
La letteratura sociologica è risultato di un lavoro interpretativo che mette in relazione ricerca sul campo e riflessione: se il campo è il luogo dell'osservazione diretta e della raccolta dei dati, la scrittura è quello della loro analisi e comprensione. Il volume propone i testi riflessivi in cui gli autori diventano consapevoli dei limiti soggettivi della ricerca tramite la scrittura.
Il libro presenta la sociologia come scienza della società che cambia. Oggi più che mai, i rapidi cambiamenti sociali e culturali portati dalla globalizzazione segnano una transizione, unica nella storia, che richiede nuovi strumenti analitici e interpretativi per essere compresa a fondo. La chiave originale del volume sta nel trattare l'argomento dal punto di vista della teoria relazionale, che individua nella crisi radicale della modernità il punto di svolta verso una società dopo-moderna, ovvero trans-moderna. Vengono esposti i principali concetti e schemi esplicativi dei mutamenti in corso. Lo scenario che viene presentato è quello di una "morfogenesi societaria" dalla quale, pur tra molteplici tensioni e conflitti, emerge una "società relazionale". Di questa società emergente vengono delineati, alla luce delle sociologie classiche e contemporanee, i nuovi contorni, i soggetti e le dinamiche socioculturali che cercano di andare oltre i dilemmi di una modernizzazione che ha creato un mondo incerto, rischioso e disorientato.
Il volume, qui presentato in una nuova edizione aggiornata, analizza il processo di formazione della società moderna e mette a fuoco le categorie fondamentali dell'analisi sociologica. Dopo aver esaminato i meccanismi che regolano il comportamento sociale, il testo si concentra sullo studio degli elementi che costituiscono il patrimonio culturale di una determinata società e sulle sue modalità di trasmissione agli individui e alle generazioni.
Abbracciando un ampio arco temporale, questo manuale ricostruisce l'evoluzione della comunicazione umana e gli approcci, prevalentemente sociologici, che l'hanno analizzata. La novità del volume è l'attenzione ad ampio raggio con cui viene inquadrata la disciplina, combinando insieme la storia della comunicazione e le sue teorie. Il libro si sofferma in particolare su figure o problemi chiave che segnano tappe di snodo fondamentali lungo la strada evolutiva della comunicazione, e mette così in luce alcuni eventi che, sebbene di grande rilevanza per la storia del gusto, delle mode e delle stesse strutture comunicative, raramente trovano spazio nei manuali tradizionali. Più in particolare, Alberto Abruzzese tratta dei processi di modernizzazione, della nascita delle comunicazioni di massa, dello sviluppo dell'industria culturale, delle ricadute dell'evoluzione tecnologica nel periodo dalla prima Rivoluzione Industriale fino agli anni Cinquanta del Novecento, mentre Paolo Mancini affronta il tema dei mass media nella contemporaneità.
La vita umana, insegna l'induismo, si divide in quattro periodi: il primo serve per imparare, guidati da un maestro; il secondo per realizzare sé stessi; il terzo per insegnare e trasmettere la conoscenza; l'ultimo, segnato da un progressivo disinteresse verso le cose materiali, per prepararsi al congedo. Molti, oggi, non lo ammettono. Nonostante l'età, continuano a sgomitare, spingere, accumulare. Inseguono cariche, conferme, gratificazioni sociali. Non sanno rallentare, ascoltare, restituire. Con l'aiuto di una nipotina che insegna il disordine quotidiano (e mette i palloncini sul busto di Socrate), Beppe Severgnini riflette sul tempo che passa e gli anni complicati che stiamo attraversando. «Le cose per cui verremo ricordati - scrive - non sono le cariche che abbiamo ricoperto e i successi che abbiamo ottenuto. Sono la generosità, la lealtà, la fantasia, l'ironia. La capacità di farsi le domande giuste.» Don't become an old bore, non diventare un vecchio barbogio: ecco l'imperativo. L'autore invita a «indossare con eleganza la propria età». Per farlo serve comprendere il potere della gentilezza, imparare dagli insuccessi, allenare la pazienza, frequentare persone intelligenti e luoghi belli, che porteranno idee fresche. Serve accettare che c'è un tempo per ogni cosa, e la generazione dei figli e dei nipoti ha bisogno di spazio e incoraggiamento. Non di anziani insopportabili.
Il Socrate di Olof Gigon (1912-1998) rappresenta un testo fondamentale per lo sviluppo della storiografia socratica. Esso ci pone di fronte alla seguente questione: che cosa si può veramente sapere sul Socrate storico e che cosa, invece, è da considerare letteratura socratica? Per rispondere a questa domanda Gigon chiama in causa tutte le fonti - non soltanto Platone e Senofonte, ma anche i cosiddetti "socratici minori": Antistene, Eschine, Aristippo, Euclide e Fedone. Attraverso l'analisi delle loro testimonianze l'autore mostra non solo che, a parte pochissime informazioni biografiche, sul Socrate storico non possiamo sapere nulla, ma anche che le dottrine che i suoi discepoli gli hanno fatto pronunciare nei loro scritti non possono essere ricondotte senza contraddizione ad un unico maestro - infatti, se si eliminasse dalle loro opere l'elemento letterario, si perderebbe anche il nesso con Socrate. Allora chi è e chi può essere Socrate per noi? Gigon lo definisce come un limite: non si può, né si può pretendere di sapere perché proprio lui sia diventato l'immagine del vero filosofo. Si deve tuttavia riconoscere che è stato un individuo unico e straordinario, che è diventato il protagonista di un importante genere letterario e che ha segnato l'inizio di un nuovo modo di concepire la filosofia.
In queste pagine l'autore, C. Van der Poel, spiega come utilizzare le proprie risorse individuali, spesso nascoste, per convertire le forze, in apparenza distruttive, della sofferenza in opportunità di crescita psicologica e spirituale. Sono questi i termini di una sfida che vale la pena di raccogliere e che, grazie al recupero di una propria identità integra e sana, indipendente dallo stato di malattia o di disabilità fisica, è possibile anche vincere.
Lo psichiatra viennese Viktor Emil Frankl è considerato il fondatore della terza grande scuola di psicoterapia conosciuta come Logoterapia e Analisi Esistenziale, ideata come intervento per aiutare l'individuo a ritrovare il senso della propria esistenza. C'è sempre un significato della vita da realizzare ed è in potere dell'uomo ricercarlo e attuarlo: "Nel contesto della logoterapia, il significato non rappresenta qualcosa di astratto, ma qualcosa di assolutamente concreto: il concreto significato di una situazione, con cui un altrettanto concreta persona viene a confrontarsi". Prendendo posizione e distanza dalle scuole classiche di psicoterapia (quelle di Freud e Jung), Frankl ci ha insegnato che la felicità intesa come appagamento, non come semplice e puro piacere, deriva da un atteggiamento di apertura nei confronti della vita, dalle risposte che diamo alle richieste dell'esistenza. La tensione verso il logos (il senso) comporta una soddisfazione che va oltre il principio del piacere freudiano e talvolta può essere in contrasto con esso.
Viviamo in un tempo di grande sofferenza: non le sofferenze atroci prodotte dalle grandi tragedie del ’900, ma un malessere sociale diffuso che si esprime sotto forma di sofferenza talora esplicita e mediatizzata, talora impalpabile, silenziosa e occultata dai mass media. È possibile un discorso scientifico sulla sofferenza a partire dalla consapevolezza della comune «condizione umana» che la globalizzazione induce? Elaborando una tipologia fenomenologica della sofferenza analizzata sulla base di un modello connessionista, il volume esplora quindi il contributo che tre studiosi classici (Karl Marx, Emile Durkheim e Max Weber) e tre contemporanei (Hans Jonas, Irving K. Zola e Margaret Archer) possono offrire attraverso i concetti di alienazione, anomia, razionalizzazione, limite, vulnerabilità e riflessività fratturata per una comprensione delle cause profonde della sofferenza umana. Ad emergere, è così quella «dimensione del negativo» che, spesso interpretata dalle diverse mitologie, filosofie e teodicee religiose come prova dell’esistenza del «male», rappresenta in realtà una componente intrinseca della condizione umana che una «sociologia del negativo» critica e riflessiva può consentire di analizzare sulla base di nuove piste di ricerca ormai ineludibili nella società globalizzata.
Negli ultimi decenni l'analisi della sofferenza e della patologia psichica è stata oggetto di una trasformazione assai rapida: oggi nessuna tipologia di sofferenza psichica viene più intesa nel suo valore di esperienza complessa, intessuta sia di aspetti distruttivi che di elementi espressivi e persino, talvolta, creativi, ma viene considerata piuttosto solo in una dimensione di ineluttabilità e di radicale distanza nei confronti delle aspettative dell'ambiente. Il testo si occupa di questa trasformazione epocale e della possibilità di una prevenzione di carattere pedagogico delle patologie in incremento, come la depressione, i disturbi di personalità, i disturbi d'ansia, l'anoressia nervosa e la bulimia. Ciò perché è possibile educare i soggetti, in ogni età del ciclo di vita, a convivere con l'ansia quotidiana, ad attraversare le paure e i conflitti, a trasformare la sofferenza stessa da elemento distruttivo in risorsa creativa.
Oggi la sofferenza degli adolescenti ha caratteristiche inedite, è molto profonda e si accompagna spesso a gesti violenti e comportamenti autolesivi. Gli attacchi al Sé riguardano sia il corpo (tagli, disturbi alimentari) sia la mente (ansia, depressione, dissociazione). I nuovi adolescenti sono in genere molto amati e sostenuti, perché allora appaiono così fragili? Vivono sovrastati dalle contraddizioni: sono ascoltati più che in passato ma non esprimono ciò che pensano, hanno tante possibilità ma spesso si sentono privi di speranza. Un fiume di parole e attenzioni ne accompagna la crescita ma rischia di mettere a tacere la loro voce e le emozioni più autentiche. Sperimentano, così, un senso di vuoto incolmabile, che si manifesta attraverso forme d'ansia sempre più diffuse e pervasive. Le pagine di questo libro raccontano il lavoro con gli adolescenti che vivono in questo contesto e soffrono per l'impossibilità di dare un significato alla propria vita. Per diventare davvero adulti e sentire di avere un futuro hanno una sola possibilità: andare alla ricerca delle verità più autentiche che vivono dentro di loro e che rivendicano il diritto di esistere.
La presente monografia attraversa l'intero percorso teoretico del pensiero di Sofia Vanni Rovighi, a partire dalla fenomenologia della conoscenza, attraverso la logica e la metafisica, l'antropologia e l'etica. La scelta di pubblicare questa monografia, pertanto, nasce dall'esigenza di rendere ragione di un pensiero che non si ferma solo ed esclusivamente sulle indagini storiografiche, che sono molteplici e hanno fatto scuola, ma s'incammina lungo i sentieri della speculazione filosofica, la quale, confrontandosi con diversi sistemi di significato, tra cui la fenomenologia, cerca di cogliere l'intero come prospettiva di orizzonte intrascendibile per l'umano indagare.