
Il dolore cupo, le urla, i pianti e dopo il silenzio, il vuoto ma anche la rabbia o al contrario l'abbandono. E poi il filo tenue con chi resta, con la parola che aiuta a rialzarsi e a ritrovare il senso, la forza di riprovare. Storie di giovani che raccontano il loro incontro con la morte di una persona cara: un amico, il proprio ragazzo, un genitore. 7 racconti che provano a tirar furoi dagli adolescenti le paure e le emozioni forti che l'esperienza del dolore comporta. Età di lettura: da 12 anni.
Il ruolo degli insegnanti in una società in trasformazione è incerto; le dinamiche di mutamento delle istituzioni sociali e le difficoltà del compito educativo pervadono anche la scuola. Agli insegnanti sono rivolte molteplici richieste, in ordine sia all’istruzione sia all’educazione degli studenti, le quali presentano tuttavia ambiguità e ingenerano rischi di frammentazione e incoerenza. Da tale complessità, acuita dalla pluralità delle opinioni sociali e delle riflessioni, consegue indeterminatezza circa la definizione dell’insegnante come professionista. Con riferimento a tale scenario, questo libro esamina il contesto contemporaneo e delinea l’ipotesi che l’identità professionale degli insegnanti sia una struttura unitaria e complessa, progettuale e di matrice pedagogica. La professionalità del docente è indagata muovendo da prospettive diversificate che integrano le acquisizioni della riflessione teorica, i fondamenti epistemologici e i percorsi di ricerca empirica, nonché i risultati di un’indagine sugli insegnanti in Lombardia. L’identità professionale docente risulta un costrutto articolato, mutevole nel tempo e secondo le esperienze, la formazione, lo sviluppo personale, il contesto; si costituisce attorno a un nucleo forte, individuabile nell’intenzionalità educativa, in virtù di un processo di crescita originale e riflessivo. Il rapporto tra identità professionale dell’insegnante e progettualità è fondamentale: l’insegnamento è in sé una professionalità progettuale e la molteplicità dei modelli di riferimento rende necessaria al docente la costante progettazione della propria identità professionale. Riflettere sull’identità, oltre che sugli aspetti strumentali della professione, è una risorsa strategica per l’insegnante poiché solo un’identità forte e ben strutturata può affrontare le incertezze di un sistema in continua evoluzione.
Cristina Lisimberti è dottore di ricerca in Pedagogia. Ha svolto attività di ricerca sui temi della formazione, dell’identità professionale degli insegnanti e della progettazione. Svolge attività didattica nell’ambito della metodologia della ricerca e della metodologia della progettazione in campo formativo.
Nell’ambito degli scritti sul tema dell’adozione, la riflessione di carattere pedagogico ed educativo è rimasta sostanzialmente in ombra. Lo studio di Monica Crotti intende richiamare la prospettiva pedagogica per evidenziare l’inscindibile nesso tra elaborazione teorica di categorie interpretative e concreta attività di sostegno educativo al percorso di costruzione del ‘familiare’. Fin dal titolo scelto, il volume identifica nell’adozione reciproca un imprescindibile principio di pedagogia familiare, dove la relazione genitoriale e filiale nasce e si struttura secondo una logica di partecipazione e responsabilità condivisa. La fiducia nella generatività personale e di coppia si coniuga con un approccio educativo centrato su capacità e risorse della persona umana, pur in situazioni di difficoltà esistenziale. La pedagogia deve vigilare sulla promozione dei diritti dell’infanzia e potenziare pratiche educative valide nella famiglia e per la famiglia, affinché l’adulto recuperi la capacità di prendersi cura della vita nascente, in una società e cultura che spesso operano per il diritto di avere un figlio, dimenticando il valore e i doveri connessi all’essere genitori.
Monica Crotti, laureata in Scienze dell’educazione all’Università Cattolica di Milano, è dottore di ricerca in Pedagogia e collabora con la cattedra di Pedagogia generale e di Pedagogia speciale presso la stessa Università. Autrice di contributi sul personalismo pedagogico di E. Mounier, attualmente si interessa di tematiche legate all’antropologia pedagogica.
Che cosa succede se guardiamo il mondo separando corpo e mente, emozioni e conoscenza, natura e cultura? Contro il rischio di impoverimento implicito in questo sguardo, gli autori propongono di procedere, nelle pratiche formative, di connessione in connessione, ridefinendo le cornici di senso all'interno delle quali corpo, mente, significati, contesti risultano inestricabilmente intrecciati e interagenti. Rivolgendosi a tutti coloro che sono impegnati come formatori ed educatori, il volume indaga la problematicità di un soggetto in grado di ridefinire il proprio essere nel mondo, insieme agli altri, prefigurando orizzonti di senso comuni e condivisi.
Nei momenti veramente fatali della vita (come una disgrazia o un’invalidità), davanti alle più inspiegabili ingiustizie dell’esistenza (come una catastrofe naturale o una morte violenta) l’uomo si chiede da sempre «perché?». «Destino» è la risposta più antica a questa domanda, parola vuota ma densa, che riguarda la durata della vita, la natura della morte, la qualità degli eventi fortuiti e le caratteristiche soggettive dell’uomo. Il destino è inspiegabile quando distribuisce malformazioni fin dalla nascita; è assurdo quando uccide neonati per mano di madri folli; è imprevedibile quando dispensa fortune al Superenalotto; è strapotente quando rovina risparmi e investimenti; è inflessibile quando vanifica le cure per un malato. L’idea di destino incontra l’ostilità di chiunque rivendichi la volontà umana di auto-determinarsi e rigetti l’ipotesi di una vita determinata a priori. Esso è immaginato in un altrove che si estende al di là dell’uomo: tessuto dagli dèi o scritto nelle stelle, pianificato da anime già morte o ereditato geneticamente prima ancora di nascere. La sua realtà è avversata da chi cerca dentro l’uomo la ragione e il senso dell’esistenza. La psicologia analitica individua nell’inconscio una categoria che è dentro l’uomo, ma è estranea alla sua conoscenza, che interviene nelle scelte dell’individuo ed è più potente delle sue intenzioni coscienti. Inconscio potrebbe essere un altro nome per indicare il destino. Come il destino, l’inconscio impronta l’inclinazione per certi lavori o a perdere il posto, la propensione ad ammalarsi o a morire di morte violenta; custodisce il nucleo soggettivo di ogni persona e la sua pulsione a individuarsi, la sua specifica mission e ogni altra caratteristica individuale. È depositario di un individuale Piano di Vita, che si realizza attraverso un intreccio di coincidenze apparentemente casuali, ma sensate e significative, che punteggiano la personalissima Via del Destino. L’io dell’individuo non ha il potere di annullare l’inconscio, ma ha la responsabilità di partecipare alla realizzazione della propria Via del Destino. La sua libertà è limitata, ma tanto determinante da poter scegliere, perfino, fra la possibilità di vivere per niente o morire per qualcosa.
Claudio Widmann, analista junghiano, vive e lavora a Ravenna. È Direttore dell’icsat (Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy) e docente di discipline inerenti il simbolismo e l’immaginario presso Scuole di Specializzazione in Psicoterapia. È autore e curatore di saggi che trattano temi attinenti la psicologia junghiana, tra cui, per i tipi delle Edizioni Magi, sono stati pubblicati: Il viaggio come metafora dell’esistenza, Il simbolismo dei colori, La psicologia del colore, Le terapie immaginative e La simbologia del presepe.
Il volume offre una serie di esplorazioni storico-educative, che mettono a fuoco una pluralità di vicende, itinerari e modelli pedagogici che testimoniano l'impegno educativo dei cattolici anche nel settore extrascolastico. Ne risulta un panorama vasto e articolato, in grado di fornire un significativo contributo di conoscenze alla complessa storia dell'educazione cattolica dell'Otto-Novecento.
L’analisi delle tendenze e della specificità dell’immigrazione straniera in Italia e in Europa (ma non solo) costituisce il contesto storico e socio-culturale di questo volume, che approfondisce il tema della pedagogia in chiave interculturale. Nella vastità degli ambiti di indagine che risultano coinvolti nella ricerca pedagogica di stampo interculturale, sono qui trattati, in particolare, argomenti di carattere axiologico, sociale ed epistemologico. Si indaga la categoria dell’identità, ma si approfondiscono anche quelle della diversità (da intendersi come precipua caratteristica antropologica che, lungi dall’essere mortificata, abbisogna d’interventi atti ad esaltarla in ambiti d’integrazione umana), dell’incontro, del confronto, del dialogo con l’altro da sé. Per apprendere a convivere e a interagire con l’altro, può essere di grande aiuto lasciarsi guidare dall’ideale regolativo del bene comune, inseparabile dalla ricerca del bene personale. Il perseguimento del bene comune implica l’essere uniti da un progetto esistenziale accomunante, così come il rispetto e la garanzia dei diritti/doveri inalienabili di ciascuna persona.
Fabrizio Pizzi è dottore di ricerca in Teoria e storia dei processi formativi presso l’Università degli Studi di Cassino. Ha pubblicato, tra l’altro, Le ragioni dei processi migratori, in AA.VV., Ricerche pedagogiche. Percorso teorico, vol. I, Milano 2005; Martin Luther King, jr. Il giorno di Dio nel giorno dell’uomo, Roma 2006 (1a ed. 2002), tradotto in lingua spagnola con il titolo Martin Luther King, jr. El día de Dios en el día del hombre (Editorial Guadalupe, Buenos Aires 2006).
Il testo rappresenta il manuale del sistema di codifica del Lausanne Trilogue Play clinico, un metodo di osservazione diretta delle relazioni familiari che ha l'obiettivo di operazionalizzare i criteri di valutazione relazionali quando il clinico deve esprimere una diagnosi e formulare un progetto di sostegno alla genitorialità. Ancorato a costrutti teorici su cui convergono molte ricerche sulla famiglia, il sistema di codifica che viene proposto si basa su indicatori comportamentali che differenziano le famiglie funzionali da quelle disfunzionali in termini di "alleanze familiari".
L'idea portante degli autori è la presenza, in tutti i disturbi d'ansia, di una serie di fattori patogenetici comuni: perché dunque definire protocolli specifici per ogni disturbo quando i singoli processi costituenti la patologia sono sempre gli stessi? La proposta innovativa è una strategia d'intervento definita "terapia cognitiva modulare", che considera più economico ed efficace, rispetto alla pratica clinica corrente, individuare strategie specifiche per affrontare ciascuno ditali processi, da utilizzare poi nei differenti disturbi.
Con un'esposizione chiara ed efficace, nella quale sapientemente si fondono enunciazione teorica e pratica esemplificazione, Martin West tratta in questo volume, delle diverse fasi dell'edizione critica, dall'indagini preliminari alla costituzione del testo e alla sua pubblicazione.
Di particolare rilievo è la sezione relativa alle metodiche da adottare in presenza di tradizioni contaminate.
Aggiornato ai più recenti indirizzi della critica testuale, il libro non è destinato solo allo specialista, a chiunque legga greco o latino e desideri una guida per affrontare problemi testuali.
Secondo Bauman, a differenza del passato illustre del continente, oggi l'Europa sembra aver perso la sicurezza in se stessa e il gusto dell'avventura. Presa nelle spire di un mondo che si trasforma, comincia a guardare agli altri con diffidenza e paura, si chiude agli immigrati, affoga nella povertà della sua fantasia, nella limitatezza delle sue risorse e non ha più volontà sufficiente per seguire le sue inclinazioni. Eppure mai prima d'ora questo pianeta ha avuto bisogno di un'Europa disposta a guardare oltre le proprie frontiere. Di un'Europa che può giocare un ruolo vitale a patto di ritrovare la sua identità e condividere quell'esperienza di libertà, democrazia e giustizia che ha appreso duramente lungo il suo percorso tortuoso.
Mentre il sapere "storico" corrisponde, si potrebbe dire, all'esistenza dell'umanità e mentre la suddivisione tradizionale, per grandi epoche o grandi ma abituali campi di studio, appartiene alla consuetudine, lo studio della politica internazionale è definibile come cronaca dei fatti contingenti, considerati nel momento in cui essi accadono, nelle loro immediate premesse e nelle conseguenze che ne derivano o se ne possono desumere. Questo testo si sviluppa su tre piani diversi: rispettivamente l'evoluzione degli eventi storici, la riflessione teorica svolta in contemporanea sulla natura e le ragioni di tale evoluzione e i temi che questo doppio ordine di elementi ha posto e pone a chi affronta lo studio della materia.