un quadro di amore, gelosia, morte e follia, che è un grido di rivolta contro l'ordine sociale e sessuale.
Nello Stoicismo antico prima, e nel Neoplatonismo poi, nacquero svariati tentativi di interpretare filosoficamente la tradizione religiosa politeista. Lo strumento principale di questa interpretazione filosofica della pietas popolare è stato l'allegoria, utilizzata in molti modi a seconda delle Scuole: per esempio, gli Stoici misero in atto un'allegoria di tipo fisico, in cui i nomi degli dèi altro non sono che i nomi degli elementi naturali, mentre i Neoplatonici predilessero un'allegoria di tipo metafisico, in cui gli appellativi degli dèi designano le realtà ipostatiche del cosmo. In questa raccolta viene fornita per la prima volta una rassegna di tutti i testi dell'allegoresi pagana antica dalle origini al primo secolo, comprendente, fra gli altri, i frammenti e gli scritti di Teagene di Reggio, Metrodoro, Diogene di Apollonia, Zenone, Cleante, Crisippo, Diogene di Babilonia, Antipatro di Tarso, Apollodoro, Cratete di Mallo, Palefato, Anneo Cornuto, Cheremone di Alessandria, Ecfanto e della Tavola di Cebete. In appendice il "Papiro di Derveni" con testo greco a fronte.
In una personalissima autobiografia", don Luigi Verze' intreccia qui la sua storia, la nascita e le motivazioni dell'Opera S. Raffaele, con la storia di Cristo, o piuttosto, del suo rapporto con Cristo. "
Marina è una donna di mezza età, con una vita alle spalle fatta di fatiche e abbandoni, di violenze familiari subite per destino, ma con una voglia di riscatto che non è venuta mai meno e che alla fine pare averla condotta alle soglie di una nuova esistenza, serena, assieme al marito Federico e al figlio Gianluca. Ma qualcosa poi s'incrina, lo spettro della più grande piaga del nostro tempo, la droga, entra dalla porta di casa e sparge il suo veleno. Gianluca smarrisce se stesso, finisce in carcere: il mondo si è ribaltato, e tutto è accaduto in un attimo. E allora, ecco profilarsi l'odissea di questa Madre coraggio. Plebea e sublime, volgare e delicata - perché la contraddizione appartiene all'anima delle persone in cui dimora la verità Marina farà di tutto per salvare la sua caracreatura, fino a un gesto d'amore estremo e sorprendente. Pino Roveredo ritorna fra noi con una storia in presa diretta che possiede il rigore di una perfetta macchina narrativa. Ma il suo è anche più di un romanzo: è una lama che colpisce al cuore con la spietatezza di chi, senza usare trucchi e accomodamenti, vuole mostrare che la vita può essere anche questa. Non un gioco, ma una lotta in cui gettarsi con le unghie e coi denti, rendendoci partecipi, da lettori, di una commozione che va forse al di là delle parole.
Tra le opere minori giunte sotto il nome di Aristotele, il "De mirabilibus auscultationibus" è una rassegna di resoconti fantastici, di leggende, di strane storie sempre presentate come verosimili anche se incredibili. Aristotele non intende quindi fare mitologia, ma una sorta di scienza descrittiva del fantastico e del meraviglioso. Tra le cose mirabili che lo scritto presenta nella sua puntigliosa catalogazione troviamo anche notizie curiose sui luoghi geografici dell'Italia greca e della Sicilia e sugli effetti strabilianti di sostanze chimiche allora sconosciute. La presente edizione è curata da Gabriella Vanotti, docente di Storia greca presso l'Università del Piemonte Orientale, che nell'introduzione dà conto delle numerose fonti a cui l'autore può avere attinto; il testo greco a fronte riproduce con alcune varianti la classica edizione del Bekker; infine l'ampio commento e la bibliografia completano l'opera con un aggiornato status quaestionis.
La vita famigliare di un intellettuale bolognese, scrittore e traduttore dal russo: la nascita della figlia Irma, la sua malattia e il ricovero in ospedale, il deteriorarsi dei rapporti con la compagna Francesca, la vita professionale, i colloqui con gli editori, la difficoltà di tradurre Tolstoj, le conferenze male organizzate, l'ipocrisia dei politici. E infine i ricordi d'infanzia, legati a oscuri sensi di colpa, a una inconfessabile vergogna che torna a pesare sull'anima. Il nuovo romanzo di Paolo Nori ripropone un io solitario e farneticante, in cui il gusto di un linguaggio è una porta aperta sull'intelligenza di una comicità sottilissima, sempre pronta a ribaltarsi in gioco surreale o nel pathos della malinconia. Un romanzo che resuscita il piacere dell'avanguardia letteraria e lo fa ruotare vertiginosamente intorno a incessanti e irresistibili momenti di verità, vissuta con uno spirito di agrodolce distacco.
Teddy è un adolescente inquieto che vive nell'apparente tepore della provincia americana, dove ogni passione sembra acquattarsi nell'ombra. Una madre molto protettiva, un padre sempre lontano per ragioni di lavoro. Un giorno, Teddy, in compagnia di due fratelli suoi amici, carica la pistola del padre e si allontana per un solo istante. Quanto basta perché parta un colpo, che uccide uno dei ragazzi. Un banale benché tragico incidente, e la vita di Teddy e della comunità è sconvolta. Si rincorrono voci sulla sua colpevolezza la polizia inizia le indagini, la madre lo convince a negare tutto, finché un gruppo di giovani fanatici, ipernazionalisti, l'American Youth, amanti delle armi da fuoco, contatta Teddy e lo coinvolge nelle sue attività pseudopolitiche. È solo l'inizio di una incredibile avventura, che porterà il giovane protagonista a conoscere il senso della ribellione, l'amore per una ragazza, il tortuoso e necessario viaggio verso l'età adulta.
Attraverso un appassionato scambio di idee tra Monsignor Scola e Giovanni Reale, il libro analizza e commenta la situazione attuale della società e dell'uomo. Con un intervento di Armando Torno.

