
Una rassegna di bugie costella la politica internazionale. Foa elenca i misfatti perpetuati sopratutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna dagli "spin doctor", personaggi quasi sconosciuti perché, appunto, il loro lavoro si svolge lontano dalle telecamere. Si scopre così come l'opinione pubblica internazionale sia stata "guidata" a condividere scelte azzardate e a volte disastrose: dalle famose "armi di distruzione di massa" irachene alla guerra nei Balcani motivata da una "pulizia etnica" mai interamente dimostrata. Si scopre inoltre che la "fanciulla kuwaitiana" volontaria in ospedale, che testimoniò sulla strage di neonati gettati fuori dalle incubatrici dai soldati di Saddam, era in realtà la figlia dell'ambasciatore del Kuwait all'ONU.
Si pensa che riguardi solo alcune persone fragili, mentre sono le persone dinamiche e con grinta che ne subiscono di più gli effetti. Ognuno poi reagisce in modo personalizzato alle situazioni stressanti e deve quindi imparare a prestare attenzione ai propri campanelli d'allarme e soprattutto saper individuare delle contromisure che siano adatte a sé.
Il termine "stress" detiene oggi un primato d'uso e di "audience" che ne fa senza dubbio una chiave di lettura privilegiata del disagio contemporaneo e al contempo uno degli specchi favoriti della nostra epoca. Alla lettera, "stress" significa semplicemente "tensione", ma il ricorso a un concetto proposto come scientifico, e divenuto in realtà vago e ambiguo, va sempre più diffondendosi come spiegazione dell'insorgenza dei più svariati disturbi emotivi e fisici. Tale non innocente equivoco di fondo ne trascina con sé altri piccoli e grandi, quali la perdita del confine tra normalità e patologia, il ruolo della forza dell'io di ciascuno a fronte delle difficoltà del vivere, il significato dell'adattamento; ma soprattutto alimenta la confusione sui possibili rimedi. Definirsi stressati può essere, a livello culturale e individuale, un modo per non fare i conti con sofferenze e fragilità interiori, spostando all'esterno cause e rimedi.
Non è vero che tutti conosciamo lo stress. È vero che ci conviviamo, che lo combattiamo, che lo affrontiamo, ne portiamo i segni, ma non lo conosciamo come dovremmo. E spesso è una battaglia con un nemico che non ha volto ed è difficile combattere con chi non ha nome. Che cos’è lo stress? Questo volume gli dà un “nome e volto”, così da poter definire qualcosa che, solo se identificato, può essere affrontato. Vedremo che ci sono varie cause e molti tipi di stress, ci sono momenti di stress davanti ai quali possiamo solo arrenderci, ma altri che possiamo benissimo evitare. E ancora: siamo
solo vittime dello stress o ne siamo anche artefici? Stressati o stressanti? Come possiamo immaginare, nella vita non ci è consentito assumere solo un ruolo e questo vale anche in questo caso. Ci interrogheremo infine su quali corde profonde lo stress faccia risuonare in ciascuno di noi e proveremo
ad allargare il significato che normalmente attribuiamo all’espressione ‘Che stress!’ trasformandolo – perché no? – in un’occasione preziosa per conoscere noi stessi e in una risorsa inaspettata per migliorare la nostra capacità relazionale.
ANNA BERTONI è psicologa e Professore aggregato di Psicologia Sociale presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano. BARBARA BEVILACQUA è psicologa, formatrice accreditata presso il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia a “Condurre gruppi di coppie e genitori”.
Il riconoscimento del disturbo post-traumatico da stress quale entità diagnostica nella terminologia psichiatrica ha favorito lo sviluppo di ricerche sulle modalità con cui le persone reagiscono alle esperienze oppressive. L'evoluzione storica del concetto del trauma, le reazioni e gli adattamenti al trauma, il meccanismo della memoria, le questioni di natura evolutiva, sociale e culturale sono parti principali di questo volume all'interno del quale è confluito l'attuale sapere sugli effetti delle esperienze intollerabili sulla mente, sul corpo e sulla società. Integra la trattazione la rassegna critica dei contributi relativi alla prevenzione, alla diagnosi e al trattamento del disturbo post-traumatico da stress.
La scoperta più interessante degli ultimi anni, nell'ambito delle neuroscienze, è stata sicuramente la dimostrazione che il pensiero, l'apprendimento e le esperienze di vita sono in grado di apportare delle modifiche strutturali e funzionali al cervello non solo grazie alla neuroplasticità ma agendo anche sull'espressione genica (epigenetica). La psicoterapia è, a pieno titolo, una forma di apprendimento, in grado di produrre neuroplasticità cerebrale. Il concetto di neuroplasticità è di recente introduzione nelle neuroscienze. Con esso si indica la capacità del sistema nervoso di modificare la sua struttura funzionale in risposta a una varietà di fattori interni o esterni. Il sistema nervoso è dotato di capacità di adattamento a situazioni di stress o francamente patogene (traumi) mediante variazioni dei rapporti sinaptici, ma anche con la formazione di nuovi neuroni a partire da cellule staminali (neurogenesi). È stato dimostrato scientificamente che la psicoterapia può modificare, in senso curativo, la struttura e la funzione delle reti neurali disfunzionali sottese ai disturbi psichici.
Il testo espone nel dettaglio la Terapia dell’Abbraccio Stretto (TAS), messo a punto da Jirina Prekop. Introdotta dal Nobel Niko Tinbergen alla Terapia Holding di Marta Welch, Prekop l’ha integrata con le Costellazioni familiari di Bert Hellinger, ideando la sua Terapia dell’Abbraccio, volta a rinnovare l’amore in contesti familiari difficili. L’Autrice ne enuncia qui gli obiettivi, come si pratica, e quali sono le sue controindicazioni. La TAS enfatizza la percezione olistica, favorisce lo sviluppo personale del cliente e lo sostiene nelle sue dinamiche familiari con un approccio orientato alla soluzione dei conflitti. L’abbraccio infatti è ciò che il bambino sperimenta non appena nasce, tra le braccia della mamma e, ancora prima, nella pancia della stessa. Attraverso il legame e l’amore dei genitori, mediato dall’abbraccio, il bambino impara a relazionarsi sia con l’empatia sia con l’aggressività. Alla Terapia dell’Abbraccio partecipano le due persone direttamente coinvolte nel conflitto emotivo (marito/moglie, padre/madre e figlio/a, ecc.) e, in alcuni casi, una delle due persone viene interpretata da un adeguato sostituto. L’obiettivo dell’abbraccio è di conciliare le parti in conflitto e di rinnovare l’amore incondizionato per farlo nuovamente fluire. In questo modo avviene il completamento emotivo dell’ordine sistemico, nasce la capacità di superare i conflitti, tollerare l’aggressività, riacquistando attraverso il rinnovamento dell’amore il senso di protezione e di libertà.
"«Ci vediamo al traguardo» dissi a Erin mentre passava davanti a me. «Ci sarò» annuì lei. In quel momento mi sembrò una cosa banale, la più normale del mondo. Suppongo che sia sempre così, prima che la sfortuna, o il caso, ti cambino la vita". Il 15 aprile 2013 Jeff si trova a Boston, al traguardo della Maratona, una delle più importanti del mondo. Sta aspettando la sua fidanzata, Erin, che partecipa alla gara. Dopo mesi di incertezza, è lì per dimostrarle che tiene a lei e che vuole fare sul serio. Sono gli ultimi istanti di una vita normale, prima che si scateni l'inferno. Per un attimo Jeff perde i sensi. Quando riapre gli occhi, capisce che è esplosa una bomba e lui ha visto da vicino l'attentatore. E che le sue gambe non ci sono più. A 27 anni deve ricominciare da capo. Niente è facile, dopo. Riprendersi dal trauma, imparare di nuovo a camminare, gestire il peso della notorietà. Eppure, la sua non è una storia di disperazione. È una storia di resilienza e ottimismo, la storia di un ragazzo che non si piega al destino, ma decide di affrontarlo a testa alta. È insieme anche la storia di un grande amore, quello della sua ragazza che lo ha salvato nei momenti bui della riabilitazione. Jeff è la prova che proprio nelle avversità più grandi, si può scoprire di essere più forti di quanto non si sia mai sospettato. E che in coppia la forza non raddoppia, ma si moltiplica all'infinito.
Ventitré scrittori del Sud, uniti dall'impegno antimafia, si sono incontrati per dare una risposta civile a Silvio Berlusconi che, a Olbia nel novembre 2009, ha giurato di voler "strozzare quelli che scrivono libri di mafia". Strozzateci tutti propone un'altra idea di scrittura: mettere a disposizione dei lettori un'osservazione partecipata della realtà mafiosa. Un'analisi declinata in ambienti, territori e professioni eterogenee. Un'indagine materiale e culturale che scandaglia il senso comune dei fenomeni, i riflessi psicologici e le risorse per liberare i corpi e le coscienze dalla costrizione criminale. L'obiettivo finale è raccontare come e perché la criminalità organizzata sia entrata nel corpo vivo del Paese definendo e realizzando un sistema economico e sociale parallelo e alternativo, efficiente e moderno. Informare sulla mafia, discuterne per uscire dall'indifferenza e dall'omertà è un altro obiettivo di questo libro, che ha donato i diritti d'autore a un social network per garantire la libera diffusione delle informazioni. La prefazione è di Marco Travaglio.
Il volume fornisce gli strumenti utili ai negoziatori o ai soggetti coinvolti in dispute per giungere a soluzioni soddisfacenti. Dopo aver proposto i concetti necessari per delineare le arene negoziali, si discute il ruolo delle differenze individuali, di genere e di stile caratterizzanti i partner al tavolo negoziale. Vengono analizzate le strategie comunicative per promuovere risposte emotive conciliative e per esplorare nuove soluzioni. Sono anche messe a fuoco le trappole cognitive e proposti suggerimenti per limitarne gli effetti e si evidenzia come nelle negoziazioni in arene internazionali sia importante cogliere gli schemi culturali dei partner. Infine, un aiuto alla negoziazione è offerto da una originale e innovativa applicazione della "teoria del nudge".