
Che cosa fa di noi quello che siamo? Se è vero che buona parte della nostra vita è già scritta nel nostro codice genetico, è altrettanto innegabile che le nostre esistenze sono influenzate dall'ambiente che ci circonda e da un infinito numero di elementi puramente casuali sui quali abbiamo ben poco controllo. L'interazione di questi tre fattori (genoma, ambiente e caso) genera un numero potenzialmente infinito di individualità, ma questa ricetta sembra lasciare poco spazio alle nostre scelte personali: non siamo noi a comporre il nostro Dna, incidiamo sul mondo molto meno di quanto lui incida su di noi e - inutile dirlo - la nostra volontà è pressoché impotente davanti al caso. Eppure ogni giorno facciamo, pensiamo o diciamo qualcosa che rispecchia in pieno (nel bene o nel male) la nostra unicità. E nel nostro continuo tentativo di affrancarci dall'idea di un destino immutabile abbiamo un alleato: la cultura. In questo saggio, Edoardo Boncinelli riflette sulla natura umana concentrandosi sulla pulsione che più di ogni altra ci distingue dagli animali: quella a sapere, conoscere, definire e regolamentare. E ci dimostra che la cultura scientifica e quella umanistica contribuiscono in egual misura nello sforzo collettivo di interpretare la realtà, fornendoci al tempo stesso gli strumenti per comprenderla. "Noi siamo cultura" è un richiamo a dare un senso alla nostra libertà e un invito a coltivare l'umano bisogno di trasmetterla.
"Si dice spesso che la nostra società tende sempre più a secolarizzarsi, ma anche in una società fortemente secolarizzata il senso del sacro non è andato perduto totalmente, e talvolta quasi per niente, anche se non tutti ci fanno caso." Sembra un'ironica provocazione quella che Edoardo Boncinelli avanza in queste pagine, ma a pensarci bene, proprio mentre in tanti lamentano l'immancabile "crisi dei valori", ci ritroviamo in una realtà che appare come il terreno di coltura ideale per fondamentalismi di ogni genere. E questo perché il senso del sacro è l'ostacolo più grande sul cammino del pensiero razionale, poiché ci abitua fin dalla più tenera età a non mettere in discussione pratiche e concetti che ci accompagnano dalla notte dei tempi. Ma perché il sacro è così radicato in noi? Boncinelli va al cuore della questione e mette a nudo i bisogni biologici e sociali che hanno favorito la nascita e la crescita di questa idea. Scavando nella regione più profonda della nostra irrazionalità, Boncinelli sottolinea la necessità fisica degli esseri umani di avere a disposizione una serie di punti fermi da cui partire e sui quali fondarsi, anche a prescindere dalla religione vera e propria. Forse non si può vivere senza qualcosa di sacro, ma sarebbe meglio ricorrerci il meno possibile per non restare ancorati a un modo di ragionare in cui tutto si dà per scontato e immutabile.
Di quante parole ha bisogno uno scienziato per fare degli esempi di infinito? Boncinelli sperimenta in questo libro un approccio quasi eretico al sapere di cui è uno dei massimi rappresentanti, divertendosi a rispondere alle grandi domande sulla vita, la morte, la libertà, la fede, con brevissime massime e opinioni pungenti. Il risultato è un libro spiazzante, ricco di spunti di riflessione e di suggestioni molto ironiche. Perché, come afferma Boncinelli, “Di ironia non è mai morto nessuno; di serietà eccessiva sì.”
Di cosa parliamo quando parliamo di progresso? Ci stiamo evolvendo verso una catastrofe o verso la libertà? Oppure siamo bloccati nel processo evolutivo dai nostri bisogni materiali? Come potrebbe essere un mondo in cui il progresso si sia fermato?
In realtà, ci rassicura Edoardo Boncinelli, «siamo ancora abbastanza lontani da una presunta fine del progresso», ma è proprio per questo che «abbiamo il dovere di capire quello che sta succedendo, con la mente aperta e senza farci confondere da timori e paure». Dallo sfregare due pietre insieme per ottenere una scintilla fino all'esplorazione dello spazio, dalle questioni di fede alle teorie di Darwin, dai disegni primitivi nelle grotte allo studio sulle mutazioni genetiche, Boncinelli racconta con straordinaria chiarezza l'origine della nostra specie e i fenomeni che hanno rivoluzionato la storia dell'umanità. Soffermandosi in particolare sulla straordinaria abilità dell'animale umano di interessarsi anche ad attività che non sono strettamente necessarie dal punto di vista biologico. «Potremmo pensare che se la vita ha un fine – e secondo me non ce l'ha – potrebbe essere quello di renderci sempre più liberi dai nostri bisogni biologici, liberi di compiere quei gesti gratuiti che ci danno piacere, che da un lato sembrano futili, ma dall'altro sono quelli che ci rendono umani.» Poiché il nostro scopo va ricercato ancora prima delle nostre origini, ancora prima dei sapiens e del Big Bang tra le stelle di cui siamo fatti. E verso le stelle conduce il nostro cammino.
Occuparci della nostra nascita per noi è impossibile, il prima ci è sconosciuto. Ma di certo, da vivi, possiamo riflettere sulla nostra morte, anche se il poi ci è ignoto. Edoardo Boncinelli racconta di avere avuto consapevolezza della morte a cinque anni, mentre a Bologna nell'immediato dopoguerra, ospite di un centro profughi allestito alla meglio in una caserma, parlava con la mamma di persone che non c'erano più. Di colpo si rese conto che anche i nonni erano destinati ad andarsene, e pianse. Da allora la morte per lui è diventata un concetto acquisito, ma non angosciante. E proprio questo gli ha facilitato l'intensa meditazione che ci regala in questo libro. Da scienziato e pensatore profondamente libero e onesto qual è, Boncinelli ne indaga tutti gli aspetti e le possibili interpretazioni con una serenità di animo e una acutezza di analisi che restituiscono a questo evento la sua naturalità, privandolo delle sovrastrutture negative. Discute con argomentazioni lucide e stringenti le consolazioni della religione, dai miti delle origini al paradiso cristiano, alle credenze più diffuse. Esamina con passione e generosità divulgativa le risorse della scienza, fino a metterci a parte delle ultime ricerche della genetica e della biologia. Infine affronta l'autentico mistero dell'universo, la coscienza, nostra assoluta unicità, sintetizzando così il suo sentimento: «Verrà la morte e non chiuderò i miei occhi».
Forse non c’è nulla di più interessante e misterioso della coscienza, un concetto che ha avuto una strana storia. Per secoli si è creduto che tutto quello che succedeva nella nostra testa fosse, almeno potenzialmente, cosciente. La coscienza è stata così confusa con la mente, con la psiche, con lo spirito o con l’anima, e tutti questi termini sono stati usati come sinonimi. Poi improvvisamente qualcuno ha scoperto che non tutti i fenomeni psichici sono consci ed è cominciata l’era dell’inconscio, anche se dell’inconscio si sa ancora ben poco. Il vero compito della scienza e del pensiero filosofico è quello di capire che cos’è la coscienza, definendola con precisione e cercando di delinearne le caratteristiche salienti.
Questo saggio, in modo semplice e comprensibile, parla di mente, di emozioni e di coscienza e cerca di mettere a fuoco i rapporti fra queste tre entità e di rintracciarne i legami, senza trascurare l’altro nodo problematico rappresentato dalla razionalità e dal suo rapporto con la coscienza stessa. Dopo un capitolo introduttivo sul cervello e sulla mente in generale, si passa a trattare delle emozioni, e in particolare dell’amore, per poi affrontare il problema della coscienza. L’ultimo capitolo è dedicato a delineare una teoria dell’Io e del suo rapporto con il mondo e con il corpo. Per quanto diverse, tutte queste cose devono per forza passare dalla coscienza per essere dette e, a maggior ragione, scritte. Occorre quindi fare una ricognizione dei luoghi della coscienza per comprendere finalmente chi è che parla quando, usando la prima persona singolare, diciamo Io.
Come si forma il pensiero? Che cosa sono esattamente memoria, coscienza e mente? Davvero tutto quello che accade dentro di noi non è dovuto ad altro che a un fascio di impulsi elettrici? Quanto c'entra l'istinto e quanto la razionalità nelle scelte che facciamo? In "Che cosa abbiamo nella testa?" Edoardo Boncinelli e Antonello Calvaruso ci spiegano tutto quello che oggi sappiamo sul cervello e sul suo funzionamento. Grazie ai progressi della scienza ora siamo consapevoli che proprio il cervello è la casa dei pensieri, della mente, della razionalità, perfino delle emozioni. E anche se non esiste ancora una definizione univoca di «pensiero», sappiamo che ne convivono in noi due tipi: uno immediato - l'istinto che ci fa sottrarre la mano dal fuoco quando ci scottiamo - e uno complesso - che implica l'intervento della razionalità e comporta una valutazione delle variabili prima di compiere una qualsiasi scelta. Ma anche in questo caso siamo molto meno razionali di quanto crediamo, perché di fatto il nostro cervello risponde agli stimoli esterni in modo schematico, guidato dal retaggio della nostra evoluzione: tendiamo a prendere le decisioni rapidamente e col minimo sforzo, spesso cadendo in tranelli di cui nemmeno ci rendiamo conto. Con "Che cosa abbiamo nella testa?" Boncinelli e Calvaruso ci offrono una guida al cammino accidentato della ragione, alla scoperta di ciò che siamo e delle insidie che la mente infila fra i nostri pensieri, insegnandoci a riconoscerle per evitarle o servircene attraverso molti esempi in cui possiamo ritrovare le nostre esperienze quotidiane. Per comprendere meglio noi stessi, il nostro nucleo più autentico: forse la sfida più temeraria che possiamo affrontare. Postfazione di Domenico De Masi.
I primi due capitoli riguardano il metodo osservativo a scuola e nel contesto ambientale (scolastico ed extrascolastico). Il terzo e il quarto la conoscenza della personalità dell'alunno, soprattutto negli aspetti relazionali e nella promozione degliaspetti cognitivi. Il quinto è dedicato alla valutazione e al rendimento. Segue, in cinque parti, la vera e propria Guida, che si presta ad essere trasformata in questionario e in lista di controllo. La prima parte riguarda i dati relativi ai rapporti con l'ambiente; la seconda ai rapporti con la scuola; la terza e la quarta concernono i livelli di profitto nelle diverse materie della scuola elementare e media; la quinta le scale di valutazione e i giudizi relativi alla partecipazione alla vita della scuola e della classe.
Anche attraverso l'esempio di specifiche cause giudiziarie, la guida di Martyn Bond illustra i diritti tutelati e promossi dalla Convenzione europea dei diritti umani (1950) e colloca l'azione della Corte europea all'interno del più ampio contesto delle attività del Consiglio d'Europa che perseguono gli stessi ideali. La collana "Consiglio d'Europa" propone le più importanti pubblicazioni ufficiali dell'omonima organizzazione europea che promuove la democrazia, i diritti umani e il rispetto della legalità stabilendo standard per tutto il continente tramite convenzioni ratificate dal maggior numero possibile di stati membri. «Fu la devastante esperien za della Seconda guerra mondiale che indusse gli statisti europei a rafforzare la protezione dei diritti degli individui di fronte allo stato. Gli arresti arbitrari, le deportazioni e le esecuzioni, la prigionia senza capi d'imputazione, i campi di concentramento e il genocidio, la tortura e i processi politici facevano parte dell'esperienza recente di buona parte dell'Europa. I leader europei volevano proteggere le future generazioni da queste esperienze. "Mai più" fu il loro motto. L'osservazione dei principi della Convenzione europea dei diritti umani può essere lacunosa ed è indubbio che in Europa si verificano ancora violazioni dei diritti umani, ma gli stati possono essere trascinati davanti a un tribunale dove il singolo può chiedere giustizia contro lo stato che ha violato i suoi diritti. In nessun altro luogo del mondo si può fare una cosa del genere» (Martyn Bond).
Consapevole fin dall'adolescenza della propria responsabilità morale e storica, Alberto si formò culturalmente e religiosamente nella Firenze di La Pira, ricca di fermenti, e nel clima ecumenico di due collegi svizzeri. Allontanatosi dalla Chiesa cattolica nel 1961, s'impegnò con passione in un progetto politico che fosse all'altezza del "crinale apocalittico" degli anni Sessanta, rispondendo all'esigenza di portare a compimento la giovane e incerta democrazia italiana. Dalla fondazione di "Nuova Resistenza", all'azione svolta come dirigente della Federazione giovanile socialista (1964-66), dalla poliedrica attività pubblicistica su Astrolabio, Rinascita, l'Unità e sul quotidiano palermitano L'Ora, no alla sua adesione al PCI (1968) e all'intenso lavoro svolto a Botteghe Oscure, si articola un percorso in cui l'attenzione per il mondo cattolico e l'interesse per la ricerca teologica non vennero mai meno. L'audace progetto politico del "compromesso storico" berlingueriano cui diede il suo creativo contributo e l'inquieta e onesta ricerca interiore, testimoniano quella "volontà di futuro" che farà approdare la sua breve ma intensa esistenza a una lucida resa all'amabile azione della Grazia.
Il testo intende aggiornare le diverse competenze, affrontando i temi del nido come servizio in un momento di crisi e di ripensamento delle politiche; definendo i problemi istituzionali e professionali che riguardano operatori e genitori e la programmazione delle attività educative; precisando le conoscenze relative al bambino, sulla base di ricerche effettuate nel nido su gioco, linguaggio e socializzazione; proponendo, infine, possibili estensioni della cultura dell'infanzia, maturata nel nido e presentando sinteticamente alcune realtà sperimentali.