Questo libro dà conto, sinteticamente, a livello mondiale dei principali gruppi di questa sterminata fungaia, al fine di mettere in guardia i giovani sui messaggi di propaganda diffusi con ogni mezzo (dalla Tv ai giornali, alle riviste, ai libri, con fiabe paganeggianti e stregonesche dedicate ai bambini); e per aiutare i genitori di quanti fossero caduti in trappola a conoscere la nuova realtà in cui si muove ora il loro figlio, a imparare il modo migliore di rapportarsi con lui e, dove fosse possibile, a favorirne l'uscita. L'augurio è che, grazie a queste pagine, tanti «aspiranti alla felicità » si risparmino un salto nel buio, dopo aver calcolato bene la possibilità che i sorrisi di benvenuto del gruppo, col passare del tempo, non si trasformino in durezze, costrizioni, richieste sempre crescenti di denaro: ossia che la buona nonna della fiaba non si riveli in realtà il lupo cattivo (pp.320).
Roberta Grillo, insegnante di religione, è presidente del Gris (Gruppi di ricerca e informazione socio-religiosi) della diocesi di Milano. Autrice di molti volumi, ha già pubblicato con Ares Il principe di questo mondo. Il diavolo nella storia, nelle religioni, nei documenti, nelle testimonianze.
C'è tutta la gamma tematica e stilistica di Rodolfo Doni uomo, cittadino e scrittore in questi diciassette racconti lunghi e brevi. Cantore degli affetti familiari e testimone delle trasformazioni sociali e politiche italiane del Novecento, Doni stesso ha fornito la chiave di lettura: «E' una doppia esplorazione che compio in queste pagine, dove la fantasia ha la sua parte, ma solo per fare più verità ». Ecco, esattamente questa è la funzione della letteratura: nasce dall'esperienza, dal vissuto personale, dalla cronaca e dalla storia ma, attraverso l'interpretazione che ne dà la fantasia, ne coglie la verità , ne rivela il senso per dilatare il vissuto del lettore (pp. 392).
Sono in continua crescita i fallimenti e le sostituzioni del matrimonio con convivenze: molte legislazioni tendono a legittimare gli effetti di questa tendenza, istituzionalizzando una pluralità di forme matrimoniali. Sempre più diffusa, anche negli à mbiti migliori, la mancanza di una chiara consapevolezza riguardo al fine costitutivo del matrimonio: che è il progressivo perfezionarsi nella comunicazione con sé stessi, fra i coniugi e con Dio. Attuare questo fine proprio della persona comporta anche incrementi dei beni e dell'ordine della società . Ogni altra concezione riduce il matrimonio - annullandolo - nei termini di associazione di individui secondo l'impulso del momento: che dunque può essere utile o superfluo formalizzare o no, prolungare o sciogliere e mutare. Ne conseguono effetti gravemente negativi per le singole persone e per le società . Quest'opera, raccogliendo frutti preziosi e attualissimi di un ricco itinerario di pensiero e di esistenza, con estrema chiarezza, concretezza, coerente razionalità , e sulla scorta dei capisaldi del pensiero cristiano, illumina e fonda l'interezza del significato della vita coniugale e familiare, entro il disegno divino della creazione. E dimostra come siano antirazionali e infine autodistruttive tutte le concezioni che non riconoscono l'essenza costitutiva del matrimonio (pp. 408).
Alberto Caturelli dal '56 ha insegnato nell'Università di Cordoba, Argentina; ha tenuto e tiene corsi e conferenze in tutto il mondo. Autore di una quarantina di volumi (presso le Edizioni Ares ha pubblicato Il Nuovo Mondo riscoperto, 1992), è oggi il più importante filosofo di lingua spagnola.
Questo libro non è una vita della Madonna: è la meditazione teologica e ascetica di alcuni episodi evangelici che a Lei si riferiscono, respingendo la tentazione di colmare con fantasticherie la concisione del racconto ispirato, pur riconoscendo che spesso, nel leggere il Vangelo, restiamo con la voglia di saperne di più sulla misteriosa ed efficace presenza di Maria accanto al suo Figlio divino. Ma poiché è Dio l’autore della Scrittura, la fede ci convince che nei Vangeli abbiamo tutto ciò che occorre per conoscere, amare e imitare la Madonna: se fossero stati necessari altri particolari, Dio ce li avrebbe comunicati.
Partendo da questa certezza, Federico Suárez si è applicato alla meditazione dei misteri di Maria e ci ha dato questo libro che per molti sarà una gioiosa scoperta, non solo per quanto vi è scritto, ma anche come esempio di lettura del Vangelo con occhi di fede.
Un uomo qualsiasi. Un umile artigiano vissuto in una sperduta provincia dell'Impero romano. E' Giuseppe di Nazaret.
Di lui non ci resta una parola. Passa per il Vangelo come un'ombra silenziosa. Non sappiamo neanche quando sia morto. Ma è lecito fermarsi a questo? Assai di più, in realtà, suggeriscono le cronache dei Vangeli, nei quali non una sola parola essenziale è omessa.
Ed ecco che Federico Suárez assimilando le scene evangeliche ripercorre i lineamenti della persona e della vita di Giuseppe, fino a mostrarcelo qual è: il più grande santo, dopo Maria. A lui Dio chiede di prendersi cura del Bambino che la Vergine ha concepito, e di proteggerlo; soprattutto, di essergli padre - vero padre, quantunque non secondo la carne - davanti agli uomini, nel grandioso disegno della Redenzione. Dio stesso, Gesù, gli sarà sottomesso. A Dio stesso, a Gesù, egli insegnerà a camminare, a parlare, a lavorare tra gli uomini. Sarà testimone silenzioso degli avvenimenti più straordinari della storia di ogni tempo. E l'operoso silenzio con cui Giuseppe replica alle richieste di Dio suona come la più eloquente delle risposte (pp. 224).
Rivisitando l'intero Novecento italiano alla luce d'una severa coscienza critica, in questo volume Pasquale Maffeo indaga e documenta l'opera di poeti che nel secolo consegnarono esiti e sensi della loro ventura a carte pressappoco tutte lambite o strinate, e talora arroventate, dal fuoco che emana dal nome e dalla presenza di Dio. In quattordici capitoli di ricognizione e dodici di antologia, un'abbondante sessantina di autori - ciascuno con la propria voce, col proprio armamentario fantastico - si stagliano e collocano lungo i decenni in aree di appartenenza o anagrafica o esistenziale a disegnare una geografia di esperienze e percorsi nel fondo omologati dalla medesima tensione di ricerca, avvistamento, incontro e scontro, colloquio con l'Absconditus. In una lettura che nulla ha dato per acquisito, neppure ciò che corre nei bilanci novecenteschi sinora tentati. Esclusioni, annessioni e amputazioni di gloria sono qui ragionate e connotative (pp. 488).
Pasquale Maffeo è nato a Capaccio (Paestum) nel 1933. Poeta narratore e drammaturgo, ha pubblicato una ventina di libri. La produzione in versi è reperibile in sei raccolte; le più recenti sono: Nella rosa del mondo (1997), Dal deserto (1999) e Diciture (2006). In prosa ha dato tre volumi di racconti, quattro romanzi, biografie di Salvator Rosa, Giorgio La Pira e Federigo Tozzi, saggi su nostri scrittori del Novecento. Alcuni dei suoi nove testi teatrali sono stati rappresentati o radiotrasmessi in Italia e in Svizzera. Da segnalare sono altresଠle sue traduzioni dall'area inglese. Collabora alla testata di Avvenire.
"Questa non è un'edizione per professori, studenti e studiosi di teologia e di esegesi. È molto di più: è un'edizione per l'uomo (e c'è da sperare che tra gli uomini sia consentito annoverare anche i professori, gli studenti e gli studiosi); per l'uomo che in Gesù di Nazaret trova l'unico approdo salvifico della sua nebbiosa e insidiata navigazione" (card. Giacomo Biffi, Arcivescovo metropolita Emerito di Bologna, AVVENIRE)
Queste pagine narrano avvenimenti di storia patria a lungo sopiti per le tensioni politico-ideologiche che connotarono il continente europeo dopo la fine della coalizione antifascista. Si tratta dei crimini di guerra sui militari e le popolazioni civili del nostro Paese perpetrati - tra il 1940 e il 1946 - dalle truppe delle potenze liberal-democratiche vincitrici del secondo conflitto mondiale, in manifesta violazione del diritto internazionale bellico allora vigente. Se noti e di frequente evocati sono i crimini di guerra tedeschi, non adeguato rilievo pubblicistico hanno generalmente ricevuto eccidi, bombardamenti, stupri, saccheggi e altro ancora degli Alleati anglo-franco-americani (in particolare all'indomani dell'armistizio nel settembre 1943), oggetto preminente del tenace scavo di Federica Saini Fasanotti. Completa il drammatico scenario la raccapricciante documentazione sulle barbariche pratiche di guerra dei miliziani iugoslavi e greci. Segnalando l'importanza del volume Sandro Fontana, ordinario di Storia contemporanea nell'Università di Brescia e già vicepresidente del Parlamento europeo, scrive nella sua Prefazione: «Attraverso una ricerca rigorosa, condotta in tutte le direzioni, Federica Saini Fasanotti è riuscita a sottrarre al limbo della storia tutte quelle vicende dolorose che hanno investito la nostra esperienza nazionale durante l'ultimo conflitto mondiale» (pp. 328).
Federica Saini Fasanotti, milanese, è stata allieva del professor Giorgio Rumi, sotto la cui guida si è laureata in Storia contemporanea. Conseguito il Diploma di ricerca con una tesi sui controversi rapporti tra il fascismo e la Croce Rossa, si è poi trasferita a Roma, dove collabora attivamente con l'Archivio dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito. Ha pubblicato numerosi saggi e articoli su riviste storiche di settore e, sotto la supervisione di Piero Melograni, ha sviluppato per Rai Trade una serie di 13 DVD sulla storia del fascismo.
I Gonzaga sono una delle più famose famiglie italiane. Tutti la conoscono, ma pochi sanno che ad essa, e precisamente al ramo di Vescovato, sono appartenuti due dei più fulgidi eroi militari del Novecento: il padre, generale Maurizio Gonzaga del Vodice, comandante della invitta 53ª Divisione di Fanteria della Grande Guerra, passata alla storia come «la Ferrea», e il figlio, generale Ferrante Gonzaga del Vodice, comandante della 222ª Divisione Costiera durante la seconda Guerra mondiale. Che cosa hanno fatto, di straordinario, questi due personaggi ai quali Luciano Garibaldi ha dedicato attenzione, passione e ammirazione? Primo: hanno collezionato, in due, 12 medaglie al valore (2 d'oro e 3 d'argento il padre, 1 d'oro, 2 d'argento, 2 di bronzo e 2 croci al merito di guerra il figlio). Secondo: Maurizio Gonzaga fu l'uomo al di sopra delle parti che Mussolini scelse, dopo l'assassinio di Matteotti, vedendo a rischio la sua costruzione politica, per affidargli il comando della Milizia. Gonzaga accettò perché glielo ordinò il Re. Ma durò poco: solo un anno. Poi fu collocato a riposo «per limiti d'età » (66 anni!). Terzo: Ferrante Gonzaga fu il primo generale italiano ad essere ucciso dai tedeschi la sera dell'8 settembre 1943, subito dopo l'annuncio di Badoglio. Le circostanze di questo assassinio, che l'Autore ricostruisce su testimonianze e documenti inediti, valgono da sole un romanzo. Di eroismo e di straordinaria virtù militare (pp. 184).
Luciano Garibaldi, giornalista e storico, è autore di oltre venti libri alcuni dei quali tradotti in varie lingue tra cui il cinese. Per le edizioni Ares ha già pubblicato Edgardo Sogno (L'altro italiano), La guerra (non) è perduta, La pista inglese (Chi uccise Mussolini e la Petacci?) e I giusti del 25 aprile.
Come i due precedenti volumi (2004 e 2005) di successo, Scegliere un film 2006 è uno strumento ideale sia per genitori che vogliono scegliere un film da godere in famiglia sia per chi organizza cineforum, soprattutto in contesti educativi (scuole, gruppi, giovanili, associazioni...). Ma anche studiosi e professionisti dell'audiovisivo e i semplici appassionati potranno trovare uno sguardo acuto, intelligente e originale per comprendere a fondo i film analizzati. Il volume raccoglie, infatti i circa 160 titoli considerati più significativi fra quelli usciti da giugno 2005 a maggio 2006. Le recensioni, firmate da giovani e brillanti professionisti dei media (sceneggiatori, story editors, studiosi), privilegiano la componente narrativa: il tipo di storia raccontata, i personaggi e i valori di cui si fa portatrice, con una valutazione che tiene in primo piano le componenti etico-antropologiche del film.
Per rendere la consultazione più rapida e immediata, a ogni film è stato attribuito un voto in stelline, da una a cinque. Il voto non è per cinefili, ma per un pubblico di persone «normali», ed è il frutto di un giudizio complessivo che tiene conto dei pregi estetici, ma soprattutto contenutistici (pp. 488).