
Esiste un diritto muto che nessuno ha mai verbalizzato, cui ci assoggettiamo in modo inconsapevole. L'uomo dei primordi, privo di linguaggio articolato, non poteva avere altro sistema giuridico che questo. E oggi? Secondo la tesi esposta nel libro, quel diritto inarticolato ha fatto posto a un diritto autoritativo e a un diritto spontaneo ma cosciente; tuttavia non è mai scomparso e svolge un ruolo di rilievo nella nostra cultura e nella nostra società. Per illustrare questo tema nella sua complessità, l'autore ha interpellato non solo la storia, la filosofia, il cognitivismo, ma anche l'etologia, le neuroscienze, la biologia, secondo un approccio che si basa tanto sulla speculazione teorica quanto sui dati sperimentali.
Il giornalismo è collocato all'interno della società e in quanto tale non può non rispondere a delle leggi e norme che ne definiscono gli ambiti e le responsabilità. Da qui il forte significato civile e sociale di questa attività. Il giornale non può non avere regole di gioco la cui osservanza ne fa crescere la valenza civile ed estetica.
Anche l'apprendimento del "mestiere" di giornalista non esce da questa logica: giornalisti non si nasce né si diventa smanettando tecnologie.
Il problema pedagogico ha da sempre interessato la storia della filosofia, dagli accesi dibattiti fra i Sofisti e Platone agli attuali contributi delle neuroscienze, oggi fortemente reclamate non solo nella didattica ordinaria, ma anche in quella inclusiva. Agli autori del presente volume – di diversa formazione culturale – è sembrato necessario intervenire nel dibattito contemporaneo per colmare una lacuna assai profonda che caratterizza le scuole di pedagogia contemporanea: l’assenza di qualsiasi riferimento metafisico nei modelli antropologici assunti e proposti alla riflessione sistematica come pure alla pratica didattica. Ispirandosi alla tradizione tomista, alla quale cerca di introdurre il lettore digiuno dei metodi e del linguaggio dell’Aquinate, il volume intende fornire gli strumenti teoretici per una giustificazione dei presupposti e delle implicanze ontologiche dell’atto educativo, da contestualizzare in una visione non riduzionistica della realtà in cui l’uomo – in particolare il discente – è inserito. A tale scopo, pensando soprattutto ai percorsi scolastici della scuola secondaria, gli autori hanno voluto mostrare la forza dell’epistemologia tomista nella ricerca sui fondamenti delle scienze contemporanee (matematica, fisica, scienze biologiche) e, proprio a motivo di tale forza, quale punto di riferimento per una didattica che sappia infondere quel senso di bellezza e di stupore che solo la verità e la bontà dell’essere ispirano.
Oltre novant'anni fa il partito popolare di don Luigi Sturzo lanciò un celebre appello "ai liberi e forti" a "cooperare ai fini superiori della Patria senza pregiudizi né preconcetti"; un manifesto rivolto ad allargare la partecipazione popolare a uno Stato unitario nato in contrapposizione a una parte importante della società italiana. Maurizio Sacconi propone oggi un manifesto analogamente dedicato a "un popolo di liberi e forti che, ancorato ai valori della tradizione nazionale, ha saputo resistere al fascino delle ideologie totalitarie, che diffida degli interessi particolari che pretendono di farsi bene comune ed è responsabilmente orientato a non attendere con passività dallo Stato le risposte ai propri bisogni, perché intento a costruirle attraverso forme comunitarie". Ora come allora, egli ritiene di dover porre alla base di una nuova stagione di sviluppo dell'Italia la funzione guida del popolo umile e laborioso, cui si sono ricorrentemente contrapposti nella storia unitaria gli interessi più ristretti di élite cosmopolite e antinazionali, di borghesie orientate al facile arricchimento attraverso rendite e favori pubblici, di corpi separati dello Stato. Solo quando si afferma questo primato il senso della nazione coincide con il senso dello Stato, ovvero i valori della tradizione - la persona, la famiglia, la comunità - sono compiutamente assunti a riferimento delle politiche pubbliche.
Gli autori ricostruiscono il contesto, i contenuti, il lascito e le possibilità di rilancio del più coraggioso tentativo di reinventare il fragile Stato italiano secondo il modello delle scienze aziendali: separazione tra indirizzo (politico) e attuazione (amministrativa), autonomia e responsabilità della dirigenza, contabilità economica analitica per centri di costo, reingegnerizzazione digitale e uso dei big data, "privatizzazione" del rapporto di lavoro, normali relazioni sindacali fondate sul "buon datore di lavoro".
In "Pene d'amor perdute" di William Shakespeare c'è una scena celebre per la sua oscurità che, se messa in rapporto con quanto Giordano Bruno aveva scritto nell'Inghilterra di Elisabetta I, consente la messa a fuoco del maggiore problema politico dell'Occidente cristiano sconvolto dalle guerra di religione: la fondazione della sovranità autonoma dello Stato secolare - un problema che per tutto il secolo XVII continuerà a essere al centro del pensiero di Hobbes e Spinoza, e che comportava l'ineluttabile scontro dell'autorità secolare con quella religiosa, cattolica o riformata che fosse. Partendo dai concreti tentativi di soluzione di quel problema in Inghilterra, Francia e a Venezia, Gilberto Sacerdoti ne porta alla luce le radici intellettuali: da un lato il conflitto fra Papato e Impero, dall'altro il ruolo giocato non soltanto dall'"averroismo latino", ma anche dalle originarie fonti di quel pensiero islamico-ebraico medievale in cui la filosofia aveva per la prima volta rifiutato di essere ancella della teologia. Dietro Bruno, Bodin e Sarpi emergono poco a poco le figure di Averroè, Maimonide e Al-Farabi.
Raccolta di saggi su Verita storica e psicoanalisi. Questo volume che raccoglie saggi su Verita storica e psicoanalisi appare con la dicitura 'Temi del Centro Veneto di Psicoanalisi Giorgio Sacerdoti"'. Tale presentazione "rappresenta" al meglio l'intenzione di esprimere una gruppalita ben precisa, quella degli psicoanalisti soci del Centro Veneto di Psicoanalisi che intendono privilegiare in questo caso il loro senso di appartenenza rispetto alle loro rispettive singolarita. Quel senso di appartenenza che, dice Freud (1926) nel "Discorso ai membri dell'Associazione B'nai Brith", ha ache fare con la "familiarita che nasce dalla medesima costruzione psichica". Si tratta della "consapevolezza di una interiore identita" in cui, pur nelle loro differenze formative, di preferenze teoriche e di opzioni lavorative, gli psicoanalisti del Centro Veneto si riconoscono tutti... "
Non è poi così difficile votarsi all'infelicità! In questa "guida alla rovescia" l'autore, anziché suggerire ai lettori cosa fare per migliorare la propria vita, evidenzia gli errori più comuni, generati da dinamiche psicologiche cristallizzate, nei quali quasi tutti noi incappiamo e che ci proiettano inesorabilmente verso l'infelicità e l'insoddisfazione. Con un unico grande obiettivo: indirizzarci esattamente verso il risultato opposto! Con quel tanto di ironia necessario per affrontare con un sorriso, determinazione e il giusto stato d'animo anche i problemi più intimi e sofferti, l'autore mette in luce quali sono i meccanismi psicologici più efficaci - e spesso subdoli, perché inconsci - che ci fanno progredire a passo serrato verso la catastrofe esistenziale. Non restarne schiavi è la chiave di volta che aprirà la porta verso una piena serenità interiore, relazioni equilibrate e armoniose, successi privati e professionali, in una parola verso la felicità.
La vostra vita è una favola? In tal caso, dovete assolutamente porre fine a questo monotono stato di cose. Dopotutto, non è poi così difficile votarsi all'infelicità! In questa "guida al rovescio" l'autore, anziché suggerire ai lettori cosa fare per migliorare la propria vita, evidenzia gli errori più comuni in cui quasi tutti noi incappiamo e che ci proiettano inesorabilmente verso l'infelicità e l'insoddisfazione. L'autore mette in luce quali sono i meccanismi psicologici più efficaci, e spesso subdoli, perché inconsci che ci fanno progredire a passo serrato verso la catastrofe esistenziale. Non restarne prigionieri è la chiave di volta che aprirà la porta verso una piena serenità interiore, relazioni equilibrate e armoniose, successi privati e professionali, in una parola verso la felicità.
"L'amore è non avere alcun segreto l'uno per l'altra", "chi ama legge negli occhi dell'amato", "l'amore è un'eterna simbiosi": i luoghi comuni che influenzano le nostre relazioni sono innumerevoli e ci portano a idee e comportamenti fuorvianti, con risultati spesso disastrosi. Gli autori mettono a nudo i meccanismi essenziali e molto reali che portano a distruggere senza grandi sforzi la vita di coppia. Naturalmente, i loro consigli possono essere letti nella prospettiva opposta, ossia come chiave per analizzare e comprendere le difficoltà che si incontrano nelle relazioni, non solo con il partner, individuare gli errori più comuni che le minano, e modificare di conseguenza per il meglio i propri comportamenti. Attenzione: questa "guida alla rovescia" può sostenere le coppie e favorire le relazioni profonde. Chi desidera rovinare in modo rapido ed efficace le proprie relazioni troverà nei suggerimenti di Rainer e Claudia Sachse quello che cerca. Tuttavia, utilizzando la tecnica del paradosso, gli autori indicano contemporaneamente la via per costruire legami solidi e ad alto tasso di empatia, per tutti coloro che, nonostante i fallimenti passati, non abbiano smesso di credere che una vita affettivamente appagante sia possibile. Basta conoscere gli errori da evitare.
"Lo scontro delle civiltà" è una delle espressioni utilizzate più di frequente per descrivere l'attuale situazione geopolitica: nello scenario disegnato da Samuel Huntington, sono le differenze religiose e culturali a determinare i conflitti che stanno insanguinando e insanguineranno il pianeta. Ma forse il quadro evocato dallo studioso americano non è l'unico. Forse è ancora possibile evitare la deriva di questa guerra totale globale. L'obiettivo di Jonathan Sacks è quello di tracciare la strada verso una diversa coesistenza. Per farlo non è sufficiente trovare dei valori comuni a tutti gli esseri umani: è necessario anche imparare ad accettare le differenze e è capire come l'unità del Creatore si rifletta nella diversità del creato.
«Una società libera è una conquista morale. Negli ultimi cinquant'anni, in Occidente, questa verità è stata dimenticata, ignorata o negata. Ecco perché oggi la democrazia liberale è in pericolo. La libertà della società non può essere sostenuta soltanto dall'economia di mercato e dalla politica democratica liberale. Ha necessità di un terzo elemento: la moralità, un interesse per il benessere degli altri, un impegno attivo nei confronti della giustizia e della compassione, una volontà di chiedere non soltanto ciò che è bene per me ma ciò che è bene per tutti-noi-assieme». Jonathan Sacks, tra i più amati Maestri contemporanei, ci guida in un viaggio salvifico, dalle misere sponde dell'«Io» agli spazi nobili del «Noi», verso una società più prospera e retta. In "Moralità", l'autore si misura con le sfide più ardue del mondo contemporaneo: l'individualismo, l'alienazione dovuta ai social, la crisi della famiglia e della comunità, la mancanza di princìpi nell'economia e nella politica, le minacce alla libertà di espressione. Sacks completa così la lezione iniziata con "Non nel nome di Dio" e ci consegna il suo testamento spirituale. Un messaggio carico di lucidità e speranza, un'esortazione a ripristinare la nostra umanità e a usare il bene comune come bussola per ogni scelta futura.