
Da mezzo secolo la televisione appartiene alla nostra vita e l'attraversa quotidianamente costruisce immaginari, riti e piaceri condivisi, contribuisce alla nostra conoscenza del mondo col suo "vedere lontano", ma al contempo definisce un'arena collettiva che ci comprende e ci chiama in causa. In questi cinquant'anni la televisione è stata temuta e deprecata per i mali che gli si sono attribuiti, o, più raramente, è stata apprezzata per la sua capacità di abbattere barriere e steccati, coinvolgere le persone e renderle più consapevoli, offrire loro intrattenimento, informazione e compagnia. In "Che cos'è la televisione" gli autori affrontano in maniera sistematica gli interrogativi più pressanti che hanno interessato il piccolo schermo.
Una lista unitaria dei principali partiti dell'Ulivo per le elezioni europee e, in prospettiva, la grande meta di un Partito democratico, che costituisca il nucleo del centro-sinistra nella sfida elettorale del 2006: questi sono i grandi temi sul tappeto dopo che, a luglio, Romano Prodi ha conferito spessore politico al progetto e, ad agosto, il vertice dei Ds l'ha avallato. Michele Salvati, che nell'aprile scorso lanciò per primo questa proposta con un articolo-manifesto su "Il Foglio", raccoglie in questo libro i principali argomenti che la giustificano.
Il testo muove dalla convinzione che l'adolescenza, "terra di mezzo", si estenda anche nel più ampio "territorio adulto" e che, dunque, la conoscenza della sua geografia offra elementi importanti alla riflessione sulla relazione adulto-adolescente. Gli autori hanno scandagliato i ricchi fondali dell'immaginario adolescenziale per portare alla luce l'immagine che proprio gli adolescenti hanno dell'adulto. Nella ricerca effettuata dall'Istituto di Psicologia Individuale "Alfred Adler" di Torino, su cui si basano le considerazioni del testo, oltre duemila giovani fra i 12 e i 25 anni hanno fornito utili indicazioni su questo tema. Giovanni Cappello è psicologo e psicoterapeuta.
Gli interventi di Asor Rosa, Bernardini, Borgna, Cassese, Garroni, Golino, Guarini, Lepschky, Nencioni, Sasso, Veltroni, Visalberghi, Vitali tratteggiano una sintesi realistica dei progetti e delle realizzazioni di Tullio De Mauro. Ne esce il ritratto di uno studioso e di un maestro che guarda con lo stesso acume ai problemi del linguaggio e della società, che non si sottrae alle sfide dell'uno e dell'altra, che anzi reputa un impegno morale e civile far seguire alla teoria progetti e applicazioni pratiche.
Un libro di grande originalità, che rinnova l'interpretazione dei modelli di azione politica del XVII secolo e cambia sostanzialmente il giudizio tradizionale sulla vita morale, intellettuale e politica italiana del Seicento. Rosario Villari, professore emerito dell'Università di Roma La Sapienza, accademico dei Lincei e presidente della Giunta Centrale per gli Studi Storici, è autore di "Ribelli e riformatori dal XVI al XVIII secolo" (Roma 1983) e di "Scrittori politici dell'età barocca" (Roma 1998).
Siamo alla fine della Storia e all'ultimo uomo e alla fine quindi di tutta la società umana e planetaria? Questa domanda ha suscitato polemiche tra gli studiosi. Le due forze motrici della storia, "la logica della scienza moderna" e "la lotta per il riconoscimento", portano al collasso di ogni totalitarismo. Ma nasce un'altra domanda: sono sufficienti la libertà e l'uguaglianza, sia politica sia economica a garantire una condizione sociale stabile e soddisfacente?
Dal lettino di psichiatra all'invenzione letteraria. Da quarant'anni Vittorino Andreoli analizza i fenomeni della diversità, della sofferenza psichica e della devianza non solo con le armi della ricerca e della scienza, ma anche, benché segretamente, con lo strumento straordinario della narrativa. I casi da lui raccontati si trasformano così da fredde cartelle cliniche in una ricostruzione fantastica che ci mette davanti agli occhi situazioni violente, tragiche, bizzarre, mostrandoci come esse nascano e crescano all'interno dei suoi personaggi (non si sa fino a che punto inventati). Una serie di racconti che ci faranno capire quanto vicino a noi corra la sottile linea rossa che separa la normalità dalla follia.
Troppo frequentemente siamo chiamati - da noi e dagli altri - a scindere la parte razionale del nostro essere, il nostro vivere consapevole dalle emozioni, dai vissuti, dai sentimenti più profondi e nascosti. Quasi dovessimo vergognarci dei moti interiori, delle vibrazioni dell'anima, della commozione, della gioia o della paura. Quasi alludessero a una debolezza dello spirito, piuttosto che a una ricchezza delle potenzialità umane di percepire gli eventi. In questo nuovo saggio, Aldo Carotenuto sottolinea come i sentimenti siano alla base non soltanto del nostro vivere soggettivo, ma anche e soprattutto del nostro agire relazionale costituendo, in definitiva, il legame tra la nostra anima e il nostro corpo.