
Riflessioni dell'autore intorno a quell'area dello sviluppo, ad alto potenziale traumatico, che chiama area della confusione dei linguaggi e alle molteplici forme in cui essa si puo trasformare e presentare nella cura analitica. Con questo libro ho pensato di dare vita a uno spazio in cui raccogliere le mie riflessioni maturate, nel corso degli anni, intorno a quell'area dello sviluppo, ad alto potenziale traumatico, che chiamo area della confusione dei linguaggi e alle molteplici forme in cui essa si puo trasformare e presentare nella cura analitica. Si e inizialmente trattato di un tentativo di comprendere e approfondire le intuizioni di Ferenczi sullo sviluppo del bambino in relazione con l'ambiente, che poi e sfociato nel progetto di renderle strumenti utilizzabili nella pratica clinica. Mi e sempre parso che il concetto di confusione delle lingue, a volte banalizzato per la sua ovvieta, nascondesse delle profonde e inconsce radici, e presentasse delle insidie non sempre evitabili nelle relazioni umane; insidie che sono ugualmente annidate nelle relazioni terapeutiche... "
Un testo sul transfert in psicoanalisi. Il transfert, che cos'e per il profano? Generalmente e il fatto che il paziente assimila (attraverso una mesalliance") il padre, la madre alla persona dell'analista, rivive l'amore o il non-amore che ha ricevuto dai suoi genitori o che ha dato loro. Come tutte le idee correnti, questa idea non e falsa. Ma essa nasconde quel che c'e di strano e di estraneo nel transfert, la sua "follia", in analisi. Un'altra idea corrente nasconde la follia della teoria: la psicoanalisi sarebbe - il dibattito non e nuovo - o una scienza o un'arte. Ora, il transfert fa della psicoanalisi una categoria anomala del sapere, crea un autentico paradigma a parte nel campo della conoscenza. Nella cura, due persone si parlano: questo apre a tutt'altra cosa che a un dialogo... "
Il presente volume di M.F. Salamin, in Francia, è stato pubblicato prima di Quando la sofferenza diventa cammino? Noi abbiamo posposto per diverse ragioni ma pensiamo che sia una scelta indovinata perché il discorso prosegue bene sul rapporto con la propria realtà umana/personale. L'autrice fornisce delle "chiavi" minime o percorsi o suggestioni per raggiungere un livello di benessere/felicità nel corso della propria vita. Alla base di tutto c'è sempre la pacificazione con il proprio essere e con chi ci sta accanto e soprattutto un rinnovato rapporto di fiducia con il Creatore che dà luce sul senso della vita e delle cose. Questo spiega perché alcune persone, pur nelle mille difficoltà quotidiane appaiono serene e "felici" ed altre, che avrebbero tutto per essere felici, si mostrano quasi sempre insoddisfatte o depresse. Il libro, come il precedente, è di gradevole lettura in esso le esperienze dirette di vita delle persone incontrate e le nozioni psicologiche/professionali dell'autrice diventano un tutt'uno, e si traducono in suggerimenti "sapienziali" discreti ed efficaci. Strutturalmente il volume si articola in sette capitoletti scritti molto fluidamente. E' una scrittura terapeutica, fatta di parole descritte e convalidate da testimonianze e da disegni.
Anche in questo testo, V. Albisetti esprime la sua passione per la vita e i suoi valori. Con l'abituale stile confidenziale, egli, partendo dalla recente esperienza di un malessere cardiaco che lo ha colto di sorpresa, fa riflessioni variegate sulla vita, l'amore, la sessualità, il celibato, la malattia e il coraggio di affrontarla, la morte e la speranza cristiana nell'aldilà?Il tema della morte ritorna spesso nel libro, ma come realtà della vita. Per questo l'Autore suggerisce, a chi "rimane" come elaborare il lutto, per continuare a vivere cogliendo dalla vita aspetti nuovi e forse inattesi che la nuova esperienza può offrire. Alcuni temi, pur ricorrenti nei testi di Albisetti, sono espressi in modo inedito, affascinante. Come risulta sempre interessante il particolare modo di raccontarsi che questo Autore ha.
Una rassegna di bugie costella la politica internazionale. Foa elenca i misfatti perpetuati sopratutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna dagli "spin doctor", personaggi quasi sconosciuti perché, appunto, il loro lavoro si svolge lontano dalle telecamere. Si scopre così come l'opinione pubblica internazionale sia stata "guidata" a condividere scelte azzardate e a volte disastrose: dalle famose "armi di distruzione di massa" irachene alla guerra nei Balcani motivata da una "pulizia etnica" mai interamente dimostrata. Si scopre inoltre che la "fanciulla kuwaitiana" volontaria in ospedale, che testimoniò sulla strage di neonati gettati fuori dalle incubatrici dai soldati di Saddam, era in realtà la figlia dell'ambasciatore del Kuwait all'ONU.
La più formidabile ed esilarante arma contro il potere in tutti i tempi, la satira, in un'antologia che copre l'intera storia dell'uomo. Le invenzioni comiche di Aristofane e Menippo, accanto alle creazioni del Male e di Cuore. Orazio e Giovenale insieme a Totò e Petrolini. Le pernacchie di Trilussa e del Belli a cui si sovrappongono le spietate risate di Jonathan Swift e il Tom Jones di Fielding. I surreali manifesti antizaristi e antirivoluzionari del russo Chlebnikov, le folgorazioni crudelmente comiche di Victor Hugo, i buffi misteri inscenati da Dario Fo. Per culminare con la satira più recente.
In questo volume Pasquini non si limita a un semplice excursus, seppure aggiornato alle ultime scoperte e acquisizioni, della vicenda esistenziale di Dante, ma affronta direttamente il testo della "Commedia", nella seconda parte del libro, con una serie di affondi. L'aspetto forse più innovativo di questa biografia è però la lettura della vita di Dante attraverso immagini che si affiancano alle fonti documentarie e le integrano. Un saggio di saggi e di figure, un caleidoscopio che è in grado di restituire e interpretare il labirinto Dante.
Nel grande anniversario mozartiano, un romanzo breve che racconta nel dettaglio l'infanzia di Wolfgang, il legame con la sorella, i viaggi con il padre per le corti europee, le primissime glorie di un talento molto precoce. Età di lettura: da 10 anni.
Con "Roma amara e dolce", nostalgico viaggio nella memoria autobiografica, Ercole Patti ritorna agli episodi più incisivi del suo itinerario esistenziale, maturato a ridosso di avvenimenti storici rilevanti: l'anelito alla libertà avvertito fin dall'infanzia, le prime acerbe prove, la consapevolezza della vocazione letteraria il giornalismo e l'esercizio narrativo nella capitale feconda di sollecitazioni. Roma è sede delle testate che contano, luogo d'aggregazione culturale e d'incontri prestigiosi: de Chirico, Bartoli, Spadini, Cardarelli, Broglio, Barilli, Soffici, Pirandello. Del caffè Esperia, della terza saletta del caffè Aragno, del caffè Greco, del Teatro degli Indipendenti di Bragaglia. Del mondo del cinema in fermento. Ma pure antro nero dove covano e si moltiplicano le vessazioni del regime. Di convinto sentire antifascista, Ercole Patti subisce la detenzione a Regina Coeli sebbene abbia celato il suo dissenso dietro un sorriso disincantato e un apparente disimpegno. Scrittore diarista, sul filo dell'immaginazione, del sottile umorismo, della dissipazione erotica. "Scrittore di cose", come attesta il rigore cronachistico e l'aderenza alla realtà del vissuto. Non esaurendosi il desiderio di ricercare schegge di felicità assopita.
La chiave essenziale, spesso sottovalutata, della conoscenza e della comprensione di Marco Polo è la venezianità che lo straordinario viaggiatore porto con sé fino ai confini della terra. Questa "Vita" gioca la carta delle contrapposizioni e delle analogie tra la civiltà veneziana e il caleidoscopio delle civiltà orientali. La ricostruzione di Zorzi accompagna il lettore tra terre popolate da genti strane e diverse, attraverso le prigioni di Genova, fino all'ombra del campanile di San Marco, alle beghe politiche e familiari della Venezia del Trecento, alla scoperta della vicenda e della personalità di Marco Polo.

