
Una pericolosa estremista di sinistra; il braccio politico delle corporation americane; una donna cinica, fredda e bugiarda, pronta a tutto pur di conquistare il potere. Pochi personaggi mondiali hanno suscitato opinioni così fortemente contrastanti. Sulla scena da decenni, da sempre discussa, per molti versi Hillary Clinton resta una figura ambigua ed enigmatica. Questo volume ne ripercorre le tappe fondamentali: dall'infanzia in un sobborgo bianco e conservatore di Chicago alla maturazione nei turbolenti anni Sessanta, tra università d'elite e attivismo; dall'incontro "fatale" con Bill al trasferimento nel remoto Arkansas; dal lavoro come corporation lawyer alla costruzione di una carriera politica intrecciata a quella del marito, che la porterà a essere la prima first lady con ruolo attivo di governo, fino alle polemiche per l'affare Whitewater, gli scandali, il caso Lewinsky. E poi il percorso "oltre Bill": senatrice di New York, candidata alla presidenza sconfitta da Obama, sua Segretario di Stato, e ancora candidata alla Casa Bianca, sempre tra accuse e polemiche. Ma la ricostruzione di Bergamini analizza anche la Hillary Clinton politica, la sua visione della società e il ruolo degli Stati Uniti nel mondo, i suoi rapporti con le lobby economiche e il suo operato nell'arco di decenni, dal tentativo fallito di riformare la sanità al voto per la guerra in Iraq e alle sue battaglie per i diritti femminili.
Grotstein è un pensatore metapsicologico e il suo pensiero sulla struttura e sul funzionamento della mente stimola continuamente nel lettore riflessioni di carattere clinico. Formatosi alla psicoanalisi attraverso il pensiero di autori significativi come Freud, Klein, Winnicott, Bion, Lacan, Matte Blanco, l'autore rivede continuamente molte di quelle idee, pur considerandole fondamentali nella storia della psicoanalisi, intrecciando orientamenti psicoanalitici così diversi tra loro quali la Psicologia dell'Io, la Psicologia del Sé, il neokleinismo e l'intersoggettivismo. L'unicità di questo libro consiste nell'essere un frammento completo di teoria metapsicologica. È un'inedita e talvolta personalissima rilettura della metapsicologia e il punto di partenza di un modo nuovo di teorizzare gli affetti e il loro legame con il pensiero.
Andando oltre la tendenza del pensiero psicoanalitico a concentrarsi sulla patologia, Grotstein scrive in termini metapsicologici delle capacità della mente umana, della sua ricchezza, complessità e creatività e del senso di meraviglia che essa provoca. Il volume può essere considerato come indicatore di una nuova tendenza del pensiero psicoanalitico: l'investigazione di aree dell'esperienza umana quali il piacere, la gioia, la pienezza o ciò che l'Autore chiama l'esperienza numinosa e spirituale o l'esperienza di trasformarsi in O (concetto di Bion, già erede della cosa-in-sé kantiana e del Reale lacaniano) dove si diventa capaci di riconoscere che l'inconscio è «un secondo Sé, mistico, preternaturale, numinoso» e dove divenire «uno» con O significa «divenire uno con la nostra vitalità».
James S. Grotstein, professore di psichiatria alla ucla School of Medicine, analista, didatta e supervisore del Los Angeles Psychoanalytic Institute e del Psychoanalytic Center of California, già vice-presidente dell'International Psychoanalytical Association.
"Chi è Stato?". Chi sono gli uomini che rappresentano al meglio lo Stato e "fanno funzionare l'Italia"? Quale il loro itinerario di formazione umana, intellettuale e professionale? Quali sono gli aspetti cruciali di alcune funzioni chiave dello Stato? Quale è il rapporto tra la carenza diffusa di senso dello Stato, la decadenza della politica, la crisi delle classi dirigenti e la caduta del senso civico? Cosa sta alla base di fenomeni come la guerra alla "Casta" e il "grillismo" e come reagire? Quali sono gli effetti dell'abbattimento del valore del merito e della concorrenza e quali sono le risposte possibili? Sono queste alcune delle domande cui il libro decisamente unico nel panorama editoriale italiano - offre risposte nuove e molto significative. Un libro un po' saggio, un po' pamphlet, un po' manuale, scritto con linguaggio plastico, a volte tagliente ma sempre lineare e comprensibile al largo pubblico, che accompagna il lettore fino al "cuore dello Stato" e alla scoperta dei nuovi fermenti della società italiana.
Gli Stati sono ancora i protagonisti della scena mondiale? Oppure sono ormai sostituiti dalle migliaia di organizzazioni internazionali nate negli ultimi anni? Se gli Stati si indeboliscono, cosa accade alla democrazia che in essi si è sviluppata? Qual è la sorte del diritto, che siamo abituati a ricondurre all'idea di Stato-nazione? L'autore cerca, per queste domande, risposte che tengano conto dell'odierna fase di passaggio, in cui l'erosione della sovranità si accompagna con il controllo degli Stati sui regimi regolatori ultrastatali, l'affermazione di standard globali con il potere ultimo di applicarli rimasto nelle mani dei governi nazionali, lo sviluppo di norme e procedure internazionali con il crescente ruolo delle amministrazioni statali e del loro diritto.
Il mondo non cambia da sé e di per sé. Eppure ogni giorno, ossessivamente, ci sentiamo ripetere che alcune scelte economiche sono obbligate, che costi sociali pesanti e ingiusti sono necessari, che perfino i provvedimenti politici da adottare non possono che seguire linee già tracciate. Quasi che i cambiamenti, i rapporti e le logiche di cui si parla siano privi di autori e costituiscano una sorta di stato di natura. Per contrastare questa logica dobbiamo capire gli interessi che hanno guidato i cambiamenti degli ultimi trenta anni e i motivi per cui essi hanno prevalso. Dobbiamo capire come delocalizzazione, impiego di informatica e robotica, spostamento dei capitali verso i mercati finanziari abbiano portato i profitti a un punto mai raggiunto in un recente passato spostando i livelli di forza a danno del lavoro. E che il risultato di questa vera e propria controffensiva è stata la riduzione dei diritti senza che ad essa siano seguiti progressi sia economici che sociali.
Nel corso del 2006 i classici BUR hanno viaggiato per l'Italia. La manifestazione "Road Show" ha realizzato una serie di incontri tra libri e giovani lettori: eventi e presentazioni in molte città hanno coinvolto tanti ragazzi e ragazze interessati ai libri e alla cultura, curiosi, divertiti o appassionati che, guidati da Patrizio Roversi, Lella Costa e Fabio Fazio, hanno giocato e dialogato con le pagine scritte. Da questa esperienza è nato un libro singolare, che raccoglie i testi più riusciti scritti da alcuni di quei ragazzi. Un panorama inedito sul mondo giovanile e sul rapporto spontaneo e allegro che i giovani sanno creare con i grandi autori del mondo antico.
I classici antichi sono diventati soggetti di cui aver paura. Non era facile prevedere che un giorno qualcuno avrebbe messo in guardia i giovani dalla lettura delle opere greche e romane, cospargendole di avvisi di pericolo o addirittura escludendone direttamente alcune dal canone; gli stessi che avrebbero accusato i classici di aver contaminato la nostra cultura con il razzismo, il sessismo, il suprematismo bianco, arrivando al punto di auspicare addirittura l'abolizione del loro insegnamento. Invece è accaduto. Si tratta di un fenomeno recente, ma soprattutto nuovo, inatteso, le cui motivazioni non possono essere ignorate: e come tutte le cose nuove e inattese, ha fatto sì che fosse necessario tornare a riflettere sullo stesso problema - che cosa sono i classici per noi? - da un nuovo punto di vista. Maurizio Bettini ci esorta dunque a tenere vivo il dialogo e a fuggire i pericoli insiti nella sua interruzione. Perché è proprio questo che avviene, quando si manifesta la paura dei Greci e dei Romani: un'interruzione di dialogo fra noi e i classici; non solo, fra noi e la storia, fra noi e il passato.
«La post-verità è il frutto maturo e velenoso di un albero che molti giardinieri hanno contribuito a innaffiare e concimare: alcuni con buone, altri con pessime intenzioni, altri ancora senza interrogarsi troppo sulle possibili conseguenze. Ma perché allora proprio oggi questa improvvisa attenzione, questo soprassalto di interesse e di allarme?».
Eletta parola dell’anno 2016 dall’Oxford Dictionary, la post-verità è entrata ormai nel linguaggio giornalistico e nel parlare comune. Su che cosa sia, come ci siamo arrivati, quali gli effetti positivi e quelli perversi c’è una grande confusione e un’asfissiante retorica. In un incalzante percorso attraverso concetti filosofici, teorie sociologiche, strategie comunicative e originali interpretazioni di eventi e processi sociali dall’inizio del Novecento fino ad oggi – dal sorgere dei mass media ai social network – questo saggio è una guida per chi vuole capire che cosa sta succedendo nella società e nella cultura occidentale senza moralismi e catastrofismi.
Guido Gili insegna Sociologia della comunicazione e dei media nell’Università del Molise, dove è stato preside della Facoltà di Scienze Umane e Sociali e ha diretto il dottorato in Sociologia e ricerca sociale. Ha insegnato nelle università di Bologna, Macerata e Luiss “Guido Carli” (Roma). Componente di comitati scientifici di Centri di ricerca, Fondazioni e riviste, ha anche fatto parte del Consiglio di Amministrazione del quotidiano “Avvenire”. I suoi studi hanno contribuito a illuminare temi fondamentali come la credibilità, la manipolazione, l’ecologia della comunicazione, la violenza dei media, le dinamiche dell’opinione pubblica. Tra i suoi lavori più recenti: Comunicazione, cultura, società. L’approccio sociologico alla relazione comunicativa (con F. Colombo), La Scuola, Brescia 2012.
Giovanni Maddalena insegna Filosofia della comunicazione e del linguaggio nell’Università del Molise. Affermato studioso di semiotica, di Peirce, del pragmatismo americano, di Vasilij Grossman, è membro del Comitato scientifico internazionale dell’École Normale Supérieure di Parigi. Ha tenuto corsi di insegnamento e cicli di conferenze in università francesi, statunitensi e latino-americane. È autore di una proposta filosofica originale in The Philosophy of Gesture, McGill-Queen’s University Press, Montreal 2015. Per Marietti ha curato l'edizione italiana di Owen Barfield, Salvare le apparenze. Uno studio sull'idolatria (2010) ed è autore, con Guido Gili, del saggio Chi ha paura della post-verità? Effetti collaterali di una parabola culturale (2017). La sua opera prima di narrativa è la raccolta di tragedie teatrali I sicofanti - Irene. Dilogia del potere (2012).
Sono passati quindici anni dalla terribile estate che, con i due attentati di Punta Raisi e di via d'Amelio, segnò forse il momento più drammatico della lotta contro la mafia in Sicilia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restano due simboli, non solo dell'antimafia, ma anche di uno Stato italiano che, grazie a loro, seppe ritrovare una serietà e un'onestà senza compromessi. Ma per Giuseppe Ayala, che di entrambi fu grande amico, oltre che collega, i due magistrati siciliani sono anche il ricordo commosso di dieci anni di vita professionale e privata, e un rabbioso e mai sopito rimpianto. Ayala rappresentò in aula la pubblica accusa nel primo maxi-processo, sostenendo le tesi di Falcone e del pool antimafia di fronte ai boss e ai loro avvocati, interrogando i primi pentiti (tra cui Tommaso Buscetta), ottenendo una strepitosa serie di condanne che fecero epoca. E fu vicino ai due magistrati in prima linea quando, dopo questi primi, grandi successi, la reazione degli ambienti politico-mediatici vicini a Cosa Nostra, la diffidenza del Csm e l'indifferenza di molti iniziarono a danneggiarli, isolarli. Per la prima volta, Ayala racconta la sua verità, non solo su Falcone e Borsellino, che in queste pagine ci vengono restituiti alla loro appassionata e ironica umanità, ma anche su quegli anni, sulle vittorie e i fallimenti della lotta alla mafia, sui ritardi e le complicità dello Stato, sulle colpe e i silenzi di una Sicilia che, forse, non è molto cambiata da allora.