
L'Annale «Thinking Democracy Now: Between Innovation and Regression» mette a tema le trasformazioni che interessano le democrazie contemporanee, sviluppandosi intorno a un significativo paradosso: la democrazia oggi gode di un'indiscussa egemonia al punto che anche chi la mette a repentaglio lo fa in suo nome, promettendo di accrescerla o di estenderla, non di umiliarla o superarla. Rinata nel Secondo dopoguerra in contrapposizione alle dittature di massa, la democrazia costituzionale è un ordine politico che non ha un fine predeterminato se non la propria sopravvivenza ed è sempre esposta al rischio. A partire da questa premessa, il volume accompagna il lettore attraverso una riflessione che spazia dalle questioni teoriche e istituzionali alle esperienze e sfide politiche più rappresentative in ciascuno dei cinque continenti. Il volume curato da Nadia Urbinati, grazie al concorso di studiosi e interpreti internazionali, prende in esame la trasformazione dei processi democratici, analizzandone tentazioni regressive e opportunità di innovazione in un orizzonte geopolitico globale.
In occasione del cinquantenario della morte di Thomas Mann, la Mondadori ha deciso di celebrare uno dei suoi autori più rappresentativi con questa biografia. Apparsa nel 1999, si è distinta per il taglio aggiornato dell'indagine, l'uso di tutti i materiali disponibili e per essere al tempo stesso completa ma non troppo ponderosa. Lo studio getta uno sguardo sintetico sull'opera ma soprattutto sulle vicende umane, familiari, politiche ed erotiche di Mann, alle quali è dedicata un'analisi densa e a volte spietata.
In questo libro vengono approfondite le riflessioni dell'autore statunitense su come si attribuisce significato alla percezione della realtà.
L'amore sboccia, cresce e sfiorisce proprio come una pianta, o come molti altri organismi. Per quanto ci si sogni e ci si fantastichi attorno, l'innamoramento, l'amore, la crisi, sono fenomeni biologici, spiegabili e spiegati dalla scienza moderna. Piero Angela affronta con questo libro il tema più fertile e sentito della storia, l'amore, con il suo caratteristico approccio razionale e rigoroso e con il contributo delle teorie più recenti nel campo della neurofisiologia, della biochimica, della sociologia e della psicologia. Basato su studi ed esperimenti realizzati negli ultimi anni da biologi e psicologi, è un viaggio nelle cantine delle nostre emozioni, il tentativo di analizzate scientificamente l'amore per esalatarne ancora di più il fascino e la poesia.
Questo libro insegna a riconoscere il vero innamoramento, quello da cui nasce una coppia appassionata. Il colpo di fulmine, l'attrazione erotica, la passione assomigliano a volte all'innamoramento, ma non creano un legame forte, duraturo. Vi sono poi amori che ci portano a commettere errori e sono causa di amarezza e rimpianto. Per questo è importante riconoscere il vero innamoramento, sapere come si forma la coppia innamorata, quali sono gli ostacoli che incontra e come può superarli per realizzare un amore erotico intenso, capace di affrontare la quotidianità. L'amore che merita, appunto, di dire "ti amo".
Chi non ha mai sognato di costruire una migliore comunicazione con il proprio coniuge o in famiglia, in comunità o nell'ambito lavorativo? Sembra un sogno... invece è possibile far crescere un dialogo equilibrato, aperto, fondato sull'ascolto e sul sostegno reciproco. E siccome un passo è facile solo sapendo dove mettere i piedi, queste pagine presentano una fondata base teorica, insieme ad esempi e strategie, test e racconti per affrontare in modo efficace i problemi quotidiani legati alla comunicazione. L'Autrice, attraverso un continuo dialogo tra psicologia e dimensione spirituale cristiana, ci ricorda che non è mai troppo tardi per imparare a conoscersi e a relazionarsi meglio con gli altri. Proprio come Dio comanda.
I pensieri d'amore che Nadia ha lasciato in consegna alla madre. Un volume di intensa suggestione. Come la malattia, anche l'amore va guardato in faccia e vissuto per quello che può dare, qualsiasi fine potrà avere. "Abbiamo deciso di dar vita alla Fondazione Nadia Toffa per aiutare tutti quelli che possiamo. Sono ordini suoi, io ubbidisco molto volentieri e con tutto l'amore che posso. Chi mi dà la forza? Lei!" Margherita Toffa Negli ultimi mesi della sua vita, seppure debilitata dalla malattia, Nadia non ha mai smesso di scrivere e di esercitare il suo pensiero, dando espressione ai propri sentimenti, anche quelli più intimi. In questi pensieri c'è tutto il cuore di Nadia, il suo temperamento forte, la sua dolcezza e bellezza interiore. Le sue parole sono sincere, a volte anche dure. La vita come l'amore va vissuta qualsiasi direzione prenda, non bisogna avere paura. Il suo impegno di giornalista in prima linea, sempre pronta a dare la parola a chi non ce l'ha, il suo coraggio nel non tirarsi mai indietro sfidando la malattia, i suoi pensieri d'amore, quindi la sua parte più intima e privata, non sono disgiunti. Tutto si tiene, Nadia è sempre la stessa, in privato e in pubblico: diretta, ironica, divertente ma anche triste e arrabbiata. L'amore dice quello che siamo veramente. Come per "Non fate i bravi" (Chiarelettere 2019), questo volume viene pubblicato su precisa richiesta dell'autrice, che ha lasciato alla mamma centinaia di testi elaborati sullo smartphone.
Faceva ancora il liceo Claudio Magris quando nella Trieste degli anni Cinquanta conobbe Biagio Marin, figura leggendaria di intellettuale e maestro, ma soprattutto poeta luminoso, ammirato dai critici seppure ancora lontano dalla fama nazionale che sentiva di meritare. Il quasi mezzo secolo di età che li separava non impedì lo sbocciare di un'amicizia febbrile, coltivata per quasi trent'anni attraverso incontri e, sempre più frequentemente, lettere che qui si pubblicano per la prima volta, grazie alla cura di Renzo Sanson. Gli scambi tra i due testimoniano di un rapporto tra allievo e maestro fatto di stima e ammirazione: Marin aveva perso in guerra il figlio Falco, e riversò l'affetto di un padre su Magris, "figlio d'anima"; Magris in Marin trovò il suo modello di libertà. Rivelano un affetto fortissimo, ma testimoniano senza pudori di scontri, asprezze e incomprensioni, raccontando due vite parallele che si intrecciano e si ritrovano nel corso degli anni: Marin vorrebbe Magris suo erede esclusivo, pur sapendo che sarà impossibile, e soprattutto gli chiede di aiutarlo a conquistare quel riconoscimento che ancora pare sfuggirgli; Magris, soprattutto negli anni della sua formazione e della crescita intellettuale, gli chiede spesso consiglio e conforto, ma non esita a replicare l'eterno dramma del conflitto con il padre quando avverte il peso della personalità e della irruenza di un uomo non a caso chiamato in famiglia "fronte di tempesta".
Un "raccontarsi", non filosofico e ancor meno narcisistico, bensì un "dono", che nasce da un profondo sentimento di gratitudine di cui l'autrice non fa mistero. Il racconto, pur declinato in chiave personale, va ben oltre il mondo interiore dell'autrice e coinvolge centinaia di persone che lei ha avuto l'avventura di incontrare, in un'area geograficoculturale sempre più vasta: Italia, Europa, Nord America... Alcune di queste conoscenze sono state determinanti per la sua vita al punto di imprimerle un "nuovo corso", come quella fondamentale con Chiara Lubich; per altre è stata lei a lasciare una traccia indelebile nel loro percorso esistenziale. Grazie a questi incontri, diventa protagonista e testimone, insieme ad altri, di un grande progetto spirituale, umano e sociale, ancorato nella spiritualità dell'unità. La matrice di questa avventura è certamente spirituale, ma nella realtà umana concreta è di fatto impossibile separare questa dimensione da quella culturale e sociale.
Due amiche, due che si parlano "da una vita". Di tutto, di tutti. Due ragazze-per-sempre, che a cinquant'anni chiacchierano fino a notte in macchina con i piedi nudi sul cruscotto e la sigaretta in bocca. Quasi due sorelle. Una si ammala, muore. L'altra l'accompagna alla soglia. E resta, di qua dal muro. Ma decide di non smettere di parlare, forse da sola, forse con lei: perché gliel'ha promesso. Questa è la storia di chi scrive. Quelle di donne che cercano, seguono, evocano le tracce di chi non c'è più. C'è la storia di Gemma che ritrova la voce del figlio perduto, dopo mesi passati a gridare il suo nome a un vecchio registratore. E c'è quella di Edda, che nella voce del figlio inciampa, perché è lui a continuare a chiamarla, è lui che vuole dirle dov'è. C'è Carla, che ha perso una figlia nel terremoto dell'Aquila, e che afferma di credere nell'incredibile per non perdere il contatto con la realtà. C'è la donna che un figlio, quel figlio, non ha voluto metterlo al mondo, ma non ha mai smesso di cercarlo, e lo ritrova in un piccolo paradiso, o forse soltanto dentro di sé. Un libro di grande impatto emotivo, sull'amore che non sa e non vuole arrendersi. Le nove storie - più una, quella di chi scrive raccontano di donne che hanno imparato che può essere la morte a consolare la vita. In comune non c'è il dolore, ma il bisogno di metabolizzarlo in parole. Per continuare a dire a chi non c'è più: io ti parlo da una vita. Da sempre, d qui.
In questo saggio l'autore propone una psicologia fondata teologicamente, che si rifà al recente orientamento della Psicologia Positiva. Sganciandosi dal paradigma positivista che aveva consegnato lo studio dell'uomo a ideologie relativiste o riduzioniste, essa presenta una prospettiva in cui la felicità non può prescindere dalla vita morale, dalla realizzazione di sé nella propria mission di vita, da una relazione intersoggettiva buona e da un rapporto spirituale con Dio vissuto in modo non fondamentalista. «Questo libro è per invitarti a non chiuderti nella prigione del tuo io», scrive l'autore, «ma per lasciarti incontrare da una Benedizione che ti precede e che non solo ti libera da ogni giudizio di condanna che hai interiorizzato, ma sprigiona anche tutte le tue potenzialità di bene, perché tu possa far fiorire la tua vita a partire da un Cielo che ti sorride, da una Voce che ti bene-dice con un: «È ok che tu sia», cioè «Ti penso positivo!»
Il perdono racchiude molti significati e può essere guardato da varie prospettive. Questo libro si accosta ad esso col particolare sguardo della psicoanalisi che, oltre ad essere un metodo di cura, è anche un modo originale di pensare l’essere umano e la sua mente. Visto in questa ottica, il perdono di sé e dell’altro risulta figlio della comprensione, cioè di quello sguardo caldo e umano che non si accontenta di agguantare il colpevole per inchiodarlo alla sua colpa, ma va a scandagliare nelle pieghe della vita delle persone (compresa la nostra) per cogliere le ragioni profonde e spesso inconsce dei loro gesti. Perdonare non significa azzerare la responsabilità e la colpa per rendere tutti buoni e innocenti, ma semplicemente «umanizzare il colpevole», cioè vederlo nella sua dimensione umana restituendogli la sua storia, la sua malattia, i suoi traumi, chiunque esso sia, noi o gli altri.
Non ci si può imporre di perdonare perché «fa bene alla salute», perché «bisogna darci un taglio». Nell’ottica psicoanalitica il perdono, quando riesce, scaturisce spontaneamente come conclusione di un lungo e faticoso viaggio attraverso le parti più nascoste di sé e degli altri. Per questo è stato scritto che il perdono è «un dono dell’analisi».
Queste pagine rappresentano dunque un contributo a vivere la comprensione, la benevolenza e la misericordia nei confronti degli altri ma anche di noi stessi, perché anche noi abbiamo bisogno di perdonarci per il male che ci siamo procurati e per il dolore che abbiamo causato ad altri, magari inconsapevolmente.
Per più di quarant’anni ho raccolto nella stessa stanza di analisi le sofferenze delle vittime ma anche dei carnefici, tutti alla ricerca di aiuto per guarire le ferite subite e fare i conti con quelle inferte a creature innocenti e inermi, compreso a se stessi. Sarà a loro che spesso lascerò la parola durante il libro, ma soprattutto nella terza parte in cui troveranno posto i percorsi analitici di otto persone con cui ho condiviso per anni la sofferenza e la fatica.

