
Era un omone di quasi due metri, e aveva un curriculum di studi non propriamente impeccabile: aveva fatto il barbiere, il fenomeno da baraccone e l'attore. Ma il padovano Giovanni Battista Belzoni (1778-1823) è diventato una figura leggendaria, l'avventuroso pioniere che all'inizio dell'Ottocento ha dato il primo grande impulso alla scoperta dell'antico Egitto e dei suoi monumenti. Il "Grande Belzoni" ha legato il suo nome al dissabbiamento del tempio di Abu Simbel, alla soluzione dell'enigma della piramide di Chefrem, in cui fu il primo ad entrare, e a una quantità di scoperte ed esplorazioni che lo rendono ai nostri occhi una specie di Indiana Jones dell'egittologia. Sulla base di ricerche approfondite e originali, anche su documenti sinora sconosciuti, Zatterin ha ricostruito con precisione e passione la vita e le avventure del Grande Belzoni in una biografia.
C'erano una volta i giganti, personalità di spicco nelle quali specchiarsi, esempi da seguire. Ma oggi? L'Italia sembra un Paese popolato più da pigmei che da watussi, dove un giovanotto dalla lingua lunga e dalle ambizioni smisurate, cresciuto alla scuola di Mike Bongiorno e divenuto presidente del Consiglio senza passare dalle urne, ha eretto a forma di governo lo storytelling (vulgo, blablà) e non si vergogna a farsi dare ogni giorno del "cazzaro" da "Dagospia". Solo nella Repubblica delle chiacchiere poteva essere scambiato per evento del secolo quel pacchiano Lunapark delle Nazioni che è stato chiamato Expo. Demoralizzato dal deprimente spettacolo, l'autore è andato in cerca ancora una volta di personaggi comuni di eccezionale valore: l'imprenditore che assume i malati di cancro, la mamma della ragazza morta suicida che ha già aiutato 60.000 genitori cui è toccato il dramma di seppellire i loro figli, la cieca diventata nonna di 15.123 nipoti che dovevano essere abortiti, il manager che soccorre i cinesi detenuti nei laogai, il pittore privo di braccia che ha mantenuto la famiglia usando solo la propria bocca, la "povera allegra" che dal 2001 non tocca un soldo, il dottor Schweitzer delle Ande, il chirurgo dei casi impossibili, il crociato dei borghi abbandonati, il giardiniere che non si arrende mai, l'operaio che ha salvato i bilanci della Fiat...
Il primo docu-libro che attraverso le parole dello stesso Gigi Proietti racconta la sua visione del teatro, della recitazione, dell'arte scenica e di tante altre amenità di cui è composta la sensibilità di un artista. Un libro leggero, divertente e divertito, come il suo protagonista, che, con l'ironia, l'aneddoto comico e la risata, ha saputo insegnare a decine e decine di futuri attori e attrici come dire una battuta, come far arrivare al pubblico un pensiero, come rendere chiaro un sentimento o efficace una pausa e soprattutto l'amore per la conoscenza: "Senza conoscere non vai da nessuna parte, giovano'!". Grazie anche alla voce di tanti colleghi e amici, che hanno voluto condividere i propri ricordi del grande maestro con chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo, il volume offre una testimonianza della sua vocazione per l'insegnamento di un mestiere bellissimo, pieno di gioie e soddisfazioni, ma anche traboccante di sudore, frustrazioni e lacrime; un mestiere che, come ripeteva spesso, "Non te l'ha comandato il medico!".
"La storia non ha quasi mai un andamento rettilineo, non solo per chi ne è il protagonista, ma per chi ne valuta gli accadimenti dall'esterno in un secondo tempo. È per questo, anzi, che molto spesso i dati storici ci sorprendono a posteriori e ci chiediamo come mai non corrispondano a quel processo che a noi sembrerebbe il più legittimo. Ma, se questo è il caso più comune, tuttavia, ci sono dei casi che vanno al di là della normale procedura che a noi sembrerebbe una ragionevole successione dei fatti; e spesso questa accidentalità è proprio quello che cambia inaspettatamente il procedere degli eventi. Ne abbiamo molti esempi sotto gli occhi; e del resto basta leggere attentamente un testo storico, senza pregiudizi 'di parte', per scoprire una quantità di contraddizioni che rendono più affascinante la vicenda storica."
Ilaria Nava firma questo agile volume dedicato al grande Gino Bartali, campione nello sport ma soprattutto nella vita. Un personaggio, un episodio, una virtù: I buoni maestri è una serie di dieci volumi pensata per raccontare la vita, il pensiero e l'opera di uomini e donne capaci di ispirare le nostre vite sulla strada verso il bene.
Nato negli ultimi mesi della Trento austro-ungarica da una famiglia di origine slovena, studente di medicina a Padova, partigiano comunista, Gino Lubich viene arrestato e torturato nel famigerato carcere di Bolzano, da cui riesce fortunosamente a fuggire. Nei difficili anni del dopoguerra sperimenta la sua vocazione giornalistica nell'opera di ricostruzione civile e morale del Paese, mettendo a servizio dei lettori la sua penna forbita e la sua acutezza di pensiero dapprima alla redazione milanese dell'«Unità», poi - dopo il distacco dal partito comunista - a Roma e a Padova. Testimone e interprete sempre libero e originale di tanti eventi decisivi della storia d'Italia del Novecento, amico fraterno di Ermanno Olmi e di Igino Giordani, oltre che legatissimo alla sorella Chiara, fondatrice del movimento dei Focolari, Gino Lubich è divenuto per molti un maestro di impegno per la libertà, la democrazia e la dignità di ogni persona.
«Questo libro non è una biografia di Strada. Si sa, i viventi non amano molto i libri su di loro. Forse per scaramanzia. Forse perché vogliono essere loro a scegliere il biografo. Forse per altre ragioni che mi sfuggono. Di questo libro porto per intero la responsabilità. La vita di Strada non è pertanto raccontata se non per quei cenni biografici ritenuti necessari a inquadrare la tesi che il libro si propone di sostenere. Il centro dell'interesse del libro sono le vittime di guerra e il no all'uso della forza armata senza "se" e senza "ma". Strada ed Emergency sono i testimoni di un percorso che il libro propone sulla scia della parabola del buon Samaritano. Non è un libro che si colloca al di sopra delle parti e neppure per intero da una sola parte. Ma al di sotto delle parti, là dove si annidano le comuni radici di un'umanità solidale con le vittime e con chi si preoccupa di curarle e rialzarle alla vita».
Figlio di una discreta cantante e di un mediocre suonatore di corno, l'infanzia di Rossini fu segnata da un talento precocissimo. A quattordici anni compose la sua prima opera {Demetrio e Polibio), e a trentasette - dopo il Guglielmo Teli - smise di comporre per il teatro lirico, ritirandosi a vita privata. Pigro, umorale, ipocondriaco, collerico ma anche gioviale, facile ad attacchi di ridarella, innamorato del buon cibo e delle belle donne, a quarantanni era già vecchio e acciaccato: "Patisco assai, mi creda, patisco assai", diceva al suo medico, e a chi gli chiedeva di scrivere nuove opere rispondeva: "La musica vuol freschezza d'idee: io non ho che languore e idrofobia". Questa biografia, apparsa nel 1941 e ancora oggi tra le più esaustive sul genio rossiniano, ne ripercorre la vita e le opere.
La vita di Gioachino Rossini è più avventurosa di quella dei quattro moschettieri messi assieme, è un romanzo. Da ragazzino povero a uomo ricco e infelice, da giovane di "sinistra" a vecchio di destra però sempre pronto a sfottere imperatori e impostori. Ci sono più di mille donne nel catalogo di Gioachino, una lista che avrebbe imbarazzato Leporello. Dopo i primi successi è talmente popolare che le ragazzine lo rincorrono per la strada tagliandogli pezzi di vestito da dosso, come succederà con i Beatles, e, se possibile, qualche ciocca di capelli. Lo scrive Lord Byron, furibondo che qualcuno fosse diventato ancora più famoso di lui. Delle opere di Rossini tutti conoscono Il barbiere di Siviglia (del quale quest'anno ricorre il bicentenario, fu composto nel 1815), ma, con la rinnovata percezione del grande compositore, si vanno riscoprendo le opere "serie" e in particolare la sua ultima, il Guillaume Tell, che spalanca le porte al Romanticismo. C'è totale follia ne L'Italiana in Algeri, e Il Turco in Italia è surreale, ante litteram. Ma il vero fulcro tematico del libro è perché Rossini abbia smesso di comporre all'ancora verde età di trentasette anni. La risposta che dà Gaia Servadio si basa sull'analisi critica di un epistolario trovato solo di recente. Oltre 250 lettere che esprimono bene lo humour feroce del Maestro, le sue passioni nascoste ma anche il male e il bene di vivere. La pazzia e il genio sono fratelli gemelli, non solo in Mozart, ma anche in Rossini.
"Un suggestivo parallelo tra Giobbe e Kafka e la loro interpretazione del male. - Il rapporto tra Dio e il male nel libro di Giobbe confrontato con la sofferenza dei personaggi di Kafka. Da una parte il grido di Giobbe a Dio “Tu dov’eri?”; dall’altra l’uomo di Kafka che interpella Dio sul destino ultimo della creazione. - Un testo che mostra un Kafka inedito e di bruciante attualità."
La vita di Giobbe, uomo giusto e dedito a Dio, viene scossa e turbata da diverse sciagure che si succedono rapidamente. Questi eventi mettono in crisi le sue certezze e la sua identità portandolo, dopo grandi sofferenze, a guardare la sua esistenza con occhi nuovi. In questo libro cerchiamo di riflettere sull’esperienza del dolore umano e sulla possibilità di conferirgli un significato, lasciandoci guidare dalla vita di Giobbe, dai momenti più bui e da quelli cruciali per la sua rinascita.
Biografia
Giuliano Franzan Teologo, Psicologo e Sessuologo. Lavora con coppie in difficoltà e segue diversi gruppi in un cammino di Fede, leggendo la Bibbia anche sotto l’aspetto psicologico. Segue diversi corsi per fidanzati sia in campo teologico che psicologico in Veneto e in Trentino. Ha pubblicato diversi articoli e due libri con la casa editrice Messaggero di Padova. È specializzato in problematiche di coppia e lavora come psicologo e sessuologo presso il suo studio privato a Bussolengo (VR).
Giulia Ciclamini. Psicologa. Lavora con bambini e adolescenti in difficoltà e con le loro famiglie. Sta portando avanti la formazione in sessuologia presso l’associazione A.I.S.P.A. di Milano. Segue diversi percorsi sul tema dell’educazione e dell’affettività rivolti a genitori ed educatori.Attualmente svolge l’attività di psicologa presso i suoi studi privati di Bussolengo (VR) e Lendinara (RO).