
Quando fu liberata, con l'arrivo degli Alleati, Liliana Segre aveva 14 anni e pesava 32 kg. Come abbia potuto sopravvivere nell'inferno di Auschwitz in quelle condizioni, non sa spiegarselo ancora oggi. Non è mai più ritornata ad Auschwitz. Dopo tanti anni di voluto silenzio, la donna ha deciso di testimoniare per una serie di ragioni private e universali insieme: il debito verso i suoi cari scomparsi ad Auschwitz; la fede nel valore della memoria, e nella necessità di tenerla viva per tutti coloro che verranno dopo. Perr tutti è importante conoscere ciò che successe allora e ricordare? Perché simili aberrazioni della storia non si ripetano più.
Un libro sul bene e sul male, sulla libertà umana e sugli strumenti che l'uomo ha a disposizione per distinguere il bene dal male e per essere pienamente uomo.
C'è un groove che caratterizza il suono di questo volume: l'improvvisazione è più della spontanea estemporaneità, è un fenomeno complesso e relazionale che per l'educazione, e per la scuola in particolare, può essere generativo se accolto con consapevolezza e fiducia. La risoluzione delle possibili dissonanze è data dalla proposta - nata a partire dai risultati di una ricerca esplorativa - del profilo di un insegnante improvvisatore, le cui caratteristiche vengono delineate e le cui implicazioni - "inutili ed effimere" - vengono sollecitate, a livello educativo e didattico. L'invito è di seguire il flusso, facendo epoché, lasciandosi accompagnare oltre il senso comune, verso una nuova prospettiva a scuola.
È sotto gli occhi di tutti che oggi la politica è incapace di essere all’altezza della sua vocazione, e cioè la cura del bene comune, anche quando afferma di ricollegarsi ideologicamente a più generici valori “cristiani” o morali.
Su questo tema si concentrano i due saggi raccolti nel volumi. I testi sono uniti da una comune visione spirituale gettata sugli ambiti della politica e dell’economia.
Nello specifico, il primo saggio mostra che il problema è spirituale ancor più che etico. Esso parte dall’individuazione delle caratteristiche necessarie per una leadership; chiarisce che cosa si intenda per “spirituale”; tenta di individuare i fondamenti per la costruzione di una personalità propriamente spirituale che sola potrà essere autenticamente sociale, cioè politica.
Il secondo saggio prende spunto dal motto benedettino ora et labora mostrando che la parola più importante è l’et, cioè il tenere assieme due dimensioni che sembrano distanti tra loro.
Gli autori
Natale Brescianini, monaco benedettino, dopo gli studi teologici presso il Seminario diocesano di Brescia, entra nella Comunità Benedettina Camaldolese presso l’Eremo di San Giorgio a Bardolino (VR). Dal 1998 al 2001 frequenta il Pontificio Istituto Sant’Anselmo (Roma), dove ottiene la Licenza in Teologia. Dal 2006 collabora con Massimo Folador e con la società di consulenza e formazione Askesis per la realizzazione di percorsi formativi che si rifanno alla Regola di San Benedetto. Dal luglio 2007 vive presso l’Eremo di Monte Giove. Nell’aprile del 2013 consegue il Diploma di Coach presso la Scuola Incoaching, affiliata ad AICP.
Benedetta Selene Zorzi, monaca benedettina, è docente straordinario
di Patrologia e Storia della teologia all’Istituto Teologico Marchigiano, nonché di Filosofia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma. È co-redattrice della rivista telematica Reportata.
Ha conseguito la certificazione ICF frequentando il Master in Corporate e Business Coaching presso la U2Coach Academy. Tra le sue pubblicazioni, oltre a numerosi articoli, ricordiamo: Desiderio della Bellezza (eros tou kalou) da Platone a Gregorio di Nissa: tracce di una rifrazione teologico-semantica (Roma, 2007); La felicità (con I. Bossi Fedrigotti; Trento, 2013).
La chiave essenziale, spesso sottovalutata, della conoscenza e della comprensione di Marco Polo è la venezianità che lo straordinario viaggiatore porto con sé fino ai confini della terra. Questa "Vita" gioca la carta delle contrapposizioni e delle analogie tra la civiltà veneziana e il caleidoscopio delle civiltà orientali. La ricostruzione di Zorzi accompagna il lettore tra terre popolate da genti strane e diverse, attraverso le prigioni di Genova, fino all'ombra del campanile di San Marco, alle beghe politiche e familiari della Venezia del Trecento, alla scoperta della vicenda e della personalità di Marco Polo.
La chiave essenziale, spesso sottovalutata, della conoscenza e della comprensione di Marco Polo è la venezianità che lo straordinario viaggiatore porto con sé fino ai confini della terra. Questa "Vita" gioca la carta delle contrapposizioni e delle analogie tra la civiltà veneziana e il caleidoscopio delle civiltà orientali. La ricostruzione di Zorzi accompagna il lettore tra terre popolate da genti strane e diverse, attraverso le prigioni di Genova, fino all'ombra del campanile di San Marco, alle beghe politiche e familiari della Venezia del Trecento, alla scoperta della vicenda e della personalità di Marco Polo.
Piegata da una crescente miseria, approdo di migliaia di profughi provenienti dalla Siria e stremata infine da una guerra - quella per il Nagorno-Karabakh che a oltre vent'anni dal suo inizio pare sempre più lontana dal trovare una soluzione, l'Armenia lotta oggi per la sua sopravvivenza. Attraverso agili capitoli, il volume accompagna il lettore alla scoperta di questo Paese ancora poco conosciuto. Non per raccontarne il passato - una memoria tenace, ma non pacificata, anche a causa del negazionismo che pesa sul primo genocidio del XX secolo - bensì un presente carico di sfide. Prefazione di Antonia Arslan.
I due autori navigano nel mare, piuttosto agitato, dei «disagi dell’anima», affrontando una serie di malesseri allarmanti.
Don Silvio Zonin – parroco, docente di teologia liturgica e da qualche anno «ministro della consolazione» nella diocesi di Verona – racconta le prime scoperte che un prete post-conciliare fa addentrandosi nel mondo sconosciuto dell’esorcismo, un ministero a cui si fa sempre più ricorso e richiede impegno e competenze poliedriche. L’autore lo inquadra anzitutto in una concreta storia e tradizione e lo rivede alla luce della prassi liturgica della Chiesa. Questo permette il ridimensionamento di un’antropologia eccessivamente dualistica e la correzione di una religiosità segnata da un certo razionalismo, con la conseguente riscoperta del valore della Parola e dell’esperienza sacramentale.
Alberto D’Auria – psicologo, psicoterapeuta e consulente educativo – offre la sua competenza maturata in anni di professione e di collaborazione con il «ministero della consolazione». Nel suo contributo affronta aspetti ormai indispensabili anche nella pastorale ordinaria, quali: la relazione interpersonale tra operatore e «paziente», la comunicazione con le sue diverse componenti, la necessità dell’ascolto attivo e dell’empatia, le tecniche e la struttura del colloquio, l’accompagnamento nel proseguo della vita interiore e la direzione spirituale, in vista di un cammino costante di riconciliazione con se stessi, con gli altri e con Dio.
Una meditazione sulla sofferenza chiude questo lavoro, che viene messo a disposizione di quanti sono attenti e impegnati, in diversi modi, nel difficile compito di curare i disagi dell’anima.
In quale modo un giovane compie le scelte che lo guideranno nell’età adulta? E quale impatto hanno, nella costruzione del progetto di vita di un giovane, l’interazione sociale e i significati ad essa attribuiti? Uno studio che approfondisce ciò che accade quando abituali variabili sociologiche, come il background familiare e il livello scolastico, sono accostate alla prospettiva interazionista (in particolare alle figure di George H. Mead ed Erving Goffman) nello studio del progetto di vita. L’interazione con gli altri, mediata a un livello simbolico, è infatti un fattore basilare non solo per la costruzione dell’identità del singolo individuo, ma anche per la formazione del suo ruolo sociale, del suo progetto di vita e delle scelte fondamentali.
Simone Zonato, presbitero della diocesi di Vicenza dal 2001, nel 2012 ha conseguito il dottorato in scienze sociali con specializzazione in sociologia presso la Pontifica Università Gregoriana. Attualmente è docente presso l’Istituto superiore di scienze religiose «Mons. A. Onisto» di Vicenza e l’Istituto superiore di scienze religiose di Padova.
A partire dai primi anni settanta, Norberto Bobbio è stato per Danilo Zolo un importante punto di riferimento intellettuale e morale, la cui lezione di pensatore al tempo stesso rigoroso e appassionato, attento alle vicende della vita politica e testimone esemplare di impegno civile, ha lasciato in lui una traccia profonda. Con Bobbio, Zolo ha condiviso il fastidio per la pedanteria degli accademici, per la loro pigra indifferenza di fronte alle tragedie del mondo, nonché lo "stile di pensiero" sobrio, austero e indipendente, che riflette quelli che Bobbio aveva chiamato "i frutti più sani della tradizione intellettuale europea": l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose. Il confronto critico con la figura e l'eredità intellettuale di Bobbio emerge in questo volume ancor più vivo e attuale grazie alla selezione delle lettere ricevute dal maestro torinese nel corso di oltre un ventennio, qui presentate con un ampio corredo di note esplicative che ne ricostruiscono i contesti storici e culturali.