
Chi, e in base a quali criteri, definiva a Roma i limiti di ciò che era lecito e ciò che non lo era? A che età era consentito strizzare l'occhio a Venere? Quali erano le regole che guidavano i rapporti amicali, sessuali, amorosi? Come ci si doveva comportare per propiziarsi gli dèi? Come ci si preparava ad affrontare il dolore e la morte? Dove si imparava il mestiere del medico, della levatrice, del veterinario, dell'agrimensore, dell'architetto, dell'avvocato, del soldato, dell'insegnante? Quali erano i centri di formazione artigianale e artistica? Tutto questo fu oggetto di precisa educazione presso un popolo che visse in un sistema sociale in cui il privato era votato al pubblico, e la vita scorreva in un funambolesco barcamenarsi tra realtà e rappresentazione. Dalla primissima infanzia alla vecchiaia i romani, senza esclusioni di sesso e di status, furono coinvolti in un programma educativo ininterrotto e totalizzante. Esso si avvalse, per raggiungere i propri obiettivi, di tutti i mezzi di comunicazione di cui poteva allora disporre, non tralasciando, se necessario, neanche sofisticati sistemi di "persuasione occulta" attraverso la voce, il gesto, la scrittura, l'immagine.
Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti, fra i maggiori protagonisti del dibattito contemporaneo sul significato profondo delle rivoluzioni in atto nelle scienze biologiche e umane, e sulle loro conseguenze per la vita dell'uomo, offrono a tutti coloro che sono impegnati a vario titolo nei processi formativi, in particolare a insegnanti e studenti, una chiave per pensare la riforma della scuola nella nuova prospettiva creata dal fenomeno della globalizzazione.
Queste pagine, che provano a tessere pensieri e racconti attorno a educazione e laicità, continuamente richiamano il costituirsi di ogni donna e di ogni uomo come soggetto morale. E mostrano come ciò avviene quando si coltivano, nel rapporto tra le generazioni, la conoscenza ''razionale'' (che controlla, misura, prevede, interpreta cogliendo il valore e la bellezza propria delle cose) e la conoscenza morale (di ciò che deve e non deve essere). Nel tempo dell'esilio della morale, una prospettiva controvento. DALL'INDICE 1. Coscienza dell'altro e laicità 2. La libertà di pensiero e la laicità della mente 3. Il valore di un'educazione alla laicità IVO LIZZOLA è professore straordinario di Pedagogia Sociale e di Pedagogia della Marginalità e della Devianza. Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Bergamo, dirige il Centro di Ricerca Interdisciplinare Scienze Umane, Salute e Malattia. Ha operato per anni nel campo delle politiche giovanili dedicando l'attività di studio e ricerca alla relazione educativa in condizioni limite e di difficoltà esistenziale di sofferenza e di cura.
“Non c’è crescita senza l’opportunità di fare esperienza”
“La libertà è il presupposto dell’educazione.
E l’obiettivo più importante dell’educazione è la libertà stessa.”
Un libro generoso e attento in cui Bernardi ci espone le sue riflessioni sul complesso rapporto con i figli. L’autore suggerisce come impostarlo e costruirlo puntando sull’educazione, la tolleranza e l’indipendenza del pensiero, rifiutando la violenza e il consumismo, per giungere alla difficile conquista della libertà, obiettivo fondamentale per ogni individuo.
Questo volume cerca di suggerire delle vie di uscita, delle ''cure'', per iniziare una riforma seria del sistema scolastico che permetta di rendere di nuovo efficace e proficua l'educazione dei nostri figli.
Viviamo in un momento di rapido cambiamento culturale. Anzi, secondo il giudizio di Wolfgang Brezinka, grande teorico tedesco dell'educazione, la nostra è ormai una società 'disorientata', nella quale i mutamenti scientifici, economici e culturali hanno portato a considerare desueti i valori tradizionali e a sostituirli con una pluralità eterogenea di riferimenti e con una forte tendenza all'individualismo. Questa situazione di libertà dalle tradizioni e di promozione spinta dell'autodeterminazione ha generato una profonda insicurezza della persona, che ha perduto la stabilità e la certezza dei valori fondamentali in ambito culturale, morale, religioso. Sicuramente nessuna tradizione è immutabile e anche sul versante valoriale il cambiamento è una molla importante di progresso. Ma l'orizzonte delle cose che 'contano', che indirizzano la vita di ciascuno e le danno senso deve rimanere un punto fermo, da condividere con la propria comunità e di cui avere cura. L'attuale crisi dei valori di base è una grande sfida per l'educazione. Una sfida che Brezinka raccoglie in questo volume, non solo analizzando in profondità i termini della questione, le sue ricadute sul sistema scolastico e il ruolo, non sempre felice, della scienza dell'educazione, ma non tirandosi indietro di fronte all'esigenza di proporre indicazioni per venire in aiuto alle giovani generazioni, vere vittime della frantumazione dei valori fondativi.
Il volume raccoglie gli atti del convegno svoltosi nell'ottobre 2020 a Omegna, città natale di Gianni Rodari, per ricordare lo scrittore nel centenario della nascita. Nelle pagine del libro viene messa in rilievo l'essenza profonda del lavoro di Rodari, che consiste nel porre al centro dell'attenzione la parola, per sperimentare tutta la gamma dei suoi usi. La parola è la chiave per accedere alla libertà e dunque alla democrazia: «Tutti gli usi della parola a tutti [...] Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo». Lavorando con le parole lo scrittore traccia anche la strada per la creazione fantastica. Il linguaggio e la fantasia sono infatti strettamente legati mediante il gioco linguistico. «Una parola può generare una storia perché mette in movimento tratti della nostra esperienza, del nostro vocabolario, del nostro inconscio. Mette in movimento le nostre idee, la nostra ideologia». Ecco allora che il gioco con le parole, con i loro suoni, sensi e significati, permette di sfruttare le numerose potenzialità della lingua, di usarla in modo libero e "trasgressivo" infrangendone l'uso solito e, "trasgredendo", consente di dar vita all'invenzione di storie o filastrocche. Testi creativi che lo hanno reso noto in tutto il mondo e che consentono agli insegnanti di mettersi alla prova con i propri allievi per sperimentare gli arnesi e le tecniche usati dallo scrittore. E, nel contempo, di impadronirsi meglio di tutti gli usi della lingua.