
Il volume raccoglie i discorsi di Papa Francesco sull'Europa. Sono presenti: il discorso al Parlamento Europeo (Strasburgo, Francia, 25 novembre 2014), il discorso al Consiglio d'Europa (Strasburgo, Francia, 25 novembre 2014), il disorso pronunciato in occasione del Conferimento del Premio Carlo Magno /Sala Regia, Vaticano, 6 maggio 2016), il discorso rivolto ai Capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea in occasione del 60° Anniversario della firma dei Trattati di Roma (Sala Regia, Vaticano, 24 marzo 2017), le parole rivolte ai partecipanti alla Conferenza "(Re)thinking Europe" (Aula del Sinodo, Vaticano, 28 ottobre 2017). La presentazione è a firma del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.
Questo volume presenta un mosaico di osservazioni e idee riguardanti l'insegnamento della religione nella scuola e il ruolo degli Istituti superiori di scienze religiose. In questo momento storico esso può costituire una mappa per orientarsi nell'intraprendere scelte di ripensamento, di cui si avverte l'urgenza nell'attuale contesto sociale e culturale. Il mondo della scuola e il mondo della formazione superiore universitaria dovrebbero costituire una priorità di cura e progettazione con lo sguardo rivolto alla formazione delle future generazioni. Sono questi i luoghi privilegiati in cui promuovere una tensione condivisa a ricercare la crescita di una convivenza democratica nella solidarietà, il rispetto della libertà di coscienza di credenti e non credenti, l'accoglienza del contributo di sapienza e di umanità delle diverse tradizioni religiose e l'orientamento alla pace. Il volume rappresenta uno strumento utile per intraprendere un dibattito costruttivo al fine di "ripensare" in altro modo l'insegnamento religioso nelle scuole.
Ripensare la comunicazione è qualcosa di più che pensare ad un restyling dei percorsi formativi, ma è in primo luogo mettere in discussione lo scenario in cui viviamo e individuare il ruolo della comunicazione e le sue responsabilità. In secondo luogo, a partire da una comunicazione spesso malata e asservita ai vari tipi di potere, individuare il ruolo delle facoltà di comunicazione nel progettare professioni e percorsi formativi atti a preparare persone che sappiano far la differenza nel settore della comunicazione che necessariamente si intreccia con la vita sociale, politica, artistica, educativa e con gli altri ambiti con i quali la comunicazione opera.
La riflessione sulle teorie è importante in quanto sono frame ideologici irrinunciabili e necessari per interpretare la stessa realtà in cui viviamo. È inevitabile per questo il confronto con le tecniche e le tecnologie perché sono presenti, perché cambiano continuamente, perché ci condizionano nel sapere, nel fare e nell’essere. Non è possibile prescindere dalla loro presenza, ma è urgente capire come noi interagiamo con i mutamenti tecnologici in atto e verificare il grado di coscienza delle implicazioni a livello personale e sociale. Le didattiche, infine, sono irrinunciabili perché sono il terreno di incontro e scontro tra teorie e pratica, ed è nell’azione e nella relazione che si mettono alla prova non solo le teorie ma tutti i valori che rappresentano.
Il convegno Ripensare la comunicazione. Le Teorie, le Tecniche, le Didattiche si è tenuto in occasione del 25mo della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale il14-15 novembre del 2014.
Fabio Pasqualetti – Docente dal 1995 presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana. Insegna Musica e Comunicazione e Teoria e Tecniche dalla Radio (fino al 2012) ; Teorie e Tecniche del suono; Comunicazione e sviluppo; Opinione Pubblica e Introduzione alle Scienze della Comunicazione.
Tra le sue pubblicazioni: Lever – Pasqualetti – Presern, Dai loro frutti li riconoscerete. Comunicazione, coerenza, azione, LAS (2011); Giovani e musica. Una proposta educativa, LAS (2012); Il concerto e la danza. Ritualità musicali giovanili, San Paolo (2014); Pasqualetti – Alvati (Edd.), Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione, LAS (2014).
"Sviluppo sostenibile": è una formula in cui il sostantivo e l'aggettivo sono in lotta tra loro. Lo sviluppo infatti è inteso come figlio di una crescita illimitata, la quale però diventa sostenibile solo se viene limitata per rispettare i vincoli posti dalla natura. La contraddizione tra economia ed ecologia resta irrisolta. Per sciogliere il nodo non bastano rimedi tecnici, occorre che siano ripensati il modello di economia e la forma della convivenza sociale. In tale ottica questo libro propone un'idea integrale di sostenibilità e la correla con quella di democrazia.
Si delinea così il progetto di una società sostenibile, che è tale quando il suo ordinamento non offende la natura e non stravolge gli esseri umani. Per giungere a questa meta è imprescindibile l'impegno a costruire un'economia differente, concepita non più secondo il paradigma della produzione e del consumo in vista dell'accumulazione di capitale, bensì secondo il paradigma della cura del bene comune. Un'economia è davvero sostenibile quando sostiene equamente l'umanità intera e tutela gli equilibri naturali. La sostenibilità integrale riunisce il versante ambientale e quello antropologico, il quale si attua allestendo condizioni di vita che non disumanizzano persone e comunità.
Il percorso del testo si apre evidenziando come l'economia vigente risulti insostenibile non solo sul piano ecologico, ma già agli occhi del giudizio etico. Ciò chiarisce quanto sia miope ostinarsi a riformare il sistema per farlo "ripartire", mantenendone intatti i presupposti. Invece esso va superato portando alla luce un'economia che sia espressione fedele della democrazia. Qui non si tratta solo della forma di governo, ma della forma di società. Una società è realmente democratica se la dignità delle persone e il bene comune vengono rispettati. Solo una simile forma di convivenza potrà integrare sostenibilità ambientale e sostenibilità antropologica. La vera alternativa alla tendenza oggi prevalente - la mercatizzazione che soffoca tutto sotto il predominio del denaro - è la democratizzazione. Essa costituisce quel processo di trasformazione storica che assume la dignità umana, il bene comune e l'armonia con la natura come principi capaci di ispirare logiche organizzative e regole specifiche per un'economia che non faccia vittime.
Roberto Mancini è ordinario di Filosofia teoretica all'Università di Macerata. Inoltre insegna Economia Umana e Sviluppo sostenibile nell'Accademia di Architettura dell'Università della Svizzera Italiana a Mendrisio. È autore di numerosi volumi ed è editorialista della rivista Altreconomia.
"Un lavoro che è insieme una novità e una eccezione. È nuovo perché per trovare una stessa profonda interrogazione sul senso del piccolo schermo, bisogna risalire alle prime riflessioni compiute da chi in Italia si pose per primo la domanda su quale fossero gli orizzonti espressivi che l'avvento della televisione stava aprendo al di là dell'arte, del teatro e del cinema. In questo senso il lavoro di Papetti, nel suo tornare a interrogarsi su questioni fondative compensa un vuoto di riflessione e ci dice cose che avremmo dovuto capire da tempo. È un'eccezione perché nel panorama di studi sui linguaggi televisivi e sulla loro egemonia mediática e sociale tardo-novecentesca sono andati prevalendo stili, metodi e sensibilità che poco o nulla hanno a che vedere con la scelta qui compiuta dall'autore." (dalla presentazione di Alberto Abruzzese)
Marilyn Monroe, Jean Seberg, Dalila: tre donne bellissime, celebrate dive dello spettacolo che al colmine del successo hanno preferito la morte. Alice Miller, scrutando l'enigma di questi suicidi, vi scorge la sofferenza del bambino che ha visto prematuramente soffocata la propria vitalità. Niente è infatti più mortifero del mettere a tacere i propri sentimenti profondi di ribellione contro i maltrattamenti subiti da piccoli. Perché si può forse sopravvivere a un'infanzia di umiliazioni, ma non si può tornare a vivere davvero, riprendendosi l'esistenza, se non dopo aver riconosciuto la rabbia e il dolore di un tempo. Indagando su infanzie celebri o meno celebri, l'autrice ripercorre le tappe degli "omicidi dell'anima" perpetrati su bambini - sempre innocenti e inermi - che saranno poi desitinati a riprodurre sofferenze e violenze: scampati ai tormenti subiti, si tramuteranno a loro volta in carnefici. Ed è proprio nel circolo vizioso della violenza, prima patita e poi rimessa in atto in età adulta, che Alice Miller indica la radice del male, dai fatti di cronaca quotidiana, fino alle guerre e agli eccidi di massa.
Nel mondo di oggi, che mette in discussione ogni forma di autorità, la sfida educativa dei genitori diventa sempre più complicata. Se il conflitto tra generazioni non è certamente una novità, quello che sta accadendo è però qualcosa di diverso, di molto più serio: una vera e propria interruzione del tradizionale passaggio di valori dai padri ai figli. I genitori sono soli, insidiati da mille modelli alternativi che li contraddicono, parlano un'altra lingua, dettano altre priorità. Diventato padre in due momenti diversi e distanti della sua vita, Antonio Polito entra nel vivo di una battaglia culturale volta a smascherare i nemici dei genitori: le idee e le figure che tendono a sabotarne l'autorità o che semplicemente hanno smesso di aiutarli. Dai social alla scuola, dalla politica alla Chiesa, dai cattivi maestri fino alla famiglia stessa, che ha commesso gravi errori, importando stili di vita che ne minano il ruolo. Davanti all'urgenza di rifondare l'autorità dei genitori, la soluzione sta forse nel tornare al più classico dei compiti: trasmettere cultura, comportamenti, esperienze e valori, primo tra tutti l'amore e il rispetto per la vita. «A padri e madri bisognerebbe dire: non credete più a chi vi colpevolizza, riprendetevi 1 vostri figli, ribellatevi a chi sta alienando la vostra potestà, credete di nuovo possibile la vostra missione».
In tema con il titolo di Expo Milano 2015 "Nutrire il Pianeta, Energia per la vita", un reportage che si legge tutto di un fiato sullo stato del settore agroalimentare in Italia, sui tanti paradossi, sulle difficoltà per chi ci opera e sullo strapotere delle multinazionali. Ma anche una proposta per "ritornare alla terra", che vuol dire guardare al futuro e significa pure lavoro, prodotti di qualità, tutela dell'ambiente, ritorno al vero senso dell'economia. Autore del volume è il giornalista Piero Riccardi, artefice per il programma Report di Raitre di importanti inchieste, imprenditore agricolo e consigliere di una Banca di Credito Cooperativo.
"Dio non gode di buona salute nella società attuale. Eppure da tempo c'è una forte rinascita della spiritualità: ricerca di silenzio, di meditazione, di senso, di nuovo rapporto con il creato, con il tempo, con l'universo... La Chiesa è ancora capace di nutrire la sete di spiritualità degli uomini e delle donne di oggi? Solo se ricorda loro che Dio non sta in chiesa (soltanto). Dio sta nel mondo, nel "suo" mondo. Che non è un luogo neutro, ma opera sua. Luogo dove abita il Risorto. Per vederlo non dobbiamo "scappare in chiesa", ma aguzzare lo sguardo. Dio parla nel pane e negli spaghetti che mangio, parla nella neve e nel sole, parla in ufficio e in fabbrica. Dio parla in panetteria e dalla parrucchiera. Perché Lui è lì. Ecco ciò che provo a fare in questo libro: provo a mangiare "da credente", provo a guardare la tavola alla luce della mia fede. A poco a poco il sale, le patate, la pizza, le polpette, le sedie... iniziano a parlare. Spero succeda anche a te. Buon cammino." (Derio) "La vita spirituale non è forse null'altro che la vita materiale compiuta con cura, calma e pienezza: quando il panettiere svolge alla perfezione il suo lavoro di panettiere, Dio è nella panetteria. Il cielo, con Cristo, scende sulla terra un po' più di quanto non faccia d'abitudine, e qui e là, grazie al lavoro dei cuori, trova il suo posto in un angolo, come se gli fosse stata preparata una nicchia nelle reti dei pescatori, o nelle anfore di vino o nelle ceste di pane. La terra, i mestieri e il piacere di parlare non sono mai stati tanto glorificati come nel Vangelo. Qui cielo e terra sono faccia a faccia per la prima e forse ultima volta nella Storia." (Christian Bobin)
"Sento l'assillo di aiutare la nascita di una nuova generazione la quale ricominci a pensare la politica come storia in atto. E così pensi all'Italia. Si misuri cioè con il fatto che l'Italia è arrivata veramente a un appuntamento con la sua storia, nel senso abbastanza preciso che siamo a un passaggio tra un "prima" e un "dopo", come del resto nella nostra storia è già avvenuto: il regicidio e le cannonate di Milano ma subito dopo la svolta del cosiddetto decennio giolittiano; la grande fuga del Re e dei generali l'8 settembre con la dissoluzione di ogni parvenza di Stato ma subito dopo un grande slancio ricostruttivo e l'avvento della Repubblica. Però senza dimenticare che tra questi esempi c'è anche il passaggio dallo Stato liberale alla dittatura mussoliniana. Ecco la sfida. La risposta a queste sfide richiede idee nuove e soprattutto strumenti nuovi". Questo libro di Alfredo Reichlin si pone il compito di riflettere sul futuro del Paese, e in particolare sul crocevia della sopravvivenza e della trasformazione della democrazia in una dimensione europea. Quali sfide ci attendono per non finire inglobati in un mondo costruito su una "cittadinanza debole" e su una democrazia debole? Quali forze si devono attivare per rispondere al grave declino economico, etico-politico e morale in corso? Questi compiti stanno di fronte alle nuove classi dirigenti del Partito Democratico e della società italiana più in generale.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, nei prossimi anni la depressione sarà il disturbo psichico più diffuso. Già oggi ne soffrono 350 milioni di persone di ogni età e fascia sociale. In Italia, è clinicamente depresso 1 adulto su 5, in particolare le donne, ma sono sempre più numerosi i casi che riguardano bambini e adolescenti. Ma di che cosa parla la psichiatria quando parla di depressione? Non certo di un semplice abbassamento del tono dell'umore, della comune esperienza di sentirsi con il morale a terra, ma della percezione della perdita del Sé, del tempo dell'Io che rallenta fino a fermarsi, del dolore che frantuma l'identità individuale e preclude ogni progetto e ogni apertura al futuro. Schiacciata da un profondo sentimento di vuoto, di colpa e di disperazione, la persona depressa affonda, sentendo di aver perso lo slancio vitale e smarrito il filo della propria esistenza. Per aiutarla a «risalire in superficie», bisogna imparare a conoscere e ad ascoltare la sua sofferenza. Alberto Siracusano analizza questa patologia diffusissima a trecentosessanta gradi, descrivendone origini, meccanismi, caratteristiche e indicando i possibili e più efficaci trattamenti. Con un linguaggio semplice e accessibile, ma senza rinunciare all'accuratezza e al rigore del discorso scientifico, affronta il tema della depressione da una duplice prospettiva - quella razionale, scientifica di chi cura e quella emozionale del paziente. Il tutto raccontato anche attraverso diverse storie cliniche, che arricchiscano il testo dando voce alle esperienze di chi ne ha sofferto e ha avuto la forza di uscirne.

