
Sono luoghi mentali in cui ci si ritira quando si vuole sfuggire a una realtà insostenibile perché angosciosa. Si tratta di zone della mente in cui trionfa l'onnipotenza e, in fantasia, qualunque cosa è permessa. Il sollievo che si ricava dal ritirarsi in questi rifugi comporta però il rischio dell'isolamento e quindi della compromissione delle relazioni con gli altri, e di una perdita di contatto con la realtà, che diventa gravissima nel caso di soggetti con un'organizzazione patologica della personalità. Il volume, ricco di resoconti ed esempi clinici, presenta, su base kleiniana, una teoria dei rifugi della mente, la cui dinamica appare con particolare chiarezza all'interno del trattamento psicoanalitico.
Filippo Grandi, oggi Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, nel 1984, dopo la laurea e il servizio civile, decide di partire volontario per assistere i profughi cambogiani sospinti nella Thailandia nordorientale da anni di guerra. L'esperienza è così straordinaria e coinvolgente da trasformarsi in una scelta di vita, le cui tappe fondamentali, scandite dall'impegno in diverse agenzie di cooperazione internazionale, sono ripercorse in pagine vivide, intense, spesso toccanti. Dai curdi iracheni in fuga nei paesi vicini a causa dei massacri perpetrati dal regime di Saddam Hussein ai profughi ruandesi dispersi a migliaia nelle foreste dell'Africa centrale, dagli afghani di ritorno da Iran e Pakistan dopo la caduta dei taliban ai rifugiati palestinesi in territorio siriano, costretti a fuggire di nuovo dopo lo scoppio della guerra civile nel 2011, Grandi descrive paesaggi, talvolta di incantevole bellezza, devastati dall'orrore della fame e della guerra. E racconta le difficoltà, le paure e le insidie, ma anche le piccole e grandi gioie, che costellano il rapporto quotidiano con persone bisognose e terrorizzate, con vittime e carnefici, filantropi e assassini, in un inestricabile intreccio di miseria e ricchezza, cinismo ed empatia, odio e solidarietà. Su tutto, il tenace, infaticabile sforzo di riparare, con mezzi sempre limitati, i guasti prodotti dalla violenza e da spaventose ingiustizie alle quali, chi non vuole rinunciare alla propria missione, deve talora piegarsi pur di ottenere un piccolo ma in realtà enorme risultato: una vita salvata, un bambino sfamato, un profugo rimpatriato.
Nei primi due decenni del nostro secolo abbiamo assistito a radicali trasformazioni. Due eventi in particolare hanno segnato il nostro mondo: la pandemia con le sue profonde conseguenze e la riabilitazione della guerra come strumento di soluzione dei conflitti, con l'invasione russa dell'Ucraina e la drammatica recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, in forte contraddizione con la cultura della pace che si era sviluppata in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Come reagire? Come educare? Come non restare meri spettatori della storia? In una società connotata da un profondo individualismo, il futuro si declina ripartendo dal noi.
Gli svariati dibattiti che coinvolgono l'opinione pubblica stanno generando un contesto di voci plurali, che in parte arricchiscono il dialogo e in parte producono confusione e tensioni, perché le soluzioni che si propongono raramente lasciano spazio a chi la pensa diversamente. Gli uffici di comunicazione della Chiesa, hanno la sfida di allargare il dibattito per non rimanere intrappolati in preconcetti che rafforzano soltanto determinati clichè e impediscono di affrontare le questioni nella loro ampiezza. In tempi di cambiamento sociale la propria identità viene messa alla prova. Nelle crisi o nelle trasformazioni veloci non si riesce a discernere e individuare con chiarezza i propri valori fondamentali. I comunicatori possono aiutare i responsabili dell'istituzione a mettere in luce l'essenziale del proprio messaggio e, quando necessario, stimolare i cambiamenti dovuti per essere fedeli alla propria missione. Questi e altri argomenti sono stati trattati nella 13ª edizione del Seminario Professionale di Uffici d'Informazione della Chiesa (Roma, maggio del 2023), di cui ora si pubblicano le relazioni principali. Contributi di José María La Porte, Benedetto Ippolito , Joshan Rodrigues, Yago de la Cierva, Jim Macnamara, Gema Bellido, Sergio Tapia, Lucio Ruiz, Jaime Cárdenas , Piotr Studnicki, José G. Vera, Sara Del Bello , Juan Manuel Mora, Lorenzo Cantoni, Guido Gili, Marcela Pizarro, Stefano Femminis, Taras Zheplinskyi, Jesus Gil e Derral Eves. Nell'edizione digitale sono incluse anche le comunicazioni di Patrícia Dias e José Gabriel Andrade, Daniel Arasa, Waldemar Bartocha, Mariusz Boguszewski, Luigi Bruno, María de las Mercedes Cancelo-Sanmartín e José Luna-Roldán, Fray Alfonso J. Dávila Lomelí, Alberto Gil, Marta Isabel González Álvarez, Veronika Mu?llerová e Jaroslav Franc, Krzysztof Stepniak, Giovanni Tridente.
In questo saggio viene delineato un profilo inedito di Rainer Maria Rilke. Seguendo un cammino che va da opere leggendarie come le "Elegie duinesi" fino a lavori meno frequentati dalla critica come "Worpswede", Flavio Ermini si accosta alla scrittura di questo poeta lungo sentieri obliqui, laterali, in ombra: là dove una parola ancora può dirsi nell'aderire al movimento del testo, nell'assentire al gesto sempre incompiuto della nominazione. Grazie a tale esperienza, Ermini può registrare qualcosa d'imprevisto e insieme d'impensato rispetto alle abituali cognizioni sulla poetica di Rilke.
Arthur Rimbaud, il poeta che ha rivoluzionato la poesia, finalmente liberato dai facili schematismi di molta critica presente e passata: è qui non solo il poeta maledetto per eccellenza,ma il protagonista di un viaggio nella parola che ha costituito una frattura radicale, una svolta decisiva capace di ridefinire la poesia stessa.
Yves Bonnefoy, il maggiore poeta francese vivente e una delle più illustri personalità della cultura mondiale, ripercorre in questo libro – appena uscito in Francia e frutto del lavoro di un cinquantennio – le tracce di una passione e di un dialogo con l’opera del grande poeta di Charleville: dallo storico e fortunatissimo Arthur Rimbaud (1961) al recente e inedito Notre besoin de Rimbaud (2008), i saggi di Bonnefoy appaiono in una nuova versione, che rappresenta un’estrema messa a punto della sua visione. Pagine da leggere come un diario, come il racconto di un lunghissimo amore mai sopito: l’amore per i versi di Rimbaud che, in ultima analisi, sembra coincidere con quello per la poesia. Dalla ricostruzione minuziosa dell’ambiente provinciale d’origine, che attinge alla corrispondenza familiare, al rapporto controverso con la madre e i fratelli, fino alla relazione con Verlaine e all’attraversamento della Stagione in inferno, il saggio di Bonnefoy ricolloca Rimbaud al centro del dibattito poetico, riscoprendo la grandezza di una poesia che nella sua immediatezza e intensità non ha mai smesso di essere necessaria per il nostro presente. La voce di Rimbaud, scrive Bonnefoy, è capace di sintetizzare nel suo errare le due grandi forze che ci permettono di essere al mondo: «Da una parte la speranza, che ci consente di credere che la vita abbia un senso, dall’altra la lucidità, che decostruisce le illusioni in cui la speranza si incaglia. Leggere un grande poeta non è aver deciso che è un grande poeta, è chiedergli di aiutarci. È attendersi dalla sua radicalità una guida».
Yves Bonnefoy è uno dei maggiori poeti contemporanei. Nato a Tours nel 1923, ha pubblicato nel corso di cinquant’anni numerose raccolte dei suoi versi. Eletto nel 1981 al Collège de France, vi ha tenuto per dodici anni l’insegnamento di Etudes comparées de la fonction poetique, oggi è professore emerito. Il 31 maggio 2004 ha ricevuto la Laurea Honoris causa dall’Università degli Studi di Siena, su proposta della Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo. Nel 2005 gli è stato conferito il Premio Internazionale di Poesia «Pier Paolo Pasolini». Per i tipi della Donzelli ricordiamo: Osservazioni sullo sguardo (2003), L’Entroterra (2004), La civiltà delle immagini (2005), Goya. Le pitture nere (2006)
Una biografia sul poeta ribelle per eccellenza. Un passionale lavoro di ricerca che si dispiega con la potenza di un romanzo, attraverso un'avvincente narrazione critico-letteraria. Ripercorrendo gli eventi della turbinosa esistenza - dal fuoco incessante dell'adolescenza alla riflessione dell'età più matura - Renato Minore ci pone, con intensità, di fronte ai ricordi dell'esistenza dell'enfant prodige diabolico per antonomasia, che ha ossessionato e illuminato tutti i poeti a venire. Questo testo permette di conoscere intimamente la vita e la poesia di Rimbaud, attraverso una riflessione raccontata con il piglio di un cammino appassionante.
La nebbia agl'irti colli... E poi? Come faceva? È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose. Nel bagaglio delle conoscenze scolastiche, insieme alle tabelline, al teorema di Pitagora, alla fotosintesi clorofilliana, rientrano anche molte poesie. C'è perfino chi, nel tempo, le ha imparate a memoria. Da «Silvia, rimembri ancora» di Leopardi a «La pioggia nel pineto» di D'Annunzio, dalle «stelle cadenti» di Pascoli al «male di vivere» di Montale, può capitare di ritrovarsi qualche verso sulle labbra, all'improvviso. Sembra che voglia dirci ancora qualcosa. Ma cosa? Paolo Di Paolo ci offre un'occasione per leggere in modo nuovo e sorprendente le poesie studiate a scuola. Toglie un po' di polvere e le libera dai luoghi comuni, rimette in rapporto scrittura e vita. Seguendo piste imprevedibili, riscopre «Dei Sepolcri» come un canto carico di tenerezza e rilegge «Il cinque maggio» come un editoriale in versi. Accosta autori contemporanei come Ray Bradbury a Carducci o Yasmina Reza a Manzoni, ripensa i versi secchi di Ungaretti all'ombra delle guerre odierne. E mette in gioco anche sé stesso, la sua storia di studente, di aspirante scrittore: un romanzo mai scritto su Gozzano; le telefonate e gli incontri con i grandi del secondo '900, Luzi, Zanzotto, Sanguineti, Spaziani... Dimostra così che l'esperienza può riempire di senso quei versi lontani e completarli nel tempo, fra amori, ferite, desideri, sogni.