
Con questo ottavo volume in due tomi dedicato al Novecento, che si avvale di un'introduzione generale di Carlo Ossola, si completa in edizione tascabile un'opera fondamentale per chiunque voglia conoscere o approfondire la tradizione poetica italiana. Da Gozzano ai Crepuscolari, dai Futuristi a Campana e Rebora, da Saba, Ungaretti e Montale al dopoguerra e alla contemporaneità (Pasolini, Caproni, Zanzotto, Luzi, Giudici...), senza tralasciare una nutrita sezione dedicata ai grandi dialettali: la poesia del secolo appena trascorso si rivela in tutta la sua straordinaria varietà di accenti stilistici, linguistici e formali. Ogni sezione è accompagnata da un'introduzione specifica; le note a piè di pagina propongono nuove interpretazioni e significati testuali. Completano l'edizione le note filologiche e bio-bibliografiche, l'indice degli autori e degli incipit.
Antonia Pozzi (1912-1938), straordinaria voce lirica del ’900, frequentò intensamente la montagna, traendone ispirazione più di ogni altro poeta italiano. Marco Dalla Torre ne ricostruisce l’attività alpinistica e ne indaga la relativa trasfigurazione poetica, che costituisce una linea tematica fortemente originale all’interno del suo canzoniere. Il testo è completato da una ricca documentazione fotografica inedita.
Durante i ventitré anni (138-161 d.C.) del principato di Antonino Pio, l'impero romano raggiunge il suo punto più alto di sviluppo e unità. Antonino è assai lontano dal predecessore e padre adottivo, il "sorprendente, intemperante, inquietante e geniale Adriano". Il nuovo imperatore ha lo stile semplice di un gentleman farmer di orientamento stoico: ama pescare, cacciare, passeggiare e conversare con gli amici; gusta i banchetti, gli istrioni e la letteratura. Eppure, senza muoversi mai da Roma e dall'Italia, sa reggere l'immenso territorio con saggezza, energia e tolleranza. Secondo il progetto di successione architettato da Adriano, il principato passa da Antonino al figlio adottivo prediletto, Marco Aurelio. A lui toccherà fronteggiare un mondo assediato dalle pestilenze, dai barbari e dalla nuova, incomprensibile, religione cristiana. È stato un bambino pensoso e debole nel fisico. Ma ha avuto i migliori precettori, è cresciuto accanto ad Antonino, suo primo maestro, e da lui ha imparato a governare con equità e rigore. Al momento dell'ascesa al potere è ormai un uomo maturo: lo straordinario filosofo e scrittore che ancora affascina i moderni lettori. Nel racconto di Andrea Carandini, in contrasto con le figure austere dei due imperatori stoici si muovono due personaggi: il retore, banchiere e filosofo sofista Erode Attico, personificazione dei vizi e dei lussi tipici dell'Oriente e il gaudente Lucio Vero, amico ed emulo dei sofisti, che per alcuni anni condivide il principato con Marco Aurelio in un conflitto politico e culturale celato ma sempre più accentuato. Le donne della casata imperiale, Faustina maggiore e Faustina minore, sono le presenze discrete ma fondamentali che, attraverso il matrimonio, consentono la trasmissione dell'Impero. Ma per Carandini i luoghi, i templi, i teatri, le fontane, gli acquedotti, le terme, i ninfei, le colonne, le ville, i palazzi, i ritratti e le monete non sono meno importanti degli uomini, delle donne e delle loro azioni per cogliere il senso di un'epoca. Dal centro di Roma ai più remoti avamposti di Asia e di Africa, i contesti e i monumenti sono qui descritti alla luce delle scoperte più innovative e ricostruiti con l'aiuto di minuziosi grafici e figure. Così, quel momento luminoso della società romana del II secolo ci appare davanti agli occhi come una lontana forma di vita che, confrontata con l'oggi, mostra la forza del tempo nello sviluppare e degradare le civiltà.
Era la sera del 25 settembre 1988. Sulla strada statale 640 che conduce da Agrigento a Palermo, un agguato di mafia crivellò con 46 proiettili Antonino Saetta, Presidente della prima sezione della Corte di Appello, e suo figlio,mentre in auto tornavano a Palermo. Una triste storia di mafia. Il giudice, sentendosi in pericolo, aveva chiesto di essere trasferito ad altra Corte d’Appello,ma la sua richiesta non venne accettata.Aveva obbedito, pur vivendo nel timore della morte violenta, e aveva condotto a termine quella fase del gravissimo e difficile processo con coscienza e col suo scrupolo abituale. È stato definito un eroe, un martire della giustizia.Anche Papa Giovanni Paolo II,quando si recò ad Agrigento vari anni dopo,pronunciò quella indimenticabile condanna degli uomini della mafia invitandoli a convertirsi ed evocando il giudizio di Dio, ed esaltò le vittime e il loro sacrificio di innocenti. Questa consapevole accettazione del pericolo da parte del giudice
AUTORE
Carmelo Sciascia Cannizzaro, ex funzionario di banca, vive e opera a Canicattì (AG), dove è nato e promuove svariate iniziative di carattere culturale e sociale. Scrive su giornali e riviste e ha pubblicato diversi volumi,fra cui:Padre Angelo Brucculeri da Canicattì (1997), una biografia del sociologo e studioso gesuita per quarant’anni tra gli scrittori de La Civiltà Cattolica;Antonino Sciascia tra i grandi della scienza (1999), che ripercorre la vicenda umana e intellettuale dello scienziato scopritore della Fototerapia, per la quale ad altri venne assegnato il premio Nobel; Il Risorgimento di Macaluso(2005),la testimonianza di un patriota dell’Unità d’Italia e dei diritti umani ed ecclesiali; Sulle orme della storia (2006), una raccolta di saggi che spazia su vari aspetti delle vicende umane. Attualmente è Presidente dell’Università della Terza Età di Canicattì.
Antonio Canova e uno di quegli artisti che porta lustro e fama dell'Italia in tutto il mondo. Fu un artista sopraffino, richiesto e stimato da clerici, da nobili, da potenti d'Italia e d'Europa, ma seppe mantenere una assoluta indipendenza artistica, culturale e politica. Le figure che seppe scolpire, mordbite ma dal tratto incisivo e personalissimo, rimangono ancora oggi un esempio per tutti gli scultori.
In questo volume Roma è l'unica protagonista. Attraverso la testimonianza di amici ed allievi di Cederna traspare quanto è avvenuto nella capitale nei dieci anni dalla sua scomparsa: i principali temi delle sue battaglie. Sono stati scelti i più rilevanti fra i suoi articoli su vari temi (Appia Antica, Fori Imperiali, Collezione Torlonia, ville storiche, centro storico, verde pubblico ecc.) ricavandoli faticosamente dalle collezioni de "II Mondo", "II Corriere della Sera", "La Repubblica". Risalta lo straordinario carisma di questo vero e proprio "maestro", non solo di una generazione di architetti, storici dell'arte, archeologi ma soprattutto di tutte le persone che hanno avuto la fortuna di leggere i suoi scrìtti, di incontrarlo e collaborare con lui nei quaranta anni vissuti con "Italia Nostra".
Antonio Gramsci è, più di ogni altro, autore fecondamente "inattuale", dissonante rispetto allo spirito del nostro presente. A caratterizzare il rapporto che l'odierno tempo del fanatismo dell'economia intrattiene con Gramsci è, infatti, la volontà di rimuoverne la passione rivoluzionaria, l'ideale della creazione di una "città futura" sottratta all'incubo del capitalismo e della sua mercificazione universale. Risiede soprattutto "nell'attuale inattualità" della sua figura la difficoltà di ogni prospettiva che aspiri oggi a ereditare Gramsci e ad assimilare il suo messaggio: ossia ad assumere come orientamento del pensiero e dell'azione la sua indocilità ragionata, fondata sulla filosofia della praxis dei "Quaderni". Essa trova la sua espressione più magnifica nella condotta di vita gramsciana, nel suo impegno e nella sua coerenza - pagata con la vita - nella "lotta per una nuova cultura, cioè per un nuovo umanesimo". Critica glaciale delle contraddizioni che innervano il presente e ricerca appassionata di un'ulteriorità nobilitante costituiscono la cifra del messaggio dell'intellettuale sardo: l'ha condensato lui stesso nel noto binomio del "pessimismo dell'intelligenza" e dell'"ottimismo della volontà". Ereditare Gramsci significa, di conseguenza, metabolizzare la sua coscienza infelice e non conciliata, la passione durevole della ricerca di una felicità più grande di quella disponibile.
"Ai lettori dico di non fidarsi delle ricostruzioni distorte delle indagini sulla trattativa. Sarà un processo foriero di tensioni: guardate ai fatti, non alle versioni delle parti in causa. E lo stesso chiedo ai giornalisti. Una parte del paese non vuole la verità sulle stragi, e mi stupirei del contrario: non la voleva vent'anni fa, non la vuole adesso." "C'è una verità indicibile nelle stanze del potere, un potere non conoscibile dai cittadini che si nasconde, che si sottrae a ogni forma di controllo. La ragion di Stato rischia di diventare un ombrello difensivo sotto il quale proteggere la parte oscura del potere, il suo volto osceno, e la storia occulta dei patti inconfessabili, compreso quello tra Stato e mafia." Le stragi e le bombe del '92-93, la nascita della Seconda Repubblica, la corruzione come sistema, l'attacco alla Costituzione e alla magistratura, la debolezza della sinistra, le indagini sulla trattativa, il conflitto con il Quirinale. Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Procura di Palermo, racconta vent'anni di berlusconismo e la difficoltà di ricostruire la verità sui rapporti tra mafia e Stato.