Il Piccolo Principe con audiolibro
“TUTTI I GRANDI SONO STATI BAMBINI UNA VOLTA.
[MA POCHI DI ESSI SE NE RICORDANO].”
Antoine de Saint-Exupéry era un pilota, proprio come l’amico del piccolo principe. Viaggiava su piccoli aerei per portare la posta da un punto all’altro del Sud America, e viaggiando pensava molto, e dopo aver pensato scriveva. Quando venne la guerra, diventò pilota di guerra. Un giorno del 1944, era luglio, si alzò in volo sul Mediterraneo e non tornò più.
Una rilettura contemporanea del capolavoro di Saint-Exupéry, in cui lo stesso autore del Piccolo principe diventa compagno di avventure del piccolo aviatore. Il tratto di Sfar reinterpreta, in tutta la sua ricchezza, come mai accaduto prima, il mondo fantastico del Piccolo Principe.
Il XIII secolo, il secolo d’oro della Scolastica medievale, che ha visto tra i suoi protagonisti teologi e filosofi del calibro di Tommaso d’Aquino, Alberto Magno, Bonaventura da Bagnoregio e Ruggero Bacone, è anche il secolo in cui la riflessione sui segni assume un ruolo centrale non solo negli ambiti tradizionali delle arti del trivio (grammatica e logica, in particolare), ma anche in altri ambiti da quello teologico a quello medico e della filosofia naturale. Le tradizionali riflessioni sulla teoria del segno che si erano sviluppate da Agostino di Ippona si incontrano con gli spunti che vengono dall’Aristotele della logica nova (Analitici Primi e Secondi, Topici, Confutazioni sofistiche e Retorica), producendo una revisione della definizione e della classificazione dei segni. In diversi ambiti (dalla riflessione grammaticale sulle figure retoriche alla teologia sacramentale o all’angelologia) emerge con grande forza una particolare attenzione all’uso dei segni e del linguaggio che permette di parlare, per la prima volta dopo l’illustre precedente di Anselmo di Aosta, di una vera e propria pragmatica medievale, che si affianca alle originali elaborazioni della semantica e della sintassi grammaticali (in particolare dei Modisti) e della semantica logica della “suppositio” (dei terministi della prima metà del secolo).
Una biografia di Giordano Bruno e al tempo stesso un romanzo sulla vita, sul rapporto intrattenuto con i grandi personaggi dell’epoca, sulla visione cosmica di un uomo instancabilmente in lotta contro ignoranza, bigottismo e ipocrisia.
“Troppe volte Bruno sembra vivere ineluttabilmente con la scardinante dedica dell’Oscuro ‘ai vaganti di notte, ai maghi, ai posseduti da Dioniso, alle menadi, agli iniziati’ (Eraclito 14, A 59, trad. Giorgio Colli). Un empito dionisiaco avviluppante il Dio in una danza a spirale che sfonda secoli inutilmente pesanti solo per gli umani. Perché la forza del Nolano è racchiusa in un perenne vaticinio donativo. Circolarità senza fine, Sphairos consustanziale con Afrodite iperuranica. Per questo è contemporaneo di Hermes, il donatore agli umani, e quindi con Spalle Larghe (Platone), Porfirio e Giamblico lo scrutatore degli Egizi e poi a Giuliano l’Apostata e ‘all’altro’ Giuliano il Kremmerz degli anni nostri. Ma i filamenti luminosi de ‘gli eroici furori’ hanno troppo scandagliato Anima sempre eterna per non parlare continuamente a quell’Amore che ‘ratto s’apprende’ ai ‘Cor’. Così il Nolano adepto ai sacri misteri di Orfeo continua il suo canto donativo in nome di quella ‘necessaria Follia’ che rende qualsiasi suo lettore un processionario nelle file dei seguaci dei Maghi, in nome del divino ardore che nessun rogo potrà mai cancellare. Ecco perché tutti noi siamo fermi al 17 febbraio del 1600. Per ricordare come su ogni creatura e cosa domini ‘la Folgore’. Ovvero l’abisso radioso che si apre dal Bacio degli Amanti.”
Gabriele La Porta
Una rana, immersa in una pentola d’acqua che si riscalda molto lentamente, all’inizio si trova bene, ma quando l’acqua comincia a scottare non ha più le forze per saltare fuori.
In molti casi della vita quotidiana ci troviamo in situazioni simili: il contesto peggiora poco a poco, impercettibilmente, e quando ci accorgiamo del pericolo è ormai troppo tardi, pensiamo alla degenerazione dei programmi tv, del livello di istruzione, delle condizioni ambientali.
D’altro canto il bambù, quando viene piantato, per molto tempo non dà segni di vita, fino a quando all’improvviso viene fuori un’intera pianta: ancora una metafora dalla natura per stigmatizzare un comportamento umano, in una società che ci abitua ad avere e volere tutto subito e dimentica che i risultati più importanti sono frutto di una lunga preparazione.
Partendo da questo e altri apologhi, Clerc alza la voce e invita a prendere consapevolezza della realtà che ci circonda, un inno alla libertà di pensiero: per imparare ad accorgersi, nelle occasioni di tutti i giorni, quando è il momento giusto per saltare fuori dalla pentola.
“IMMAGINATE UNA PENTOLA PIENA D’ACQUA E DENTRO UNA RANA CHE NUOTA TRANQUILLAMENTE...”
“Ma quei mille chi erano? Di loro fu subito detto che erano eroi favolosi, pazzi sublimi, ed altre simili iperboli. Erano un popolo misto di tutte le età e di tutti i ceti, di tutte le parti e di tutte le opinioni, di tutte le ombre e di tutti gli splendori, di tutte le miserie e di tutte le virtù.”
La Storia dei Mille narrata ai giovinetti, pubblicata per la prima volta nel 1904, è forse l’opera di Giuseppe Cesare Abba che nei decenni successivi ha riscosso il maggior interesse di pubblico. Il testo, composto con toni celebrativi ed enfatici, ripercorre l’avventura di Garibaldi e dei suoi uomini analizzando il contesto culturale e politico in cui si formò la spedizione. Cavour, Mazzini, il desiderio dell’Unità d’Italia, e poi la Sicilia, la regione dove si poteva affermare il grande sogno risorgimentale di un popolo finalmente unito, sono gli elementi attorno ai quali Abba costruisce la sua partecipata narrazione. Narrazione di un viaggio, di una traversata, di un sogno che si realizza e che centocinquant’anni dopo è quanto mai utile far riascoltare ai ragazzi.
Max Moscatelli è un ladro di tombe che si spaccia per archeologo: l'anziano Peter, professore americano in pensione, molto idealista, l'ha conosciuto in Italia e l'ha coinvolto in un progetto in Argentina: accanto a una caserma dell'esercito è stato rinvenuto un cadavere; si sospetta che vi sia una fossa comune di desaparecidos e Peter è stato incaricato di effettuare gli scavi necessari per chiarire la vicenda. Siamo negli anni '80, l'esercito conserva lo strapotere anche dopo la fine della dittatura e non vede di buon occhio le ricerche sul recente passato. Peter muore in un incidente sospetto e Max è tentato di abbandonare tutto, ma il resto del team lo convince a continuare. Il gruppo dovrebbe proseguire gli scavi nella zona militare e decide di scavare un tunnel: l'operazione ha successo, si trovano i corpi e si riesce a estrarne quattro, ma i militari si sono accorti di qualcosa e fanno crollare la galleria. I corpi estratti vengono identificati con l'aiuto della popolazione locale, la vittoria sui militari è raggiunta perché l'opinione pubblica scopre l'eccidio, ma Max deve scappare in tutta fretta dall'Argentina, dove nel frattempo ha trovato l'amore.
Il pitagorismo antico si può considerare la prima forma di scienza del pensiero occidentale. Questa edizione raccoglie i tre volumi dedicati ai Pitagorici e costituisce la raccolta più completa dei frammenti e delle testimonianze di Pitagora e della sua scuola. Testi greci a fronte
“Non sono vendicativo. Tanto meno sanguinario. Mi sento forte ho un istintivo senso del dominio. I forti non annientano mai i propri nemici anzi non li considerano nemmeno tali.”
24 gennaio 1939
“Alle 5/25 di stamane le sbarre di confine fra Germania e Polonia sono abbattute. I tedeschi avanzano su tutta la linea con una poderosa massa di ferro e di fuoco Primo giorno di guerra.”
1 settembre 1939
1939 L’invasione nazista della Polonia, i rapporti con Hitler, i contatti con Churchill e gli Alleati, le incertezze sull’ingresso in guerra, i commenti al vetriolo sui gerarchi fascisti; i bagni di folla, le visite nelle città e nelle fabbriche, i viaggi in Piemonte e Romagna, la passione per lo sport e la disciplina, la ricerca ossessiva del consenso, l’affetto per il figlio Bruno. La storia di un anno cruciale, che ha segnato una svolta per la storia dell’umanità.
Il libro nasce da una serie di conferenze e seminari sulla traduzione tenuti da Umberto Eco a Toronto, a Oxford e all'Università di Bologna negli ultimi anni e dell'intervento orale cerca di mantenere il tono di conversazione. I testi si propongono di agitare problemi teorici partendo da esperienze pratiche, quelle che l'autore ha fatto nel corso degli anni come correttore di traduzioni altrui, come traduttore in proprio e come autore tradotto che ha collaborato con i propri traduttori. La questione centrale è naturalmente che cosa voglia dire tradurre, e la risposta - ovvero la domanda di partenza - è che significhi "dire quasi la stessa cosa". A prima vista sembra che il problema stia tutto in quel "quasi" ma, in effetti, molti sono gli interrogativi anche rispetto al "dire", rispetto allo "stessa" e sosprattutto rispetto alla "cosa". Dato un testo, che cosa di quel testo deve rendere il traduttore? La semplice superficie lessicale e sintattica? Troppo facile, ovvero troppo difficile, come si vedrà.